skip to main |
skip to sidebar
Intrecciate, con le frange, colorate..é la tendenza per le nuove borse da portare nella prossima stagione !
La borsa é un accessorio importante e quest'anno la scelta é ampia ! Dal modello haute couture al modello più accessibile ma sempre tendenza !
La borsa intrecciata ! Tricot-couture. Cestini tressé, bauletti rattan-style, pochette paglia
& fieno. Una liason tra moda e green per essere naturalmente chic !
La borsa con le frange ! No frills, no party. Pochette svolazzanti, flapper clutch e sacche multi nappine. Bag frusciante che gioca col vento!
La borsa colorata ! Con una tavola cromatica dello stile più cool e sexy. Bauletti freschi di pittura,
doctor bag vinile, shopper cromoterapiche.
Soprannominato il 'club dei
Paperoni', il grattacielo 'One57', in costruzione a Manhattan con vista
mozzafiato sul Central Park, avrà presto la palma della costruzione
residenziale più cara della Grande Mela.
Ma per tutti il suo titolo è "paradiso dei miliardari".
Gli acquirenti dei nove
appartamenti super lusso degli ultimi piani, già venduti, sono tutti
ultra ricchi: secondo quanto riporta il quotidiano New York Times
infatti, il prezzo delle due abitazioni più costose - gli attici
all'89vesimo e al 90esimo piano - superano i 90 milioni di dollari.
Il prezzo pagato per gli altri appartamenti varia dai 45 ai 50 milioni.
Gary Barnett, presidente della società che si occupa della costruzione
del grattacielo, ha spiegato che il club dei miliardari del 'One57'
comprende due acquirenti cinesi, uno canadese, un nigeriano e un
britannico.
Da capogiro anche l'investimento effettuato dai
costruttori, pari a 1,5 miliardi di dollari.
Cifra che in tempi di crisi
fa riflettere, ma non i super ricchi: sui 92
appartamenti, circa 50 sono già stati venduti!
One57 (157 West 57th Street), è l’ultimo e più spettacolare
sviluppo immobiliare di New York.
Un grattacielo che è famoso per gli
attici da $90,000,000 (già tutti venduti in fase di pre-costruzione)
dalle viste mozzafiato su Central Park e per la terrificante immagine
-che molti si ricorderanno- della gru a novanta piani da terra piegata e
quasi spezzata dalla furia dell’uragano Sandy.
L’uragano Sandy non ha
comunque rallentato di molto i lavori ed il One57 sara’ pronto per la fine dell’anno come da programma.
One57 non e’ il solo grattacielo che si sta affacciando
sulla 57th Street di Manhattan, uno dei corridoi che attraversano
Midtown da est ad ovest. La contemporanea presenza di nuovi sviluppi sta
trasformando la zona di Midtown intorno alla 57esima in un campo di
battaglia architettonico.
Il piu’ vicino al menzionato One57 e’ il 625 West 57, un’avveniristica
piramide di vetro che verrà realizzata, secondo le previsioni, nel giro
di appena tre anni e che ospiterà all’incirca 750 appartamenti e 6000
metri quadrati di spazi commerciali.
I motivi per i quali la parte ovest della 57esima e’ in questo
momento l’epicentro dei nuovi progetti immobiliari di Manhattan sono
molteplici.
In ordine di importanza:
la vicinanza ad un area di shopping
di alta fascia quale quello del Time Warner Center, un sontuoso complesso edilizio ad uso misto commerciale-residenziale-alberghiero ultimato nel 2003;
la vicinanza al Central Park che inizia appena due isolati piu’ a nord alla 59th Street;
infine -e soprattutto- un favorevole piano regolatore, lo “zooning”
infatti consente l’edificazione in quest’area di edifici molto alti
cosi’ da poter approfittare della vicinanza al parco ed offrire viste
spettacolari ai residenti.
La cinquantasettesima strada beneficia del particolare regime di Midtown (che inizia a sud all’incirca con la 42nd Street) nel quale il solo limite all’altezza dei grattacieli è il cielo.
Midtown Manhattan è, insieme e più del Financial District, il quartiere degli uffici e delle imponenti “torri di cristallo” dove
hanno sede le compagnie più importanti del mondo.
I limiti all’altezza
iniziano invece al Nord della 58', da dove iniziano i
quartieri residenziali classici di Manhattan, Upper East Side ed Upper West Side.
La vista di Central Park non è solo esteticamente appagante: è soprattutto un fattore di sicurezza per chi vuole comprare a New York come investimento.
Quando si tratta di stabilire il prezzo di un appartamento a
Manhattan, infatti, la possibilità o meno di godere della vista del
parco (“it’s all about park views..”) incrementa esponenzialmente il valore dell’appartamento.
In “Capitale raddoppiato in 4 Anni per chi sa comprare sulla carta” sono stati pubblicati alcuni dati sul ritorno ottenuto da chi ha avuto la
saggezza di acquistare ancora in fase di costruzione degli appartamenti
al 15 Central Park West, un condominio la cui costruzione è iniziata nel 2005, terminata nel 2008 e che si trova a poca distanza dal One57 e dal 625 West 57.
Dopo solo 3/4 anni dall’acquisto fatto sulla carta, questi appartamenti
sono stati rivenduti con ritorni superiori anche al 100%, e questo
nonostante la crisi immobiliare del 2008-2011.
Domanda: che cosa hanno in comune gli appartamenti compravenduti al 15 Central Park West e quelli in costruzione sulla 57esima strada? Risposta: il lusso e la vista sul parco.
Pertanto se si sta cercando il luogo per un investimento immobiliare importante, sicuro e con buone possibilita’ di un elevato ritorno, sara’ meglio guardare con molta attenzione a quello che sta succedendo sulla 57esima!
Dal 25 al 28 aprile 2014 bisogna andare assolutamente al
Festival International de Mode & de Photographie di Hyères!
L'edizione numero 29 è
diretta da Humberto Leon e Carol Lim, direttori artistici di Kenzo
E' l'incontro di giovani talenti del mondo dello stilismo e della fotografia.
Carol Lim e Humberto Leon, i direttori creativi della Maison Kenzo, hanno selezionato i lavori di 312 giovani artisti di 55 nazionalità.
10 di questi sono stati scelti dalla giuria composta, fra l'altro, dall'artista Maurizio Cattelan, il regista Spike Jonze e l'attrice Chloé Sevigny.
L'anno scorso ha vinto la designer finlandese Satu Maraanen, che ha creato recentemente una capsule collection per Petit Bateau.
Invece Anna Orlowska, fotografa selzionata nel 2013, ha realizzato quest'anno il video dei lavori degli stilisti in concorso.
La missione del Festival di Hyères è infatti di mettere a confronto 10 stilisti e
10 fotografi e valorizzare il loro talento.
Le creazioni vengono presentate
sotto forma di sfilate di moda,e di esposizioni per il concorso
fotografico.
Il Presidente della giuria, é il fotografo inglese Steve Hiett.
Il programma prevede incontri con i vincitori degli anni passati, mostre, concerti, tavole rotonde.
La Maison Chloé, partner ufficiale dell'evento, mette in palio un premio di 15.000 euro.
Scarlett Johansson é una delle attrici più sexy del mondo cinematografico.
In coppia dall'agosto dell'anno scorso con il giornalista francese Romain Dauriac l'artista americana aspetta il suo primo figlio.
Eppure con il nuovo film di fantascienza Under The Skin di cui é la protagonista appare in una scena di nudo integrale!
Nel film la sensuale artista americana, interpreta un'aliena
mandata sulla Terra per rapire gli umani e portarli sul suo pianeta
perché vengano mangiati dai suoi simili...
Più che la trama, la
pellicola fantascientifica fa' parlare per la scena di nudo integrale dell'attrice, da sempre amata per le sue curve morbide e il suo fascino innato.
Et enfin, pour Anne Sinclair, la renaissance!
Auprès de l'intellectuel Pierre Nora, la journaliste
donne une nouvelle direction à sa vie.
Et soudain, on l'a retrouvée. Celle d'avant. Celle dont les yeux
faisaient chavirer les certitudes des plus arrogants.
Celle qui
dégageait une telle aura que chaque spectatrice rêvait d'être à sa
place. Celle de 7 sur 7, l'émission qui fit sa gloire entre 1981 et
1997.
Vraiment. Habitée par un je-ne-sais-quoi qui, vu les circonstances,
donnait envie de dire «chapeau bas».
Nietzsche n'avait pas tout
prévu.
Le philosophe avait énoncé dans son essai "Le crépuscule des
idoles" que tout ce qui ne tue pas rend plus fort.
Mais plus beau?
Plus
lumineux?
A soixante-six ans, la belle Anne paraît se ressembler enfin.
Elle fut l'héroïne d'un mauvais feuilleton, la partenaire d'un jeu
vulgaire, dégradant.
Jusqu'au bout, elle a honoré son engagement,
fendant la foule des paparazzis, après le scandale planétaire du Sofitel
new-yorkais, aux côtés de celui qu'elle s'était choisi en 1991 pour le
meilleur et pour le pire.
Il lui a fallu un an pour juger que trop,
c'était trop.
Quelques mois aussi, le temps qu'un regard plus
bienveillant, plus généreux se pose sur elle, pour redevenir cette femme
lumineuse. Amoureuse.
Il n'était qu'une rumeur.
Un bel homme
d'âge mûr apparu sur une photo floue d'un magazine.
C'est Pierre Nora, cet immense intellectuel, membre de
l'Académie française.
Anne
Sinclair et Pierre Nora. Dix-sept ans les séparent et pourtant leur
couple parle d'évidence.
Mêmes origines familiales, même milieu
culturel, même sensibilité. Tous deux sont issus de la grande
bourgeoisie intellectuelle juive, imprégnée de l'histoire de la Shoah,
mais pas religieuse.
Le père de Pierre, Gaston Nora, était un grand
chirurgien, son frère, Simon, un énarque, héraut de la Résistance, haut
fonctionnaire décédé en 2006.
Lui-même, qui a échappé de peu à une rafle
à treize ans, est agrégé d'histoire, directeur d'études à l' Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales.
Il fut surtout l'éditeur de tout ce
qui compte du point de vue intellectuel en France: de Raymond Aron à
Georges Dumézil, de Georges Duby à Michel Foucault, de Jacques Lacan à
Emmanuel Le Roy Ladurie.
Chantre de la nouvelle histoire,
«marginal central», comme il aime à se définir, Pierre Nora a créé la
brillante revue Le Débat, côtoyé Stéphane Hessel, tutoyé Régis Debray,
entre autres, autant de penseurs qui ont régulièrement partagé sa table
chez lui dans le VIe arrondissement parisien, place de Furstenberg,
quartier privilégié, mais pas bling-bling, du monde de l'édition.
Pas de Dodo la Saumure parmi ses commensaux, pas de petites frappes et de femmes paumées, exploitées.
Depuis
son enfance, dans un milieu libéral et ouvert, il a évolué dans
l'aristocratie des idées.
Chez lui, des René Char, des Mendès France,
des Merleau-Ponty venaient échanger.
Ses copains, qui deviendront des
flambeaux du siècle, s'appelaient Jean-François Revel ou encore François
Furet, qui fut même son beau-frère.
Son ex-épouse, décédée en 2011,
Françoise Cachin, en plus d'avoir été conservatrice de musées
prestigieux, initiatrice du Musée d'Orsay, était la petite-fille du
peintre Paul Signac.
Les mêmes «couleurs» en quelque sorte qu'Anne
Sinclair, petite-fille du grand marchand d'art Paul Rosenberg, dont la
grand-mère fut modèle pour Picasso, et qui vient de raconter leur
histoire familiale dans 21 rue La Boétie, édité chez Grasset par un
certain… Olivier Nora, neveu de Pierre.
La boucle est bouclée. Ces
deux-là se sont enfin trouvés.
Et pour une fois, sans que les
médias ne soient invités à la contemplation de leur hyménée. Fini tout
cela.
«Elle choisit un homme qui a du recul, de la réflexion sur les
faits de l'Histoire, de l'intériorité, qui s'efface devant les idées,
analyse Jean-Paul Mialet, psychiatre (auteur de Sex æquo, le quiproquo
des sexes, Albin Michel), alors que DSK utilisait les médias, leur
immédiateté pour se mettre en avant, pour servir son ego.»
Comme si
aujourd'hui, à la conquête du pouvoir elle préférait celle du savoir.
Comme si après avoir été cabossée, méprisée, le temps était venu pour
elle de se respecter, de s'aimer.
Pour pouvoir l'être, aimée, enfin,
d'un homme dont c'est la philosophie.
«Reste qu'en choisissant Pierre
Nora, poursuit le psychiatre, Anne Sinclair montre qu'elle a toujours
besoin de vivre avec un homme surdimensionné, une éminence grise, une
intelligence qui fascine toutes les femmes.
Elle a besoin de quelque
chose d'exaltant, un amour superlatif.»
Il faut cela, parfois, du très
beau, du très fort, pour pouvoir tourner la page sur le pire.
Le Taleggio appartient à la catégorie des Stracchini, fromages d’origine lombarde caractérisés d’une pâte moelleuse et d’une forme en général carrée.
L’origine de ce produit remonte au XXI siècle.
On n’a pas des références exactes, mais il paraît que son nom "stracchino" est dû au terme dialectal "stracch", c’est à dire "fatigué", parce que ces fromages était produits à la fin de la saison, avec le lait des animaux fatigués après le long retour des pâturages à une altitude très élevée.
Pour la grande diffusion de ce fromage, beaucoup de fromagers ont commencé à produire le Taleggio aussi en dehors de la Vallée homonyme (Val Taleggio), dans tous les Prealpes Orobiche.
La production du Taleggio, qui se passait seulement d’été et seulement à la montagne, est aujourd'hui diffuse dans les grands établissements et chez des petits artisans qu’on peut rencontrer dans les chalets de montagne.
Le Taleggio est un fromage demi - moelleux à pâte crue, produit seulement avec du lait de vache entier.
Il a une forme à parallélépipède quadrangulaire et un poids de 2 kg. Sa croûte est fine, moelleuse à toucher, de couleur rose.
Ce fromage est soumis seulement au salage.
La pâte a une couleur blanche – jaune.
Sa structure est robuste et compacte et la pâte est particulièrement moelleuse sous la croûte.
Il a un arôme caractéristique, quelques fois piquant, autres fois son goût rappelle celui du beurre, il peut aussi être doux ou salé dans les formes plus affinées.
Sa réalisation: le lait de vache entier, avec l’éventuelle addiction de lait fermenté, est chauffé à 30°-36° C de température; pour obtenir la coagulation on utilise du caillé liquide de veau.
Après la rupture du caillé, la masse du fromage est extraite et mise en ballots.
Vient ensuit le chauffage et le salage à sec ou en saumure.
L’affinage dure 40 jours et est fait dans des chambres à 3°-8° C de température et une humidité de 85-90%.
Tous les 7 jours on traite les formes avec la saumure pour empêcher la naissance de moisissure anormale et pour faire apparaître sa classique couleur rosée naturelle.
Zone de production: province de Bergamo, Brescia, Como, Milano, Lecco, Lodi, Pavia.
Le calisson d’Aix, délicieuse friandise en forme de navette, est la
spécialité de la ville d’Aix-en-Provence depuis le XVème siècle.
Cette
pâte de fruits confits et d’amandes broyées nappée de glace royale est
aujourd’hui toujours fabriquée selon des méthodes artisanales.
Les friandises à base d’un mélange d’amandes et de fruits confits existaient dès l’Antiquité grecque et romaine.
Nommé Calisone en Italie et Kalitsounia en Grèce, le calisson d’Aix serait apparu sous sa forme moderne vers 1473, à l’occasion du repas de noce du second mariage du Roi René d’Anjou avec Jeanne de Laval.
Cette confiserie ayant rendu le sourire à la future
reine, un convive aurait dit "di calins soun", "ce sont des câlins" .
Selon une autre explication, les calissons, bénis
par l’Archevêque, étaient distribués aux fidèles en chantant : "Venite
Ad Calicem", "Venez au calice", qui se traduit en provençal "par venes
toui i calissoun."
Chaque année la bénédiction des calissons d’Aix se tient à Aix-en-Provence au début du mois de septembre.
Cette tradition rappelle le vœu, prononcé par Martelly en 1630, de
faire célébrer chaque année un office d’action de grâce à la Vierge de
la Seds, sainte patronne de la Ville d’Aix.
L’amande fut introduite en Provence au XVIème siècle mais il fallut attendre le XIXème siècle pour que s’ouvrent les premières fabriques de calissons.
On recensait une vingtaine de fabricants de cette confiserie à Aix-en-Provence au début du XXème siècle.
De nos jours, la fabrication du calisson est restée artisanale : les neuf fabricants de calissons de la ville, réunis au sein de l’Union des Fabricants des
Calissons d’Aix (UFCA), perpétuent quatre siècles de tradition.
La confiserie du Roy René, fondée en 1920, était à l’origine un fabricant de nougat.
C’est en 1973 qu’elle s’est spécialisée dans le calisson d’Aix, au point de devenir le premier producteur de calissons.
Cette entreprise familiale a ouvert un musée qui retrace l’évolution
de la production du calisson de la fin du XIX ème siècle à nos jours.
La Collezione Peggy Guggenheim è uno dei più importanti
musei in Italia per l'arte europea ed americana del XX secolo con sede a
Venezia presso Palazzo Venier dei
Leoni, sul Canal Grande, in quella che fu l'abitazione di Peggy
Guggenheim.
Il museo ospita la collezione personale di Peggy Guggenheim,
ma anche i capolavori della Collezione Hannelore B. e Rudolph B.
Schulhof, della Collezione Gianni Mattioli, il Giardino delle sculture
Nasher e mostre temporanee.
La Collezione Peggy Guggenheim è di
proprietà della Fondazione Solomon R Guggenheim che la gestisce insieme
al Museo Solomon R. Guggenheim di New York e al Guggenheim Museum
Bilbao.
SOLO PER I TUOI OCCHI. UNA COLLEZIONE PRIVATA, DAL MANIERISMO AL SURREALISMO
24 maggio - 31 agosto 2014
Dal 24 maggio al 31 agosto 2014 la Collezione Peggy Guggenheim presenta Solo per i tuoi occhi. Una collezione privata, dal Manierismo al Surrealismo
raffinatissima mostra a cura di Andreas Beyer, che svela al grande
pubblico una preziosa selezione di opere provenienti dalla Collezione
Richard e Ulla Dreyfus-Best di Basilea.
Con una selezione di circa 120
pezzi, tra oggetti, dipinti, disegni e sculture che spaziano dal
Medioevo al presente, l’esposizione intende rivelare il cosmo della
collezione, e al contempo far emergere l’attualissima questione
dell’impatto e della forza dell’arte nel corso dei secoli.
Nel suo
originale accostamento di oggetti, essa costituisce un’impresa
pionieristica, guidata da un principio che esclude qualsiasi casualità e
implica gli indispensabili criteri di originalità e qualità.
La
collezione presenta opere, tra gli altri, di Arnold Böcklin, Victor
Brauner, Pieter Brueghel il Vecchio, Giorgio de Chirico, Francesco
Clemente, Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte, Man Ray e Andy
Warhol, qui esposte per la prima volta tutte insieme.
La mostra è
co-organizzata dalla Collezione Peggy Guggenheim insieme al Kunstmuseum
di Basilea, dove sarà allestita dal 21 settembre 2014 al 4 gennaio 2015.
A proposito del Museo..
La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dal 1949 ha sede presso Palazzo Venier dei Leoni.
Il palazzo si affaccia sul Canal Grande, fra Santa Maria della Salute e l'Accademia. È un edificio settecentesco mai terminato.
Palazzo Venier dei Leoni un tempo era la casa di Peggy Guggenheim, che
tre giorni alla settimana apriva al pubblico la sua collezione.
Ora vi
riposano le sue ceneri e le opere che raccolse con passione.
L'ingresso del palazzo guarda verso il Canal Grande.
È riconoscibile per la presenza di una scultura di Marino Marini, L'angelo della città (1948).
La scultura ripropone il tema del cavallo e cavaliere, tanto caro all'artista.
Dal 1979, quando la Fondazione Solomon R. Guggenheim ha assunto la
gestione della collezione, sono stati effettuati numerosi interventi di
restauro, necessari per ampliare gli spazi espositivi e rendere il museo
più funzionale.
Il progetto di risistemazione del palazzo ha dovuto
tenere conto di numerosi problemi, quali l'installazione di un impianto
di climatizzazione e di un sistema di allarme.
L'acquisizione di nuovi
locali in un edificio vicino ha creato lo spazio per il museum-shop, la
caffetteria e per le mostre temporanee.
È stato sistemato anche il giardino, inaugurato nel 1995.
Al suo interno
sono state disposte alcune sculture, provenienti in parte dalla
collezione di Peggy Guggenheim, e in parte dalla Raymond and Patsy Nasher Sculpture Collection di Dallas.
La grande ristrutturazione è il frutto di una collaborazione tra diversi
professionisti. Il progetto di ampliamento si deve all'architetto
Clemente di Thiene, gli interni ai disegni dello studio Vignelli di
New York, l'esecuzione dei lavori all'impresa di costruzioni Gadaola di
Milano.
Molto si deve anche agli sponsor: Arclinea e Bisazza Mosaico di
Vicenza, che si sono occupati dei pavimenti; la Reggiani Illuminazione,
che ha fornito le luci, la Zanussi, che ha donato l'equipaggiamento da
cucina per la caffetteria.