sabato 27 novembre 2010
La nuova boutique Borbonese a Torino
Ecco un indirizzo fashion, decisamente imperdibile, da annotare nella guida agli acquisti più cool di stagione.
A Torino si é aperta in via Amendola 4bis/B, la nuova boutique Borbonese, che inaugura il suo nuovo progetto di ampliamento del brand e presenta un innovativo concept, che guiderà tutte le prossime aperture in Italia e all’estero.
Contrasti in chiaro scuro, contrapposizione tra materiali lucidi e opachi, maxilampadari in legno che fanno da contraltare a luci filiformi in metallo: l’atmosfera dello store si gioca tutto sulle antinomie e sull’armonizzazione degli opposti.
Lontano dalle logiche industriali e forte di lavorazioni basate sull’artigianalità, lo spazio si snoda su due piani, con grandi vetrine – che esaltano la bellezza dei prodotti Borbonese – e un ampio ingresso pronto a contaminarsi con il mondo dell’arte. Per manifestare appieno la sua duplice anima, in cui lo yin e lo yang si fondono in un unico insieme per rendere il tuo shopping un’esperienza davvero emozionale.
Torino, Boutique Borbonese,
Via Amendola 4 bis/B
Et si on allait à Megève ?
Voilà, l'hiver est là !
Il est temps de savourer une parenthèse enchantée dans le charmant village de Megève afin de profiter de l'air vivifiant de la Haute Savoie et de la douceur de vivre megévanne...
Nichée au cœur des Alpes, en Haute Savoie, la petite station de ski à la renommée internationale accueille depuis le début du siècle dernier nombre de têtes couronnées et de V.I.P.
Les rues de ce village soucieux d’encourager un tourisme vert peuvent s’enorgueillir d’avoir préservé l’architecture harmonieuse du début du XXème siècle qui a fait la renommée de la station.
Après avoir découvert les massifs montagneux environnants (notamment via les pistes du vaste domaine skiable d’Evasion Mont-Blanc) et afin de surmonter le froid hivernal, on peux decouvrir une gastronomie toute « fromagère » accompagnée de délicieux vins de Savoie…
Si le temps n’est pas au beau fixe, profitez de votre passage à Megève pour découvrir le Musée du Haut Val d'Arly qui a pour particularité de se trouver dans une ferme ancienne. Vous découvrirez l'histoire de la station et du patrimoine local.
Infos Pratiques:
Pour se rendre à Megève en avion :
Les aéroports les plus proches sont ceux de d’Annecy et de Chambéry.
On peux également profiter de l’aérodrome de Megève.
Aéroport d’Annecy
www.annecy.aeroport.fr
Aéroport de Chambéry
www.chambery-airport.com
Aérodrome de Megève
www.aerocime.com
En train:
La gare la plus proche est celle de Sallanches.
A titre informatif :
Paris- Sallanches : 5h30 en moyenne
Lyon- Sallanches : 4h30 en moyenne
www.voyages-sncf.com
En voiture
Paris- Sallanches : 5h 30 environ en passant par l’A6 puis l’A40
Lyon- Sallanches : 2h environ en passant par l’A40
Sites et informations utiles
Office du tourisme de Megève
www.megeve.com
Comité Départemental du Tourisme de Haute Savoie et Savoie
http://hiver.savoie-mont-blanc.com
Comité Régional du Tourisme de Rhône Alpes
www.rhonealpes-tourisme.fr
Evénements à retenir
Décembre
Parade aux flambeaux
www.megeve.com
Janvier
Grande Odyssée
http://www.grandeodyssee.com
Megève Polo Masters
www.polo-master.com
Snow Golf Cup
www.snowgolfcup.com
Mars
Festival Cocteau
www.megeve.com
Championnats de France de ski freestyle et de bosses
http://www.skifreestylefrance.com
lunedì 22 novembre 2010
Una voglia di Argentina..
Con i primi freddi arriva la voglia di scappare in luoghi caldi e gradevoli.
Oltre al clima, perché non aggiungere l'occasione di scoprire usi e costumi differenti, una storia e un contesto interessante.
E ancora..un continente lontano ma con origini e tradizioni legate al mio passato..e dunque, per concludere perché non andare in Argentina !
Trovata la destinazione, é meglio raccogliere le informazioni di base.
Un giretto su Internet e ecco fatto!
Informazioni Paese:
Lingua : La lingua ufficiale è lo spagnolo, con alcune differenze rispetto a quello parlato in Spagna.
L’italiano è piuttosto diffuso.
Valuta : Peso argentino (ARS), corrispondente a 0,1827 euro (1 euro = 5,4404 ARS).
Fuso Orario : -4 rispetto all’Italia (-5 quando in Italia vige l’ora legale).
Documenti : Passaporto con validità minima di sei mesi.
Non sono richiesti visti d’entrata per soggiorni inferiori a tre mesi.
Avvertenze sanitarie (vaccinazioni profilassi) e precauzioni :
Nessuna avvertenza particolare.
Si consiglia di stipulare un’assicurazione medica prima di partire.
Vista una certa diffusione della microcriminalità, è bene usare prudenza soprattutto nelle zone periferiche delle città e nelle ore notturne.
Come arrivare :
Si può volare senza scalo da Roma a Buenos Aires con circa 14 ore di percorrenza con Aerolineas Argentinas oppure con Alitalia, atterrando nell’Aeopuerto Internacional Ministro Pistarini.
Periodo migliore per partire :
Le stagioni sono invertite rispetto alle nostre. Il clima risulta diversificato lungo il territorio.
A Buenos Aires si può andare tutto l’anno, mentre la zona nord-est ha un clima sub-tropicale e sempre umido.
Nelle località montane, dove si scia, il periodo migliore è la nostra estate, come pure se ci si vuole spingere fino all’estremo Sud della Patagonia. Un periodo ottimale per visitare l’intero paese in lungo e in largo è il nostro autunno, corrispondente alla primavera argentina.
La capitale: cosa vederell cuore di Buenos Aires è rappresentato da Plaza de Mayo, circondata dalla storica Torre di Guardia, dalla Casa Rosada (residenza del governo) e dalla Cattedrale. I lunghi viali intorno sono tutti molto animati.
Sulla Avenida de Mayo si trovano bistrò e locali caratteristici come l’antico Café Tortoni, mentre lungo l’Avenida Corrientes s’incontrano ristoranti, cinema e teatri. Famosa per la sua incredibile larghezza è la Avenida 9 de Julio, dove si trova anche il prestigioso Teatro Colòn.
Tra i quartieri della città, il più caratteristico è quello di San Telmo, dove in molti locali e ristoranti vanno in scena spettacoli di tango e dove si possono trovare non solo tanti negozietti vecchio stile ma anche un mercato delle pulci, che si svolge alla domenica in Plaza Dorrego.
Molto pittoresco è anche il quartiere italiano La Boca, contraddistinto dalle facciate vivacemente colorate delle casette. Chi vuole rilassarsi nel verde può dirigersi al periferico Aeroparque Jorge Newbery, nei pressi dell’aeroporto. In questa grande area si trova un lago artificiale, spazi per il picnic, un campo da golf, l’ippodromo cittadino e altre strutture sportive. Da non perdere lo spettacolo delle partite di polo che si svolgono in autunno nei campi del parco. Gli amanti del tango possono rendere omaggio al grande cantante Carlos Gardel visitando la sua grande e scenografica tomba presso il cimitero di Chacarita.
I luoghi da non perdere in ArgentinaT
ra le principali attrattive dell’Argentina ci sono quelle naturalistiche.
Molto visitata è la Patagonia, soprattutto nell’estremo Sud, nella Terra del Fuoco dove si trova la città di Ushuaia, la città più meridionale del mondo.
Qui si possono fare anche crociere tra i ghiacci e si possono ammirano foreste, laghi, ghiacciai e una ricca fauna di uccelli acquatici, leoni marini e castori. Nel Parco Nazionale Los Glaciares, vicino a El Calafate, i turisti arrivano per visitare soprattuto il colossale ghiacciaio Perito Moreno.
Al confine con il Brasile si trova invece un’altra meraviglia naturale: le spettacolari Cascate dell’Iguazù.
Tra le grandi città, meritano una visita Cordoba, seconda del Paese per popolazione dopo Buenos Aires, che conserva molti edifici storici, Rosario e Santa Fé.
Chi vuole vedere un’Argentina diversa troverà interessante la cittadina di Bariloche, famosa stazione andina di sporti sia invernali che estivi, nota come “la Svizzera argentina”.
Feste ed eventi
Nella capitale argentina il ballo nazionale dà vita a numerosi eventi, a partire dall’importante Festival internacional del tango che si svolge tra fine febbraio e marzo con decine di ballerini e musicisti impegnati in un centinaio di spettacoli. Il giorno 11 dicembre, anniversario della nascita di Carlos Gardel, è la volta di El dia nacional del tango, durante il quale in tutto il Paese si svolgono concerti con il contorno di competizioni di ballo.
Sempre per quanto riguarda la musica e le danze, a Cosquin in gennaio ha luogo il Festival nacional del folklore, con ballerini e musicisti di alto valore provenienti da tutta l’Argentina.
A Rosario, tra settembre e ottobre si svolge il curioso Encuentro Internacional de Escultura en Madera-Piedra-Cerro, una settimana durante la quale gli scultori fanno a gara per creare di fronte al pubblico opere in legno, pietra o ferro.
Per quanto riguarda lo sport, un appuntamento importante è quello con il Polo Argentine Open, torneo di polo di più che centenaria tradizione che si svolge tra novembre e dicembre al Campo Argentino de Polo di Buenos Aires.
In valigia
Per lui:
Se si è diretti al Nord si può mettere in valigia un abbigliamento leggero, pantaloni, camicie e scarpe comode. Se si punta verso Sud o alle montagne bisogna coprirsi bene: maglioni, cappello e giacca a vento. Scarpe da trekking per escursioni nei parchi.
Per lei:
a Buenos Aires, magliette, vestiti e almeno una camicia elegante con una gonna lunga per il tango, visto che prima o poi capiterà di lasciarsi trascinare nelle danze. In inverno (quello locale) ci vuole comunque una giacca di lana per le giornate più fresche. Al Sud, capi impermeabili e termoisolanti, con scarponcini.
Cosa mangiare
La cucina argentina è stata molto influenzata da quella europea, italiana e tedesca soprattutto.
Nelle città principali, oltre ai ristoranti che puntano a specialità della cucina locale si trovano quindi molti locali di gastronomia europea.
I piatti forti sono quelli a base della famosa e buonissima carne di manzo, che viene presentata soprattutto come asado (arrosto) o parrilla (alla griglia).
Un piatto tipico è la empanada, un involtino di pasta cotto al forno o fritto ripieno di carne o formaggio, uova, cipolle.
Una ricetta andina è quella della hunita criolla, a base di cipolle e pomodori fritti.
In Patagonia invece la specialità è la carne di agnello e nei luoghi di mare, come Ushuaia, prevale il pesce. A parte i vini argentini, di ottima produzione, molto diffuso come bevanda è il mate, un’infuso di erba che si beve solitamente anche come rituale di amicizia.
Cosa comprare :
Ottimi acquisti artigianali si fanno soprattutto negli articoli in pelle e in cuoio, come scarpe, borse, cinture. Nella zona delle Ande è diffusa la produzione di abbigliamento in lana, per esempio di maglioni molto caldi lavorati a mano.
Anche a Buenos Aires si possono trovare negozi che propongono tessuti e oggetti lavorati dagli indios.
Tipici acquisti dei turisti sono inoltre quelli di oggetti e gioielleria in argento e di confezioni di “yerba mate”, l’erba con cui si produce un ottimo infuso stimolante.
Da leggere sulla destinazione :
Per uno sguardo sulla storia recente del Paese, L’Argentina non vuole più piangere (ed. Sperling & Kupfer) di Italo Moretti, mentre per conoscere le radici della presenza italiana Storia degli italiani in Argentina (ed. Donzelli) di Fernando Devoto.
Una “storica” descrizione del Sud del Paese è quella fatta da Bruce Chatwin nel suo libro In Patagonia (ed. Adelphi).
Un bel libro di narrativa “on the road” ambientato in Argentina è L’ora senz’ombra di Osvaldo Soriano.
Indirizzi e link utiliSezione turismo dell’Ambasciata dell’Argentina: piazza dell’Esquilino 2, Roma,
tel. 06.48.07.33.00,
www.ambasciatargentina.it.
Michel Comte mette a nudo le celebrities !
Carla Bruni nuda é costata ben 91 mila dollari a un ricco cinese..
Lo scatto del 1993 porta l’inconfondibile firma di Michel Comte, lo svizzero che sa come prendere le donne.
Per vedere la celebre fotografia della première dame senza veli (o quasi) c'è Not only women. Feminine Icons of our Times, che inaugura a Lucca il 20 novembre, in concomitanta con l’apertura del LUCCA Digital PHOTO Fest.
Carla Bruni è in buona compagnia, con lei ci sono modelle, star del cinema e cantanti, da Pamela Anderson a Eva Herzigova, da Sophia Loren a Claudia Schiffer. L’Olimpo rosa dei nostri giorni è tutto riunito nelle sale del Lucca Center of Contemporary Art per mostrare il suo lato migliore.
Gli oltre 60 scatti esposti – alcuni di piccolo formato (30x30), altri a grandezza naturale – celebrano la femmilità contemporanea: una sofisticata e selvaggia Naomi Campbell; un'esuberante Tina Turner e una sensualissima Penelope Cruz.
Si nasconde nella penombra Sophie Marceau, mentre Demi Moore, in bianco e nero, mostra fiera i suoi bicipiti.
Nessuno sa mettere a nudo le donne come fa Michel Comte, "il cavaliere errante della fotografia", come lo chiama Geraldine Chaplin che a lui si è concessa con la grazia che la contraddistingue.
Fotografo di moda ricercatissimo da riviste patinate (Vogue e Vanity Fair) e da griffe internazionali per campagne pubblicitarie (Armani, Versace, D&G, Ferrè), Comte usa la macchina fotografica come punto d'osservazione privilegiato per "spogliare" i suoi soggetti.
Il risultato sono scatti memorabili diventati icone dell'immaginario collettivo. Stranamente, non solo di quello maschile.
Info: Michel Comte. Not only women. Feminine Icons of our Times, Lucca Center of Contemporary Art, via della Fratta 36, Lucca, tel. 0583.57.17.12, www.luccamuseum.com.
Fino al 23 gennaio 2011. Orari: 10-19, chiuso lun.
Biglietti: 7 €, ridotto 5.
venerdì 19 novembre 2010
Otto artisti per otto vetrine della Rinascente
Colore di base per eccellenza, il bianco.
Bianco come la neve dell'inverno (e del Natale), bianco come colore puro e semplice, bianco come fondo per tocchi cromatici intensi.
Lo spirito del più tradizionale "White Christmas" viene interpretato con tecniche e materiali diversi nelle vetrine del Falgship Store La Rinascente di piazza Duomo a Milano.
Il bianco da sempre si associa alla semplicità e alla tradizione.
Come i fiocchi di neve che cadono a mezzanotte o la tovaglia che decora la tavola imbandita in occasione delle feste.
Dalla carta alla plastica di riciclo, dai collage agli origami, il "non colore" per eccellenza è la base di partenza per il Natale La Rinascente.
Gli otto artisti di provenienza internazionale che hanno allestito le vetrine del negozio di Milano con le loro creazioni e le loro sculture sono:
Kirsten Hassenfeld (New York), Gyonggy Laky (San Francisco), Lava/Chris Bosse (Sydney), Margherita Marchioni (Roma), Andrea Mastrovito (Milano), Satsuki Oishi (Osaka), Richard Sweeney (Amsterdam) e Tjep (Amsterdam).
Total white, dunque, per questo Natale in Piazza del Duomo.
Ma con divagazioni cromatiche, come ogni opera d'arte che si rispetti.
giovedì 18 novembre 2010
Tavi, 14 ans, est une blogguese pressée
Tavi a 14 ans et vaut déjà son pesant d’or.
Cette mini-blogueuse star, pas plus haute que trois pommes, vient de s’associer avec Jane Pratt, fondatrice et rédactrice en chef des magazines de mode américains Sassy et Jane, pour lancer un magazine pour ados.
D’abord, la nouvelle surprend.
Puis, on comprend qu’elle ne fait que confirmer le parcours atypique de cette jeune surdouée de la mode.
Il faut dire que Tavi ne laisse personne indifférent.
La gamine fascine, choque, voire même dérange ce monde frétillant qu’est la mode.
Et pour cause : ce n’est pas tous les jours qu’une enfant de son âge sèche les cours pour s’afficher aux premiers rangs des défilés (Dior, Chanel, Marc Jacobs…).
Pressée de grandir, la voilà qui brûle une nouvelle fois les étapes : elle lance un magazine bi-média.
Il y aura un site Web et trois numéros par an, détaille le Women's Wear Daily. Le lancement du site web est prévu le printemps prochain et la parution du premier numéro est attendu pour l’automne 2011.
En attendant, Tavi s’active.
En tant que rédac’ chef, elle s’est lancée à la recherche de sa nouvelle équipe de rédacteurs.
Critère de sélection ? Etre passionné de mode.
lunedì 15 novembre 2010
Un livre pour comprendre les Parisiens
A Paris on a besoin d'un manuel pour entrer dans le monde et dans les habitudes des indigènes..
Le livre publié début septembre aux éditions Parigramme, « Paris, Manuel de survie » vous donne toutes les armes pour comprendre (et mieux affronter) les Parisiens, observés dans leur milieu naturel.
Photos :
Terrasse de café de la rue Vieille-du-Temple.
Paris Plage 2009.
Rangée de vélibs au quartier Latin.
Narcissique, entièrement centré sur ses loisirs et sur son propre corps - dans des proportions pouvant devenir délirantes -, le Parisien ne se contente pas de faire la gueule, il en prend soin.
Se sustentant dans des « néo-snacks bio végétariens » et remplissant son panier de légumes improbables livrés par des Amap*, il espère sauver sa peau en même temps que celle de sa (très) chère planète polluée de « boutiques conceptuelles », de « bars thématisés » et d'épiceries fines hors de prix.
Tel est, dans ses grandes lignes, le portrait (cynique, mais drôle) que le journaliste Jean-Laurent Cassely dresse du Parisien dans Paris, Manuel de survie en se livrant selon ses termes à un « jeu de massacre » sur les us et coutumes des habitants de la capitale. Car, par Parisien, il faut entendre : personne résidant dans le 75.
Originaire de Marseille, l'auteur insiste sur le fait qu'il ne s'agit pas d'un antiparisianisme primaire et qu'il n'y a pas de guerre OM-PSG sous-jacente.
« Il ne faut jamais oublier que les Parisiens ne sont qu'une minorité de provinciaux qui ont réussi, et qu'il n'y a pas plus PARISIEN qu'un néo-parisien converti », tient à souligner Jean-Laurent Cassely.
On est donc loin de la guerre entre la capitale et la province.
Bien loin aussi de l'image mythique de la ville lumière.
Mais finalement assez proche du Parisien tel qu'il aime se montrer en société. Toujours à la pointe de tout !
Jean-Laurent Cassely diagnostique ainsi « un recours quasi névrotique à la nouveauté, qui passe par l'invention de nouveaux concepts en "ing" - fooding, dating, cook dating, snacking - et par la recherche constante de nouveaux lieux alternatifs, de nouvelles références ultrapointues pour définir ses goûts artistiques etc. ».
Peuplée d'une forte densité de cadres célibataires en quête de fun, Paris serait ainsi devenu un vaste « parc d'attractions » où l'on cherche - sans forcément y parvenir - à s'amuser tout le temps. Mais, au final, la ville n'est pas toujours à la hauteur de la prétention de ses habitants.
« C'est une ville hyper conformiste, qui n'est jamais aussi conformiste que lorsqu'elle se veut alternative », conclut l'auteur.
« Devant le lieu réputé le plus inaccessible, il y a toujours un videur, toujours une horde de hypes et des milliards de gens qui font la queue. »
Heureusement, si vous respectez les règles les plus élémentaires rappelées dans le manuel - ne jamais sourire, ne jamais adresser la parole à un inconnu en pleine rue, etc. -, vous devriez être paré pour affronter un grand nombre de situations, parfois des plus cocasses. Mais, surtout, ne riez-pas !
(*) Associations pour le maintien d'une agriculture paysanne
Les cinq meilleurs « case studies » parisiens :
En guise de cours d'introduction accéléré au parisianisme, Jean-Laurent Cassely propose quelques ballades types dans la capitale :
1. Où observer la quintessence de la boboïtude en action ?
Evidemment, aux abords du canal St-Martin et en particulier entre République, métro Jacques-Bonsergent et le pont de la Grange-aux-Belles.
Les fringues « basiques » hyper conceptuelles, les épiceries et boutiques design éco-responsables ou mode éthique, les petites boutiques hyper pointues de DVD, de CD, de livres illustrés, etc. Tout y est.
C'est un case study à part entière !
Remonter jusqu'à Jaurès pour passer au Point Ephémère est le complément idéal de cette visite.
La même visite est possible à Montmartre/Abbesses. Et Montreuil aussi, enfin certains coins.
2. Où observer le bobo en devenir ?
Par bobo en devenir, il faut comprendre jeune et/ou à la dèche : intermittent, artiste plasticien, graphiste, journaliste, webdesigner.
Un spécimen très repérable dans le nord-est (Jourdain, Belleville, Ménilmontant, Parmentier, Goncourt et Colonel Fabien) ; dans le XVIIIe (Lamarck ou Jules Joffrin), un quartier très fourni en néo-industrialo-bistros, bars thématisés « sans thème », néo-libraires d'ultragauche, salles de concerts pour néo-chansonniers ou minimale post-lo-fi, etc.
3. Où observer un écosystème d'actrices-mannequins ?
Pour trouver des actrices-mannequins parisiennes type petites robes de créateur sympa, des néo-brasseries chics, des ateliers-loft-show room de créateurs : se rendre dans le Haut-Marais (du boulevard Beaumarchais jusqu'au Carreau-du-Temple), un quartier qui est une sorte de réserve de beaux riches.
Tout plein de boutiques conceptuelles et d'épiceries fines hors de prix. Plus de Concept Stores que de PMU.
4. Où observer la vie urbaine du jeune CSP+ ?
Pour observer le jeune urbain CSP+ amateur d'afterwork , de brunchs, de coaching et autres mots en « ing » : de la place du marché St-Honoré jusqu'à Opéra (la Mecque du néo-snack californien healthy, un must), prolongement possible dans le XVIIe (le « bon" » XVIIe, pas le « mauvais ») et dans le XVIe (mais moins drôle).
5. Où observer le Parisien « hard core » ?
Le comble du parisianisme est de ne pas habiter à Paris, mais plutôt une autre capitale comme Berlin, Londres, New York, Shanghai.
Le parisien « hard core » peut aussi être déniché en province, à la campagne, avec un pied à terre à Paris, dans les cas les plus pathologiques...
mercoledì 10 novembre 2010
Pour craquer "bio"
Rendez-vous au coeur de Pigalle et plus exactement au 40 rue Jean-Baptiste Pigalle pour se réchauffer dans l'univers rose bonbon de chez Chloé.S.
Ultra glamour, ce salon de thé propose de très chic cupcakes à base d'ingrédients biologiques.
Fabriqués avec amour dans un esprit totalement contes de fée, ils s'associeront parfaitement à un chocolat chaud fumant.
Chloé Saada propose des recettes qui varient chaque jour selon les produits du marché. Mais également des cupcakes salés, ou encore sans sucre et d'autres sans gluten. Enfin, pour les plus téméraires, des cours sont également proposés !
Dans le XVIIIème arrondissement, les gourmands pourront se retrouver chez Autrement sucré.
Au 17 de la rue Custine, une patisserie-salon de thé qui propose des créations bio de grande qualité.
Pourquoi ne pas succomber à l'exquise tarte au citron meringuée accompagnée d'un jus de fruits frais ?
On peut également aller savourer les incroyables cookies bio de chez Laura Todd.
Son restaurant bio situé 81 rue de Breteuil dans le XVème vous offre la possibilité de déguster autour d'une boisson les célèbres cookies durant l'après-midi.
Mais les franciliens ont aussi leurs adresses !
Et notamment le salon de thé Graine de gourmandise au 68 rue de Paris à Maisons-Laffite dans les Yvelines.
Ce salon veille à respecter son engagement écologique depuis sa construction jusque dans ses ustensiles de cuisine ! Une fois installés, vous pourrez savourez divers thés, jus de fruits, café ou sodas biologiques.
Ainsi que des gourmandises élaborées à partir de produits de saison et majoritairement bio.
A Lille, L'Angelière offre une carte de produits bio mais aussi éthiques et artisanaux. Pou passer un moment réconfortant au 17 de la rue du Plat, in ne faut pas hesiter à à découvrir la multitude de cafés et de thés éthiques proposés.
Mais aussi les boissons aux plantes sans théine et les plaisirs lactés au lait de vache ou d'avoine. Du pur plaisir quand on sait que ce salon de thé-patisserie est également une chocolaterie !
A Bordeaux, le Samovar est connu pour être un lieu atypique qui mêle les rencontres, les causeries et la dégustation.
Devant votre chocolat chaud, libre à vous de vous plonger dans un des nombreux livres mis à votre disposition.
Cet endroit à l'ambiance familiale et aux produits gourmands, vous attend dans la charmante rue Camille Sauvageau...
Les Marseillais ne sont pas en reste grâce au Green Bear Coffee.
Au 17 rue de Glandevès, l'engagement est grand et sincère, c'est pourquoi ils ont choisi de vous offrir le meilleur service tout en réduisant leur empreinte carbone. Une bonne raison pour transformer votre après-midi pluvieux en gouter écolo.
Un smoothie ou un jus de fleurs sans sucre ajouté ça vous dit ?
Côté dessert, la maison met à votre disposition, entre autres, cheesecakes, brownies, muffins ou salades de fruits.
A Lyon, le restaurant bio Soline est aussi un salon de thé. Dans une ambiance aux couleurs fruitées, Soline propose une cuisine variée et équilibrée, bio à 91%.
Des thés de qualité et des gourmandises originales à déguster dans le coin détente, idéal pour méditer, lire ou se ressourcer.
Enfin les Nicois pourront décourvir un gouter 100% bio et certifié Ecocert depuis 2005 chez Bio et Cie.
Un restaurant-salon de thé à retrouver 12 rue Alberti.
domenica 7 novembre 2010
Angel, un profumo dolcissimo
La storia
Il flacone sarà una stella, il colore sarà il blu e il profumo evocherà l'infanzia e la femminilità".
Come anello, nella moda o negli accessori la stella ispira tutte le creazioni di Thierry Mugler.
L’origine di questo fascino? Le notti trascorse a guardare le stelle, quando era bambino.
La fragranza
La fragranza immaginata da Thierry Mugler era così audace ed originale che sono stati necessari più di 608 tentativi per arrivare al profumo che conosciamo oggi.
Thierry Mugler fu uno dei primi ad integrare nella profumeria gli odori di cioccolato o di caramello.
Angel è la prima fragranza gourmande che evoca l'infanzia e che non contiene nessun fiore!
Il flacone
Nel 1990 tutti i maestri vetrai consultati per realizzare questo flacone dissero che il progetto era utopistico.
Solo gli artigiani vetrai Brosse accettarono la sfida.
Furono necessari ben due anni per mettere a punto un macchinario speciale. Ma sei settimane prima del lancio ci si rese conto che i primi flaconi prodotti non corrispondevano al progetto.
Dopo aver effettuato numerosi controlli tecnici si scoprì che la caua era una semplicissima corrente d'aria...
Il macchinario fu rimesso in moto ed flacone di Angel poté essere prodotto.
Ho trovato un commento, che condivido al cento per cento, sul profumo Angel nel blog che parla di profumi, prodotti di bellezza e di lusso
http://www.graine2beaute.com , redatto da Alexandra.
J'ai eu mon premier coup de foudre parfumé lorsque j'avais 17 ans, je voulais m'offrir mon premier parfum et me suis rendue seule à la Parfumerie. L'étoile bleue capta immédiatement mon regard; je me suis dirigée vers elle, l'ai portée directement à mon nez et là... tous mes sens se sont affolés, une explosion d'émotion traversa mon corps de la tête au pied ... Cette sensation de pure extase me mena tout droit en caisse! Que j'étais fière... Angel c'était moi et personne d'autre!
Hélas, je ne fus pas la seule à ressentir cette alchimie du bonheur puisque qu'à l'heure actuelle, Angel est l'un des parfums les plus vendus au monde :'(
Bref, Thierry Mugler a récemment lancé "Les Parfums Corps". Doté du - Attention, Hum Hum - Système moléculaire IDS Intense Diffusion System®, Angel devient un parfum intelligent, parce que Oui, les molécules d'Angel ont un cerveau!
Plus sérieusement, cette technologie permet de retarder l'évaporation du parfum en le réactivant tout au long de la journée grâce aux variations de chaleur du corps et par le doux frottement d'un vêtement sur la peau.
Le simple fait de porter la crème pour le corps me dispense de la gestuelle-parfum. La fragrance est vraiment longue tenue!
Mais alors pourquoi payer 55€ un flacon de parfum alors que les prix des "Parfums Corps" débutent à 21€?
lunedì 1 novembre 2010
Amanda Knox ispira un film di Hollywodd
Il dramma di Perugia e i suoi inquietanti protagonisti ispirano il cinema.
La studentessa Amanda Knox, condannata a 26 anni di carcere insieme al fidanzato Raffaele Sollecito, è diventata dunque un personaggio cinematografico.
L’uccisione della studentessa Meredith Kercher, ha reso inevitabilmente popolare Amanda Knox.
Il caso di cronaca appassionò milioni di italiani, ma non solo.
La notizia arrivò anche in America, viste le origini di Amanda e anche lì si parlò tantissimo di questo caso.
Hollywood non si è fatta scappare l’occasione di creare un bel film sull’intera vicenda dal titolo “Trues stories: The trials of Amanda Knox”.
Le riprese sono già iniziate nella zona di Rieti e nelle vesti dell’assassina Amanda è stata scelta l’attrice americana Hayden Panettiere.
Sono apparse le prime foto dell’attrice nei panni di Amanda ed incredibilmente somiglia davvero tantissimo al personaggio della realtà.
Con i capelli più corti e più scuri, la Panettiere è diventata Amanda.
Nel ruolo di Raffaele Sollecito è stato invece scelto l’attore Paolo Romio.
Quello che impressiona di più è proprio notare una grande somiglianza degli attori con i personaggi reali della vicenda, il film in questo modo assume una credibilità ancora maggiore.
Sul caso della Knox c’è anche un altro regista che ha voluto dedicarsi a questa vicenda. Michael Winterbottom si è ispirato al libro “Angel Face: The True Story of Student Killer Amanda Knox” e, con l’attore Colin Firth, sta lavorando a questo nuovo progetto.
giovedì 28 ottobre 2010
Jennifer Lopez e bambini per Gucci
La nuova campagna pubblicitaria per il lancio dell’ultima novità di casa Gucci – la sua patinatissima collezione bambino – vede in campo una testimonial d’eccezione: Jennifer Lopez.
Immortalata con i figli Emme e Max sulle spiagge di Malibu dall’inossidabile duo di fotografi Mert & Marcus, la bella cantante e attrice è ora icona della nuova linea Gucci Kids, suddivisa nelle fasce di età 0-2 e 2-8 anni, che proporrà alle madri più cool una selezione di abbigliamento, calzature, piccola pelletteria e una selezione di accessori quali gioielleria, occhiali da sole, sciarpette e coperte.
Ma non solo: Gucci ha scelto di lanciare la sua linea baby proprio il 20 novembre, in concomitanza con lo Universal Children’s Day (La Giornata Mondiale del Bambino), e di impegnarsi così a versare 1 milione di dollari al programma UNICEF Schools for Africa, con particolare attenzione al Malawi e al Mozambico; paesi che il Direttore Creativo Frida Giannini ha visitato nel novembre 2009, per osservare personalmente lo sviluppo dell’utilizzo dei fondi della maison fiorentina.
Red carpet del Festival ..per cominciare
Il red carpet del Festival Internazionale del Film di Roma è stato finalmente srotolato, e a calcarlo per prime c'erano due vere e proprie stelle di Hollywood: Eva Mendes e Keira Knightley. E non saranno le uniche...
Il cast di Last Night, film di apertura del Festival di Roma.
Da sinistra: Guillaume Canet, Eva Mendes, la regista Massy Tadjedin e Keira Knightley.
mercoledì 20 ottobre 2010
Alla ricerca del panino milanese
Milano , un tempo, era la capitale dei panini.
Sicuramente legato a ragioni sociologiche il panino risponde all'esigenza di nutrirsi in maniera gradevole e rapida.
Poi, qualcosa è cambiato, senza che ce ne accorgessimo.
Le paninoteche sono gradualmente scomparse soppiantate dai baretti armati di microonde.
Di sera, hanno subito l’invasione barbarica dei buffet da happy hour.
Vero é che, nelle teche vetrate dei bar, i panini sonnecchiano in pile da cento.
I panini sono prefabbricati, già pronti da ore, ossidati e imbolsiti.
Mentre un panino degno di questo nome dev’essere “espresso” come un piatto di spaghetti e tagliato su misura come l’abito di una sartoria.
Che peccato ! Andiamo allora a fare un giro per Milano alla ricerca del panino perduto.
Indirizzi fidati sopravvissuti al basso impero del cibo precotto.
1 Bar della Crocetta
Corso Di Porta Romana, 67 - Milano (MI)
Lo gestiscono Giuseppe e Mario dal 1982 Ed è il contraltare del Bar Quadronno che gli sta quasi di fronte. I panini (francesini) traboccano di salse, formaggi e salumi. La lista prevede circa duecento titoli. Salette su due piani per un totale di 60 posti ...
Via Quadronno, 34 - Milano (MI)
Francesini croccantissimi e materia prima di qualità. Questo il manifesto programmatico dello storico Quadronno, faro gastronomico dal 1964. Il panino più famoso è il “Praga completo”: prosciutto di Praga, brie e paté. Ma non c’è il rischio di sbagliare ...
Corso Magenta, 9 - Milano (MI)
Un’altra creatura del signor Galiano, che ha lavorato qui per quasi trent’anni, prima di aprire un locale col prorpio cognome sull’insegna a pochi metri di distanza. Lo stile gastronomico è rimasto inalterato: i panini sono stracarichi di imbottitura. ...
Via Maroncelli, 2 - Milano (MI)
Non è esattamente un ristorante, ma un suo parente prossimo che qui chiamano "hosteria de l’hamburger". Sta tutto in una stanzetta colorata, in allegro disordine, con un bancone dietro il quale si intravvede la cucina e qualche impervio sgabello, attorno ...
Via Meravigli, 16 - Milano (MI)
Malgrado non abbia ancora toccato i cinquanta, Roberto Galiano si è ritirato a vita privata da un annetto (beato lui). Ma il negozio non tradisce il suo buon nome, anche perché a fare i panini è rimasto un suo storico braccio destro, Mauro. Sono panini ...
Piazzale Di Porta Lodovica, 2 - Milano (MI)
I Gattullo non sono noti soltanto per pasticcini, torte e panettoni. Sono famosi anche per i panini imbottiti (una quindicina di varianti), con i quali si sono nutrite generazioni di bocconiani e di un popolo che sta a metà strada tra il mondo dello spettacolo ...
Piazza Santo Stefano, 4 - Milano (MI)
Quando scoccava l'ora del formidabiole Sessantotto nella vicinissima università Statale, quando McDonald alle nostre latitudini era soltanto un cognome scozzese, Mario e Luigi (dai quali deriva il nome del locale) preparavano hamburger all’americana. ...
Via Paolo Sarpi, 62 - Milano (MI)
Un ristorantino conteso da vocazioni diverse, armonizzate con felice calcolo. Eloquente la sintesi del suo papà, Raffaele Barchi, sosia perfetto del regista Coppola: “Il modello ispiratore era la latteria della sciura Gina, ma poi gli ho messo un abito ...
Via Cherubini, 8 - Milano (MI)
L'anello numero quattro (in termnini cronologici) della catena Panino Giusto, nata sul finire degli anni Settanta in corso Garibaldi. Gli affettati sono di ottima qualità. Il pane è prodotto in casa (si fa per dire).
Galleria Buenos Aires, 16 - Milano (MI)
Un locale talmente fermo nel riconoscere la propria vocazione da chiamarsi semplicemente Paninoteca. È una vera macchina da guerra per panini.
Ne sfornano una quantità spaventosa a tempo di record. Si mangia in piedi o appena
fuori dal locale.
venerdì 15 ottobre 2010
Le projet caritatif de la Maison Montblanc
Montblanc et Yoko Ono ont collaboré ensemble pour créer une ligne d’instrument d’écriture à l’effigie du célèbre chanteur des Beatles et d’Imagine.
Une partie des bénéfices iront soutenir la fondation créée par Yoko Ono, « The John Lennon Educational Tour »
Cette édition est limitée à 70 pièces pour commémorer le 70e anniversaire du musicien de légende, le 9 octobre 2010.
sabato 9 ottobre 2010
piccola bio del gianduiotto
Il celeberrimo cioccolatino deve il suo nome a Gianduja, Gian d’la duja o Giovanni del Boccale, la caratteristica maschera piemontese, simbolo della lotta per l’indipendenza che si combattè in Piemonte nel 1799.
L’invenzione del cioccolato gianduia è merito dei mastri cioccolatieri piemontesi, i quali hanno messo a punto un nuovo tipo di cioccolato ottenuto impastando il cacao e lo zucchero con le nocciole “tonde e gentili” delle Langhe, rinomate per la loro qualità particolarmente fine e gustosa.
L’idea di questo mix sembra dover essere imputata alla casualità.
Nel 1806, a causa del blocco napoleonico infatti, i cioccolatieri piemontesi non riuscendo a rifornirsi del cacao necessario, ebbero l’idea di mescolare il cacao con le nocciole locali, finemente polverizzate, e soprattutto molto economiche poiché permettevano di abbattere gli ingenti costi di trasporto.
Fu nel 1865 che il cioccolatiere Caffarel creò e lanciò sul mercato un prodotto nuovo e rivoluzionario, sia per la composizione che per l’originale forma a spicchio, nonché per il rivestimento: era il primo cioccolatino incartato.
Alla sua nascita a questo nuovo cioccolatino venne attribuito il nome “givù”, termine tratto dal dialetto piemontese, che in italiano significa “bocconcino”.
altra versione :
Riguardo l’origine dell’attuale nome la versione più accreditata narra che nel 1866, durante una parata in onore del Carnevale, un attore vestito da Gianduia ebbe l’idea di regalare alla folla i nuovi cioccolatini, gesto che venne interpretato come una sorta di battesimo da parte della tipica maschera piemontese, che attraverso questo gesto plateale, autorizzava il produttore a chiamare i nuovi cioccolatini con il proprio nome.
I Giandujotti furono immessi per la prima volta sul mercato, dalla Caffarel-Prochet-Gay nel 1865 in occasione del Carnevale.
Per questo l’ormai celebre cioccolatino, uno dei simboli torinesi, porta il nome della mitica maschera torinese.
Da quel tempo l’arte dei più noti mastri cioccolatai cittadini è restata a testimonianza del gradimento di un prodotto oggi esportato anche all’estero.
Grandi aziende hanno segnato il loro successo grazie alla lavorazione del Giandujotto: Peyrano, Baratti & Milano, Streglio, Feletti, Caffarel, Stratta e Giordano che oggi è restata la sola a produrre ancora il famoso cioccolatino “tagliato a mano” con le famose “coltelle”.
Peyrano è oggi conosciuto per la produzione assolutamente artigianale del prodotto tramandata dagli avi, autentici cioccolatieri d’élite di Torino.
L’antica azienda, che sorge in corso Moncalieri, produce oggi, con i celebri Giandujotti, anche una sessantina di prelibatissimi cioccolatini.
Accanto a questi tradizionali produttori esistono in città altri estimatori del cioccolatino torinese: Stroppiana, che incarta ancora il Giandujotto a mano; la G. Pfatisch, fondata nel 1929 ed altre minori ma non certo inferiori come qualità.
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