domenica 8 febbraio 2009

Mary Ellen Mark, fotografa







un bel libro da sfogliare..



Seen Behind the Scene di Mary Ellen Mark,



Phaidon Press Limited, 2009, pag. 264, 49,95 euro.






Mary Ellen Mark: 40 anni di fotografia sul set.



Immagini posate e scatti rubati della fotografa di Philadelphia che ha fatto del dietro le quinte del cinema il suo soggetto di lavoro.

martedì 3 febbraio 2009

ancora uno..


daniela wurdack: un altro blog..

daniela wurdack: un altro blog..

un altro blog..

foto magnifiche, simpatiche, spiritose, ...
un blog geniale!!













http://www.styleandthecity.com/street-style-paris-fashion-week/

lunedì 2 febbraio 2009

....

http://www.viedemerde.fr/
http://www.monsieurlam.com/
http://www.blogtuto.org/
http://juliebas.fr/subjectif/
http://cocktail90.canalblog.com/
http://www.belettebelette.canalblog.com/
http://www.makanaibio.com/

un blog "tendance"


http://emiliealbertini.m6blog.fr/



Ben quoi?
J'aime les perfectos.
Le soir, le jour, au printemps, en hiver
Avec un pull, un t-shirt, des talons, des baskets.
C'est la seule et unique veste avec laquelle je voudrais me faire enterrer.....

Andy Warhol au Grand Palais de Paris



Le petit monde d'Andy Warhol au Grand-Palais!

Il a revisité l'art du portrait, avec ses propres codes et lui a redonné ses lettres de noblesse dans l'histoire de l'art de cette seconde moitié du XXe siècle.
Le petit monde d'Andy Warhol, ce sont eux, stars de la jet set, princesses de rocher ou parfaits inconnus.
Réalisés dans son atelier plus connu sous le nom de " factory ", Warhol mettra au point pour ces portraits un processus systématique au début des années 70 : prises de vue de ses modèles au polaroïd, peinture et transposition sérigraphique. Des œuvres devenues icônes que le Grand Palais propose pour la première fois d'admirer dans leur ensemble.

Dates : du 18 mars au 13 juillet 2009
Lieu : Galeries Nationales du Grand Palais

oggi ha nevicato..




Les jardins du Trocadero sont recouvert de neige le 2 février 2009 à Paris

"Una cretina all'opera"

Gironzolando sul web, sbirciando nei blog mi sono fermata a leggere un post scritto da una ragazza spiritosa, e lo ricopio (con tante scuse per l'autrice, ma il web é fatto anche per questo..)
buona lettura e viva la musica!

"Consapevole che non ci si improvvisa melomane in un pomeriggio ho deciso di accettare il graditissimo invito alle Prove Generali della prima della Scala massimizzando la mia ignoranza: non sono neanche andata a rileggermi la storia, che non è di quelle che ti rimangono proprio impresse. Arrivo quindi alla Scala e scopro che Tristano e Isotta dura cinque ore e mezza: accuso il colpo (forte di un appuntamento per cena tre ore prima del finale) e continuo a sorridere mentre mi accomodo sul terzo trespolo di uno dei palchi.
La Scala è tanto bella dentro quanto dimenticabile fuori: nel foyer fa un freddo becco (ma come faranno alla prima vera le signore scollate?) e i trespoli sono stati progettati da un sadico o da una società farmaceutica specializzata in rimedi per il torcicollo.
Ma fa niente: si spengono le luci e la musica accade, e se c'è una cosa che a me rapisce completamente è la musica dal vivo, soprattutto se sei alla Scala, se riesco a vedere il direttore d'orchestra e se è meravigliosa.
Piango talmente tanto che neanche mi accorgo che si è alzato il sipario: sarà per questo che ci metto dieci minuti buoni a realizzare che si canta in tedesco, aiutata dal fatto che le uniche parole che riconosco sono "Tristano", e basta, perché Isotta in originale è Isolde.
Mi annoio molto e fatico ad ammetterlo: la messa in scena (regia di Patrice Chéreau) è tradizionale, al mio orecchio pigro e ignorante l'unica voce che sembra emozionante è quella di Waltraud Venier.
Il torcicollo aumenta, il caldo pure, per distrarmi guardo il direttore d'orchestra che però è nella sua buca; mi spiegano la trama e storco il naso per la pozione d'amore, ridacchio quando lui le bacia la veste, piango di nuovo molto quando si baciano e lei gli viene strappata via.
Sipario.
Dopo essere stata maltrattata da un'inserviente che regolava l'ingresso ai bagni con il piglio di una SS ho un sussulto d'orgoglio e decido di paccare gli amici e restare fino alla fine, aiutata da un'incredibile scoperta: ci sono i sottotitoli!
C'e' un visore luminoso con il libretto anche in italiano.
Si rialza il sipario, Isolde e la sua ancella discutono, arriva Tristano e per una mezz'ora buona vanno avanti più o meno così:
Isotta
Oh nemica dell'amico,
malvagia lontananza!
Esitante lentezza
di pigri tempi!
Tristano
Oh distanza e vicinanza,
duramente separate!
Cara vicinanza!
Deserta lontananza!
E così via per un bel po', non so quanto perché ho deciso che ero stata molto saggia a non volere il libretto, che ormai l'incanto era spezzato e che era decisamente maleducato non presentarmi all'appuntamento.
Ho preso sciarpa, cappotto e borsa e sono andata via con la massima dignità possibile, fendendo il foyer con aria convinta e recitando a mezza voce "Lo sai che non posso ascoltare troppo Wagner, sento già l'impulso ad occupare la Polonia!"

una mostra cult a Londra




T. W. Portrait Prize

Fino al 15 Febbraio 2009 (bisogna spicciarsi!) in mostra alla National Portrait Gallery di Londra, 60 scatti selezionati fra oltre 2000 fotografi da tutto il mondo.
Taylor Wessing Photographic Portrait Prize
6 Novembre 2008 - 15 Febbraio 2009
National Portrait Gallery, Londra

web: www.npg.org.uk/
foto @Hendrik Kerstens

un look..


CAPPOTTO Zara Kids
CAMICIA Vintage
GILET H&M
JEANS Imperial
SCARPE Vintage
BORSA Urban Outfitters
OCCHIALI Persol vintage

sabato 31 gennaio 2009

A Rovigo la mostra Art Déco


Mascolina o bajadera, essenziale o seducente, l’epoca che ha declinato l’eterno femminino
Art Déco. Arte in Italia 1919-1939

Rovigo, raccontando il mondo del Déco italiano tra il 1919 e il 1939 (quello insomma tra le due guerre), rende omaggio all’«eterno femminino». Trasformato in una sorta di collante capace di coagulare attorno a sé il gusto di un’intera epoca, ma anche il nuovo sentire delle avanguardie (a cominciare dal Futurismo).
Non a caso, dunque, il simbolo della mostra di Palazzo Roverella è il ritratto di Wally Toscanini, vera e propria icona del gusto del suo tempo, vestita alla maniera della Regina di Saba in un quadro di Alberto Martini (con tanto di copricapo a raggiera intarsiato di perle che potrebbe tranquillamente aver ispirato generazioni di Wande Osiris).

Non a caso, accanto a lei, sfilano (tra le altre), la «Soubrette » di Camillo Geranzani, la «Signora» ritratta da Marcello Dudovich, la «Giapponese » di Anselmo Bucci.
Non a caso ci sono le donne di Coco Chanel e quelle di Poiret «Le Magnifique».
"Da una parte" spiega Francesca Cagianelli curatrice con Dario Matteoni dell’esposizione "c’è quella essenziale e un po’ mascolina, dall’altra c’è quella che sembra volersi ispirare alle bajadere e che tanto ama gli atteggiamenti teatrali. Ma non esiste contraddizione, sono in fondo due facce dello stesso viaggio attraverso la modernità".
D’altra parte il Déco rappresenta da sempre, quasi per definizione, un grande crogiolo di idee, sollecitazioni, spunti, un momento della storia dell’arte davvero affascinante e «che in Italia non è ancora stato del tutto indagato».

Da qui nasce la sfida. «Dopo esserci occupati della Bella Epoque, quest’anno ci siamo dedicati a un "momento successivo", il Déco appunto, inteso non soltanto comemovimento artistico, ma piuttosto come "gusto collettivo", come "spirito del tempo" — chiarisce Matteoni, critico e storico dell’arte —.
Volutamente ci siamo soffermati non sul consueto filone delle arti applicate ma su pittura e scultura. Con due eccezioni: le porcellane di Gio Ponti per Richard Ginori e i vetri di Vittorio Zecchin». Allo stesso Ponti (presente con il mondo fantastico della sua «Velesca » e del suo Circo, con la sua Conversazione Classica e le Passioni prigioniere), a Fratta Polesine, sarà invece dedicato un approfondimento («per appunti» dicono gli organizzatori) della sua attività di designer.

Si passa così (nelle undici sezioni di Palazzo Roverella), da Galileo Chini ad Aristide Sartorio, da Arturo Martini a Elisabeth Chaplin, da Primo Conti a Ferruccio Ferrazzi, da Thayaht a Depero («con il suo geometrismo estremo»), da Umberto Brunelleschi («che traghetta le esuberanze floreali del liberty verso la "leggerezza" del déco»), da Balla a Prampolini, da Fillia a Djulgheroff, dalla metafisica di Casorati al monumentalismo di Sironi, da Campigli a RAM, da Libero Andreotti a Romano Romanelli, da Adolfo Wildt a Duilio Cambellotti.

Il tutto raccontato con «tecniche nuove» come quei pochoirs (svolta grafica del déco) che, raccolti in quaderni e album, finiranno per trasformarsi in veri e proprimanuali di bon ton. E che vedono protagonista principale (l’uomo in fondo resta un accessorio di contorno) ancora una volta la donna. Agghindata di boa (talvolta un po’ «sfioriti») e bigiotteria varia, di «baschetti geometrici» e di cappelli tagliati alla garçonne per inseguire un’altra modernità.

«Perché—spiegano i curatori — la "nuova" donna alla continua ricerca di una divisa, di una moda che le consenta di riaffermare la propria personalità». Forse per questo, tra le labbra, stringe l’immancabile sigaretta (naturalmente con bocchino, magari di madreperla). Il déco non è anche lo strumento per riaffermare, quindi, una nuova consapevolezza «al femminile».

E se la donna degli anni Venti e Trenta resta, sempre e comunque, al centro del desiderio maschile, allo stesso tempo sembra scoprire «di poter essere protagonista attiva della nuova società». Una donna moderna e soprattutto diversa. Quella stessa che si ritrova nello sguardo dell’ «Orizia agli specchi» (Ferrazzi), della «Mannequin» (RAM), della «Giulietta en coulotte de cheval» (Cavaglieri).

martedì 27 gennaio 2009

Il romanzo di una cassiera



Le tribolazioni di una cassiera
Anna Sam
Casa editrice: Corbaccio
Anno 2009 - 200 pp. - 14,00 euro
Genere: narrativa

“In media al giorno si dicono 250 “Buongiorno”, 250 “Arrivederci-Buona giornata”, 500 “Grazie” 200 “Ha la Fidelity Card?”, 70 “Il suo codice per favore”, 70 “Può riprendere il bancomat”, 30 “I bagni sono là”.
Non è la cronaca di una maniaca delle statistiche ma solo il diario di una cassiera che con il suo libro è diventata una scrittrice di successo e un caso editoriale in Francia.
Con più di 100.000 copie vendute e oltre 600.000 contatti nel suo blog, Anna Sam è la nuova eroina dei lavoratori precari.
Le tribolazioni di una cassiera è la confessione lucida e pungente dell’incredibile – e spesso dimenticata – realtà della grande distribuzione, un esercito di impiegate che hanno fatto di bip e codici a barre la colonna sonora della propria vita.
In questo libro non si risparmia niente e nessuno: aneddoti, pensieri e personaggi popolano un bizzarro mondo tra i carrelli, dove il decalogo della cassiera modello prevede “dodici minuti di pausa, 880 euro al mese, l'identikit del cliente tipo” e le mamme dicono ai propri figli: "Vedi amore, se non sei bravo a scuola lavorerai alla cassa come quella signorina lì".
Se lo stile ironico e tragicomico può farti pensare a una Bridget Jones, dimenticati il finale romantico.
Grazie al successo ottenuto, il film in arrivo e l’adattamento teatrale del libro la nostra Anna Sam può davvero riscattarsi con un bel licenziamento. Insomma pare proprio che le star di domani si nascondano al supermercato.
Giusy Ferreri vi dice qualcosa?

http://caissierenofutur.over-blog.com/

Miss Mercy per Coca Cola


Anche la bevanda più famosa del mondo ha un debole per le bionde.
Dopo la sensualissima Kim Basinger, protagonista del precedente spot Diet Coke, adesso è la volta di Duffy, icona pop inglese rivelazione del 2008. “Adoro la Diet Coke.
Ne bevo così tanta che se non mi avessero scelta per la loro pubblicità avrebbero dovuto darmi almeno delle quote in azienda”, ha dichiarato la cantante.
Scelta dall'agenzia pubblicitaria Mother London per il suo irresistibile talento naturale, Miss Mercy ha le carte in regola per conquistare il target femminile di riferimento: le giovani dai 20 ai 35 anni. In Italia, dove la Diet Coke è conosciuta dal 1991 come Coca Cola Light, Duffy sarà visibile negli spot tv solo da marzo... e le more mediterranee l’aspettano al varco!

super Boss!


Working on a dream
Bruce Springsteen
Etichetta: Sony BMG
Anno 2009- 20,90 euro
Genere: rock

Ascoltando Queen of the Supermarket e ti ritrovi negli anni’60 con la gonna a ruota e un cerchietto tra i capelli.
Ti immagini già in estate, più leggera, in vacanza e con i pensieri azzerati.
Non c’è niente che non vada, se non per il fatto che quello che stai ascoltando è, stranamente, un disco del Boss.
Ti chiedi dove sono gli inni a Barack Obama, le riflessioni impegnate su questo tempo di crisi, le oscurità tipiche dello stile di Spingsteen.
Ecco, invece, la sorpresa: ad appena un anno di distanza dall’uscita del precedente Magic, il ritorno con un album meravigliosamente – e semplicemente- pop.
Prodotto dall’amico Brendan O’Brien con la E Street Band durante la pausa dello scorso tour, Working on a dream celebra la leggerezza e il potere della musica. I purismi del genere hanno lasciato spazio a melodie più accessibili, al sound dei Beatles e allo scanzonato power pop dell’epoca (Surprise Surprise) senza dimenticare episodi di buon vecchio blues (Good Eye).
A confortare gli spaesati fan ci sono The Last Carnival e la bonus track The Wrestler (dal tema del film per il quale ha ricevuto o il Golden Globe come miglior canzone originale), due brani più intimisti e sofferti, lontani dalla luminosità che circonda il resto del lavoro.
Non chiedere né aspettarsi di più di sana e buona musica destinata al relax: arrivato al 24° album e alla gloriosa età dei “quasi sessanta”, uno come lui può permettersi quello che vuole.