Grande Maestro..e mio professore a Brera.
Non sapevo che era tanto talentuoso, era semplice, si metteva dietro le mie spalle dicendomi:
"Ben risolto questo braccio, Daniela. Che energia nel tratto!" e io lo ascoltavo distrattamente..
quando si ha 17 anni, ci si sente aldisopra di tutto!
Ero convinta di essere una grande artista..
E oggi trovo un articlo : Cosimo Sponziello é morto.
Era già anziano , dunque é normale, la vita non é eterna.
Ma ecco cosa dice un suo allievo:
COSIMO SPONZIELLO POETA DELLA LUCE
Cosimo Sponziello, un artista, un maestro , forse l’ultimo grande maestro salentino dopo Ciardo e Soppressa , un impressionista- simbolista , un poeta della luce , sia nei suoi quadri che nelle sue fotografie.
Nato a Tuglie quasi novant’anni fa, aveva insegnato per 24 anni all’accademia di Brera ( la madre era lombarda e per moltissimi anni ha vissuto a Milano, dov’era conosciuto e molto stimato sia come insegnante che come artista).
Era tornato nel suo salento , a San Simone, in una casetta tra gli ulivi della località Grumosi, dopo la morte della moglie , ma non aveva più trovato i vecchi compagni di cordata, scrittori come Vittorio Bodini, Vittorio Pagano, pittori come Lino Soppressa, Nino Della Notte, Aldo Calò, Luigi Gabrieli, con i quali aveva dato vita ad un vero e proprio movimento talentino che nel secondo dopoguerra tentò di rinnovare le arti e le lettere, provincializzandole e insrendole a pieno titolo nel contesto nazionale; ma Sponziello era ben inserito anche nell’ambiente intellettuale milanese, dove frequentava Carrà, Tosi, Cantatore, Treccani, Cascella e scrittori come Buzzati, Borghese, critici d’arte come Ronchie De Grada che lo definì “un romantico del post- impressionismo vibrante di Ciardo e insieme del fauvismo delicato e signorile di Gino Moro”. L’impressione che fece a me fu quella di un poeta delicatissimo, sia nei paesaggi che nei ritratti, che fa piovere la luce in un certo modo , una luce di sogno.
Non a caso aveva come titolo I SOGNI DELLA LUCE , e non a caso Luigi Scorrano parla della sua pittura come sottile e raffinata arte in cui in ogni quadro gioca un ruolo determinante l’emozione che il colore suggerisce ed interpreta.
Una tavolozza rosa e di grigi madreperlacei , la luce che piove sulle cose e nei trai riflessi argentei; l’inesauribile immaginazione della natura è volta dal pittore in elementi di povera apparenza ma di straordinaria ricchezza; tutto contribuisce a comporre una visione della realtà non percepibile nella superficie spianata e più facilmente visibile ma intuita nelle sue complesse stratificazioni. L’arte del sottrarre, in cui l’oggetto è ridotto alla sua nuda essenzialità.
Non servono abbellimenti .
Più si sottrae , più si potenzia la capacità di suggerire, di far indovinare, in un felice processo di intensificazione del segno –colore.
Dipingere non la cosa ma l’effetto che essa produce, come diceva Mallarmè.
Tutto ciò è frutto di una rigorosa autodisciplina , di una carica emozionale che giace nel profondo, nel cuore che sente e nella mente che dispone , e farne fonte di gioia anche per chi guarda: per noi, che di quel risultato siamo i destinatari.
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