domenica 25 ottobre 2020

La famiglia dell'Amarone




La Valpolicella è la regione collinare a nord ovest di Verona compresa tra la città di Verona e il Lago di Garda.

La Valpolicella è tra le zone vitivinicole più famose d'Italia e del mondo.

Visitatori vengono da tutto il mondo Verona per vedere i vigneti e le cantine che producono i grandi vini di questo territorio, in particolare l'Amarone.

Alcuni sono esperti di vino, altri semplici appassionati di turismo enologico che vogliono visitare una cantina per approfondire processi e tecniche di vinificazione, godendosi allo stesso tempo i panorami fatti di colline e vigneti, piccoli paesi, ville e chiesette di campagna.

Il nome Valpollicella ha probabilmente origine romana nelle parole Valle poli cellae, valle dalle molte cantine.

Qui infatti veniva prodotto un vino rosso dolce e molto concentrato, simile all’odierno Recioto chiamato Acinato o Retico.

Anche se la Valpollicella è conosciuta in tutto il mondo per il celebre vino Amarone, in realtà è un territorio fatto di gradevoli paesaggi, di colline che nel nord diventano montagne, di valli con borghi e villaggi caratteristici, di splendide ville legate da secoli alla viticoltura e alla vinificazione.

Un territorio così antico e ricco di tradizioni non può che avere anche una cucina tipica. Molte sono le materie prime del territorio, oltre al vino ovviamente, tra cui le ciliege, il tartufo nero, i funghi finferli (le gallinelle) che crescono tra i filari di viti, l'olio extravergine Valpolicella DOP. Dai pascoli a nord della Valpolicella viene il delizioso formaggio Monte Veronese e diffusa è anche la soppressa (un grosso salame). La cucina è quella della tradizione contadina con piatti come i tagliolini coi fegatini, il guanciale all'amarone con polenta, i fagioli imbogoné (fagioli con le cotiche), e la torta pissotta (torta casalinga semplice, variabile secondo gli ingredienti) con l'uva o le ciliege. Molti sono i ristoranti tradizionali dove assaporare i piatti della tradizione o elaborazioni più ricercate e raffinate.

Tutto da abbinare ovviamente ai vini del territorio.

Per quanto la Valpolicella sia ricca di storiaarchitettura e bei panorami, la sua fama è comunque dovuta ai suoi vini: AmaroneReciotoValpolicella ClassicoSuperiore o Ripasso.



L’Amarone è considerato il "re" della Valpolicella e uno dei vini italiani più prestigiosi e conosciuti all'estero. Si tratta di un vino DOCG (dall'annata 2010) corposo, strutturato, con alto contenuto alcolico e potenziale di invecchiamento pluridecennale. L'Amarone è vino per le grandi occasioni, si abbina a piatti ricchi e saporiti, a base di carne, o a formaggi stagionati, ma è ottimo anche come vino da "meditazione", da gustare a fine pasto in compagnia di buoni amici.

La leggenda narra che sia nato per errore quando un cantiniere si dimenticò di una botte di Recioto che, proseguendo la sua lenta fermentazione, da dolce che doveva essere si trasformò in un vino secco, amaro. Un grande amaro però: un Amarone !

Oggi viene prodotto con uve appassite per almeno 3 mesi e un affinamento di almeno 2 anni, anche se alcuni produttori possono arrivare a tenerlo in botte per anche 5-6 anni.


Il Recioto è l'antenato dell'Amarone, un vino antichissimo e ancora oggi molto apprezzato. Cassiodoro, ministro di Teodorico (VI secolo), in uno scritto menziona un vino dolce e squisito, prodotto in territorio veronese con uve appassite su graticci. È il vino Retico, molto ricercato già ai tempi di Cesare e attraverso la via Claudia-Augusta che passava per la Valpolicella, commerciato in tutto l'impero. Da esso deriva il moderno Recioto DOCG (dall'annata 2010), rosso, dolce ma ben bilanciato e mai stucchevole. È uno dei migliori abbinamenti con il cioccolato. A Verona è tradizionalmente offerto agli ospiti come segno di benvenuto e cordialità.


Il Valpollicella Classico è il vino più leggero ma non per questo meno buono è il Valpolicella base. Prodotto DOC con le uve tipiche del territorio: CorvinaCorvinoneRondinellaMolinara, ma anche Croatina, Dindarella, Oseleta, Forsellina. Pigiate e fermentate subito dopo la vendemmia danno un vino fruttatofresco, con spiccati sentori di ciliegia, da bere come aperitivo, con antipasti a base di salumi e formaggi freschi, di facile abbinamento con primi e secondi leggeri.


 Il Valpollicella Superiore DOC si ottiene da uve selezionate e con un affinamento di almeno un anno, è un vino più strutturato del Classico ma non quanto l'Amarone. Perfetto per gli abbinamenti con carni rosse, alla griglia e piatti mediamente corposi. Alcuni produttori fanno appassire le uve per un breve periodo prima di pigiarle.

Il Ripasso DOC è uno dei vini che ha riscosso maggior successo negli ultimi tempi. E’ un'interpretazione del Valpolicella Superiore basata su un'antica tecnica di vinificazione. Il vino base o il superiore viene fatto rifermentare sulle vinacce dell'uva utilizzata per la produzione dell'Amarone.

In questo modo il vino acquisisce alcuni degli aromi e della struttura del vino più importante. Il risultato si avvicina al gusto del "fratello maggiore" senza tuttavia averne l'alto contenuto alcolico, la medesima struttura e soprattuto i costi, certamente uno dei motivi del suo successo.

GLI IGT

Negli ultimi anni molte aziende della Valpolicella, assieme ai vini classici, propongono alcune versioni originali di vini che si distaccano dalle rigide regole di produzione delle denominazioni.

Sono i vini IGT, prodotti con uve del territorio con assemblaggi e affinamenti diversi da quelli dei DOC.

Alcune versioni di successo includono vini con uve Corvina o Oseleta in purezza, o blend di uve autoctone con vitigni internazionali.

 

martedì 20 ottobre 2020

Il matrimonio speciale di Luigi Berlusconi e Federica Fumagalli


Luigino e Lady Milano si sono finalmente sposati!

Luigi Berlusconi, terzogenito di Silvio Berlusconi e Federica Fumagalli, 31 anni, si sono sposati il 7 ottobre 2020 nella basilica di Sant’Ambrogio, a Milano: per i festeggiamenti è stata organizzata una cena per 50 persone nella residenza di Macherio dallo stellato "Da Vittorio" di Bergamo.
Luigi Berlusconi ha sposato la fidanzata Federica Fumagalli nella basilica milanese di Sant’Ambrogio, nel piccolo Oratorio di San Sigismondo, in presenza di pochissimi invitati, tra i quali le sorelle di Luigi, Barbara ed Eleonora Berlusconi, la sorellastra Marina e naturalmente la madre Veronica, da sempre molto affezionata a Federica.
 
La giovane coppia ha festeggiato il coronamento della loro lunga storia d'amore con una cena di famiglia nella residenza di Macherio, Villa Belvedere.  

Le nozze, che molti davano in programma per la scorsa estate, sono state probabilmente rinviate a causa del Covid, in particolar modo, per le condizioni di salute di Silvio Berlusconi, assente in chiesa perché in attesa dell’esito del secondo tampone

L’ex premier si è recato a Villa Belvedere per la cena di famiglia per festeggiare la nuova unione in compagnia della compagna Marta Fascina.

La sposa, esperta di moda, è arrivata dieci minuti prima delle 17 a bordo di un van con i vetri scuri, attraverso i quali si intravedeva il velo dell’abito bianco realizzato dall’amica stilista Alessandra Rich, italiana naturalizzata inglese, che ha preparato personalmente la sposa.
 
Alessandra Rich è una delle stiliste predilette da Kate Middleton, anche lei sempre molto attenta alle nuove tendenze: la scelta non è casuale, dato che sono già in molti a chiamare Federica «Lady Milano». 
Federica Fumagalli è una giovane donna indipendente e molto riservata, in perfetto stile lombardo, con un occhio attento allo stile. 


Dalle parti di Sirone dov’è nata, provincia di Lecco, 2.500 abitanti, tutti conoscono i suoi genitori, Fabio e Tiziana Fumagalli, titolari di una media industria manifatturiera del tessile, ma che non compaiono mai sui giornali, mai a un evento pubblico, come pure sarebbe d’uso in comunità così piccole.

Federica, dopo la laurea in Giurisprudenza alla Bocconi, ha contribuito a far crescere la MB Projects «una boutique agency che si occupa di Pr, eventi, creatività e comunicazione digital», fondata dall’amico Manuel Bogliolo
Fra i loro clienti, Salvatore Ferragamo, Vogue Japan, Chopard, Dior, Furla Eyewear, Tod’s.

Look acqua e sapone e lunghi capelli neri: è di casa nel salone di bellezza Mercì à Voùs nel cuore del Quadrilatero, che potrebbe aver curato il suo  look  nel giorno del sì. 

Da anni convive con Luigi, detto Luigino, nella casa di via Rovani insieme ai due cani Uno e Arturo.


Tra i 50 invitati che alle 20 erano presenti nella residenza di Macherio,  potrebbero esserci stati l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e l’amica degli sposi Francesca Versace e anche Flavio Briatore.






domenica 11 ottobre 2020

Miracolo a Venezia. Il MOSE funziona!

Miracolo a Venezia. Il MOSE funziona !

Venezia, sabato 3 ottobre 2020 : Marea a 1 metro e 30.

Alle 8.35 le 78 paratoie mobili del Modulo sperimentale elettromeccanico MOSE si sono sollevate in un’ora e 17 minuti, separando le tre bocche di porto, Lido, Chioggia e Malamocco della laguna dal mare, proteggendo cosi per la prima volta, dopo 40 anni, la città dall’acqua alta.

« La Basilica di San Marco è asciutta. È la prima volta ed è un dato importantissimo» ha dichiarato il Primo Procuratore di San Marco a Venezia, Carlo Alberto Tesserin.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha felicitato il sindaco di Venezia Luigi Brunaro per l’esito positivo del test.

La provveditrice alle opere pubbliche: « In mare siamo arrivati a 129 centimetri e in città a 73 ».

Nel momento del picco massimo della marea, prevista a 135 centimetri alle 12.05 dal Centro maree del Comune, a Punta della Salute il livello è rimasto intorno ai 70 centimetri.

Una differenza di quasi mezzo metro che ha permesso a Piazza San Marco di rimanere asciutta, nonostante fossero in tanti i turisti muniti di stivali nel timore che il “salotto buono” della città potesse essere inondato ancora una volta.

“E’ stato emozionante e impressionante veder salire le paratoie del Mose” è la testimonianza di Elisa Fornari, una giornalista che abita al Lido di Venezia, nella zona degli Alberoni, e che ha visto le operazioni in diretta a poche decine di metri di distanza.

Per arrivare a questo risultato si sono dovuti aspettare quasi 40 anni: i primi progetti furono presentati negli anni Ottanta, il via libera fu dato nel 2001 e i cantieri aperti nel 2003.

Tra alti e bassi, comprese le inchieste per corruzione, ad oggi il Mose è costato quasi 6 miliardi di euro.

Il Modulo sperimentale elettromeccanico (da cui la sigla MOSE) è un sistema di dighe mobili formato da quattro barriere poste alle tre bocche di porto della laguna di Venezia

 Le barriere sono composte complessivamente da 78 paratoie indipendenti tra di loro e incernierate al fondale su un lato e azionate attraverso l'immissione e l'espulsione di acqua e aria.

 Il MOSE è stato progettato per difendere la laguna di Venezia da maree alte fino a m e durante la fase sperimentale la sua entrata in funzione è prevista solo per maree superiori a 130 cm.

 L'esecuzione dei lavori è affidata al Consorzio Venezia Nuova che lavora per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - Magistrato alle acque di Venezia.

 

Iniziato il 14 maggio 2003, il progetto per la difesa della città di Venezia  fa parte di in un progetto più vasto che prevede il rinforzo dei litorali, il rialzo di rive e più in generale la riqualificazione della laguna.

 

Tra il 2013 e il 2014 un'inchiesta anticorruzione da parte della magistratura italiana, indaga politici, imprenditori e funzionari pubblici per reati di creazione di fondi neritangenti e false fatturazioni.

 In seguito alle vicende giudiziarie tra il 2013 e il 2014, che hanno visto coinvolti una parte del Consorzio Venezia Nuova e delle sue imprese, lo Stato è intervenuto al fine di assicurare il proseguimento dei lavori e la conclusione dell'opera: nel dicembre 2014 l'ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) ha proposto gestione straordinaria del consorzio, cui seguì la nomina di tre amministratori straordinari.

Il MOSE è stato testato per la prima volta in condizioni marine di effettiva operatività il 3 ottobre 2020, dando risultati positivi. La consegna dell'opera finita, testata e collaudata, è prevista per il 31 dicembre 2021.

 

Ci facciamo un aperitivo? E Carpano porto' il Vermuth all'eccellenza italiana.




La storia dell’aperitivo italiano non nasce a Milano, né a Venezia come si potrebbe credere. 

Inizia a Torino nel 1786, in una piccola bottega di liquori in piazza Castello dove Antonio Benedetto Carpano dà vita alla bevanda da aperitivo per eccellenza, il Vermouth, (dalla parola tedesca Wermut che significa assenzio, la pianta che costituisce l’ingrediente principale).



Il delizioso vino aromatizzato conquista subito il re Vittorio Amedeo III di Savoia, re di Sardegna, che nomina il Vermouth Carpano, l’«Aperitivo Ufficiale di Corte ».



Il successo è immediato fra l’aristocrazia torinese che prende l’abitudine di fare dell’ora dell’aperitivo un rituale.

Invadendo i bar e i caffè di Torino, scoprendo nuovi sapori, fino a diventare popolarissimo nei locali delle città di tutta Italia con nuovi cocktail e abitudini, il vermouth Carpano è diventato il simbolo di Torino e dell’aperitivo italiano per eccellenza.


La bottega Carpano diventa un luogo d'attrazione della città e nel 1820 Giuseppe Bernardino Carpano, nipote di Antonio, decide di dare un assetto giuridico alla sua attività fondando la "Fabbrica di Liquori e Vermut Giuseppe Carpano" sotto i portici di Piazza Castello al n° 21.


Passano gli anni e il successo dell'aperitivo reale attira nella bottega personnaggi celebri come il conte di Cavour, lo scrittore Massimo D'Azeglio, Giuseppe Verdi, Arrigo Boito.



Nel 1939, all’alba della Seconda Guerra Mondiale, la famiglia Carpano si estingue e subentra nella proprietà Silvio Turati, membro di un’importante famiglia industriale torinese che decide di mantenere lo stampo tradizionale nella produzione per lasciare intatti i sapori e la qualità.

Si concentra invece sulla pubblicità per espandere il marchio, con campagne pubblicitarie di classe e all’avanguardia che lo portano ad un successo internazionale.

 


Oggi, dopo l’acquisizione sia del Caffè Sport Borghetti, nel 1978 sia delle Distillerie Branca, nel 1982, con il conseguente trasferimento delle attività produttive a Milano, si può affermare che il Vermouth Carpano è tanto apprezzato in Italia quanto in tutto il mondo.


Lo slogan della società Branca è "Novare Serbando", cioè "innovare senza perdere di vista il passato".


Molto conosciute anche le marche Campari, Martini e Rossi, Cinzano, Ramazzotti e Gancia.

Il vermouth si puo’ bere in cocktail famosi : 

  • Il Vermuttino (2 cubetti di ghiaccio,Vermut bianco o rosso, soda, una fetta d’arancia e la buccia di un limone strizzata )
  •  Il Negroni, nato a Firenze al caffé Casoni, creato dal bartender dell’epoca Fosco Scarselli per un cliente esigente, il Conte Camillo Negroni (Ghiaccio,Vermouth rosso, bitter, gin)

  • Il Milano Torino (Campari rosso, Carpano, ghiaccio)

  • Se aggiungi della soda diventa L’Americano

  • Il Negroni sbagliato, nato a Milano negli anni ’70 (Vermouth rosso, spumante, al posto del gin, ghiaccio)

  • Manhattan (Vermouth dolce, Bourbon, angostura)

  • Martini dry (Vermouth dry, gin).

Il Vermuth deve essere composto di 75% di vino, deve fare fra 14,5° e 22° deve contenere artemisie.
Esistono differenti Vermut
Extra secco, secco, semisecco, semidolce, dolce.

 

 

giovedì 1 ottobre 2020

Yayoi Kusama et Louis Vuitton, un incontro affascinante


L’arte e la moda sono da sempre un binomio indissociabile, un rapporto amoroso che nasce, vive e va avanti , nutrendosi a vicenda di innovazioni.  
Parliamo di incontri fortunati che hanno cambiato il modo di percepire la moda e la storia del costume, di donne ostinate e geniali che hanno creato e innovato stili, rivoluzionando non solo gli abiti, ma il modo di pensare di intere generazioni. 

L’incontro tra il brand di lusso Louis Vuitton e Yayoi Kusama è stato senza dubbio uno degli incontri più felici tra arte e moda. 
Una scelta fortemente voluta dal direttore creativo della maison, Marc Jacobs, certo non indifferente alla fascinazione per l’arte contemporanea e alle sue contaminazioni con il fashion. 

Fu infatti proprio Jacobs a dare vita, nel 2003 a una collaborazione con l’artista giapponese Takashi Murakami. 
Che dire dell' iconica handbag monogram multicolor? 
Jennifer Lopez, Naomi Campbell, Paris Hilton e Nicole Richie non potevano farne a meno, e in breve divenne un must-have per le star, e non solo. 
Fu un sodalizio felice che durò ben 12 anni, fino a quando la collaborazione fini' e lo stilista americano si mise a caccia di novità : da Richard Prince, che lo folgorò con la sua mostra Spiritual America del 2007 – un inno all’anti-eroe americano – a Cindy Sherman, fino a lei, la regina dei pois, l'artista Yayoi Kusama.


Yayoi Kusama si avvicina giovanissima all’arte studiando pittura Nihonga nella sua patria, il Giappone. 
Dipinge violette, peonie, zinnie, zucche. 
Cominciano le allucinazioni, che non la abbandoneranno mai più. 
Ben presto il rigore formale dell’arte giapponese – nonché la rigidità dell’Impero del Sol Levante – le stanno stretti, così decide di trasferirsi a New York
Alla fine degli Anni 50 la Grande Mela è per gli artisti la terra promessa: sono gli anni dell’Espressionismo Astratto, dell’Action Painting, della Pop Art. 

Yayoi Kusama è una donna giapponese in un mondo dominato da uomini: realizza tele enormi, performance con espliciti riferimenti sessuali, utilizzando il suo corpo (o quello di altre persone) e dipingendolo con enormi pois. 
Il sesso è un’ossessione. 
I tormenti di Yayoi risalgono all'infanzia, al rapporto con il padre che tradisce continuamente la madre, alla sua sensibilità di bambina e poi adolescente non capita dal mondo che la circonda. 
I primi anni a New York non solo facili: l’arte è in mano agli uomini, il mondo non è ancora pronto per la sua arte. Soffre la fame, vive ai margini, tenta il suicidio. “Quando mi sentivo triste, salivo sull’Empire State Building.
In cima al più alto grattacielo esistente sentivo che ogni cosa era possibile. 
Un giorno, lì a New York, avrei stretto tutto ciò che volevo in quelle mie mani vuote. 
Il mio impegno per attuare una rivoluzione nell'arte totale che sentivo il sangue ribollire nelle vene e dimenticavo la fame”. 

Poi risorge. Importanti gallerie cominciano ad accorgersi di lei, di quella donna dai capelli tagliati a caschetto e dallo sguardo che sembra proiettato altrove, in un altro pianeta. 
Da allora non si è più fermata. 
Con “Infinity Mirror Room” la sua arte si moltiplica attraverso l’utilizzo di specchi applicati alle pareti e falli bianchi ricoperti di puntini rossi al centro della sala. 
Le sue azioni performative non si concentrano solo sul suo universo interiore, ma anche su temi politici – come il Body Painting Festival, organizzato contro la guerra – e di rivolta sessuale. 

Negli Anni 70 fonda la Kusama Fashion Co. che si occupa di produrre vestiti e vendere abiti e tessuti in stile Kusama.
Yayoi Kusama e Phalli’s Field, 1965.
Eikoh Hosoe/Courtesy Ota Fine Arts, Tokyo/Singapore; Victoria Miro, London; David Zwirner, New York

In pochi anni, Yayoi viene riconosciuta come una delle figure più controverse e geniali dell’arte americana, fino al 1975, quando decide di ritornare in Giappone
Il male di vivere dell’artista si accentua sempre di più, e così decide di auto-ricoverarsi in un ospedale psichiatrico

Questo non la tiene lontana dall’arte, anzi: lavora incessantemente e le vengono dedicate importanti mostre al Museum of Modern Art di New York, al Walker Art Center nel Minneapolis, alla Tate Modern a Londra, al Centre Pompidou di Parigi e al National Museum of Modern Art di Tokyo. 
Le sue opere vengono vendute a cifre record, i collezionisti più importanti del mondo si contendono i suoi lavori. Yayoi Kusama però è sempre in un ospedale psichiatrico, la sua vita è lì. 

L’incontro con Marc Jacobs non fa che accrescere la sua fama. 
È il 2012 e Yayoi Kusama non ha certo bisogno di presentazioni, ma la sua celebrità è destinata a uscire dal circuito dell’arte, ad andare altrove, per finalmente diventare un’icona che resterà non solo nella storia, ma nell'immaginario di tutti. 

“In ognuna delle tele e delle installazioni di Yayoi Kusama c’è una sorta di ossessione e in ogni creazione c’è un mondo infinito. 
" Dev'essere per questo che la ammiro e la amo tanto, che mi emoziono di fronte al personaggio e alle sue opere" ha dichiarato Marc Jacobs a proposito della loro collaborazione. 
I pois dell’artista, ripetuti fino all’ossessione, finiscono su borse e accessori di pelletteria e danno vita a una collaborazione che passerà alla storia. 

Louis Vuitton realizza una linea di borse che riprende i modelli più iconici, sostituendo la classica tela Monogram con la ben più prestigiosa pelle Monogram Vernis Dots Infinity

Altre borse subiscono invece un restyling più fantasioso dove i manici, la parte superiore e il fondo sono stati realizzati in pelle verniciata Dots Infinity, mentre la parte centrale è in nylon Monogram. 
Insieme alle borse sono stati realizzati articoli di piccola pelletteria: portafogli, pochette, portamonete che, oltre ai pois, riportano le zucche e i nervi biomorfici, altri elementi caratteristici dell’arte di Kusama

Ma non finisce qui: la collezione comprende anche bracciali modello bangle, scarpe decolleté, ballerine. C’è anche un trench in plastica, che permette a chi lo indossa di apparire come se fosse stato dipinto a mano, pieno di pois.
E poi teli mare, parei, e foulard. La mini collezione di abbigliamento e accessori “by Kusama” riscuote un successo planetario. 
Mentre il negozio Louis Vuitton di Fifth Avenue era coperto di pois bianchi di ogni dimensione, poco più avanti il Whitney Museum celebrava l’artista con una delle più grandi retrospettive mai realizzate su di lei. 
Nonostante la consacrazione mondiale, il successo planetario e un documentario di recente uscita che la celebra, Yayoi è rimasta una signora di 90 anni che ancora crea e spesso ripete “La terra è solo un piccolo pois nell'universo”.