domenica 13 giugno 2010
The Villain Chair, un fauteil de gangster !
Luxueuse, rétro-chic, la Villain Chair est véritablement un fauteuil hors normes. D’aspect surdimensionné, sa structure mélange Chrome, Acier, Aluminium.
Pas vraiment beau mais imposant, sobre, ce fauteuil donne un sentiment de pouvoir et de puissance.
A essayer pour se revêr en big boss !
Dimensions : 90 x 90 x 120 cm.
Vendu sur l’excellent site anglais Such.uk pour 3600£ (environ 5000€)
domenica 6 giugno 2010
Naviglio, cuore di Milano, percorso fotografico..
La mostra fotografica: Naviglio, Cuore di Milano si compone di 18 fotografie che, accostando e sovrapponendo immagini dell’inizio ‘900 a scorci dell’odierna metropoli, intendono mostrare l’inestimabile valore storico, architettonico, estetico ed etico che il Naviglio convoglia verso il cuore della città.
L’intenzione è dunque quella di rianimare il cuore di una Milano storica che si specchi nelle acque del Naviglio, già chiave del suo sviluppo e occasione per una nuova nascita, per cercare il futuro di Milano tra i flutti del suo passato.
Una rielaborazione fotografico–digitale dà corpo a strade e piazze accostando immagini dell'inizio del secolo scorso a scorci dell'odierna metropoli.
Un percorso emotivo muove attraverso presente, passato e futuro mostrando l'inestimabile valore storico, architettonico, estetico ed etico che il Naviglio convoglia verso il cuore della città, induce inevitabilmente ad interrogarci con concretezza e sana malizia sulle potenzialità socio-economiche derivanti da una possibile riapertura del Naviglio.
Milano in equilibrio tra modernità post-industriale e arte, uno sguardo rivolto verso la dimensione storico-sociale di una città che non vuole dimenticare le proprie origini.
link : www.cuoredimilano.org
venerdì 4 giugno 2010
La dernière soirée de Peter Csaba
Après 16 ans à la tête de l'Orchestre de Besançon, le chef tire sa révérence.
Arrivé en 1994, le chef avait su gagner la confiance et le respect des musiciens de l'Orchestre de Besançon.
Après les dernières élections municipales, le nouvel adjoint à la culture a voulu donner une nouvelle direction à l'orchestre mais une mobilisation des musiciens le contraignit à prolonger d'une année le contrat de Peter Csaba. Finalement, en octobre dernier Jean-François Verdier, clarinettiste et chef d'orchestre reconnu a été choisi pour diriger l'orchestre de Besançon à la rentrée 2010.
Emotion hier soir au Théâtre Musical de Besançon qui affichait complet : c'était le dernier concert dirigé par Peter Csaba.
Il a dirigé avec talent et passion l'Orchestre de Besançon Franche Comté avec la partecipation des musiciens de l'Orchestre Philarmonique et des élèves de 3ème cycle du Conservatoire à Rayonnement Régional.
Au programme, en première partie le concerto de W.Amadeus Mozart pour 2 pianos K 365, version pour 2 harpes avec les talentueses solistes Naoko Yoshino et Marie Pierre Langlamet.
En deuxième partie la symphonie n°1 "Titan" en ré majeur de Gustav Mahler.
Le public a salué ce grand chef avec un exceptionnel enthousiasme...et on vu les larmes dans les yeux de ce passionné de musique et des ses musiciens.
giovedì 3 giugno 2010
La Trieste dei Wulz
Autori Vari
La Trieste dei Wulz -
Volti di una storia.
Fotografie 1860-1981
192 p.; 170 foto bicr. e quadricr.;
It; ril. 24x29
Cod. 99LNR235 - Euro 46,00
Le oltre 150 immagini del volume, scattate dalla più famosa famiglia di fotografi triestini, consentono per la prima volta sia di valutare nel suo insieme il lavoro di uno dei maggiori studi fotografici italiani, che di percorrere l'evoluzione della ricerca estetica nella nuova tecnica di riproduzione.
Le immagini di tipo documentario del capostipite Giuseppe, le manipolazioni di carattere pittorico nella ritrattistica di Carlo, e la ricerca di un linguaggio visivo innovativo di Wanda e Marion, sono le direttrici principali del linguaggio fotografico maturato all'interno dell'atelier.
Elio Luxardo, un fotografo "vintage"
Conosciuto soprattutto per i suoi ritratti delle star del cinema italiano, tra 1930 e 1950, ma anche straordinario fotografo pubblicitario, di moda, di interni, Luxardo, antesignano di Robert Mapplethorpe e parallelo al più famoso Cecil Beaton, dedica grande attenzione al dettaglio della figura e del corpo umano.
Elio Luxardo (1908-1969) nasce da genitori di origini italiane in Brasile dove si afferma dapprima come atleta e poi come autore di documentari.
Dal padre fotografo di professione impara molto lavorando con i fratelli nello studio di famiglia.
Quando, nel 1932, si trasferisce a Roma, si iscrive al Centro sperimentale di cinematografia col sogno di diventare regista.
Bello, disinvolto ma soprattutto insofferente della disciplina, abbandona la scuola, entra nello studio del fotografo Sem Bosch e ne rileva quasi subito l’attività affermandosi rapidamente come ottimo ritrattista.
Nel suo studio di via del Tritone 197 (e, dal 1944, in quello milanese di corso Vittorio Emanuele) sperimenta quel particolare uso delle luci che aveva imparato sui set e che ritrovava, da grande e competente appassionato del cinema, soprattutto nei film americani.
Inevitabile che fossero proprio i divi di Cinecittà e gli attori di teatro ad amare i suoi ritratti, che avevano il pregio di non essere mai ripetitivi perché scaturivano da intuizioni estrose più che da un progetto estetico predefinito.
Avere un ritratto firmato Luxardo era diventato così importante che nel dopoguerra la vincitrice del concorso Miss Italia ne riceveva uno come premio.
Davanti al suo obiettivo non passavano soltanto personaggi affermati – politici, nobili, scrittori, oltre ad attori e attrici – ma anche uomini e donne che il fotografo metteva in posa per esaltare uno sguardo, un’espressione, una postura così attentamente studiata da farli sembrare tutti protagonisti di qualche film noir, drammatico o passionale.
Come ogni bravo professionista, tuttavia, Elio Luxardo sapeva esprimersi anche in altri campi firmando servizi di moda piuttosto innovativi e importanti campagne pubblicitarie che oggi ci sembrano più semplici di quanto non fossero allora.
Ma sono le sue ricerche personali a colpire per la loro bellezza asciutta e suggestiva.
I nudi femminili e quelli maschili sono il frutto dei giovanili esordi come scultore, ma soprattutto provengono dalla sua capacità di considerare il corpo in una sua assoluta plasticità lontana in egual misura dalla morbosità e dalla retorica.
Quello femminile è di una bellezza eterea che sembra plasmata dalla luce e disegnata da una grazia leggera mentre quello maschile è scattante, elastico, capace di evocare una classicità antica ma anche di anticipare quella forza prorompente e sfrontata poi cara a Robert Mapplethorpe.
Dallo Studio Luxardo non uscivano immagini qualsiasi, ma istantanee che catturavano le note caratteristiche degli attori.
I loro volti si illuminavano di un fascino misterioso e suscitavano emozioni, in chi le osservava, in tutto simili a quelle che davano agli spettatori nei cinema.
Questa era la qualità delle fotografie dei fratelli Elio, Aldo ed Elda Luxardo, il saper fermare l'istante espressivo del soggetto ritratto, quando questo coincideva e rappresentava il personaggio cinematografico. Luci diffuse, integrate da riflessi, sfondi scuri e tagli di luce che scolpivano i volti e disegnavano i corpi contribuirono alla nascita, negli anni '30 di uno stile che fece scuola e segnò un'epoca.
All'inizio lo studio di via del Tritone era frequentato da dive, campioni dello sport, intellettuali e artisti, da Luigi Pirandello a Filippo Tommaso Marinetti, da Assia Noris a Isa Miranda, da Valentina Cortese ad Alida Valli, fino al campione del mondo di pugilato Primo Carnera.
Il dopoguerra fu caratterizzato dalla collaborazione con gli spettacoli di rivista e l'inizio del concorso di 'Miss Italia', da dove nacquero personaggi del calibro di Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Lucia Bosè.
Ora sono i divi del cinema della Dolce Vita a farsi fotografare dai Luxardo.
Lo stile cambia, le luci diventano meno taglienti, più morbide, ma l'incisività è la stessa, anche se appare avvolta in una leggera sfumatura di nostalgia, di mistero e di dolcezza. Questo stile, unico nel suo genere, regalò alle foto Luxardo una fama che non è mai tramontata e che coincide con "il fascino - come afferma Claudio Strinati, soprintendente per i Beni artistici e storici di Roma -, che non è solo quello della bella donna o dell'uomo seduttore, ma è percepito come una suggestione misteriosa e inanalizzabile che chiunque è in grado di avvertire".
"Lo stile Luxardo - dice ancora Strinati - estrae la persona dal riferimento necessario a una sua peculiarità artistica e ne fa il personaggio con cui, da quel momento in poi, sia il pubblico sia i critici si riconosceranno e si potranno identificare.
L'immagine Luxardo non è più la posa classica di fronte all'obiettivo e non è ancora l'immagine intesa come 'tranche de vie', quando il fotografo approfitta di un attimo fugace in cui la persona rappresentata rivela la propria intimità".
E' fondamentale, comunque, che fra il personaggio e il fotografo si instauri "il giusto feeling", sostiene Tiziana Luxardo, figlia di Aldo e continuatrice della tradizione familiare, il cui ritratto di Alessandro Gassman è esposto in mostra assieme a quello dal padre Vittorio.
"A volte, quando non si instaura subito la giusta sintonia - afferma Tiziana Luxardo - è necessario molto tempo perchè il personaggio 'si sciolga', divenendo naturale e 'duttile', tale cioè da rappresentare l'idea che di lui ha il fotografo. In ogni caso - sottolinea - resta sempre a discrezione di quest'ultimo stabilire se e quando il risultato voluto è stato raggiunto.
E' infatti chi sta dietro alla macchina fotografica a interpretare e a diriggere il soggetto da raffigurare". Intervistata nel suo nuovo studio romano di via del Gambero, dove si è accolti dai ritratti di Guglielmo Marconi, Luigi Pirandello, Ottorino Respighi, Pietro Mascagni e da giovanissime Lollobrigida e Loren, oltre che da una scultura raffigurante Primo Carnera in posa da combattimento, Tiziana Luxardo descrive come il padre e i suoi zii realizzavano le loro fotografie.
"C'era prima la fase del trucco del soggetto - racconta -, quella dell'allestimento della sala di posa, con gli sfondi e le luci che si ritenevano più adatte al personaggio.
La macchina fotografica era un banco ottico poggiato su un cavalletto con una lastra sei per nove su cui veniva impressa l'immagine. La lastra veniva successivamente lavorata dai ritoccatori, che spianavano o eliminavano con degli stiletti eventuali difetti. A volte però questi erano rispettati, se caratterizzavano particolarmente il volto dei personaggi.
Seguiva poi la fase del ritocco direttamente sulla foto stampata, che avveniva con pennelli e china. Importantissimo era l'uso delle luci, le cui direzioni erano spesso contemporaneamente sia frontali che posteriori".
mercoledì 2 giugno 2010
"La norme et le caprice" du sublime Nadar au chateau de Tours
Exposition "Nadar, la norme et le caprice"
Au Château de Tours
du 29 mai au 07 novembre 2010
Disparu il y a tout juste 100 ans, Félix Tournachon dit Nadar (1820 – 1910), dont l’art de portraitiste a souvent été célébré, reste l’emblème de la photographie du XIXe siècle. L’époque des années 1850 a vu la réalisation des portraits des plus grands artistes de la bohême parisienne, et la mise au point d’une recette qui assure le succès de l’atelier sous le Second Empire.
Sous la Troisième République, alors que Paul Nadar (1856 – 1939) accompagne l’entreprise paternelle puis lui succède, la standardisation du portrait apparaît souvent comme une dérive commerciale. L’exposition propose de réviser ce point de vue en considérant le rôle du succès des photographies d’acteurs et d’actrices de théâtre de l’époque comme une vision complémentaire de la société fin de siècle. L’atelier du photographe apparaît alors comme le carrefour de la norme et du caprice : portraits des figures illustres et représentations solennels du corps social côtoient grimaces et gesticulations, parades et mimodrames du monde du spectacle.
À travers les archives de la Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, riche du fonds des négatifs des ateliers Nadar père et fils, l’exposition relie et relit les deux aspects a priori opposés du portrait et montre qu’entre les "grands hommes" et les "tableaux vivants", l’imaginaire d’une société se retrouve face à l’objectif.
L’exposition propose d’évoquer la filiation entre Nadar et son fils Paul en restant au plus près des images, grâce à un parcours d’environ 200 tirages réalisés à partir des négatifs originaux, non retouchés et non recadrés, qui donnent à la norme et au caprice la saveur de l’archive.
Commissaire : Michel Poivert
Exposition présentée
du 29 mai au 7 novembre 2010
au CHÂTEAU DE TOURS
25 avenue André Malraux – 37000 Tours
Tél. : 02 47 70 88 46
Horaires : du mardi au dimanche de 13H à 18H
Entrée exposition Jeu de Paume: 3 €(tarif réduit : 1,50 €)
Sur invitation de la Ville de Tours, le Jeu de Paume
présente une programmation "hors les murs"
au Château de Tours.
L’exposition "Nadar, la norme et le caprice" fait partie des
célébrations nationales 2010 organisées, sous l’égide du
ministère de la Culture et de la Communication, à l’occasion
du centenaire de la mort de Nadar (6 avril 1820 – 20 mars 1910).
Cette exposition est réalisée par le Jeu de Paume en collaboration avec la Ville de Tours et la Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, ministère de la Culture et de la Communication [http://www.mediatheque-patrimoine.culture.gouv.fr].
En partenariat avec Azart Photographie, France Bleu Touraine, La Nouvelle République, Polka magazine.
Le Jeu de Paume est subventionné par le ministère de la Culture et de la Communication.
Il bénéficie du soutien de Neuflize Vie, mécène principal.
martedì 1 giugno 2010
Yves St Laurent, D&G, Armani, Bulgari, scelgono delle testimonial di schianto per i loro profumi
Bulgari ha scelto Laetitia Casta per rappresentare BLV II, la sua nuova e simbolica fragranza. Una testimonial dagli occhi azzurri come la fragranza!
BLV II di Bulgari, eau de parfum
Informazioni: www.bulgari.com
Claudia Schiffer, Naomi Campbell et Eva Herzigova: le 3 famose top model hanno ancora un fascino straordinario!
Dolce & Gabbana è riuscito a riunire le 3 donne più belle degli anni '90 per il profumo Anthology. E, come se non bastasse, sono accompagnate da 3 irresistibili modelli: Fernando Fernandes, Noah Mills et Tyson Ballou!
Anthology de D&G, eau de toilette
Prezzo: 100 ml € 59
Informazioni: www.dolcegabbana.com
Idole d’Armani è un'ode alla femminilità, a un ideale definito dallo stesso Giorgio Armani come una «miscela irresistibile di grazia, bellezza e spirito libero».
Per Giorgio Armani colei che poteva incarnare alla perfezione la donna Idole è Kasia Smutniak.
Attrice e modella di origine polacca, Kasia Smutniak trasmette «sensualità, forza e fresca bellezza».
Idole d'Armani, eau de parfum
Prezzo: 50 ml spray € 71,50
Informazioni: www.giorgioarmani.com
Kate Moss in versione francese? Lo desideravano in tanti, e Yves Saint Laurent l'ha fatto, trasformando la top model britannica in una vera parigina!
Parisienne di Yves Saint Laurent, eau de parfum
Prezzo: 50 ml € 70 circa
Informazioni: www.ysl-parfums.com
Christian Dior, mini biografia
Christian Dior é sinonimo di haute couture, la grande, l'autentica!
Per questo ho voglia di schizzare in qualche riga una sua mini biografia :
Prima di diventare lo stilista di grande talento, Christian Dior si dedica all'arte contemporanea, esponendo i suoi quadri in una piccola galleria, insieme a Aristide Maillol, Fernand Léger o Salvador Dali. Sono anni difficli, ma monsieur Dior è dotato per il disegno: impara l'arte dell’illustrazione di moda e vende i suoi schizzi alle maison di Couture o ai giornali, tra cui Le Figaro.
Nel 1946, l'incontro con il celebre impresario tessile Marcel Boussac si rivela decisivo.
Un anno dopo Christian Dior trasforma l'immagine della donna con il New Look: una collezione di silhouette dalle gonne svasate e dale giacche sfiancate. Il suo genio creativo e la sua visione architetturale della Couture ribaltano le regole della moda femminile, e la stampa internazionale rende famoso il nome di Dior in pochi giorni.
Fin dal 1948, Christian Dior si lancia alla conquista del mercato internazionale, iniziando dagli Stati Uniti.
Con le sue creazioni Dior seduce le donne di tutto il mondo, le star indossano i suoi abiti dalle silhouette ultra femminili e il red carpet si dipana sotto i suoi piedi.
Dior evolve, la sua creatività stupisce ad ogni stagione e Dior diventa uno degli uomini più famosi del mondo, rimanendolo fino ad oggi.
Se Dior è diventato uno dei più celebri marchi di lusso al mondo, è perché il fondatore, Christian Dior, possedeva un vero talento e soprattutto una fortissima passione...
Morto troppo presto, ma non senza aver lasciato un'impronta profonda nell'universo della moda, Monsieur Dior cede il testimone a John Galliano.
Tutte le collezioni di questo straordinario creatore inglese rendono omaggio a Christian Dior, pur essendo rivedute e corrette secondo le esigenze della nostra epoca. John Galliano si impone attraverso uno stile fuori dal comune, in cui abiti ed accessori si uniscono per esaltare un ideale.
« Gli abiti devono avere un'anima: il mio compito è esprimere la modernità e la passione, rispettando la tradizione: devo comprenderla per andare avanti. Devo proteggere l'anima romantica, femminile e moderna della maison. Il mio cuore è molto vicino a quello di Christian Dior » dichiara lo stilista.
All'universo del prêt-à-porter si aggiunge, con il passare del tempo, quello dei profumi, che rinforza questa visione glamour e femminile attraverso creazioni olfattive ormai leggendarie: Miss Dior, J’Adore, Poison…
E per finire non possiamo non ricordare le sarte della maison Dior, che da sempre trasformano in abiti spettacolari la passione e il talento degli stilisti della maison Dior, curando ogni dettaglio con amore, arte e savoir-faire.
giovedì 27 maggio 2010
Arata Isozak et la sua casa di vacanze a Karuizawa
"La mia volontà non è guidata da certezze totalizzanti" tiene a dire il maestro settantasettenne a proposito del metodo con cui progetta architetture e visioni di città.
"Piuttosto dal desiderio di far coesistere elementi diversi raccolti in un insieme unitario, ma costituito da frammenti separati".
Il progetto della sua casa per le vacanze a Karuizawa sembra un modello di studio.
Composta di tre volumi compatti collegati da tettoie - qualche tocco di cemento armato e tutto il resto di legno e vetro - l ’abitazione è infatti un "collage" di “camere con vista”, ciascuna pensata a partire da un particolare scorcio visivo.
Questo piccolo rifugio nella Cortina d’Ampezzo giapponese è stato progettato in diverse fasi più di vent’anni fa (nel 1980 il corpo principale, nel 1987 la guest house, nel 1992 lo studio), ma è ancora attualissimo con le sue forme elementari disposte liberamente sul declivio.
E rispecchia pienamente la tradizione nipponica dell’abitare: spazi contenuti, pochi arredi essenziali e aperture sul paesaggio pensate come dei veri quadri.
Dalla camera da letto all’atelier della moglie (la pittrice e scultrice Aiko Miyawaki), fino al soggiorno-pranzo semicircolare con tetto conico dove l’architetto riceve gli amici, ogni ambiente ha almeno una grande finestra o parete di vetro affacciata sulla foresta, che con la sua ricchezza di intrecci e di sfumature di verde fa da contrappunto alla semplicità degli interni rivestiti di hinoki color senape, un legno simile al cipresso.
Negli anni Sessanta Isozaki è stato uno degli allievi prediletti del grande architetto Kenzo Tange, ma anche uno sperimentatore vicino al gruppo dei Metabolisti (movimento utopico sorto in Giappone negli anni 60, dava importanza soprattutto ai processi che regolano la formazione e la vita della città), che ha influenzato alcuni suoi progetti come la metropoli flottante “City in the air” (1960).
Più tardi, negli anni Ottanta, è stato uno dei padri del Postmodernismo e molte sue architetture di quel periodo, tra cui il Museo d’Arte Contemporanea di Los Angeles, sono nate proprio a Karuizawa.
Oggi ha le sue opere disseminate in tutto il mondo, dalla Cina al Qatar, dal Vietnam al Kazakistan. A Montecarlo è in lizza con altre quattro archistar per il nuovo piano di ampliamento della città.
E in Italia si costruirà, dopo mille polemiche, la sua super-pensilina per l’uscita del Museo degli Uffizi di Firenze, un segno forte di modernità che sembra voler sfidare l’integralismo storico-culturale della città.
Si saprà a breve, invece, l’esito del concorso per la nuova stazione ferroviaria di Bologna, in cui è tra i finalisti.
mercoledì 19 maggio 2010
Belli i Flags Furla con le bandiere del mondo !
Sventola allegramente nei negozi Furla una collezione divertente e colorata di shopper, bandoliere e portatutto con le bandiere dei diversi paesi e con l'indirizzo dello store Furla di riferimento nella capitale di quel paese.
L'accessorio ideale per portare con sè il ricordo e l’emozione di un viaggio o i colori dell’Italia.
Furla, collezione Flags
Shopper 95 €
Bandoliera 95 €
Portatutto 40 €
Il mitico Gattopardo torna a Cannes ancora più bello
Il Gattopardo fu presentato per la prima volta al Festival di Cannes nel 1963, dove vinse la Palma d'Oro.
Grazie al sostegno di Gucci, il famoso film di Visconti è tornato quest'anno a Cannes dopo essere stato sottoposto ad un lungo restauro digitale.
Hanno partecipato alla proiezione del film Alain Delon e Claudia Cardinale, attori del cast originale, ma anche altre numerose celebrità che hanno scelto di indossare elegantissimi abiti firmati Gucci.
Nelle foto: Salma Hayek, Kate Beckinsale e Aishwarya Rai in abiti Gucci
venerdì 14 maggio 2010
Alberto Bianda e Theredbox
Alberto Bianda é nato a Freiburg (D) il 18 giugno del 1955.
Si diploma in grafica a Lugano nel 1980.
Dopo aver lavorato a Milano con Pierluigi Cerri, inizia la propria attività professionale nel 1984.
Nel 1987 la Banca del Gottardo lo incarica dell’ideazione dell’immagine della Galleria Gottardo, di cui è art director fino alla chiusura della medesima avvenuta nel mese di ottobre 2008.
Dal 1996 inizia l’attività didattica: Csia di Lugano e dal 1997 alla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana.
Dal 2003 al 2005 è co-responsabile del ciclo di Comunicazione visiva presso lo stesso Dipartimento.
Tiene anche corsi al Politecnico di Milano e all’Isia di Urbino.
Dal 1999 al2002 art director per la fotografia per la Federico Motta Editore.
Socio fondatore con Paolo Jannuzzi di Theredbox Communication design dal 2001.
Ha disegnato e curato innumerevoli manifesti, allestimenti e libri, tra i quali Gabriele Basilico, L’esperienza dei luoghi, (Galleria Gottardo, Lugano 1983, Arté,Treviso 1994) Ferdinando Scianna, Quelli di Bagheria, (Galleria Gottardo,Lugano 2002, Peliti Associati,2003, Quaderni dell’Ortigia, 2009) Antonio Biasiucci, Res, lo stato delle cose (Quelli di Bagheria, (GalleriaGottardo,Lugano 2004) Gabriele Basilico, Diario di lavoro, (Peliti Associati, Roma 2006, Actes Sud,2006, Dewi Lewis, 2006) Ferdinando Scianna, La geometria e la passione, (Contrasto,Milano 2009).
Theredbox comunication design è una società di servizi per la comunicazione nata ad inizio del 2001 per iniziativa di Alberto Bianda e Paolo Jannuzzi.
Le soluzioni proposte da Theredbox si contraddistinguono sempre per l’attenzione data dalla coerenza comunicativa, all’originalità e alla qualità visiva del progetto.
L’avvento delle nuove tecnologie della comunicazione ha significato per Theredbox una nuova sfida e un nuovo mondo da esplorare e da integrare all’interno dei progetti complessi.
Nelle soluzioni proposte le nuove tecnologie sono sempre integrate con naturalezza e con massima curanel dialogo che esse instaurano con gli altri media definiti “tradizionali”.
Obbiettivo di THEREDBOX èquello di fornire una consulenza ad ampio raggio nel mondo della comunicazione.
Il loro lavoro contribuisce significativamente alla cultura visiva della Svizzera italiana, non unicamente attraverso i progetti a carattere culturale, ma anche mediante i mandati svolti per istituzioni e autorità pubbliche,per clienti commerciali e, ultimo nell’elenco ma non per questo ultimo per importanza, nella loroattività didattica ed il loro impegno nel formare giovani designers.
Proprio nell’educazione trovano il legame più forte, essendo stati entrambi allievi di Bruno Monguzzi,ma, a differenza di molti designers che hanno frequentato la stessa scuola, hanno creato la propria identità progettuale distinguendosi nel panorama nazionale.
L’approccio che conservano relativo al periodo della propria educazione è quello di una forte e consistenteanalisi dei segni, una profonda ricerca del senso che conduce sempre a soluzioni irraggiungibili attraversol’applicazione di modelli derivati dalle mode o dal marketing.
Progetto e organizzazione curato da un gruppo di lavoro di studenti del III° anno, coordinati dal Prof.re Roberto Pieracini,formato da Andy Massaccesi, Elena Panetti, Maria Angela Pierini, Viola Marinelli
mercoledì 12 maggio 2010
Deux des plus belles gares de France..
Voici 2 des plus belles gares de France en photos.
La gare de Trouville-Deauville est représentative de l’architecture de sa région, elle ressemble en effet à un manoir normand.
La gare actuelle, qui a été inaugurée en 1931, aurait inspiré la gare de Pont-sur-Yonne, en Bourgogne.
La gare de Lyon est l’une des sept gares SNCF de Paris. Ouverte au public depuis 1849, elle accueille environ 83 millions de voyageurs par an.
Elle se démarque des autres par son beffroi, une tour carrée qui s’élève à 67 mètres, ainsi que par "Le Train Bleu", un restaurant mythique style Second Empire classé monument historique.
domenica 9 maggio 2010
La tendenza bikini 2010
Arriva dalla spiaggia della Florida il primo diktat in fatto di beachwear 2010.
Il costume è un due pezzi e nella sua forma più '70/'80, con i laccetti sui fianchi e la vita molto bassa.
Alla semplicità della linea corrispondono toni neutri, dal bianco al caramello, cui fanno da alternativa stampe fedeli al mood vintage e colore brillante di paillettes.
Photo 1 Con bordi lavorati a uncinetto
Colore en pendant con l'abbronzatura, dettagli effetto merletto, Il bikini di Belen Rodriguez punta al minimal chic (foto Splashnews)
Photo 2 Con micro ruches
Da Miami a Sidney, laccetti, perline e volant lungo i bordi anche per l'ex Miss Erin McNaught (foto Kikapress)
Vista mozzafiato et stile NY per la nuova galleria di Lia Rumma
Inaugurazione sabato 15 maggio con Ettore Spalletti e le sue opere
Stile newyorkese e vista mozzafiato per il nuovo spazio milanese della gallerista dei big, in via Stilicone a Milano
A 70 anni, quattro partecipazioni alla Biennale di Venezia, due a Documenta, innumerevoli esposizioni nelle più prestigiose istituzioni, dal Guggenheim di New York al Musée d’art modern de la Ville de Paris al museo di Capodimonte, Ettore Spalletti si è trovato protagonista di una nuova emozionante esperienza: l’inaugurazione della galleria che Lia Rumma ha costruito ex novo a Milano, in via Stilicone, nella zona Monumentale-Procaccini, a pochi metri da Villa Simonetta.
Un cubo bianco alto oltre venti metri, mille cinquecento metri quadri illuminati da enormi vetrate e coronati da una strepitosa terrazza con bar all’ultimo piano da dove si gode la vista del monte Rosa.
Quando ha visto lo spazio, invece di appendere semplicemente delle opere ai muri, Spalletti si è messo a dialogare con quest’architettura che tanto ha in comune con i suoi lavori fatti di volumi primari (quadrati, cilindri, parallelepipedi, rettangoli), come la pittura di Piero della Francesca, cui rimandano anche i colori stesi in campiture monocrome ricavate da pigmenti mescolati col gesso così da ricordare la qualità degli affreschi.
«Non mi sembra nemmeno una mostra» dice. «Ha un carattere diverso perché le opere partecipano dell’architettura e diventano quasi un tutt’uno con porte, finestre, muri: è un progetto ambientale dove la pittura si trasforma in architettura».
Al primo piano Spalletti ha appeso due enormi tavole azzurre che sembrano sfondare il muro come fossero due finestre, a loro volta gioco di specchi con la grande vetrata che sta loro di fronte.
Oppure, al piano terra, ha installato un cubo bianco («Non è riconoscibile come un’opera e quando entri in galleria pensi che faccia parte dello spazio») al cui interno ha collocato delle tavole grigie illuminate da una forte luce che cala dall’alto.
«Io lo chiamo il sancta sanctorum, la cella all’interno del tempio dell’arte» dice Lia Rumma che ha pensato subito a Spalletti come all’artista che meglio avrebbe saputo valorizzare l’aspetto quasi sacro, intimo e spirituale di questa nuova galleria che, per grandezza, è paragonabile solo ad alcune corrispettive newyorkesi.
Undici anni fa, da Napoli, dove dagli anni Sessanta ha scritto la storia dell’arte contemporanea italiana assieme ad altri grandi galleristi del Sud come Lucio Amelio, Lia Rumma era ri-salita (è di origini lombarde) a Milano, aprendo una galleria in via Solferino.
Lì ha presentato in prima mondiale i lavori sul Sudan di Vanessa Beecroft o anche William Kentridge (che nell’aprile 2011 sarà alla Scala con le scenografie del Flauto Magico), ma lo spazio era troppo piccolo.
Curando il progetto dei Sette palazzi celesti di Anselm Kiefer, Lia Rumma si era estesa all’Hangar Bicocca, ma cercava un luogo tutto suo per i progetti di grandi dimensioni.
«Milano mi ha accolto con molto affetto e con questo spazio ancora più grande voglio ribadire sia l’orgoglio di essere una gallerista italiana, sia che questa città può stare al centro dell’arte internazionale».
In via Stilicone ora potrà ospitare, come nell’altra megagalleria di Napoli, i tanti amici collezionisti, direttori di musei, artisti di tutto il mondo, la crème dell’arte contemporanea e gli anonimi milanesi appassionati d’arte, fra i quali sono tanti i giovani squattrinati.
Lia Rumma, che ha cominciato la sua attività a Napoli negli anni 60, inaugurerà la nuova galleria di via Stilicone 19 con le opere di Ettore Spalletti, classe 1940, che ha esposto nei maggiori musei e rassegne internazionali.
La sua mostra «Ho visto con i miei occhi quanto è lontana la terra» aprirà sabato 15 maggio dalle 12 alle 20.
Fino al 18 settembre. Orari: 10,30-13,30 e 14,30-19,30. chiuso domenica e lunedì.
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