lunedì 29 settembre 2014

Il fantastico progetto Aqualagon




Aqualagon é “Un mondo uscito dal lago”: secondo la definizione che l'architetto Jacques Ferrier dà a uno dei suoi progetti più ambiziosi. 



Questo ambizioso progetto dovrebbe realizzarsi a Parigi nel 2016 e ha l'ambizione di diventare uno dei parchi più grandi e lussuosi d'Europa. 
Sorgerà a Villages Nature, parco naturale (nato da un progetto turistico residenziale di Euro Disney e Pierre et Vacances-Center Parcs) che si trova a 6 km da Disneyland e seguirà la sua stessa impronta green.

 
L'impianto sfrutta infatti l'energia geotermica e fonti integrative di energia rinnovabile per avere zero emissioni.

Nel progetto :  cascate, piscine ad onde, scivoli e persino un fiume attivo. Ma non è finita qui, perché è previsto anche un percorso paesaggistico con piante acquatiche e vapori acquei. 

Les amoureux de promenades, de flânerie et d'observation de la Nature ne seront pas en reste, puisqu'un cheminement paysager en lacets, imaginé par Thierry Huau, permet de rejoindre à pied le sommet du Parc aquatique, à une vingtaine de mètres de hauteur. De là, juste au-dessus de la cime des arbres et face au lac principal et aux Jardins suspendus, l'on pourra contempler l’ensemble de la destination et des massifs forestiers alentours.

domenica 28 settembre 2014

Jasmine, Trilli, Rapunzel..3 anelli veri per principesse di Disney

Per l'esotica Jasmine, Gemvara ha creato un bellissimo anello in oro bianco 14K tempestato di zaffiri con un topazio blu quadrato.  2,514 dollari.


 

Per Trilli un anello tempestato di diamanti o artificiali o creati in laboratorio. Anche il metallo è eco-friendly. Creato da MiaDonna&Co. 1,998 dollari.

 

Alla dolce principessa dai lunghissimi capelli biondi é dedicato un originale anello a tema floreale in oro giallo con diamanti, tormalina rosa e un bellissimo ametista centrale. Anche questo anello è di Gemvara. 1,247 dollari.


Annibale figlio di Amilcare


Il padre di Annibale, Amilcare Barca, nel 237 aveva condotto con sé il figlio fanciullo (Annibale era nato nel 247 a.C.) in Spagna, allora in parte sotto il controllo cartaginese (Cartagine), e gli aveva instillato un odio profondo verso i Romani

La Penisola Iberica era considerata da Barca una base essenziale per contrastare l'espansione romana. 
Divenuto a soli 25 anni comandante in capo delle forze cartaginesi in Spagna, Annibale proseguì in modo aggressivo la politica paterna. 
A questo scopo conquistò Sagunto, alleata di Roma, dopo un assedio durato 8 mesi (219-218), dando così inizio alla seconda guerra punica, formalmente dichiarata nel 218. 
Lo scopo di Annibale non era tanto la distruzione di Roma, quanto piuttosto il suo indebolimento e la distruzione della federazione italica; obiettivi che egli riteneva di poter conseguire solo portando la guerra direttamente in Italia
Così nella primavera del 218 diede inizio alla spedizione che doveva indurlo a sfidare Roma nel suo stesso territorio. 

Partì con un esercito di circa 60.000 uomini, composto nel suo nucleo da Cartaginesi e per il resto da appartenenti a diverse popolazioni, che egli seppe fondere in un'efficiente compagine. Attraversò le Alpi con i suoi soldati e un certo numero di elefanti, superando enormi difficoltà. 



La durissima traversata della catena montuosa e la guerriglia condotta dai montanari ridussero il numero dei suoi uomini, stremati, a 20.000 fanti e 6.000 cavalieri. 



 A fine settembre del 218 l'esercito cartaginese era giunto nell'alta valle del Po dove, piegata la resistenza delle popolazioni galliche, ottenne da queste i necessari rifornimenti. 
Così, rafforzato, Annibale prese ad affrontare i Romani.

I successi in Italia
Un fattore importante nei successi iniziali di Annibale fu la sua capacità di ottenere la neutralità, e in molti casi l'appoggio, delle popolazioni celtiche (Celti) insofferenti alla dominazione romana. 
I Romani non avevano idea del tipo di avversario che si trovavano di fronte e credevano di poter battere facilmente un esercito in gran parte raccogliticcio come quello di Annibale
Ma ben presto si resero conto dell'errore.  
Annibale, cui si erano unite formazioni di Galli, conseguì in successione una serie impressionante di vittorie: presso il Ticino, il Trebbia e poi il lago Trasimeno, dove caddero circa 15.000 Romani dei quali migliaia furono presi prigionieri. 



Dopo la disfatta del Trasimeno, nel 217 i Romani elessero dittatore Quinto Fabio Massimo, il quale decise di condurre una guerra di logoramento dell'avversario, sottraendosi a quella nuova grande battaglia campale che Annibale cercava per distruggere definitivamente la resistenza avversaria. 
Per questa sua condotta, Fabio Massimo fu soprannominato il Temporeggiatore.Intanto il console Terenzio Varrone, che disprezzava la tattica dilatoria di Fabio Massimo, decise di affrontare Annibale a Canne, in Puglia.  
Roma conobbe uno dei momenti più tragici della sua storia. 
L'esercito romano, forte di circa 50.000 uomini, contando sulla sua netta superiorità numerica, nell'agosto 216 subì nella battaglia di Canne una terribile sconfitta: la maggior parte dei soldati romani fu sterminata, mentre i Cartaginesi persero meno di 6.000 uomini. Questa straordinaria vittoria, vero capolavoro del genio militare di Annibale, consentì ai Cartaginesi di indebolire fortemente il dominio di Roma nell'Italia meridionale.
La reazione di Roma
A questo punto si imponeva la decisione se cercare o meno di conquistare Roma
Contro il parere di alcuni dei suoi generali, Annibale non seguì questa strada, convinto che un assedio della città avrebbe compromesso la sua forza militare. 
Egli era in attesa di rinforzi da Cartagine che non giunsero. 
Nell'ora del maggior pericolo, Roma dimostrò una compattezza e una determinazione che sorprese del tutto i Cartaginesi. 
Di fronte all'inflessibile decisione dei Romani di non cedere, anche il favore ottenuto dai Cartaginesi presso parte delle popolazioni italiche, ormai stanche della politica di requisizioni messa in atto da Annibale per sostenere i suoi soldati, subì un crescente deterioramento. 
Colpi durissimi furono le vittorie conseguite dai Romani in Spagna, che fu sottratta al dominio cartaginese. 
La sorte di Annibale, che a un certo punto si era spinto a pochi chilometri da Roma, fu segnata dalla sconfitta subita nel 207 presso il Metauro da un corpo di spedizione venuto in soccorso sotto la guida di suo fratello Asdrubale, il quale morì in combattimento.

La situazione precipitò quando Publio Cornelio Scipione, che capeggiava l'opposizione a ogni intesa tra Roma e il nemico, nel 204 portò la guerra in Africa direttamente contro Cartagine

Per impedire lo sbarco dei Romani in Africa, Cartagine aveva inviato in quello stesso anno una nuova spedizione di soccorso ad Annibale, guidata da un altro suo fratello, Magone, il quale era giunto in Liguria. 
Ma le forze erano insufficienti e ne risultò un completo fallimento.

La battaglia di Zama e la fine di Annibale
Di fronte all'estremo pericolo che, con lo sbarco di Scipione in Africa, colpiva Cartagine, Annibale, che aveva combattuto per 15 anni senza aver mai subito una sconfitta significativa, fece ritorno in patria. 
Gli eserciti romano e cartaginese, forti entrambi di circa 40.000 uomini (ma con una netta inferiorità del secondo in fatto di cavalleria), si affrontarono nella battaglia decisiva a Zama nel 202. 

Il grande condottiero subì una devastante sconfitta a opera di colui che, per celebrare la vittoria, venne da allora chiamato Scipione l'Africano. 
Roma impose pesantissime indennità: sia per farsi ripagare le distruzioni e le spese ingentissime che l'invasione cartaginese le aveva imposto, sia per colpire in maniera determinante la potenza economica della grande antagonista, la quale venne privata di ogni possedimento al di fuori dell'Africa. 

Annibale conservò per un certo tempo una posizione di primissimo piano nel governo della sua città, cercando di introdurre in essa importanti riforme al fine di risollevarla. 
Ma si scontrò con un partito avversario conservatore che prese a ostacolarlo. 
Inoltre i Romani lo accusarono di intese ostili con il sovrano della Siria Antioco III. 
Sicché, isolato e osteggiato, Annibale si rifugiò nel 195 presso costui, tessendo una trama antiromana, fallita quando Antioco fu sconfitto dai Romani nel 189. 
Allora il Cartaginese cercò rifugio presso il re di Bitinia, Prusia. 

Allorché i Romani imposero a Prusia di consegnare Annibale, questi, deciso a sottrarsi all'estrema umiliazione di essere portato prigioniero a Roma, nel 183 a.C. si avvelenò.





In breve la leggenda della nascita di Roma




La leggenda dice che il dio Marte e la vestale Rea Silvia un giorno si incontrarono e si innamorarono perdutamente. 
Dopo nove mesi nacquero due gemelli, forti e robusti come il loro padre. 
Ma il cattivissimo Amulio, zio dei due gemelli e re della città di Albalonga, fece imprigionare Rea Silvia e ordinò ai suoi servi che i gemelli fossero messi in una cesta e gettati nel fiume Tevere, affinché la corrente li trascinasse via e li portasse via per sempre. Amulio temeva che da adulti i due bambini potessero governare al suo posto.
 
Proprio in quel giorno, il Tevere era straripato e, quando le acque del fiume si ritirarono, la cesta si incagliò fra i cespugli sotto il colle Palatino
Fortunatamente una lupa che passava vicino al fiume trovò i due bambini, si avvicinò a loro, cominciò a nutrirli con il suo latte e a riscaldarli. 



Poco tempo dopo Faustolo, un pastore che abitava da quelle parti, vide con grande stupore la lupa con i gemelli e decise di portare i due bambini a casa sua e di adottarli.
Il pastore chiamò i suoi figli adottivi Romolo e Remo e li allevò con molto amore. 

Quando furono grandi, Faustolo disse loro di non essere il vero padre e raccontò tutta la verità. 

Saputa la loro storia, Romolo e Remo uccisero il perfido Amulio e liberarono la madre, Rea Silvia
Decisero inoltre di fondare una città, proprio sul colle dove la lupa li aveva allattati.
Chiesero consiglio all’indovino per sapere chi avrebbe dato il nome alla città e chi ne sarebbe diventato il re. 
L’indovino rispose che Romolo doveva andare sul colle Palatino, mentre Remo sull’Aventino. 

Da lassù avrebbero guardato attentamente il cielo, studiando il volo degli uccelli per capire che cosa avevano deciso gli dei. 
Remo fu il primo a vedere un gran numero degli uccelli: sei avvoltoi con le ali immense che volavano proprio sopra la sua testa.
Ma poco dopo Romolo ne vide ben dodici. A quel punto i due gemelli cominciarono a litigare: – Sono stato io a vedere gli uccelli per primo! Disse Remo.
- Ma io ne ho visti molti di più! Esclamò Romolo – quindi sarò io il re della nuova città e la chiamerò Roma. Poi prese un bastone, disegnò un grande quadrato per terra e disse: – Ecco i confini della mia città. 

Nessuno dovrà superarli senza il mio permesso.
 

Ma Remo, arrabbiatissimo, non lo ascoltò e calpestò la linea tracciata dal fratello. 
Romolo allora tirò fuori la spada e ripeté: – Chi passerà il confine senza il mio permesso, morirà – e uccise Remo
Romolo diventò il primo Re di Roma e governò con saggezza, aiutato da cento senatori.

E la sua città diventò la più bella e grande città di tutto il mondo antico, capitale di un immenso impero.

lunedì 22 settembre 2014

Lissone, Brianza. Capitale del mobile design e non solo.






Lo sviluppo del Mobile a Lissone ha radici lontane: già agli inizi del Novecento fioriva l’industria del legno, del compensato, del tranciato, degli specchi, degli accessori in metallo, dei marmi, dei tessuti e delle vernici, mentre i falegnami brianzoli giravano l’Africa e il sud America alla ricerca di tronchi pregiati.





Per gli artigiani di Lissone giocò un ruolo fondamentale l’esigenza di arredare la Villa Reale di Monza, che fece collaborare falegnami, vetrai, decoratori, tappezzieri, marmisti e impiantisti.
Dagli anni ‘20 si aprì una fase di progressi tecnici accompagnati da un interessante movimento di idee e progetti nel campo delle arti figurative, e con la metà del secolo scorso prese avvio lo sviluppo legato al mercato dell’arredamento di massa.


Il distretto visse una fase di sviluppo fino alla fine degli anni ‘60, con un andamento eccezionale nell’immediato periodo postbellico, fra il 1945 ed il 1960, connesso alla rapida crescita del reddito delle famiglie italiane e al fenomeno dell’inurbamento, che fecero decollare la domanda dei beni del “sistema casa”.
Il territorio diede vita ad una “area sistema” integrata e diversificata per l’arredamento, dove le relazioni intersettoriali e infra-settoriali costituivano la regola. 

Un reticolo di piccolissime imprese collegate fra loro da relazioni di interdipendenza e complementarità.
A partire dagli anni ‘70 il numero delle imprese cominciò a ridimensionarsi, così come l’occupazione. 


Si è avviato da allora un processo di trasformazione, che nella prima fase ha comportato il diffondersi del processo della subfornitura ed un riposizionamento del sistema di prodotto sul “su misura”, per poi passare al “su disegno”, personalizzando il prodotto sempre di più sulle esigenze del singolo cliente.
Negli anni '90, inoltre, in una fase che non è ancora conclusa, il distretto ha dovuto affrontare i cambiamenti profondi del sistema tecnologico, della domanda, della competizione estera e del sistema distributivo.

Il Grande Design Milanese del movimento moderno è diventato realtà nelle botteghe di Lissone, che misero a disposizione il proprio ingegno ai designer, per trasformare i progetti in oggetti.
Inoltre, un ruolo importante è ricoperto dal Salone del Mobile di Milano, che rappresenta importanti occasioni di aggiornamento sulle tecnologie, sui materiali e sul design. 

Oggi a Lissone sono presenti 173 negozi di arredamento e 248 aziende produttrici nel settore legno arredo design.  


Le imprese si distribuiscono nel tessuto produttivo della città, i negozi si concentrano nelle due vie di accesso: via Carducci e viale della Repubblica, componendo un enorme salone dell’arredamento a cielo aperto che rappresenta tutta la gamma di produttori dei mobili italiani.

Nel 1964 prese avvio il Premio Lissone, che per oltre vent’anni poté contare su partecipanti illustri come Ennio Morlotti, Renato Birolli, e Valerio Adami


Nel 2000 nacque il Museo di Arte contemporanea, che oltre ad ospitare la collezione permanente derivante dallo storico Premio, propone con continuità esposizioni, incontri e concerti. 

A Lissone è presente la più grande Biblioteca del Mobile e dell’arredamento in Europa, nata nel 1941 grazie alla Scuola Professionale locale, che si impegnò a costruire “una biblioteca tecnico-artistica rivolta a tutti coloro che si occupano della lavorazione del legno e della costruzione di mobili”.


Un fiore all’occhiello è l’Istituto del legno del mobile dell'arredamento G. Meroni (IPSIA): la più grande scuola europea del Legno, che vanta 130 anni di storia e da cui tutti i mobilieri lissonesi sono passati. 
La scuola continua a preparare tecnici e creativi, linfa vitale per la continuità del patrimonio imprenditoriale lissonese.


mercoledì 17 settembre 2014

I ghirigori di Eva ispirano la mamma artista!

 
 
 
Ecco una mamma, artista, che trova l'ispirazione nei ghirigori della sua piccola musa.
Ruth, la mamma e Eva, la figlia di 2 anni, formano una bella equipe!
 
 
 
La piccola, come tutti i bambini, pasticcia tutto il giorno. La mamma, l'artista tedesca Ruth Oosterman si lascia ispirare dalle linee astratte del suo tesoro.. e il risultato é fenomenale!
Visi, uccelli, paesaggi, tutti i ghirigori di Eva prendono vita attraverso la creatività di Ruth..

Scopri di più sul sito di Ruth www.ruthoosterman.com

lunedì 15 settembre 2014

Il Made in Italy, orgoglio italiano




L'espressione Made in Italy, orgoglio per i produttori italiani, rappresenta la qualità, la creatività e l'inventiva. 
Infatti molto spesso i prodotti italiani sono riconosciuti come prodotti di alta qualità, curati nei dettagli, creativi nel disegno e nelle forme.

Non è sempre stato così. 
Infatti originariamente l'espressione Made in Italy aveva un significato quasi negativo. 

L'espression fu imposta ai produttori italiani negli anni '60 dalla  Francia e dalla Germania, che avevano abbandonato l'industria povera del tessile e della calzatura, per segnalare ai loro cittadini che i prodotti non erano realizzati nelle loro nazioni.

Oggi invece i  marchi italiani sono molto apprezzati nel mercato internazionale per il loro design innovativo e per la qualità dei materiali. 


Nel campo della moda il Made in Italy conta nomi d'eccellenza come Valentino, Giorgio Armani, Dolce & Gabbana e Prada






Nel campo delle automobili e delle moto spiccano Ferrari e Ducati con grandi designers e architetti italiani come Giorgetto Giugiaro, Sergio Pininfarina e Massimiliano Fuksas che hanno firmato progetti internazionali.



Gli oggetti culto come la Vespa e la caffettiera sono diventati
simboli di arte di vivere all'italiana.


 
Fiore all'occhiello e "Patrimonio dell'umanità", la cucina italiana

Ricca e variegata riflette le tradizioni e i costumi di ogni regione italiana. 


La pizza e la pasta sono certamente i piatti più conosciuti e apprezzati. 
Ma anche specialità regionali come il risotto allo zafferano, il pesto alla genovese e la bistecca alla fiorentina sono ormai diventate ricette italiane. 

Comune denominatore di tutta la cucina italiana il buon vino che conta nomi eccellenti quali il Cannonau sardo, il Chianti toscano, il Barolo piemontese e il Verdicchio marchigiano.

L'Italia è per questo stata soprannominata il Belpaese dove trascorrere una "dolce vita".

Insieme alle parole "Pizza" e "Pasta", è l'espressione "Made in Italy" a richiamare, in tutto il mondo, l'idea di "prodotto italiano".  

Qualità-Stile-Immagine-Fama-Prestigio sono le caratteristiche garantite dalla certificazione del Made in Italy.