lunedì 30 marzo 2009

Google : se clicchi una volta.. ti cattura per sempre!


Google : l'azienda californiana sforna servizi a getto continuo

Search, ads, apps.

Sta tutta qui la formula magica che ha permesso a Google di assicurarsi in un solo decennio il dominio di internet.
E dell'economia che, bit dopo bit, gravita sul web.

Il che, tradotto, suona più o meno così:
un motore di ricerca (search) capace di far arrivare sul computer di ogni utente i siti richiesti con le parole chiave che ha digitato, e di affiancare ai risultati le inserzioni pubblicitarie (advertising, abbreviato in ads) più affini ai suoi interessi.
Il terzo pilastro sono poi tutte quelle applicazioni (apps, cioè applications), quei programmi, quei servizi che la società di Mountain View, California, sta sfornando a getto continuo per ampliare l'esperienza sul web dei suoi utenti, mantenerli all'intero del suo network pubblicitario e penetrare aree controllate da concorrenti.

Si va dalle email alle mappe, dalla condivisione di video ai programmi di scrittura. In questo senso depone anche Chrome, il nuovo browser internet lanciato lo scorso settembre e destinato a sfidare direttamente il (quasi) onnipresente Explorer di Microsoft.
CELLULARI E TV -

Ma la triade al vertice della compagnia (i fondatori Sergey Brin e Larry Page, con l'amministratore delegato Eric Schmidt) sta già da tempo trasferendo la formula search, ads, apps a tutte le piattaforme disponibili, a cominciare da tv e telecomunicazioni mobili.

Sul primo fronte, Google sta testando il nuovo servizio Tv Ads Online: un «pacchetto» tecnologico collegato a YouTube (la società di video social networking acquisita nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari) da distribuire ai broadcaster televisivi per consentire loro la raccolta di pubblicità mirata. Il secondo fronte passa invece attraverso Android, il sistema operativo «aperto» messo a punto per gli smart phone. Il primo terminale, il G1 della taiwanese Htc, arriverà anche sul mercato italiano questa settimana. Ma altri produttori, da Samsung a Lg a Motorola, hanno annunciato anch'essi il lancio di nuovi cellulari basati sul sistema Google. E sul display dei cellulari Android gli utenti si troveranno tutte quelle applicazioni che, come sui computer, oltre che a utilizzare il web per lavoro o intrattenimento servono a convogliare investimenti pubblicitari.

L'obiettivo di Google, ovviamente, è quello di offrire agli inserzionisti la più ampia gamma possibile di piattaforme tecnologiche attraverso cui articolare le loro campagne.

PUBBLICITA' -

Che si tratti di un modello estremamente efficace, ci sono pochi dubbi.
Google ricava dalla pubblicità il 99% di un fatturato che, nell'esercizio 2008, ha raggiunto 21,8 miliardi di dollari, il 31% in più dell'anno prima.

Non a caso due big del settore come Microsoft e Yahoo stanno cercando da anni di emularlo.

Anzi, per stringere i tempi, nel febbraio 2008 Microsoft è arrivata a mettere (inutilmente) sul piatto quasi 45 miliardi di dollari per comprarsi Yahoo, e da allora non ha smesso di premere per arrivare a un'alleanza.

Più difficile è invece capire quale sia il potenziale d crescita del sistema Google basato sulla pubblicità. Un inatteso segnale d'allarme è infatti risuonato l'anno scorso, quando la società di ricerche ComScore ha segnalato un calo del 7% dei «pay clicks», lo schema attraverso il quale Google incassa da un determinato inserzionista una determinata cifra ogni volta che un utente «clicca» sul suo banner pubblicitario. Secondo alcuni analisti, quello era il segno che il modello Google ha toccato l'apice e rischia di cominciare la fase discendente.

SELEZIONE -

In realtà, la flessione è semmai legata a una scelta operata dalla stessa società di Mountain View. La quale, anche per non «affollare» di pubblicità i servizi che offre agli utenti, sta via via selezionando gli inserzionisti, privilegiando quelli che pagano di più.

E non solo. Brin, Page e Schmidt hanno anche cominciato a esplorare il capitolo successivo: non più pagamenti legati al semplice click sul computer, ma all'effettiva vendita dei prodotti e servizi che in quel determinato banner vengono pubblicizzati.

Per verificarne i risultati, però, servirà del tempo.

Dopo l'allarme lanciato da ComScore ci ha infatti pensato la crisi finanziaria mondiale a stravolgere ogni termine di paragone.

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