Musa di Burberry e dei più grandi stilisti del globo, Laura Hollins - in arte Agyness Deyn - viene da Manchester ed è la nuova icona di stile londinese.
È proprio vero, il pantheon di donne marziane che impazzava nei ‘90 incassando cachet miliardari per pochi metri in passerella oggi appartiene al passato.
E se le Campbell, le Bruni e la Turlington continuano a far notizia, è grazie a virtù sopravvissute a una carriera che - un tempo breve - oggi è persino fulminea.
Così l’esercito di ragazzine con gli anni che si contano sulle dita di tre mani, omologate da capelli biondi, lisci e lunghi, stessa falcata e sguardo fisso, è falcidiato da un turnover inesorabile.
Ma, ogni tanto, l’’eccezione’ rinverdisce la memoria dei mostri sacri dell’alta moda.
È il caso di Milla Jovovich, di Kate Moss ed oggi della sua sostituta in casa Burberry, Laura Hollins, in arte Agyness Deyn. Inglese di Manchester, “Agy”, come si fa chiamare dai più intimi, non può certo confondersi tra e altre, pur bellissime, modelle.
È una margherita gialla, in mezzo a un mazzo di rose bianche.
Sbarazzina e sorridente, incede tra i fotografi con passo spezzato, sfoggiando lo stile capriccioso che a Londra è già ossessione.
Fitta chioma di platino tagliata cortissima, t-shirt rockettara, calze fluo e arditi abbinamenti tra vintage, funky e punk.
Così agghindata si muove tra le strade di Londra e New York, dove vive da un anno, sulla sua bicicletta Pashley, modello “Princess”.
Nata a Rochdale nel 1983, Laura cresce con la mamma infermiera, Lorraine, il fratello maggiore Greg e la minore Emily.
A scuola si appassiona a musica e teatro e, dai 13 anni, serve fish & chips in un negozio locale. Compiuta la maggiore età si trasferisce a Londra dove, tra un impiego in un fast food ed uno al night club, riprende le arti drammatiche e musicali.
Un giorno, mentre fa shopping a Kentish town, viene notata da un agente della “Models 1” che la inizia alla carriera.
Parte subito dall’alto, dalla copertina di “Vogue Italia”, dove posa per Steven Maisel, suo padre professionale.
Il fotografo le indica come sentirsi una “vera” modella e la segue in una delle campagne più importanti della vita, quella per Mulberry che le intitola la “Angyness Bag”.
Lavora con i più importanti professionisti del settore, ed ognuno la arricchisce non solo professionalmente.
Mert Alas e Marcuss Piggott, con cui posa per Armani Jeans, le insegnano a sfruttare l’ironia. Julien Dy's, per John Galliano, la immerge in scenografie teatrali stimolandone il lato drammatico.
Finché, con Mario Testino, la musa di Burberry, si gode i vantaggi di quel mondo di platino, imparando a sfruttare la sua parte migliore.
Personalissima e sfaccettata, si muove tra le capitali della moda come se ognuna fosse casa. Di New York ama il ritrovarsi ad inizio ‘stagione’, di Londra la vicinanza con la famiglia e i vecchi amici.
A Milano si abbuffa al “Big Pizza” e va a ballare al “London Loves”, mentre a Parigi si lascia coccolare dalla nouvelle cuisine proprio quando inizia la nostalgia delle mura domestiche.
Ma né il suo spirito nomade e viveur, né l’adorazione degli stilisti che se la contendono - tra cui naturalmente l’alter ego Vivienne Westwood – le strappano quell’aura semplice da ragazza qualunque.
E sebbene la moda le abbia riservato glorie ed allori (per chi non lo sapesse Agy è stata eletta ‘modella dell’anno’ ai British Fashion Awards 2007) il suo sogno è di sfondare nello spettacolo.
La modella più copiata del globo, infatti, ha già fondato una band, le Lucky Knitwear, ed ora vorrebbe proiettare il suo faccino stralunato dalla cellulosa patinata a quella di nitrato della settima arte.