martedì 10 agosto 2010

Les israéliens d' Alrov achetent le Lutetia



L'hôtel Lutetia à Paris a été racheté par le groupe israélien Alrov.

Tout un symbole : durant l'occupation, les nazis avait réquisitionné l'établissement qui avait ensuite accueilli les rescapés des camps à la fin de la guerre.

Le célèbre hôtel Lutetia à Paris a été vendu au groupe israélien Alrov, annonce le Groupe du Louvre dans un communiqué parvenu samedi, sans préciser le montant de la transaction.

En mai, des sources concordantes avaient indiqué que le groupe Alrov allait acheter le Lutetia pour 150 millions d'euros, avec l'objectif d'en faire le palace de la rive gauche, confirmant des informations du Figaro.

Le groupe Alrov avait alors annoncé avoir déjà versé 10 millions d'euros en vue de l'acquisition de l'hôtel, qui fête cette année son centenaire.

Le rachat du Lutetia par un groupe israélien est tout un symbole: cet hôtel avait été réquisitionné durant l'Occupation par les nazis puis avait accueilli les rescapés des camps à leur libération.

Louvre Hôtels, propriété du fonds américain Starwood Capital depuis 2005, est le deuxième groupe hôtelier en Europe derrière Accor. Starwood, dont la dette s'élève à 1,6 milliard d'euros, veut se désengager de l'hôtellerie de luxe pour ne garder que l'hôtellerie économique (Kyriad, Campanile, Première Classe).

Starwood souhaite ainsi se séparer du Crillon, de l'Hôtel du Louvre ainsi que du Concorde Lafayette à Paris, mais aussi du Martinez à Cannes ou encore du Palais de la Méditerranée à Nice.

Fondé en 1978, le groupe immobilier Alrov est notamment à la tête de deux hôtels de luxe à Jérusalem, The David Citadel et The Mamilla Hotel. Il a réalisé en 2009 un chiffre d'affaires de 185,6 millions d'euros, pour un résultat net de 94 millions d'euros.

Dans le club très fermé des palaces parisiens, le George V appartient déjà à un groupe étranger, le canadien Four Seasons, et le Bristol au groupe allemand Oetker.

De nouveaux entrants sont attendus par ailleurs d'ici la fin de l'année, notamment le Shangri-là, qui sera exploité par un groupe de Hong Kong et devrait drainer notamment une clientèle asiatique.

mercoledì 28 luglio 2010

Versatile e audace ..il divano Lava di Cor


Mi piace molto questo divano diverso e versatile, pensato per assecondare le voglie di sedersi o sdraiarsi.
Si chiama LAVA di COR, disegnato dallo studio VERTIJET.

Un bel colore che si accorda a un ambiente contemporaneo, una conformazione fluida e il tappeto imbottito suggeriscono usi sempre nuovi.

Un'appartamento trasparente nella vecchia Milano..un sogno bianco!






Un palazzo d’epoca nella zona di Porta Venezia, a Milano.
In contrasto con il contesto i proprietari desideravano una casa luminosa, moderna e trasparente.

Completamente svuotato all’interno, l’appartamento di 230 mq è stato ridisegnato al fine di favorire il più possibile la diffusione della luce naturale.

Il corridoio, in origine stretto e buio, è stato trasformato in un ampio passaggio lungo il quale sono disposti in sequenza i volumi architettonici che ospitano le stanze, i bagni e la cucina: scatole bianche alte 2.30 metri collegate al soffitto da un nastro di vetro che dalla porta d’ingresso in cristallo della cucina si muove lungo tutto l’appartamento.
Il progetto, realizzato dall’architetto Marta Marcucci, ha portato ad una organizzazione degli spazi più funzionale, adatta allo stile di vita di una famiglia composta da quattro persone.

Determinante nello svolgimento dei lavori è stata la presenza di un muro di spina centrale in mattoni, spesso 60 cm, che presenta una sequenza di ampie aperture rivolte verso il soggiorno, ora regolarizzate attraverso il consolidamento della struttura portante.
A separare l’area living dalla zona notte padronale è invece un volume più basso illuminato attraverso le vetrate orizzontali e utilizzato come cabina armadio.

Cristallo extrachiaro, resine e parquet in acero grigio.
Sono questi i materiali utilizzati che insieme ai toni chiari delle pareti (trattati sia a idropittura che a smalto) regalano agli ambienti un aspetto luminoso e allo stesso tempo evidenziano l’articolazione dei volumi presenti nell’abitazione. L'illuminazione artificiale, infine, è caratterizzata da un sistema di lampade ad incasso nella muratura che si ritrovano in quasi tutti gli ambienti e creano un'atmosfera suggestiva.

lunedì 26 luglio 2010

Flagship store Boffi a Barcellona



L’apertura del primo monomarca di proprietà dell’azienda italiana in Spagna, ideato dall’architetto e designer Piero Lissoni, rappresenta un passo avanti nel radicamento della presenza dell’azienda nel territorio spagnolo nonché una sfida per il marchio stesso.

Lo showroom, in via Ferran Agulló, in un quartiere della città noto per la presenza di alcuni degli studi di interior design più prestigiosi, vanta uno spazio di circa 400mq e propone una selezione delle recenti collezioni cucina e bagno.
L’ambiente, in stile industriale, è caratterizzato da soffitti alti e da una zona con lucernari che creano un particolare effetto chiaroscuro con i pavimenti e le pareti.

Info: Boffi Store

C/ Ferran Agulló, 12
08021 Barcelona, España

www.boffi.com

Apertura del Luxury Living Parigi


Apre al pubblico il Luxury Living Parigi!
Lo store, situato nel prestigioso 8° arrondissement nelle vicinanze degli Champs Élysées, vanta uno spazio di oltre 900 metri quadrati ed è articolato su tre diversi livelli.
Ambienti accoglienti all’interno di un elegante palazzo Haussmann e nove vetrine luminose a piano terra che si affacciano su Rue George V e Rue Marbeuf danno risalto alle linee di arredo, dai mobili alle luci, dagli accessori per la casa, ai decori e ai complementi di alto livello.
“Ho voluto ricreare l’atmosfera di una casa, per presentare l’universo di Fendi Casa e Kenzo Maison dedicando a ognuno uno spazio ampio e adeguato, che permetta ai clienti di sentirsi a proprio agio, come in una residenza di lusso”, ha dichiarato Alberto Vignatelli, l’ideatore e proprietario del marchio LL.
La nuova collezione Fendi Outdoor è situata all’interno di un display-giardino appositamente creato al piano inferiore.

Il pop oscuro degli Urts


Tra i tormentoni che segneranno la nostra estate in musica – da quello californiano di Katy Perry al più spudorato Alejandro firmato Lady Gaga – gli Hurts sono la manna dal cielo per tutte coloro che non vogliono fare del pop "formato vacanza" la loro colonna sonora.

Per chi ama le atmosfere buie non c’è niente di meglio che ascoltare il sound misterioso di Theo Hutchcraft e Adam Anderson, rispettivamente voce e chitarra/tastiere del duo made in UK che sta spopolando in madre patria.
Il loro fascino non è solo una questione di 7 note: l’eleganza vintage in bianco e nero, i capelli a tutto gel e lo sguardo tormentato conferiscono al gruppo un fascino particolare.

Il loro singolo, Better Than Love, romantico e doloroso, li ha catapultati negli iPod dove stazionano i Depeche Mode, Joey Divison e Spandau Ballet e i moderni Editors.

domenica 18 luglio 2010

Dita Von Teese interdite aux mineurs pour Perrier



Après s'être effeuillée sur le podium du défilé haute couture de Jean-Paul Gaultier, Dita Von Teese fait un clin d'oeil aux hommes amateur de Perrier.

La pin-up est l'égérie de la célèbre marque qui fait des bulles, et pour fêter ça le site perrierbydita vient d'être lancé.
Mise en garde : "Certaines scènes de ce site peuvent heurter la sensibilité des plus jeunes", nous prévient-on à l'entrée (il faut donc être majeur pour l'explorer). Naturellement la cible est masculine.
Ce qu'il s'y passe? Monsieur X arrive en Porsche, Dita l'accueille sur le perron de "son" château, il la suit et là, il choisit dans quelle pièce il souhaite faire plus ample connaissance (séance photos ou partie de dés ?)....
Vous êtes curieux ? Cliquez sur le site..

Madonna la mamma chic de Dolce & Gabbana







Madonna, la mamma italienne de Dolce & Gabbana

Madonna, égérie de Dolce & Gabbana, a repris la pose sous l'objectif de Steven Klein à l'occasion de la campagne automne / hiver de la marque de ses amis Domenico Dolce et Stefano Gabbana.
Séance shooting à Harlem où la chanteuse - dans la peau de "Mamma Roma" - s'épanouit dans sa nouvelle famille et parvient (presque) à nous faire croire qu'elle est une femme comme les autres. Là, on ne la voit pas faire la vaisselle, manger des pâtes avec les doigts ou éplucher ses légumes.
Elle se contente de rentrer des commissions, parler à une poule ou danser avec un beau jeune homme...

On s'attendait à des clichés sulfureux-trash, on assiste en réalité à des scènes de quotidien. Après l'aspirateur, Madonna mange des spaghettis, Madonna fait la cuisine…et même la vaisselle.
Une campagne a priori atypique, mais qui a trouvé le moyen de faire parler d'elle.

Site internet : http://www.dolcegabbana.com/

sabato 17 luglio 2010

L'estate della cultura di Bologna


L’estate bolognese diventa una festa della cultura: grazie alla collaborazione fra Area Cultura del Comune di Bologna e numerosi enti, pubblici e privati, tutta la città ed il suo territorio aprono le porte dei loro musei di sera.

Ogni giorno, dal 24 giugno al 16 settembre i musei cittadini saranno palcoscenico serale per spettacoli di danza e teatro, concerti, ricostruzioni storiche e laboratori per bambini, ma anche insolite vetrine dei loro stessi tesori d’arte, raccontati e spiegati attraverso visite guidate “speciali” e conferenze a tema.
Nell’ambito di questa iniziativa, il Museo della musica rimarrà aperto tutti i martedì sera dal 29 giugno al 14 settembre dalle 20.30 alle 23.30: un’occasione unica per una visita fuori dall’ordinario ad un orario inconsueto ed affascinante.

Ogni sera di apertura, il Museo della musica di Bologna propone anche una serie di attività gratuite alla scoperta della musica e dei tesori che il museo racchiude: non solo visite guidate alle collezioni e laboratori musicali per bambini e genitori: nella serata del 20 luglio prenderà il via nocTourne, un ciclo di cinque concerti itineranti nelle sale e un’occasione unica per passeggiare, nelle serate estive, fra musiche e strumenti per gustare gli spazi museali resi vivi dalla musica e dai racconti dei musicisti, mentre il 14 settembre sarà la volta di Hang, concerto di Liron Mann che trae il nome da un particolare strumento percussivo di recente ideazione e dal suono affascinante e straordinario di cui il giovane musicista israeliano è uno dei primi grandi virtuosi.

La borsa Bardot di Lancel



La maison Lancel ha lanciato la borsa Bardot, creata in collaborazione con la stessa BB, icona di stile e sensualità.
La borsa disegnata da BB rispetta la natura e gli animali, non utilizzando pellami e senza processi chimici.

Lancel da sempre si ispira a donne moderne e di forte personalità, come Angèle Lancel che ha fondato la maison nel 1876 a Parigi, e come BB che oggi firma per un marchio divenuto globale un accessorio che diventera' un "cult".

La borsa Bardot sarà in vendita da settembre 2010 nei punti vendita Lancel di tutto il mondo.

Ogni donna possiede qualcosa di Brigitte Bardot ed un po’ di BB si nasconde in ognuno di noi.

Brigitte Bardot è senza tempo, eterna ed irresistibilmente femminile, semplice, genuina e insolente, capace di catturare a prima vista, con lo sguardo, il sorriso, il celebre broncio ed i suoi capricci.
Quando appare sulla scena, la Bardot segna un cambiamento definitivo dell’immaginario collettivo della donna, dello stile e della sensualità.

BB rappresenta l’emblema della femminilità autentica, non più legata alla visione tradizionalista della donna. Una femminilità libera e sfacciata, espressa nella danza sensuale di BB nel film “Et Dieu Créa la femme”, che lancia l’attrice sulla scena internazionale.

All’immagine scapigliata, naturale dell’attrice, corrisponde un nuovo modo di vivere e sentire il corpo e la natura.
Una tendenza che anticipa lo stile hippie degli anni ’70 e si esprime nei ritratti della Bardot sulla spiaggia o a cavallo, fino all’impegno animalista degli ultimi tempi.
Dal punto di vista estetico e sociale, l’irruzione di BB sconvolge le regole della seduzione e dell’eleganza.

Famosa per i suoi amori passionali, BB ha saputo creare uno stile unico, come le gonne a ruota e i bikini in tessuto rosa Vichy, le sciarpe portate come turbanti, le ballerine al mare o in città, i pantaloni aderenti a sigaretta e sopratutto le sue petttinature volutamente disordinate, infantili e sexy .

Celebrata da cantanti famosi come Serge Gainsbourg,Sacha Distel, e tanti altri, Brigitte Bardot ha interpretato più di ottanta canzoni con una voce sensuale e maliziosa.

Brigitte Bardot à Saint Tropez


Après l'exposition de Boulogne-Billancourt prolongée jusqu'au 7 mars dernier, la nouvelle scénographie spécialement adaptée à Saint-Tropez nous fait faire un vrai voyage intime avec des alcôves thématiques représentant les moments clefs de la vie de Brigitte Bardot.

C'est une véritable promenade dans la vie de B.B. qui s'offre au public, le tout accompagné par la voix de l'actrice : on y découvre des chansons et extraits sonores, des objets prêtés par la star tels que des clichés personnels, lettres et œuvres d'artistes prestigieux.
L'exposition s'articule autour de 3 parties :
la Madrague, le cinéma, et la passion pour les animaux.

Jusqu'au 31 octobre 2010 l'exposition Brigitte Bardot à l'espace des Lices de Saint-Tropez,
D'ores et déjà on peut acheter les places sur Fnac.com entre 11 € et 13 €.

lunedì 5 luglio 2010

La 111 Navy Chair par Emeco et Coca Cola



La 111 Navy Chair par Emeco et Coca-Cola
Les deux célèbres firmes américaines se sont associées pour concevoir cette chaise écologique.

Fabriquée en aluminium en 1944 pour la marine américaine, cette chaise devenue culte aux fils des années se fait un nouveau look et un nouveau nom grâce à l'association de deux géants américains, l'éditeur de meubles Emeco et Coca-Cola Company qui souhaite s'investir dans une démarche écologique.

En effet, la 111 Navy chair s'inscrit dans la vague de l'éco-design.
Si elle était et est encore conçue en aluminium recyclable à 80%, elle est aujourd'hui revisitée et est désormais fabriquée à partir de 111 bouteilles de soda recyclées, soit 60% de sa composition auxquels viennent s'ajoutés de la fibre de verre pour plus de robustesse et des pigments pour la couleur.
Elle se décline effectivement dans 6 coloris blanc neige, gris clair, anthracite, orange, vert gazon et bien sûr rouge Coca et est garantie 5 ans pour un usage intérieur, 2 ans pour un usage extérieur.

Pas moins de 4 années de recherches ont été nécessaires pour concevoir cette chaise résistante aux rayures et dont le design reste fidèle dans les moindres détails au modèle original. Signe de reconnaissance, chaque chaise sera estampillée du nombre de bouteilles utilisées pour sa fabrication.

Grâce à cette initiative de la part de la compagnie Coca-Cola, pas moins de 3 millions de bouteilles de la célèbre boisson gazeuse seront ainsi recyclées chaque année.

Une belle démarche écologique et économique puisque cette chaise ne coûtera que 233 euros, soit deux fois moins cher que son modèle original en aluminium.

Des canapés étonnants !







Fort du succès de la première collection de canapés créée par les designers Matali Crasset et Eric Gizard, Dunlopillo agrandit sa gamme avec 5 nouveaux modèles conçus par le créateur Ora-ïto.
Audacieux, modernes, modulables,confortables, ces canapés ont en plus une grande qualité : ils sont accessibles à tous les budgets.

La nouvelle matière choisie , le Threedy, est issue du secteur automobile et elle a été sélectionné pour sa grande élasticité, son confort et sa capacité à épouser les formes du corps et rependre sa forme initiale après chaque usage.

Chaque canapé propose de multiples configurations afin de s'adapter à tous les styles d'intérieur.

Parmi la collection on compte Motion, un modèle à la modularité maximale, Bump, un canapé tout en rondeurs accueillantes, Mid'Night, le canapé d'angle - couchage d'appoint, Playtime, mi-canapé mi-méridienne et Curling, d'une grande sobriété aux couleurs pimpantes

Si Mid'Night, Play Time, Bump, Curling sont à découvrir en exclusivité chez Conforama, le modèle Motion conserve l'exclusivité de la marque jusqu'en juillet.

Pour en savoir plus : www.dunlopillo.fr

Fascino e mistero del Castello di Miramare a Trieste







Il Castello di Miramare ha un fascino e un mistero tragici.
Il castello e il suo parco sorgono per volontà dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo che decide, attorno al 1855, di farsi costruire alla periferia di Trieste una residenza degna del suo rango, affacciata sul mare e cinta da un esteso giardino.

Affascinato dalla bellezza selvaggia del promontorio di Grignano, uno sperone carsico a dirupo sul mare, quasi privo di vegetazione, Massimiliano ne acquista vari lotti di terreno verso la fine del 1855.
La posa della prima pietra del Castello avviene il 1° marzo 1856.
Alla Vigilia del Natale del 1860 Massimiliano e la consorte, Carlotta del Belgio, prendono alloggio al pianoterra dell’edificio, che a quella data presenta gli esterni del tutto completati, mentre gli interni lo sono solo parzialmente, in quanto il primo piano è ancora in fase di allestimento.

Il palazzo, progettato dall’ingegnere austriaco Carl Junker, si presenta in stile eclettico secondo la moda architettonica dell’epoca: modelli tratti dai periodi gotico, medievale e rinascimentale, si combinano in una sorprendente fusione, trovando diversi riscontri nelle dimore che all’epoca i nobili si facevano costruire in paesaggi alpestri sulle rive di laghi e fiumi.

Il risultato é una sintesi perfetta tra natura e arte, profumi mediterranei e austere forme europee, ricreando uno scenario assolutamente unico grazie alla presenza del mare, che detta il colore azzurro delle tappezzerie del pianoterra del Castello, e ispira nomi e arredi di diversi ambienti.

L'arciduca seguì personalmente sia la progettazione della dimora che l'allestimento del vasto parco (oltre 22 ettari), un giardino all'inglese e all'italiana ricco di piante rare, sculture e laghetti, che scende con ampi gradoni verso il mare.

La realizzazione degli interni porta la firma degli artigiani Franz e Julius Hofmann.
Il pianoterra, destinato agli appartamenti privati di Massimiliano e Carlotta, ha un carattere intimo e familiare.
Il primo piano è invece quello di rappresentanza, riservato agli ospiti abbagliati dai sontuosi ornati istoriati di stemmi e dalle rosse tappezzerie con il simboli imperiali.

Il castello è formato da oltre 20 stanze: di particolare pregio sono le "Sale di Massimiliano", fra le quali la camera da letto arredata come una cabina di nave, e la “Sala del trono”.
La morta tragica di Massimiliano in Messico, la follia della moglie Carlotta e il destino tragico di Amedeo Di Savoia Duca d' Aosta che abito' il Castello negli anni 30 e mori' in Africa nel 42 fanno del Castello una residenza che porta i suoi ospiti a una morte prematura.

Il castello nel 1955 è diventato museo statale.

Oggi il castello ed il parco sono aperti ai visitatori, sempre molto numerosi. Mentre il castello attira principalmente i turisti, il parco è anche meta domenicale dei triestini che, passeggiando sui sentieri tra la lussureggiante vegetazione voluta da Massimiliano, trascorrono alcune ore all'aria aperta.

All'interno del castello si possono visitare gli appartamenti privati, le stanze desinate agli ospiti, i vari saloni, la biblioteca-studio e la magnifica sala del trono, recentemente restaurata e riportata all'originario splendore.

I sentieri del parco, sempre perfettamente conservati, permettono di passeggiare in un ambiente variegato e di notevole interesse botanico. Tra le altre cose si segnalano, poco distanti dal cancello di ingresso al parco, le Scuderie, oggi divenute sede espositiva, il Castelletto e le numerose sculture che decorano spiazzi e vialetti.

Il castello ed il parco ospitano, specie durante la bella stagione, numerose manifestazioni di carattere prevalentemente culturale.

Il castello ed il parco, che ben valgono una visita, sono aperti tutti i giorni dell'anno. L'ingresso al Museo del Castello è a pagamento, quello al parco gratuito. Il luogo è facilmente raggiungibile anche in autobus con la linea 36 ed inoltre alcuni treni fermano anche alla piccola stazione storica di Miramare.

domenica 4 luglio 2010

Trieste...








En suspens au bord de l’Adriatique, dans un entre-deux fait de terre et de mer, entre Vienne et Rome, la capitale de la Vénétie julienne oublie peu à peu ses langueurs mitteleuropéennes et la nostalgie qui ont fait sa réputation, pour vivre. Enfin.

Ulysse est né à Trieste », déclarait Italo Svevo en 1927, parlant de James Joyce, son ex-professeur d’anglais devenu son ami.
Trieste est ainsi faite qu’elle engendre des écrivains et que des écrivains l’engendrent à leur tour. Les Français Charles Nodier, Stendhal, Chateaubriand, Jules Verne, mais aussi Rilke, Kafka et de nombreux Triestins se sont nourris du « mélange des noms italiens des rues, des noms slaves des enseignes, des inscriptions allemandes au front des monuments » (Valéry Larbaud).
Phénomène plus clair encore si l’on sait qu’Ettore Schmitz a choisi le pseudo d’Italo Svevo pour célébrer l’Italie et la Souabe (svevo), qu’Umberto Poli a pris celui de Saba qui signifie « grand-père » en hébreu, et que beaucoup de ces auteurs ont une appartenance multiple : Scipio Slataper, slovaque et allemand, Giani Stuparich, père mi-slave mi-autrichien et d’origine juive, tout comme Giorgio Voghera.
Quant à Boris Pahor, dont Le Jardin des plantes vient d’être traduit en français, il écrit en slovène.
D’ailleurs, si en ville on parle le triestino, dialecte local très proche de l’italien, le plateau karstique qui surplombe la côte d’un à-pic de 400 mètres est bilingue slovène et italien, et Muggia, petit port de pêche voisin, s’exprime en dialecte vénitien !

« Fantôme d’une City mort-née » pour Julien Gracq, l’ancien port franc des Habsbourg avec ses palais édifiés pour de riches négociants venus de toute la Méditerranée, avec ses cafés à la viennoise, ses théâtres, la ville des assurances et des paquebots garde la trace de ce passé prospère et cosmopolite.
Elle n’est pas véritablement italienne, cette cité coincée entre la mer et le carso slovène, où l’on disait aux enfants : « Soyez sages ou Tito va venir vous prendre ! » Car le rideau de fer était là, le long d’un couloir étroit parfois de 5 kilomètres, que Tito n’a renoncé à envahir officiellement qu’en 1975.

Il faut découvrir Trieste par beau temps, quand la mer a ce bleu puissant et que l’air transparent palpite au-dessus de la baie.
D’avril à la fin octobre, tous les habitants se retrouvent au bord de l’eau, le long de cette promenade de plusieurs kilomètres plantée de lauriers qui s’étend jusqu’au château de Miramare.
Malgré l’absence de sable, ils sont tous là, sur ce qui ressemble à un trottoir, par classe d’âge, les jeunes, les vieux, les familles et les ados, l’oeil rivé à l’écran du telefonino.
Au milieu des serviettes et des lits pliants, on engloutit glaces et sodas jusqu’au coucher du soleil en parfaisant son hâle comme un sculpteur polit son marbre.
A l’horizon passe un porte-conteneurs gros comme un immeuble, et on distingue dans l’atmosphère bleutée les trois pointes des trois pays, l’Italie, la Slovénie et la Croatie.
La mer est essentielle aux Triestins, et Claudio Magris, l’intellectuel par excellence, conseille d’aller y piquer une tête avant de reprendre l’avion, ce qu’il fait toujours sur la route de l’aéroport : « Je demande au taxi de m’arrêter pour un dernier bain. » Trieste, ville de sirènes et de tritons.
Ville des bateaux aussi. C’est là que se court, fin août, la Trieste Challenge avec les vainqueurs de l’America’s Cup et, chaque deuxième samedi d’octobre, la régate la plus importante du monde par le nombre de participants : la Barcolana couvre la baie de plus de 2 000 voiles de toutes tailles car elle accueille amateurs, professionnels, petits voiliers, yachts immenses et navires expérimentaux.

Autre élément indissociable de Trieste, la bora, ce vent farouche qui accourt de l’Oural pour cingler la ville, gifler ses habitants et glacer l’Adriatique dans le fracas de ses bourrasques.
On raconte qu’avant son passage un vent de folie balaie la ville, qui ne serait pas étranger à la fondation de l’hôpital psychiatrique par Marie-Thérèse d’Autriche, et de nombreux écrivains, Roberto Balzen, Scipio Slataper, Srecko Kosovel et d’autres ont évoqué ce « visiteur sans égards et violent, à cause duquel la ville est toujours sur le qui-vive » (Giani Stuparich).

Trieste est en train de changer.
Loin des langueurs mitteleuropéennes dont la sempiternelle évocation agace Claudio Magris - « Vous croyez que Milan, Rome ou Turin sont en perpétuelle autocélébration comme ça ? » -, la ville se réinvente une vitalité perdue.

C’est ce que nous confirme l’ancien maire et président de la région Frioule-Vénétie-Julienne, Riccardo Illy, également président du Gruppo Illy.

Avec l’adoption de l’euro par la Slovénie et les futures liaisons par route et par rail, la ville retrouve sa place au centre d’une grande Europe : les bateaux reviennent, porte-conteneurs et navires de croisière, les compagnies d’assurances aussi, et les étudiants viennent pour le nouveau pôle scientifique qui s’est monté autour de l’ICTP (Centre international de physique théorique), de la Sissa (Ecole internationale supérieure d’études avancées), du Laboratoire national de lumière synchrotron, de l’Area Science Park, etc.

Claudio Magris, qui a donné des conférences à la Sissa, se pose même la question de savoir si la science va apporter quelque chose à l’écriture, comme l’ont fait la religion et la psychanalyse.
Mais cette irruption du futur ne lui fait pas oublier le charme des cafés où, comme il est d’usage à Vienne, on peut élire domicile sans crainte des regards obliques des garçons, habitués à voir les uns et les autres travailler ou lire.
Dans Microcosmes, s’il ironise sur la « énième interview sur Trieste, sa culture mitteleuropéenne et sa décadence » qu’il donne au Caffè San Marco, il est sans doute le seul écrivain à y disposer d’une boîte aux lettres !
Outre le San Marco, les plus célèbres sont le Caffè Tommaseo, où se rendaient Joyce, Svevo et Saba, et le Caffè degli Specchi, récemment restauré sur la piazza Unità.

On y goûtera l’aperol spritz, cocktail d’origine autrichienne comme beaucoup de spécialités triestines qui rappellent plus l’Est que la Méditerranée : le goulasch, le presnitz (rouleau de pâte fourrée de noix, pignons et raisins secs), les palacinke (crêpes croates), les charcuteries et la bière.
Avec ce regain d’activité, les adresses où prendre un verre entre amis se multiplient : sur la via San Nicolò, connue naguère pour ses librairies (Minerva et Saba), les cafés, bars et locali se succèdent.
Tout comme les glaciers sur le viale di XX Settembre.
Vie sociale encore, et culturelle, avec le théâtre : un Triestin sur neuf a un abonnement, et tous les étés, le théâtre Verdi accueille un festival d’opérette ! Comme le dit Claudio Magris, « Trieste devient une ville normale ».
Une ville dont les fantômes apaisés volettent sous les masques qui décorent l’immense salle du Caffè San Marco, où il noircit des pages, « avec du papier, un stylo et deux ou trois livres au maximum, agrippé à sa table comme un naufragé assailli par les vagues » (Microcosmes).