Venezia evoca il mito della donna che affascinò D’Annunzio e divenne la musa dei maggiori artisti del tempo: da Boldini a Bakst, da Marinetti a Balla, da Man Ray ad Alberto Martini.
Luisa Casati Stampa fu soprannominata
"la divina marchesa", dallo stesso D'Annunzio.
Nei primi anni del secolo scorso con
il suo trucco esagerato, le trasgressive ed eccentriche performance ed una
vita sempre sopra le righe, divenne una leggenda vivente, nonchè un
personaggio assolutamente moderno .
Ora una mostra a
Palazzo Fortuny
ripercorre la personalità multiforme di questa donna attraverso un
centinaio tra dipinti, sculture, gioielli, abiti e fotografie
provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo.
Lungo sarebbe
l'elenco di tutti i pittori, scultori e fotografi che la immortalarono,
molti dei quali presenti in mostra.
L'ideatrice dell'esposizione,
Daniela Ferretti, ci presenta questo straordinario
personaggio, musa dei futuristi ed amante di D'Annunzio, antesignana
dell' arte performativa e della body art, che dilapidò
tutto in travestimenti mozzafiato e feste spettacolari il cui eco
arrivava fino in Australia e che mori', a Londra, nel 1957, nella
miseria più nera.
" La Divina Marchesa. Arte e vita di Luisa Casati dalla Belle Epoque agli anni folli". Venezia, Palazzo Fortuny, 4 ottobre 2014 - 8 marzo 2015
Luisa Casati, nata Luisa Amman (Milano, 23 gennaio 1881 – Londra, 1º giugno 1957), è stata una nobildonna e collezionista d'arte italiana.
Seconda figlia del ricco produttore di cotone Alberto Amman e di Lucia Bressi, passò a Milano un'infanzia privilegiata ma isolata.
Durante l'infanzia cominciò ad appassionarsi alla vita di personaggi come Ludwig II di Baviera, l'imperatrice Elisabetta d'Austria, Sarah Bernhardt, Cristina di Belgiojoso e Virginia Oldoini, contessa di Castiglione.
Con la prematura morte dei genitori, Luisa e la sorella maggiore Francesca, divennero ricchissime ereditiere.
Nel 1900 Luisa Amman sposò il marchese milanese Camillo Casati Stampa di Soncino (Muggiò, 12 agosto 1877 - Roma, 18 settembre 1946); nel 1901 nacque la loro unica figlia, Cristina.
La relazione con Gabriele D'Annunzio causò uno scandalo e Luisa Casati divenne particolarmente eccentrica, a partire dall'abbigliamento e dal vistoso trucco.
Nel 1910 acquistò a Venezia l'abbandonato palazzo Venier dei Leoni, oggi sede della fondazione e museo Peggy Guggenheim.
Questo palazzo con ampi giardini fu la sua residenza fino al 1924.
In questi giardini Luisa Casati accolse corvi albini, pavoni e ghepardi.
Lì si tenevano anche feste ed appuntamenti mondani.
Tra il 1919 e il 1920 visse nella Villa San Michele a Capri, inquilina del riluttante Axel Munthe.
Nel 1923 decise di acquistare una casa a Parigi, il Palais Rose da lei soprannominato Palais du Rêve, chateaux alle porte di Parigi appartenuto a Robert de Montesquiou.
Nel 1930 aveva accumulato, a causa del suo stile di vita, un debito di 25 milioni di dollari; impossibilitata a soddisfare tutti i creditori fu costretta a vendere il Palais e tutti i suoi contenuti furono messi all'asta.
Tra gli acquirenti all'asta ci fu anche Coco Chanel.
Da Parigi emigrò a Londra, dove vivevano la figlia Cristina, con la quale aveva sempre avuto un rapporto burrascoso, e la nipote.
Qui visse in povertà fino alla morte avvenuta nel 1957.
È sepolta a Londra nel Brompton Cemetery.
Il suo epitaffio, scelto dalla nipote, recita: «L’età non può appassirla, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita».
Sono le parole che usa Shakespeare per descrivere Cleopatra in Antonio e Cleopatra.
Il suo desiderio di diventare lei stessa un'opera d'arte attraverso la sua vita ed il suo aspetto estetico, la sua passione per l'arte la portarono a cercare artisti conosciuti ma anche a scoprire giovani talenti che la rappresentassero in quadri ad olio, schizzi, sculture e fotografie.
Molte delle opere sono andate perdute e molte altre appartengono a collezioni private.
Di lei rimangono ritratti e sculture di Giovanni Boldini, Augustus John, Kees Van Dongen, Romaine Brooks, Ignacio Zuloaga, Drian, Alberto Martini, Alastair, Giacomo Balla, Catherine Barjansky, Jacob Epstein e foto di Man Ray, Cecil Beaton e del barone Adolph de Meyer.
Fu anche "musa" dei futuristi, Filippo Tommaso Marinetti, Fortunato Depero e Umberto Boccioni, e contribuì con loro ad uno spettacolo di marionette su musiche di Maurice Ravel.
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