lunedì 14 luglio 2025

L' amore ossessivo per Laide travolge l'esistenza di Antonio Dorigo, alias Dino Buzzati nel suo romanzo " Un amore".




Quest'anno il romanzo Un amore di Dino Buzzati compie 62 anni. 

Pubblicato da Mondadori nel 1963, l’autore narra in maniera autobiografica una passione, un amore ossessivo e complicato di Antonio Dorigo, architetto milanese sulla soglia dei cinquant’anni per una ragazza giovane, capricciosa e crudele, la bruna Laide, prostituta, modella e forse ballerina alla Scala di Milano.

Nella Milano grigia, noiosa e industriale del boom economico, tra borghesia e proletariato il protagonista vive un’esistenza tranquilla, in cui si crea delle parentesi di piacere nei bordelli e negli incontri con amici e colleghi di lavoro.

Antonio Dorigo, in realtà Dino Buzzati, non riesce ad avere dei rapporti sani con le donne, ha bisogno della prostituzione  «La prostituzione forse lo attraeva proprio per la sua crudele e vergognosa assurdità. 

La donna, forse a motivo dell’educazione familiare, gli era parsa sempre una creatura straniera. 

Con una donna non era mai riuscito ad avere la confidenza che aveva con gli amici. 

La donna era sempre per lui la creatura di un altro mondo, vagamente superiore e indecifrabile. 

«Il perverso compiacimento di vedere una cosa bella, giovane e pulita, assoggettarsi come schiava alle pratiche più sconce» eccitava l’architetto che, come Buzzati, riconosceva le barriere virtuali tra lui e il mondo femminile.

Le donne, per Dino Buzzati e Antonio Dorigo, sono figure tra l’illecito e il proibito, una specie di mito.

Un giorno, in una casa d'appuntamenti milanese, Dorigo incontra una giovanissima prostituta, Laide.

Bruna, spigliata. segreta e misteriosa, Laide stimola subito l’attenzione del protagonista.  Dorigo si infatua della ragazza e non riesce a pensare ad altro. 

Sopporta mortificanti umiliazioni solo per poter stare un momento con lei. La Laide, ballerina alla Scala, è una ragazzina capricciosa, opportunista, e tentatrice. 

Risveglia in Dorigo il desiderio di possesso. L’architetto vive nella costante ansia che la ragazza possa sfuggirgli ad ogni istante.. O peggio: che possa andare con altri. Sebbene lei lo disprezzi e lo utilizzi per i propri comodi, Dorigo sembra non poter fare a meno di lei. 

La crudeltà , le bugie e i tradimenti della giovanissima Laide sconvolgono la sua esistenza tranquilla e monotona.

«Dio mio possibile che non riuscisse a pensare all’altro? La mente era fissa lì, sempre sullo stesso argomento tormentoso». Come un incanto. 

Buzzati spiega come Dorigo fosse «prigioniero di un amore falso e sbagliato, il cervello non era più il suo, c’era entrata la Laide». 

Dopo numerose messe in scena e apparenti tradimenti, la ragazza gli rivelerà di aspettare un bambino da lui. 

Nel romanzo, Dino Buzzati descrive il complesso sentimento di impotenza e desiderio, tormento e ansia, che affligge l'architetto Antonio  Dorigo. 

E' una «tensione immobile e dolorosa di tutto l’essere, come quando da un momento all’altro può accadere una cosa spaventosa e si resta inarcati allo spasimo, l’angoscia, l’ansia, l’umiliazione, il disperato bisogno, la debolezza, il desiderio, la malattia mescolati tutti insieme a formare un blocco, un patimento totale e compatto».

Il vortice della passione irrazionale travolge l'architetto milanese serio e stimato; sfonda la gabbia borghese. 

Un amore estremo, solo in apparenza frivolo: Laide non è un semplice giocattolo sessuale, ma si trasforma in una vera ossessione. Un’ossessione che, soprattutto nella seconda parte del romanzo, si esprimerà attraverso i lunghi monologhi interiori del protagonista. 

Ed è proprio qui, nel flusso dei pensieri di Antonio, che la realtà si trasfigura e si riempe di simboli, lasciando infine spazio all’onirico nell’incubo che sembra trasformare tutte le paure di Antonio.

La polemica contro la morale borghese è infatti un altro tema del romanzo, lo scontro tra la benestante borghesia  di cui Antonio fa parte e il proletariato povero ed emarginato di cui fa parte Laide. 

Il contrasto è messo in evidenza dall’ambiente che fa da sfondo alla vicenda: Milano, città, attiva, operosa, borghese, ma anche triste, grigia, monotona, noiosa .

"Era una delle tante giornate grigie di Milano, però senza la pioggia, con quel cielo incomprensibile che non si capiva se fossero nubi o soltanto nebbia al di là della quale il sole, forse"

La donna buzzatiana rappresenta un mondo proibito, irraggiungibile, indecifrabile che travolge l’esistenza tranquilla di Antonio Dorigo architetto e di Dino Buzzati giornalista. L’amore irrazionale assorbe completamente  Antonio, e sicuramente anche Dino. 

«Tutto il mondo si riferisce a lei, senza di lei non c’è più senso nella vita nel lavoro di discorsi nel mangiare nel vestirsi, tutto è assurdo e idiota senza lei e così si apre da qui fin qui uno squarcio orribile dentro di lui, e dallo squarcio un convulso fiume di lacrime esce». 


domenica 13 luglio 2025

Un gustoso prodotto italiano, IGP, il radicchio rosso di Treviso


Il radicchio rosso è un ortaggio autunnale e invernale ma è consumato tutto l'anno.

In estate è l'ideale per accompagnare del pesce alla griglia, del formaggio, per comporre delle belle, fresche e colorate insalate miste.

Il radicchio rosso di Treviso IGP (indicazione geografica protetta) è un prodotto tipico del Nord-Est dell’Italia dove la luna e l’acqua di sorgente fresca, in una complicità perfetta, creano l’ambiente giusto perché il miracolo avvenga.

Il risultato è un'insalata speciale, croccante, colorata e gustosa, dal sapore unico.

Il radicchio di Treviso è un vero piacere per il palato, caratterizzato dal colore rosso intenso e dal sapore leggermente amaro.

In Italia la cicoria selvatica si mangia da secoli, ma la sua trasformazione da umile fiore che cresce a bordo strada a " Radicchio Rosso di Treviso IGP " è il risultato  di un'attenta selezione, di un processo produttivo innovativo e di una notevole sapienza tradizionale.

L’orticoltore belga Francesco Van den Borre, a proposito del radicchio di Treviso, scriveva ai primi del Novecento: 

“Ecco un erbaggio che è un fiore. Treviso va fiera di questo magnifico ortaggio, che è opera della sua terra, del suo clima e della sua gente illustre e paziente. Di cicorie ce ne sono dappertutto, ma non hanno nulla a che fare col radicchio trevisano:
Se lo guardi, egli è un sorriso,
Se lo mangi, è un paradiso,
Il radicchio di Treviso!”

L'identificazione del radicchio rosso come apprezzatissimo ortaggio invernale simbolo di Treviso, avviene per opera dell'agronomo lombardo  Giuseppe Benzi, trasferitosi in città, nel 1876, come insegnante all’istituto tecnico Riccati, diventato in seguito responsabile dell’Associazione Agraria Trevigiana con la quale il 20 dicembre 1900, inaugurò la prima mostra dedicata alla cicoria rossa sotto la  Loggia di Piazza dei Signori.

La zona di produzione, specificata dal disciplinare IGP, coinvolge comuni appartenenti alle province di TrevisoPadova e Venezia.

La zona di produzione del tipo Tardivo è più estesa rispetto a quella del Precoce.

Il radicchio rosso di Treviso IGP è un ortaggio invernale che può essere utilizzato per insalate crude ma anche per la preparazione di piatti cotti (primi, secondi, dolci); esistono anche il gin e la birra aromatizzati al radicchio e tisane salutari.

Il radicchio è ricco di antiossidantidi vitamina A, B1 e B2 e ha un contenuto calorico basso (per il 92-94% è composto di acqua ed è ricco di fibre). 


Ecco una gustosa ricetta a base 
di radicchio rosso di Treviso 
e di salsiccia!

Risotto radicchio e salsiccia

INGREDIENTI (per 4-6 persone)

300 g di radicchio rosso di Treviso I.G.P. Tardivo o Precoce

200 g di salsiccia magra trevigiana

1 cipolletta

400 g di riso nano vialone veronese I.G.P.

olio extra vergine di oliva

1 noce di burro

formaggio Grana

sale, pepe

acqua calda qb

PREPARAZIONE

Si prepara un leggero soffritto di cipolla affettata finemente. 

Quando si mostrerà leggermente imbiondita, si uniranno la salsiccia sminuzzata e il radicchio rosso di Treviso ridotto a piccoli tranci. 

Si lascia un po’ coperto in modo che gli ingredienti rilascino la loro acqua naturale, quindi si fa restringere il sugo fin quasi a rosolarlo. Solo allora si aggiunge il riso. 

Lo si rimesta per qualche minuto per farlo tostare e insaporire, aggiungendo di tanto in tanto un po’ di brodo (per mantenere l’umidità necessaria ed impedire un’eccessiva e dannosa temperatura di cottura). 

Verso la fine si aggiunge il resto del brodo in modo da rendere il riso assai morbido aggiungendo, inoltre, una noce di burro e una spolverata di formaggio grana grattugiato di fresco, che lo renderanno definiivamente cremoso.