lunedì 15 agosto 2022

Coraggiosa, simpatica, con molta classe e molto talento : è la premiata giornalista Lucia Goracci.

 




L 'ho scoperta alla televisione. Parlava di Kaboul. L'ho trovata bella e elegante (tutta in bianco, i capelli corvini e un maquillage discreto);

E' una giornalista coraggiosa, con talento e charme.


Lucia Goracci, corrispondente responsabile della sede RAI di Istanbul, ha seguito le principali guerre mediorientali  e più di recente i fronti contro l’ISIS. 

Tra i pochi giornalisti internazionali   a testimoniare, da dentro l’assedio, la resistenza  della cittadina curda siriana di  Kobane; nel  2016 è nella cittadella  di Aleppo e  a  Palmira subito dopo la liberazione dal califfato;  e segue tutta l’offensiva per liberare Mosul. 

Quell’estate,  all’indomani del   golpe sventato in Turchia, realizza  una delle poche interviste internazionali – ed esclusiva italiana – con il presidente turco Erdogan.

L’attività di inviato di guerra le vale diversi riconoscimenti, tra cui i premi Alpi,  Barzini , Cutuli,  Luchetta, Biagio Agnes e il Premiolino. 


La giornalista Lucia Goracci ha intrapreso la sua attività in Rai nella redazione della TGR Sicilia, di cui è stata anche conduttrice delle edizioni pomeridiana e serale; poi è stata inviata in Medio Oriente per il Tg2. 

Dopo l’assunzione al Tg3 per il quale è stata una delle annunciatrici. 

Ha sempre alternato la presenza in studio al lavoro di reporter all’estero, soprattutto in Medio Oriente o in America Latina. 

È stata lei, tra i tanti, a raccontare il drammatico terremoto di Haiti del 2010 ma anche la guerra civile libica.

Dal 2013 Lucia Goracci ha lavorato a «RaiNews24», con cui aveva già collaborato saltuariamente in passato. 

Come inviata ha sempre seguito eventi internazionali di un certo rilievo, quali la visita del Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama a Berlino o le proteste in Brasile durante la FIFA Confederations Cup 2013. 

Dal 2015 ha documentato l’evoluzione delle tensioni tra Siria e Iraq. 

Nell’agosto del 2021 è stata scelta come inviata Rai a Kabul, durante le operazioni di fuga dei profughi afghani dopo la presa di potere dei talebani nel paese. 

La donna è rientrata la sera del giorno 27 con l’ultimo volo di evacuazione attuato dal nostro governo. 

Nei primi giorni di settembre Lucia Goracci è rientrata nella capitale afghana per raccontare il nuovo volto del Paese.

Fine 2021 ha anche subito violenze e un sequestro in Romania.

Armata di telecamera, la giornalista è riuscita anche a distinguersi come documentarista, realizzando il toccante “Le bambine non vanno a scuola”, per il quale si è aggiudicata l’ambito premio la Penna Rossa. Nel corso della sua carriera, Lucia Goracci ha collezionato vari riconoscimenti, tra cui il premio Ilaria Alpi e quello Luigi Barzini. 

La passione per il giornalismo risale all' infanzia: grazie alla mamma ha avuto presto fra le mani i libri di Oriana Fallaci, diventata negli anni uno dei suoi punti di riferimento

Grazie al suo lavoro, Lucia Goracci ha anche trovato l’amore: il suo compagno è Miki Stojicic, un cameraman serbo conosciuto mentre ambedue erano al fronte. 

La festa di Ferragosto, fra antichi riti pagani e tradizioni religiose e fasciste. Falo' in spiaggia, gite e pranzi al sacco . E divieti!




In Italia, il giorno di Ferragosto, cioè il 15 del mese d'agosto, è un giorno di festa apprezzato da tutti. 

Al mare la festa comincia di solito già  dalla notte del 14, quando si accende il tradizionale Falò

Si fà il classico bagno di mezzanotte, si gustano cibi cotti sulla fiamma viva, si cantano canzoni suonate con la chitarra. 

Bisogna sapere che questa usanza  ha origini molto antiche. 

Il nome deriva dal latino “feriae Augusti” (il riposo di Augusto), in onore del primo imperatore romano che diede al mese anche il suo nome.

Si trattava di un periodo di festeggiamenti e riposo introdotto nel 18 a.C. proprio dall’imperatore, Cesare Augusto, secondo la tradizione dei Consualia


Erano feste che celebravano la fine dei lavori agricoli. 

Erano dedicate a Conso che, nella religione romana, era il dio dei granai e protettore del raccolto.

Il ferragosto pagano si celebrava nel primo giorno di agosto. 

In realtà però i festeggiamenti duravano molto di più, anche fino al 13, giorno dedicato alla dea Diana.

L’antico Ferragosto, infatti, oltre ai fini di propaganda politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane

Si aggiungeva infatti ad altre festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica o i Nemoralia

Questo per fornire un lungo periodo di riposo (divenuto poi il periodo degli Augustalia) dopo le grandi fatiche dell’estate nei campi.

Intorno al VII secolo, la ricorrenza fu ripresa dalla Chiesa cattolica che fissò la nuova e attuale data. 

La Chiesa volle far coincidere la ricorrenza laica con la festa religiosa dell’Assunzione di Maria, fissata al 15 agosto. 

Il dogma dell’Assunzione (riconosciuto come tale solo nel 1950) stabilisce che la Vergine Maria sia stata accolta in cielo sia con l’anima sia con il corpo.

Anche la tradizione di accendere il falò deriva da un’usanza pagana.

I pagani erano soliti accendere il fuoco per rendere grazie agli dei per il raccolto e per allontanare gli spiriti maligni affinché non rovinassero i campi con l’arrivo dell’inverno.

L’acqua, invece, rappresentava nel rituale un mezzo di purificazione dello spirito e del corpo. È inoltre da sempre un elemento percepito come fonte di fecondità e benessere.



Accendere il falò sulla spiaggia è la testimonianza viva di un antico rito propiziatorio e di purificazione. E naturalmente anche un modo divertente per salutare l’estate.

La tradizione popolare della gita turistica di Ferragosto nasce invece durante il ventennio fascista

Nel periodo ferragostano il regime fascista, attraverso le associazioni dopolavoristiche, organizzava centinaia di gite popolari a prezzi fortemente scontati. 

L’iniziativa offriva la possibilità anche alle classi sociali meno abbienti di visitare le città italiane e le località marine o montane. Inoltre, dato che le gite non prevedevano il vitto, nacque anche la tradizione del pranzo al sacco.




È vero che nei festeggiamenti odierni non c’è più nulla di rituale o di religioso, ma è sempre interessante scoprire il passato storico delle nostre tradizioni.

A Ischia, Agropoli, Nettuno, Gaeta e tante altre località sul mare quest'anno sono state emanate dai Sindaci ordinanze che regolano i divieti di effettuare assembramenti, bivacchi, campeggio, accensione falò, detenzione, trasporto di legna, carbone, carbonella e qualsiasi altro materiale che possa servire all’accensione di fuochi sulla spiaggia, consumo di bevande alcoliche ed alimenti sulle spiagge, ascoltare musica ad alto volume sugli arenili liberi in occasione di Ferragosto.

Garantire la sicurezza pubblica, evitare emergenze sanitarie e tutelare l'ambiente: per questo quest'anno in alcune località del litorale laziale il divertimento diventa "responsabile". Ferragosto è alle porte e i comuni del litorale laziali si stanno attrezzando per garantire la massima sicurezza nella serata di Ferragosto e dei giorni immediatamente precedenti lungo le spiagge, solitamente prese d'assalto. 

Fra i primi comuni ad emanare ordinanze per Ferragosto, ci sono Nettuno e Gaeta, rispettivamente in provincia di Roma e Latina

Nel primo caso, le disposizioni riguardano soltanto la serata fra il 14 e il 15 agosto, mentre nel caso di Gaeta sono previste limitazioni già da oggi, venerdì 12 agosto.

Nettuno e il "divertimento responsabile"  viene sintetizzata così in una nota pubblicata su Facebook l'ordinanza di Ferragosto firmata dal Commissario Straordinario Bruno Strati. Le disposizioni, misure per la prevenzione e la sicurezza della cittadinanza, come anticipato, riguardano la notte fra il 14 e il 15. Per la serata di Ferragosto, il Commissario Strati ha vietato su tutte le spiagge del comune di Nettuno l'accensione di falò e fuochi di ogni genere, compresi gli spettacoli pirotecnici non autorizzati. A partire dalle ore 19 del 14 agosto, fino alle 9 della mattina del giorno successivo, è vietata anche la balneazione, mentre dalle 21.30 sono chiusi gli arenili. Resta libero da restrizione soltanto l'esercizio delle attività commerciali che si trovano sul demanio marittimo. Su tutto il territorio comunale, resta consentito, invece, lo svolgimento di eventi d'intrattenimento e musicali fino alle ore 2 del mattino nei giorni del 14, 15 e 16 agosto.

Gaeta: limitazioni alle spiagge già dal 12 agosto Disposizioni diverse, invece, quelle pensate dal sindaco di Gaeta, Cristian Leccese, dove i primi provvedimenti sono attivi già stasera, a partire dalle ore 19 del 12 agosto 2022, complice forse il weekend. "Non abbassiamo la guardia, in particolar modo nei giorni che precedono la notte di ferragosto", ha dichiarato il sindaco che ha firmato questa ordinanza, come si legge nel sito del comune, per garantire la sicurezza pubblica, prevenire le emergenze sanitarie e tutelare l'ambiente.

Così ogni sera e ogni notte, a partire dalla serata del 12 e fino alla prima mattina del 16 agosto, dalle ore 19 alle ore 6 del giorno successivo, sono vietati balneazione, bivacco, pesca con qualsiasi attrezzo e, infine, accensione di fuochi e falò. Divieto anche per le manifestazioni autonome di qualsiasi tipo, se non autorizzate dalle autorità competenti, su tutti gli arenili liberi del litorale di Gaeta.

"Vogliamo evitare l’accesso incontrollato sugli arenili liberi e scongiurare eventuali potenziali situazioni di pericolo. Siamo consapevoli che in questi giorni l’affluenza turistica in città aumenta notevolmente ma possiamo divertirci in maniera sana, corretta e consapevole – ha spiegato il primo cittadino – Sappiamo bene che l’enorme afflusso di persone anche nella fascia notturna in passato ha provocato seri pericoli per l’incolumità pubblica, arrecando anche notevoli danni agli arenili liberi e all'ambiente. In passato si sono registrati anche casi di malori mentre i soccorsi risultavano difficili per l’impossibilità di intervento tempestivo dei mezzi a causa del traffico caotico e parcheggio selvaggio, mentre il buio più totale impediva, inoltre, la pronta visione della criticità sugli arenili stessi. Niente falò né bagno di mezzanotte". E, per concludere, aggiunge: "Saranno presidiati i varchi di accesso alle spiagge libere. Possiamo sicuramente divertirci adottando però un atteggiamento responsabile”.



domenica 14 agosto 2022

Ma chi lo sa che Batman ha delle radici ebraiche?

 


Questo giornalista Nathan Greppi mi stupisce sempre!

E voglio ringraziarlo! Se la storia di Bambi e il suo lato oscuro li conoscevo già grazie ad un'amica chi mi ha prestato il libro di Felix Salten incoraggiandomi a leggerlo per scoprire la metafora sulla salita del nazismo e dell'antisemitismo in Europa ( io lo farei leggere a scuola, con il libro di Anna Franck) invece le radici ebree di Batman sono una grande sorpresa ! 

Nathan Greppi racconta tutto questo nel suo post del sito BET MAGAZINE MOSAICO della comunità ebraica di Milano.

Batman lo abbiamo visto al cinema come nei cartoni animati, nei fumetti come nei videogiochi, sotto innumerevoli varianti, l’ultima delle quali lo vede impersonato da Robert Pattinson nel film uscito in Italia il 3 marzo. 


Ma 
Batman non è solo uno dei supereroi di maggior successo della storia; alla base della creazione del supereroe vi sono anche forti legami con il mondo ebraico, a cominciare dal fatto che i suoi creatori, i fumettisti Bob Kane e Bill Finger, erano ebrei.

                                            Bob Kane


                                           Bill Finger

Come ricorda un approfondimento della rivista Forward, il debutto di Batman avvenne nel maggio 1939 sul numero 27# della rivista di fumetti Detective Comics (legata fin dal nome alla casa editrice DC Comics). Kane e Finger (il secondo ha anche co-creato il personaggio di Lanterna Verde) lo idearono sulla scia del successo riscosso da Superman, che aveva esordito solo l’anno prima per lo stesso editore.



La leggenda vuole che Kane e Finger abbiano ideato e realizzato il personaggio in un solo week-end! 

Kane si sarebbe ispirato all’ornitottero, un prototipo di macchina volante dotata di ali vagamente simili a quelle di un pipistrello, ideato da Leonardo Da Vinci verso la fine del ‘400. 

Il costume originale doveva essere rosso, ma fu Finger a immaginarlo nero e grigio, con il simbolo del pipistrello sul petto. 


                                            Bob Kane

 Finger ideò anche la figura di Bruce Wayne, l’alter ego di Batman nella vita di tutti i giorni. 

Alla radice dell’idea di un eroe con un’identità segreta, che all’epoca aveva tra i suoi maggiori rappresentanti anche Zorro, c'era la serie di romanzi della Primula Rossa, iniziata nel 1905 e scritta dalla baronessa inglese Emma Orczy.

Finger e Kane erano entrambi nati in famiglie ashkenazite, ed erano cresciuti nella zona sud del Bronx, all’epoca abitata in gran parte da ebrei. 

Entrambi frequentarono il liceo DeWitt Clinton nel Bronx, che tra i suoi ex-studenti annovera altri fumettisti ebrei di successo quali Will EisnerIrwin Hasen e Stan Lee

Inoltre, anche gli allora editori della DC, Harry Donenfeld e Jack Leibowitz, erano ebrei newyorkesi.

I rapporti tra i due creatori non furono equi:  lo scrittore Arie Kaplan nel suo libro del 2008 From Krakow to Krypton: Jews and Comic Books, racconta che Kane, seguendo i consigli del padre avvocato, ottenne la piena proprietà intellettuale del personaggio di Batman, cosa rarissima all’epoca, fingendo di essere minorenne all’epoca della pubblicazione e costringendo la DC a negoziare per evitare problemi. 

A Finger, al contrario, la paternità del lavoro svolto fu riconosciuta decenni dopo la sua morte. 

Così, sebbene avesse contribuito a creare non solo Batman, ma anche l’ambientazione di Gotham City e i classici personaggi quali Joker, il Commissario Gordon e Catwoman, gli furono negati fama e onore. 

Kane divenne ricco e famoso, mentre Finger morì povero e alcolizzato nel 1974, all’età di 60 anni.

I riconoscimenti ai meriti di Finger arrivarono tardi: a seguito di forti pressioni da parte degli addetti ai lavori, a partire dall’ottobre 2015 tutte le opere su Batman vengono accreditate come di un “personaggio creato da Bob Kane e Bill Finger”. 

Nel dicembre 2017 gli venne intitolata una via nel Bronx.

Almeno in apparenza, Kane non sembrava molto legato alle sue radici, pur essendo cresciuto in un ambiente ebraico: come ha spiegato il fumettista Danny Fingeroth nel suo saggio del 2007 Disguised as Clark Kent: Jews, Comics, and the Creation of the Superhero, l’autore non ha mai menzionato il suo essere ebreo nella sua autobiografia, Batman and me, ad eccezione di quando accenna ad un pasto in casa in cui si preparava un piatto a base di matzot. 

L’ipotesi più credibile è che, avendo vissuto in un’epoca in cui gli ebrei venivano spesso emarginati dall’alta società WASP (White Anglo-Saxon Protestant), egli nascondesse le sue origini per integrarsi meglio. 



Il lato oscuro della storia di Bambi, il cerbiatto reso famoso da Walt Disney. Il nazismo. Bisogna leggere il libro Bambi di Felix Salten!






Il giornalista Nathan Greppi
ha redatto un post molto interessante sul sito Bet Magazine Mosaico 
sulle vere origni della storia di Bambi, metafora dell'antisemitismo

Conosciamo tutti il celebre film "Bambi" di Disney.



Ridendo e piangendo abbiamo seguito le vicissitudini del piccolo cerbiatto.

Ci siamo commossi alla morte crudele della sua mamma.




Ma la storia che sta alla base di Bambi, il celebre film animato del 1942, presenta lati molto più oscuri rispetto al suo adattamento Disney, perché era la metafora di un contesto reale: le persecuzioni antisemite nell’Austria degli anni ’20.

Come ha raccontato a dicembre il Guardian, il 18 gennaio uscirà per la casa editrice dell’Università di Princeton una nuova edizione in inglese del romanzo originale Bambi, vita di un capriolo, scritto nel 1923 da Felix Salten, autore austriaco di origini ebraiche, il cui intento non era tanto scrivere un libro per bambini, quanto al contrario mettere in guardia gli adulti facendo parallelismi tra la caccia agli animali e la persecuzione di ebrei e altre minoranze nell’Europa del tempo. 

Per questo nel 1935 i nazisti misero all’indice il libro e ne bruciarono diverse copie.


Il romanzo originale di Salten è “un libro sulla sopravvivenza nella propria casa,” ha spiegato al Guardian Jack Zipes, traduttore dal tedesco della nuova edizione e docente emerito di letteratura tedesca all’Università del Minnesota. 

Fa notare come dal momento in cui è nato, Bambi deve sfuggire ai cacciatori che invadono la foresta e uccidono qualunque animale si trovano davanti





Dopo che sua madre viene uccisa dai cacciatori, anche Bambi viene colpito, e pur venendo salvato alla fine rimane solo. “Alla fine, Bambi non sopravvive bene. È solo, completamente solo… è la tragica storia della solitudine degli ebrei e di altre minoranze,” ha affermato Zipes.


Nato a Budapest nel 1869 Felix Salten, il cui vero nome era Siegmund Salzmann (ma che aveva cambiato nome per nascondere le sue origini ebraiche dopo aver subito discriminazioni  all’epoca in cui viveva a Vienna).

Faceva il giornalista. 

Secondo Zipes, potrebbe aver previsto in anticipo la deriva che avrebbe portato alla Shoah, in quanto già negli anni ‘20 tedeschi e austriaci incolpavano gli ebrei per la sconfitta subita nella Prima Guerra Mondiale.



Negli anni, non sono mancate opere d’animazione che raccontano storie di animali come metafora delle persecuzioni antiebraiche: ad esempio, il film animato del 1986 Fievel sbarca in America racconta la storia di una famiglia di topolini ebrei nell’Impero Russo di fine ‘800, che a causa dei pogrom causati dai gatti emigrano negli Stati Uniti nella speranza di potervi vivere in pace. 

Nel celebre cartone in stop motion del 2000 Galline in fuga, il pollaio dove sono rinchiuse ricorda un campo di concentramento nazista; non a caso, il regista Nick Park disse di essersi ispirato al film del 1963 La grande fuga, dove un gruppo di internati mette in atto un’evasione.

Quando l’Austria venne annessa alla Germania nel 1938, Salten fuggì in Svizzera. 


Aveva già ceduto i diritti per adattare il libro a un regista americano per soli 1.000 dollari.

Questo regista li aveva, in seguito, ceduti alla Disney.

Felix Salten ebbe nessun guadagno  dal successo del film animato. 


Privato della cittadinanza austriaca dai nazisti, trascorse i suoi ultimi anni di vita a Zurigo, dove morì nel 1945, in completa solitudine. 

Esattamente come il piccolo Bambi del suo romanzo.



giovedì 11 agosto 2022

Francesca Bugamelli alias Bugalalla, la streamer del crimine, nuovo fenomeno su Twitch e You tube

 


Ho scoperto per caso Twitch Crime. 

E il canale  Bugalalla Crime su You Tube.

Twitch /Amazon è una piattaforma creata nel 2011, dunque abbastanza recente. 

You Tube lo conoscono in molti.

Bugalalla è Francesca Bugamelli.

Mi piace moltissimo il suo modo di raccontare, analizzare, commentare i fatti di cronaca, soprattutto italiani, conosciutissimi o meno, con uno stile personale e un'attenzione particolare ai dettagli, al profilo psicologico dei personaggi. 

Spesso è divertentissima nei suoi ragionamenti e ipotesi sempre intelligenti e logici.

Da Denise Pipitone al delitto di via Poma, dal caso Nada Cella al mistero Mario Biondo e tanti altri.

Ascolto i suoi post quasi ogni giorno e li trovo appassionanti.

Francesca Bugamelli è una bella ragazza spigliata, solare, con dei lunghi capelli rossi e un'energia da rivendere.

Attrice, doppiatrice, modella con tante passioni, tra l'altro i cavalli, e convinzioni. Studentessa in psicologia e aspirante criminologa.

Adoro la sua ironia, il suo accento romagnolo e la sua personalità.

Le auguro una lunga e bella carriera perchè ha tutte le qualità per diventare molto più!

In bocca al lupo Francesca! Pardon Bugalla !

Buga Lalla ,per ridere,si presenta così:

"Francesca Bugamelli, in arte Buga Lalla, è un’attrice e produttrice di scaldabagni alla vaniglia, ma questa è un’altra storia. Senza peli sulla lingua, ha deciso di raccontare la propria visione dell’universo digitale rigettando brutalmente video sul suo canale YouTube e diventando direttrice dell’unico InternetGiornale per dare un senso alla sua laurea in comunicazione. Descrivendola con 3 aggettivi: confusa, disordinata, birra da 66.Il suo sogno è avere un reggimento di granatieri prussiani del 700′, scrivere su LinkedIn “Startupper presso SedI.A.”, il suo primo progetto commerciale (una sedia con intelligenza artificiale), e poi, ovviamente, avere un drago tutto suo."


lunedì 1 agosto 2022

Scoprire il paradiso con i vini delle 5 Terre, e in particolare con il meraviglioso vino passito Sciacchetrà



I vini delle Cinque Terre, famosi e apprezzati, sono vini bianchi della Liguria.

Erano già bevuti da greci e romani, tanto che a Pompei esistono  anfore di vino di “Cornelia“. 

Molti secoli dopo, si legge della “Vernaccia di Cornelia” nelle novelle del Boccaccio.

I vini delle Cinque Terre, oggi, nascono dalla collaborazione fra giovani e meno giovani viticoltori contadini locali, con moderni enologi di chiara fama.

I vini più importanti nelle Cinque Terre sono il vino bianco DOC e lo Sciacchetrà.

vini doc provengono da vitigni di uve bianche Bosco (60%), Albarola (20%) e Vermentino (20%), vengono serviti freschi a temperatura intorno ai 13-14 gradi. 

Sono vini da tavola abbinabili ad antipasti (acciughe o stuzzichini di focaccia e farinata), primi e secondi piatti a base di pesce.

Lo Sciacchetrà è un vino dolce da meditazione passito di grande struttura e intensità, circa 17 gradi alcolici con invecchiamento di almeno un anno dalla vendemmia. 

Si accosta con pasticceria secca, pandolce genovese, dolci alla frutta, formaggi erborinati. 

Viene servito ad una temperatura di ca 10-14 gradi.


VINO BIANCO 5 TERRE DOC

vino bianco cinque terre docQuesto vino delle Cinque Terre DOC (Di Origine Controllata) è un bianco secco composto da vitigni di Bosco (60%), Albarola (25%) e Vermentino (15%).

Colore: Paglierino con riflessi oro-verde.
Profumo
: fiori di campo, ginestra, miele e note più lievi di agrumi
Gusto: secco, caratteristico, gradevole.
Gradazione: 12,5 - 13%
Conservazione: Non è un vino da invecchiamento, va bevuto pertanto entro 2-3 anni al massimo dall'acquisto. Le bottiglie vanno conservate coricate orizzontalmente in una cantina fresca, umida e buia.
Abbinamenti: Si accompagna alla cucina di mare dall'antipasto al secondo. Acciughe salate, acciughe ripiene impanate e fritte, torte salate, focacce liguri, pasta con crostacei, risotto alla marinara, pesce nobile di mare al forno (rombo, spigola, orata, san pietro).
Produzione: 150.000 bottiglie
Servire a 10-12 gradi centigradi.
Prezzo indicativo: 15 € / bottiglia

VINI COSTA (denominati così perchè prodotti da vigne di "costa")

COSTA DE POSA

vino-costa-de-posa

Questo vino delle Cinque Terre DOC (Di Origine Controllata) è un bianco secco composto da vitigni di Bosco (60%), Albarola (25%) e Vermentino (15%).

Colore: Paglierino con riflessi dorati.
Profumo
: Fiori ed erbe di campo.
Gusto: armonico ed equilibrato in sapidità e morbidezza.
Gradazione: 12,6%
Conservazione: Non è un vino da invecchiamento, va bevuto pertanto entro 2-3 anni al massimo dall'acquisto. Le bottiglie vanno conservate coricate orizzontalmente in una cantina fresca, umida e buia.
Abbinamenti: Ottimo con i piatti di pesce, in particolare quelli tipici della cucina ligure, si abbina bene anche con i primi piatti a base di pasta.
Produzione: 24.000 bottiglie
Servire a 10-12 gradi centigradi.
Prezzo indicativo: 16 € / bottiglia

 

COSTA DE SERA

vino-costa-de-sera

Il vino delle Cinque Terre COSTA DE SERA DOC (Di Origine Controllata) è un bianco secco composto da vitigni di Bosco (65%), Albarola (20%) e Vermentino (15%).

Colore: paglierino carico con lievi riflessi dorati
Profumo
:erba di campo appena tagliata
Gusto: armonico, sapido e morbido
Gradazione: 12,8%
Conservazione: Non è un vino da invecchiamento, va bevuto pertanto entro 2-3 anni al massimo dall'acquisto. Le bottiglie vanno conservate coricate orizzontalmente in una cantina fresca, umida e buia.
Abbinamenti: Ottimo con i piatti di pesce, in particolare quelli tipici della cucina ligure, si abbina bene anche con i primi piatti a base di pasta.
Produzione: 4200 bottiglie
Servire a 10-12 gradi centigradi.
Prezzo indicativo: 14 €/ bottiglia

 

COSTA DE CAMPO

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Il vino delle Cinque Terre COSTA DE CAMPO DOC (Di Origine Controllata) è un bianco secco composto da vitigni di Bosco (60%), Vermentino (25%) e Albarola(15%).

Colorepaglierino carico con lievi riflessi dorati
Profumo
Profumo ampio e persistente. Fiori ed erbe di campo
GustoSapore dolce ma non stucchevole. Sapido e morbido
Gradazione: 12,5%
Conservazione: Non è un vino da invecchiamento, va bevuto pertanto entro 2-3 anni al massimo dall'acquisto. Le bottiglie vanno conservate coricate orizzontalmente in una cantina fresca, umida e buia.
Abbinamenti: Ottimo con i piatti di pesce, in particolare quelli tipici della cucina ligure, si abbina bene anche con i primi piatti a base di pasta.
Produzione: 7200 bottiglie
Servire a 10-12 gradi centigradi.
Prezzo indicativo: 15 €  bottiglia

 

VINO SCIACCHETRA

vino-sciachetra

Il vino Schiachetrà (erroneamente chiamato Schiacchetrà) è un vino pregiato passito DOC (Di Origine Controllata), dolce e liquoroso prodotto nelle Cinque Terre. Lo sciachetrà viene prodotto con le qualità d'uva Bosco (60%), Albarola e Vermentino (40%). Si tende comunque a preferire l'uva Bosco in quanto la buccia degli acini è più resistente e quindi si presta meglio all'appassimento senza rompersi.

Colore: da giallo dorato a giallo ambrato.

Profumo: gradevolmente profumato.

Gusto: da dolce a quasi secco, gradevole.

Abbinamenti: Da giovane accompagna molto bene i formaggi piccanti e dolci di buona consistenza, quale il classico pandolce genovese, mentre dopo un adeguato affinamento diventa vino da meditazione.

Prezzo variabile


Una nota particolare per il vino emblematico delle 5 Terre, il più famoso e il più caro. Lo Sciacchetrà!

Il vino totem delle Cinque Terre è lo Sciacchetrà, un dolce nettare, termine abusato ma in questo caso dovuto. Si tratta di un passito singolare, un portento, unico per genesi e risultato, prodotto in primis con uve bosco, più albarola e vermentino, lasciate ad appassire lontano dal sole, in zone areate, per oltre 70 giorni. 

Dopo il primo di novembre (per tradizione, ma al momento anche da disciplinare), si diraspano i grappoli con cura, talvolta selezionando a mano gli acini che vengono pigiati e vinificati in vasche d’acciaio, a contatto con le bucce; il vino è spesso affinato in piccole botti, talvolta in acciaio o in anfora, commercializzato in specifiche bottiglie affusolate da 375 ml. 

La resa di produzione si attesta sul 25%: oggettivamente ne vale la pena, culturalmente pure, per gli appassionati non vi è alcun dubbio ma sotto il profilo commerciale è una sfida difficile quant’è difficile questa terra.

Le caratteristiche dello Sciacchetrà

Dorato, ambrato con riflessi cangianti, intenso al naso con sentori di miele, armonico e persistente in bocca, di struttura decisa e finissima trama tannica, ha ingresso ammaliante e finale sapido di mare, retrogusto di mandorla e fichi secchi, animo evocativo e poetico; “quel fiero Sciacchetrà che si pigia nelle cinque pampinose terre”, come scriveva D’Annunzio, sembra aver preso il suo strano nome dal nome Shekar, termine ebraico che identifica una bevanda da offrire a Dio, ma in dialetto ligure rievoca  la parola Sciac, cioè schiaccia, pressa l’uva, e Tra, ovvero tira, tirala via, mettila nella botte e dimenticala lì, che il tempo non può farle che bene. Per alcuni deriverebbe dal greco “shekar”, termine con cui si indicavano le bevande fermentate, mentre altri sostengono derivi dal dialetto ”sciacàa”, schiacciare. 

I Vini Cinque Terre sono vini DOC (Di Origine Controllata) la cui produzione è consentita esclusivamente nell'omonimo territorio della provincia della Spezia. Si producono con i vitigni Bosco, Albarola e Vermentino.