Krug, Deutz, Roederer, Bollinger, Mumm, Heidsieck, Taittinger.. tanti nomi tedeschi per delle Maison di Champagne che rappresentano il lusso alla francese.
Strano, no?
Leggendo la nuova edizione della Christie’s world Encyclopedia of Champagne & Sparkling Wine, si puo' trovare non una sola, bensì più spiegazioni di questa
apparente stranezza.
Per capire come sia andate le cose dobbiamo tornare
allo zeitgeist, allo spirito del tempo, dominante nell’Ottocento in Champagne.
La prima spiegazione è di
carattere linguistico, legata alla scarsa disponibilità dei francesi
dell’epoca ad imparare le lingue.
E' ovvio che nel commercio per vendere all’estero è
fondamentale farsi capire e saper dialogare.
E visto che già all’epoca, i tedeschi
erano noti non solo per il loro spirito
commerciale, il rigore, l’applicazione
nel lavoro, e soprattutto la capacità di apprendere le lingue straniere molte Maison de Champagne hanno impiegato tedeschi
intraprendenti e capaci .
Per questi nuovi arrivati fare
carriera fu facile perché per i grandi proprietari delle Maison di Champagne l’attività commerciale veniva mal considerata e si
preferiva lasciarla ai dipendenti di origine
tedesca così affidabili.
Tanto bravi che spesso questi dipendenti arrivarono ad avere il dominio del mercato delle
preziose “bollicine” di Reims ed Epernay e riuscirono a
diventare soci e proprietari, grazie anche a giudiziosi matrimoni.
E per altri l’expertise ed il savoir faire, a questo
punto non solo commerciale, ma produttivo, diventò tale che consentì a
quegli ex dipendenti di non essere più tali, ma di poter aprire
attività, in Champagne, con il proprio nome.
Bollinger era nativo del Würtemberg,
William Deutz e Pierre Geldermann provenivano da Aachen, Florenz-Ludwig
Heidsieck dalla Westfalia, Johann-Josef Krug nativo di Mainz lavorò da
Jacquesson et Fils prima di sposare la cognata inglese di Adolphe
Jacquesson e in seguito fondare la propria azienda nel 1843.