In Brianza, a Limbiate,
si trova uno dei luoghi più terrificanti d'Italia, l'ex manicomio di Monbello.
Nel Settecento era una villa lussuosa che ospitò Napoleone.
Nell'Ottocento diventò l'ospedale psichiatrico più grande d'Italia: ora è abbandonato e in preda a vandali, tossici e fotografi.
L’ex ospedale psichiatrico Giuseppe Antonini, conosciuto come il manicomio di Mombello a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza, è orribile, in uno stato d' abbandono e di degrado spaventoso, ma nel corso del Novecento è stato l’ospedale psichiatrico più grande d’Italia e ha ospitato migliaia di persone, fra le quali anche il figlio illegittimo di Benito Mussolini, Benito Albino, morto internato nel 1942.
L'ex manicomio è situato all’interno del complesso di Villa Pusterla-Crivelli, circa un milione di metri quadrati di padiglioni e giardini recintati da un muro alto due metri.
La villa fu costruita nel XIV secolo dalla famiglia di nobili lombardi Pusterla – probabilmente su un edificio medievale ancora più antico – e in seguito passò alla famiglia Arconati e infine, nel 1718, alla famiglia Crivelli.
Stefano Gaetano Crivelli nel 1754 la trasformò in una villa splendida e lussuosa, che ospitò Ferdinando IV di Borbone, re delle Due Sicilie, e divenne il quartier generale di Napoleone Bonaparte durante la campagna d’Italia.
Abbandonata all'inizio dell' Ottocento fu acquistata dal Comune di Milano, che nel 1863 la ristrutturò e la trasformò in ospedale psichiatrico.
Presto sovraffolata, la clinica che poteva ospitare al massimo 900 malati, ospito' piu di 1300 pazienti curati da solo 6 medici.
Fu necessario ampliare la struttura e costruire nuovi padiglioni, dove i malati vennero suddivisi in base alla gravità e alla tipologia della loro malattia.
Con l’entrata in vigore della legge Basaglia, nel 1978, anche il manicomio di Mombello venne chiuso, e smantellato definitivamente nel 1999.
Villa Pusterla
Da allora il complesso è stato gradualmente abbandonato, tranne Villa Crivelli, che ospita un istituto statale agrario, le palazzine di un istituto per periti aziendali, e il «Corberi», una casa d’accoglienza per malati psichici gravi.
Il reportage della giornalista milanese Emma Cacciatori racconta lo stato di abbandono della struttura e lascia intravedere, allo stesso tempo, la bellezza degli edifici: ci sono stanze con letti sperduti e materassi a terra, scartoffie e archivi, tetti semicrollati, e le recenti scritte sui muri realizzate dalle poche persone ad aggirarsi ancora, insieme a vandali e fotografi, in quel luogo spaventoso.
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