Alessandro Volta, il fisico italiano reso immortale dall'invenzione della pila e da alcune altre straordinarie scoperte 270 anni fa.
Ieri 18 febbraio 2015 si festeggiava il 270° anniversario della nascita di Alessandro Volta.
Ce l'ha ricordato anche Google, che ha dedicato un doodle formato pila:
al celebre fisico italiano, passato alla storia soprattutto per le sue
scoperte nel campo dell'elettricità e il cui nome, non a caso, ha
ispirato anche un'unità di misura, il Volt.
Il conte Alessandro Giuseppe Antonio Anastasio
Volta nasce a Como il 18 febbraio 1745, da una famiglia benestante.
In giovinezza studia retorica e filosofia presso i gesuiti, ma nel 1761, quando entra nel Regio Seminario Benzi di Como, fa amicizia con il canonico Giulio Cesare Gattoni, a sua volta fisico, che gli trasmette la passione per le materie scientifiche.
Naufraga così definitivamente il sogno dei genitori di vederlo diventare sacerdote, mentre l'umanità riceve in cambio un grande scienziato.
In giovinezza studia retorica e filosofia presso i gesuiti, ma nel 1761, quando entra nel Regio Seminario Benzi di Como, fa amicizia con il canonico Giulio Cesare Gattoni, a sua volta fisico, che gli trasmette la passione per le materie scientifiche.
Naufraga così definitivamente il sogno dei genitori di vederlo diventare sacerdote, mentre l'umanità riceve in cambio un grande scienziato.
Alla soglia dei 50 anni Alessandro Volta vanta già uno straordinario curriculum
scientifico.
Oltre ad aver scritto diverse memorie e lettere che hanno rivoluzionato le conoscenze dell'epoca sui fenomeni elettrici, ha infatti realizzato alcune invenzioni molto rilevanti in materia, tra cui l'elettroforo perpetuo, un generatore elettrostatico capace di accumulare una modesta quantità di carica elettrica in modo discontinuo, e il condensatore, che permette di accumulare energia elettrica tenendo separate cariche elettrostatiche.
Il meglio deve però ancora venire.
Oltre ad aver scritto diverse memorie e lettere che hanno rivoluzionato le conoscenze dell'epoca sui fenomeni elettrici, ha infatti realizzato alcune invenzioni molto rilevanti in materia, tra cui l'elettroforo perpetuo, un generatore elettrostatico capace di accumulare una modesta quantità di carica elettrica in modo discontinuo, e il condensatore, che permette di accumulare energia elettrica tenendo separate cariche elettrostatiche.
Il meglio deve però ancora venire.
All'inizio del 1800 vede la luce un'invenzione sui cui Alessandro Volta stava lavorando da tempo: la pila, un antenato della batteria elettrica, che genera una corrente elettrica costante.
Partendo dalle teorie di Luigi Galvani, che
dagli esperimenti sulle rane aveva ipotizzato l'esistenza di un "fluido
elettrico animale", Volta realizza una batteria alternando dei dischi
di zinco e rame con del cartone imbevuto di salamoia.
Il fenomeno alla base del funzionamento della pila voltaica, per cui tra due conduttori metallici diversi posti a contatto si stabilisce una piccola differenza di potenziale, ha preso il nome di "effetto Volta".
Il fenomeno alla base del funzionamento della pila voltaica, per cui tra due conduttori metallici diversi posti a contatto si stabilisce una piccola differenza di potenziale, ha preso il nome di "effetto Volta".
L'annuncio dell'invenzione della pila, avviene nel 1801 presso la Royal Society di Londra, rendendolo celebre in tutto il mondo.
Anche se molti lo conoscono solo per la pila, è stato Alessandro Volta a scoprire l’origine del gas metano.
Nell’autunno del 1776, padre Carlo Giuseppe
Campi, dell’ordine dei Somaschi, nota una sorgente di "acqua
infiammabile" nelle acque stagnanti di San Colombano al Lambro (Mi) e
prega Volta di studiarla per rivelarne la natura.
Lo scienziato non può
andare nella Bassa Lodigiana, ma lavora di cervello: questa aria viene
prodotta all’interno delle acque pantanose e quindi sospetta che si
tratti di un evento comune a tutte le paludi.
L'intuizione arriva quando Volta è in vacanza ad Angera, sulla sponda
lombarda del lago Maggiore: è qui che le sue supposizioni trovano
conferma.
Raccoglie l’aria prodotta in un canneto, tra laghi e
stagni, dove riposano i resti di vegetali e di animali putrefatti,
dimostrando che il gas non è un prodotto di origine minerale, ma
organica.
Volta ribattezza questo gas "aria infiammabile nativa delle
paludi", poi diventato noto come metano.
In una delle sue lettere
suggerisce di sostituire l’uso dell’olio come combustibile per le
lampade con il gas delle paludi.
I progettisti, l'architetto Cesare Cattaneo e il pittore Mario Radice, data la destinazione urbanistica del monumento, idearono tale combinazione di anelli e di sfere ispirandosi alla pila di Alessandro Volta.
110 metri quadrati di marciapiede in ghiaietto circondano il prato, intersecato da una passerella.
Due vasche con zampillo di diversa misura sull'area erbosa, continuano il motivo del cerchio su cui tutto il complesso sviluppa volumi e linee.
Quattro anelli si protendono a sbalzo, si susseguono fino a nove metri, si alternano a quattro sfere e fronteggiano un quinto più piccolo, verticale e diametralmente opposto.
Tutti gli elementi insistono sull'inverosimile staticità assicurata da
un traliccio metallico, da un pilastro che attraversa le sfere e da
quattro mensole anulari.
La base che disegna - tra il prato e la ghiaia -
una vasta area piatta, e la sospensione dell'enorme peso nel vuoto,
sono i tratti di questo ardito compendio di scultura e architettura.
Tutti gli elementi insistono sull'inverosimile staticità assicurata da
un traliccio metallico, da un pilastro che attraversa le sfere e da
quattro mensole anulari.
La base che disegna - tra il prato e la ghiaia -
una vasta area piatta, e la sospensione dell'enorme peso nel vuoto,
sono i tratti di questo ardito compendio di scultura e architettura.