lunedì 30 marzo 2009

Google : se clicchi una volta.. ti cattura per sempre!


Google : l'azienda californiana sforna servizi a getto continuo

Search, ads, apps.

Sta tutta qui la formula magica che ha permesso a Google di assicurarsi in un solo decennio il dominio di internet.
E dell'economia che, bit dopo bit, gravita sul web.

Il che, tradotto, suona più o meno così:
un motore di ricerca (search) capace di far arrivare sul computer di ogni utente i siti richiesti con le parole chiave che ha digitato, e di affiancare ai risultati le inserzioni pubblicitarie (advertising, abbreviato in ads) più affini ai suoi interessi.
Il terzo pilastro sono poi tutte quelle applicazioni (apps, cioè applications), quei programmi, quei servizi che la società di Mountain View, California, sta sfornando a getto continuo per ampliare l'esperienza sul web dei suoi utenti, mantenerli all'intero del suo network pubblicitario e penetrare aree controllate da concorrenti.

Si va dalle email alle mappe, dalla condivisione di video ai programmi di scrittura. In questo senso depone anche Chrome, il nuovo browser internet lanciato lo scorso settembre e destinato a sfidare direttamente il (quasi) onnipresente Explorer di Microsoft.
CELLULARI E TV -

Ma la triade al vertice della compagnia (i fondatori Sergey Brin e Larry Page, con l'amministratore delegato Eric Schmidt) sta già da tempo trasferendo la formula search, ads, apps a tutte le piattaforme disponibili, a cominciare da tv e telecomunicazioni mobili.

Sul primo fronte, Google sta testando il nuovo servizio Tv Ads Online: un «pacchetto» tecnologico collegato a YouTube (la società di video social networking acquisita nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari) da distribuire ai broadcaster televisivi per consentire loro la raccolta di pubblicità mirata. Il secondo fronte passa invece attraverso Android, il sistema operativo «aperto» messo a punto per gli smart phone. Il primo terminale, il G1 della taiwanese Htc, arriverà anche sul mercato italiano questa settimana. Ma altri produttori, da Samsung a Lg a Motorola, hanno annunciato anch'essi il lancio di nuovi cellulari basati sul sistema Google. E sul display dei cellulari Android gli utenti si troveranno tutte quelle applicazioni che, come sui computer, oltre che a utilizzare il web per lavoro o intrattenimento servono a convogliare investimenti pubblicitari.

L'obiettivo di Google, ovviamente, è quello di offrire agli inserzionisti la più ampia gamma possibile di piattaforme tecnologiche attraverso cui articolare le loro campagne.

PUBBLICITA' -

Che si tratti di un modello estremamente efficace, ci sono pochi dubbi.
Google ricava dalla pubblicità il 99% di un fatturato che, nell'esercizio 2008, ha raggiunto 21,8 miliardi di dollari, il 31% in più dell'anno prima.

Non a caso due big del settore come Microsoft e Yahoo stanno cercando da anni di emularlo.

Anzi, per stringere i tempi, nel febbraio 2008 Microsoft è arrivata a mettere (inutilmente) sul piatto quasi 45 miliardi di dollari per comprarsi Yahoo, e da allora non ha smesso di premere per arrivare a un'alleanza.

Più difficile è invece capire quale sia il potenziale d crescita del sistema Google basato sulla pubblicità. Un inatteso segnale d'allarme è infatti risuonato l'anno scorso, quando la società di ricerche ComScore ha segnalato un calo del 7% dei «pay clicks», lo schema attraverso il quale Google incassa da un determinato inserzionista una determinata cifra ogni volta che un utente «clicca» sul suo banner pubblicitario. Secondo alcuni analisti, quello era il segno che il modello Google ha toccato l'apice e rischia di cominciare la fase discendente.

SELEZIONE -

In realtà, la flessione è semmai legata a una scelta operata dalla stessa società di Mountain View. La quale, anche per non «affollare» di pubblicità i servizi che offre agli utenti, sta via via selezionando gli inserzionisti, privilegiando quelli che pagano di più.

E non solo. Brin, Page e Schmidt hanno anche cominciato a esplorare il capitolo successivo: non più pagamenti legati al semplice click sul computer, ma all'effettiva vendita dei prodotti e servizi che in quel determinato banner vengono pubblicizzati.

Per verificarne i risultati, però, servirà del tempo.

Dopo l'allarme lanciato da ComScore ci ha infatti pensato la crisi finanziaria mondiale a stravolgere ogni termine di paragone.

La casa ecologica in Catalogna



Nel cuore della Catalogna, il progetto degli H Arquitectes si confonde con la natura


All’inizio sembrava impossibile riuscire a costruire una casa in un appezzamento di terreno ripido, con dei terrazzamenti naturali dall’aspetto precario popolati dalla classica natura aspra e selvatica della Catalogna.

Ci sono riusciti gli H Arquitectes, di stanza a Barcellona, aiutati da un colpo di fortuna: una piattaforma rocciosa naturale cui ancorare l’edificio.

A Vacarisses, un piccolo paese della Spagna del Nord, la House 205 è un volume semplice e elegante, completamente realizzato con il legno.

Le pareti, il soffitto e i pavimenti, ma anche la libreria, la scala e le finiture. Perfettamente integrati alla natura circostante, che non è stata modificata dalla costruzione.

Una filosofia che ha guidato il progetto dalla fase teorica fino alla concreta realizzazione, nel nome dell’impatto zero e con costi relativamente bassi: 200.000 euro il preventivo.
Una costruzione che sembrava impossibile. E diventa modello di eco-sostenibilità
I materiali utilizzati, i metodi e le soluzioni adottate avevano come obiettivo quello di approfittare al massimo dell’unicità del paesaggio, minimizzando le variazioni del terreno e della boscaglia circostante.

Anche la via d’accesso, che è stata l’unica variante inevitabile e attraversa in obliquo il terreno, ha superato brillantemente i test di verifica della sostenibilità ambientale.

Gli alberi e i cespugli che circondano la casa sono il panorama unico su cui si affacciano le grandi finestre.


Gli spazi sono ampi, lineari e funzionali, per permettere il massimo comfort a una coppia con bambini. Sui due piani, collegati da una semplice scala in legno, le stanze si susseguono linearmente, e le zone vengono modificate con pannelli scorrevoli. Ambienti armoniosi e versatili, in perfetto equilibrio con la natura circostante.

Un risultato finale funzionale, concreto: un volume di legno appoggiato su una solida roccia e circondato dal paesaggio originale, senza alcun impatto visivo o disordine ecologico.

Senza contare la caratteristica bio per eccellenza del legno, che è un materiale rinnovabile e può essere smantellato e riciclato senza nessuno sforzo.

domenica 29 marzo 2009

Scarlett Johnasson testimonial di Moët & Chandon

























Scarlett Johansson, negli inediti scatti della campagna pubblicitaria pubblicitaria Moët & Chandon scattata dalla coppia di fotografi Mert Alas e Marcus Piggott.
Non poteva che chiamarsi Tribute to Cinema il grande evento che ha svelato alla stampa la nuova musa di Moët & Chandon: Scarlett Johansson, prima star di Hollywood a essere scelta come testimonial di una maison di champagne.
Dal red carpet agli ospiti internazionali, tutto nella serata era rigorosamente ispirato al grande schermo, proprio come gli autografi fatti da ogni personaggio a una bottiglia di pregiatissimo Nabuchandnezzar, che sarà messa all’asta per supportare la charity scelta da Scarlett: l’organizzazione Oxfam, impegnata nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Da aprile, inoltre, Moët & Chandon lancerà una campagna pubblicitaria scattata dalla celebre coppia di fotografi Mert Alas e Marcus Piggott con protagonista, ça va sans dire, una Scarlett splendente e ultrachic. Ecco un’anteprima di questi scatti d’autore, per un fascino davvero… frizzante!

La biografia ufficiale di Michelle Obama


Michelle Obama. First Lady della speranza
Elizabeth Lightfoot
Casa editrice: Ed. Nutrimenti
Anno 2009 -
300 pp. - 18,00 euro
Genere: Biografia

Dopo aver conosciuto Mr Obama attraverso le innumerevoli biografie – autorizzate e non – pubblicate dal giorno della sua candidatura a Presidente degli Stati Uniti a oggi, è finalmente arrivato nelle librerie italiane l’ufficialissimo ritratto dell’altra prestigiosa inquilina della Casa Bianca: Michelle Obama.
Salita alla ribalta con il marito in poco più di due anni, la prima first lady afroamericana sembra confermare l’abusato detto “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”.
Una donna che, in questo caso, si è raccontata in tutte le sue sfaccettature e senza filtri alla giornalista americana Elisabeth Lightfoot, cronista dell’autorevole Associated Press.
Un’opera documentata e completa, questa, che racconta la vita di Mrs Obama in un viaggio attraverso i ricordi: dall’infanzia proletaria nella famigerata South Side di Chicago agli studi di legge a Princeton e Harvard, passando per l’incontro con Barack e la costruzione di un amore e una famiglia insieme, fino al successo ottenuto alle recenti elezioni. Michelle si confronta con il suo personale American Dream con serietà e ironia, alternando affermazioni maliziosamente irriverenti – alla domanda «Qual è l’accessorio moda che più le dona?» lei ha risposto (in pendant con una nota canzone di Bryan Adams): «L’unica cosa che mi sta bene addosso è Obama » – a ragionamenti sulle questioni che più le stanno a cuore, come la volontà di conciliare il ruolo di madre e moglie con quello di “asso nella manica” di Barack.
Ne emerge una figura forte e determinata, che non è disposta a rinunciare alla propria femminilità: dietro le mise eleganti che l’hanno già trasformata in icona di stile, Michelle porta ben stretti alla vita i pantaloni, tanto che perfino il presidenziale consorte l’ha soprannominata The Boss. E se lo dice lui...

venerdì 27 marzo 2009

Van Gogh a NY e Matisse a Milano




NEW YORK : Van Gogh
La notte ha sempre rappresentato un soggetto intrigante per Van Gogh che ha voluto ritrarla in molti suoi dipinti.
24 bellissime pitture in mostra, per capire come l'artista ha colto gli aspetti più difficili dell’oscurità.
Van Gogh and the Colors of the Night 21 Settembre 2008 - 5 Gennaio 2009
The Museum of Modern Art11 West 53 Street, New York

MILANO : Magritte
Cento dipinti, oltre a gouaches, collage e sculture provenienti dal Musée des Beaux Artes di Bruxelles, raccontano l’approccio di René Magritte al tema della Natura.
Magritte.
Il mistero della natura 21 novembre 2008 - 29 marzo 2009
Palazzo Reale
Piazza Del Duomo 12, Milano

Hussein Chalayan a Londra




From fashion and back: Hussein Chalayan in UK

Dal 22 gennaio al 17 maggio 09 lo stilista di origini turco-cipriote, famoso per le sue ardite contaminazioni tra moda e alta tecnologia (e da un anno direttore creativo di Puma), viene celebrato per la prima voltanel Regno Unito.
Con una grande retrospettiva al Design Museum di Londra.
Hussein Chalayan, designer, filosofo e architetto
A Londra, una mostra rende il dovuto omaggio al grande stilistasfuggito ai dogmi del fashion-business
38 anni, nato a Nicosia, Cipro, ma trasferitosi in Inghilterra da bambino, Hussein Chalayan non ama essere etichettato. Che è un affermato designer di moda si può dire, e anche forte. "Miglior designer inglese dell'anno" per ben due volte consecutive (1999 e 2000), nel 2006 ha vinto un MBE per il servizio reso all'industria della moda.
Ma non chiamatelo "outsider". E dimenticatevi dell'appellativo "concettuale".
Nonostante le sue creazioni siano strettamente legate a tematiche politiche e sociali (tanto che è anche autore di cortometraggi come Absent Presence, con Tilda Swinton, con cui ha rappresentato la Turchia alla 51esima Biennale di Venezia), Chalayan infatti non si definisce né "profondo" né "artistico".
Ha semplicemente un cervello che usa, molto bene, per creare idee.
Che si indossano.
Bisogna ricordarselo, visitando la prima mostra che l'Inghilterra gli dedica. Perché il tavolo/gonna di legno che ha presentato nel 2000 (dalla serie Afterwords) è uno spettacolo, così come Airborne che applica ai tessuti la tecnologia d'avanguardia di 15.000 luci LED combinate a cristalli Swarovsky e il vestito "Readings" che proietta con 200 luci laser semoventi il sogno-realtà di una moda fantascienza.
Ma il direttore artistico di Puma (dal Gennaio 2008) è capace anche di capi basic (che proprio basic non sono mai) e di deliziosi abiti da cocktail nero pece di una semplicità rara e personalissima, così difficile da trovare in altri stilisti che un modello è stato indossato pochi mesi fa da Jennifer Connelly al Late Show with David Letterman.
Con circa 35 vestiti il Design Museum di Londra offre uno spaccato del mondo di Chalayan che è molto più di una sfilata di moda.
È fatto di architettura, design, filosofia, antropologia, scienza e tecnologia e ha come cardine uno studio quasi maniacale del corpo femminile e un utilizzo magistrale dei materiali e delle forme con cui Hussein sperimenta.
Hussein ChalayanFrom fashion and back
Fino al 17 Maggio 2009
Design Museum Shad Thames, London SE1 2YD
From fashion and back 22 gennaio - 17 maggio 2009 Design MuseumLondra

L'expo TAG au Grand Palais


L'Art de rue au musée : les backstage de l'exposition TAG
L’exposition T.A.G. au Grand Palais sacre jusqu’au 26 avril 2009 les Graffs et les Tags.

L’occasion de revoir quelques clichés en présence de leurs artistes.
La vocation de tagueur nait vers onze, treize ans, d’un besoin égocentrique d’expression, une nécessité d’exister, de parler.

Leur vie du début n’est guère différente de celle des autres artistes.

Il faut d’abord connaître les codes, les légendes, les courants, l’histoire en un mot.

Le parcours ensuite dépend de chacun. « Si t’as de bonnes statistiques, tu continues » : le tagueur joue au chat et la souris avec les représentants de l’ordre.
Hors la loi, ils le sont la plupart du temps. Certes ! « Tout comme celui qui roule sur l’autoroute plus vite que les autres ! »

Mais ce sont aussi les conditions qui veulent ça. On fait des terrains de basket, on ne dresse pas de murs à taguer.

Les sanctions augmentent pour les récidivistes. De fait, certains abandonnent.
A contrario, d’autres deviennent des légendes. Une légende « c’est le mec qui te tue. A chaque fois, tu vas à gauche, à droite, tu vois son nom ». Une légende se place aux bons endroits, sur des surfaces inédites, sans compter le talent artistique véritable qui justifie cette consécration au sein d’un grand musée.

A ce sujet, lorsqu’une blogueuse, Chloé, présente au vernissage, se demande si une exposition sur l’art des rues ne va pas à l’encontre des principes mêmes du tagueur, la réponse est simple : « tout ça fait partie des arts picturaux qu’on le veuille ou non, mais c’est vrai, c’est une commande».

La logique de création n’a pas été la même. Ils se sont retrouvés devant des toiles blanches à remplir, alors que leurs travaux habituels obéissent à une logique : « on repère les lieux. On part en mission ».

Mais le résultat n’entre pas dans une galerie. Il faudrait pouvoir décrocher des pans de mur de deux mètres sur quatre pour s’offrir son graff.
Aujourd’hui, les conditions d’exposition étant uniques et inhabituelles, les tagueurs veulent se montrer critiques sur T.A.G : « la bande sonore est faible » fait remarquer l’un d’entre eux. « Dans la vie, le bruit des bombes de peinture, c’est quelque chose… ».

Un jugement d’esthète, voire nostalgique, qui révèle une sagesse acquise avec l’âge. En effet, certains atteignent ici « the fame », la célébrité, parce qu’on parle de leur travail comme d’une extension d’eux-mêmes.

Après avoir été, pour certains convoités par les marques de streetware, ils sont au Grand Palais : « l’establishment de la reconnaissance de l’art » précise Dize. On pourra toujours se demander si ceux qui débutent aujourd’hui seront des légendes demain, en peignant sur des murs alloués par la mairie.

mercoledì 25 marzo 2009

http://la-presse-people.blogspot.com

Chaussures de rêves







Cet été, les souliers ne sont pas prêts de passer inaperçus !




Au programme, cambrures de rêve, formes délirantes et détails bijoux.
De véritables œuvres d’art qu’on ne se lasse pas de contempler… et de porter

Sandale en satin et perles nacre
Gianvito Rossi
750 €
Sandale à talon en satin rose et cuir mauve bijoux fleur en email et strass lanière cheville façon ballerines
Diego Dolcini
950 €

Sandale noire lézard, talon en mousseline de soie
Victor & Rolf
563 €

Isabelle Adjani dans "la journée de la jupe"




Photo d'une scène du film
Photo de l'affiche du film

La journée de la jupe", qui sort mercredi en salles, raconte à la manière d'une grande tragédie classique comment une professeur de collège prend un jour en otage ses élèves.

Sur un thème souvent exploré -- la violence ordinaire à laquelle sont confrontés quotidiennement les enseignants de banlieues --, le réalisateur Jean-Paul Lilienfeld a bâti un scénario d'une remarquable intensité, servi notamment par deux acteurs au mieux de leur talent, Isabelle Adjani et Denis Podalydès.

Unité de temps, unité de lieu, unité d'action. L'histoire se concentre dans la confrontation d'un professeur de français, Sonia Bergerac (Isabelle Adjani) et ses élèves, enfermés pour un huis-clos dramatique dans une salle de spectacle, au sous-sol d'un collège.

Un peu malgré elle, Sonia Bergerac, poussée à bout par l'insolence et le mépris de ses élèves, les prend en otages, revolver au poing. A l'extérieur, les forces spéciales de la police ont pris position et tentent de résoudre le problème, sans effusion de sang.

Isabelle Adjani épouse ici à la perfection le rôle d'une enseignante surmenée, déprimée par la départ de son mari, en révolte contre des adolescents qu'elle aime pourtant profondément et dont elle comprend les angoisses.

"Le plus important était de faire exister l'authenticité des relations entre ce prof et ses élèves. C'était capital pour la crédibilité du film, pour la justesse du ton", déclare-t-elle.

On savourera la scène étonnante où elle braque son revolver sur la tête d'un jeune beur arrogant pour lui extorquer...le vrai nom de Molière, Jean-Baptiste Poquelin.

En contrepoint d'Isabelle Adjani, Denis Podalydès campe avec talent le chef des forces spéciales, lui aussi en proie au doute, soucieux d'éviter un assaut périlleux et plein de compassion pour la preneuse d'otage.

Jean-Paul Lilienfeld évoque avec subtilité le malaise des banlieues, qu'il s'agisse de l'intégration - plusieurs élèves et Sonia Bergerac elle-même sont d'origine arabe - ou de la condition de la femme.

Invitée par la police à formuler ses exigences de preneuse d'otages, Sonia Bergerac réclame une "journée nationale de la jupe", pendant laquelle toutes les femmes pourront porter une jupe sans se faire traiter de "pute".

Conclusion inexorable de cette impitoyable démonstration, le film s'achève dramatiquement par la mort de l'enseignante et de l'un des élèves.

Dans le rôle des élèves pris en otage, une poignée de jeunes comédiens donnent la réplique à Isabelle Adjani.
Ils déploient dans "La journée de la jupe" une verve comparable à celle qui a assuré le succès du film "Entre les murs".

Anne Hathaway dans la peau de Judy Garland

Anne Hathaway dans la peau de Judy Garland sur les planches et au cinéma!
L'actrice américaine Anne Hathaway, l'une des récentes révélations de Hollywood, interprétera dans un film et sur les planches la célèbre chanteuse et actrice américaine des années 40 Judy Garland, a annoncé mardi la presse spécialisée américaine.

L'actrice, âgée de 26 ans, donnera vie à la légendaire Dorothy du "Magicien d'Oz" de 1939, en se basant sur la biographie de l'artiste intitulée "Get Happy : The Life of Judy Garland".

"On a une meilleure perception de Judy Garland au travers de ce livre et nous sentons réellement qu'Anne peut y apporter son propre style", a dit au quotidien Variety le chef de production, Ben Famiglietti.

On ignorait encore lequel du film ou de la pièce de théâtre serait proposé en premier au public.

Anne Hathaway a été saluée récemment pour son interprétation dans "Rachel getting married" de Jonathan Demme, qui lui a valu une nomination aux Oscars dans la catégorie de la meilleure actrice.

On l'avait vue auparavant en secrétaire persécutée par Meryl Streep dans "Le diable s'habille en Prada", en épouse délaissée dans "Le secret de Brokeback Mountain" et en "agent 99" dans la comédie "Max la menace".

Viva la bufala!!


Un risto-bar sofisticato e ultramoderno, dal design che strizza l’occhio ai sushi-bar delle grandi metropoli.


Potrebbe sembrare la descrizione di un qualunque ristorante à la page, se non fosse che Obikà è interamente dedicato alla degustazione di mozzarella di bufala Dop, orgoglio della gastronomia made in Italy e feticcio alimentare da declinare in molteplici specialità, dalla burrata alla treccia.

Il resto del menu, principalmente salumi e primi piatti, è studiato per esaltare al meglio il sapore dell’amata bufala, di esclusiva provenienza casertana e salernitana.

A Roma Obikà si trova in Piazza di Firenze,

a Milano in via Mercato.

I nostalgici della bufala in esilio più o meno volontario a

Londra possono ritemprarsi in Oxford Street 400, dove Obikà ha aperto una filiale che è già un cult per i londinesi!

sabato 21 marzo 2009

Les Sony World Photography Awards



Les Sony World Photography Awards ont pour objectif de récompenser le travail de photographes du monde entier qui sont divisés en deux catégories.

L’une des principales récompenses pour les finalistes professionnels et les gagnants de la catégorie amateurs sera de voir leur œuvre exposée à la Winners' Exhibition qui se tiendra en même temps que le Festival de Cannes, à l'intérieur de la Rotonde Lerins, véritable temple à la gloire de la photographie. Les œuvres de ces gagnants rejoindront ensuite le Global Tour 2009/2010, exposition itinérante se tenant dans les galeries et les villes les plus prestigieuses du monde.

Le gagnant dans la catégorie professionnelle "Photographie commerciale de Mode" est le polonais Piotr Fajfer. Le gagnant dans la Catégorie Amateurs "Photographie commerciale de Mode" est le français Christo Stankulov.

En tout il existe 20 catégories dans des domaines aussi variés que l'architecture, le sport, le portrait, paysage, la musique.

Chacun des photographes récompensés verra son œuvre exposée et honorée lors de la cérémonie de remise des Sony World Photography Awards qui se déroulera au prestigieux Palais des Festivals à Cannes, le jeudi 16 avril.

L’un des 12 finalistes professionnels se verra attribuer l’Iris d’Or et sera ainsi consacré meilleur photographe SWPA de l'année 2009.

Au cours de la soirée, le ou la gagnante recevra un chèque de 25 000 $ ainsi qu'un appareil photo Sony et son équipement.

Dans la catégorie amateurs, le ou la gagnante choisi(e) parmi les huit finalistes, recevra un chèque de 5 000 $ ainsi qu’un équipement de photographe Sony.Au cours de cette soirée, sera faite une autre annonce de la plus grande importance : le nom du gagnant du Prince's Rainforest Project (PRP) Award.

Le ou la gagnante de ce prix recevra une subvention lui permettant de financer complètement un projet de documentation sur les forêts pluviales du monde entier.

Zanibook, le Facebook pour les animaux


Zanibook, le premier réseau social pour animaux de compagnie.

Comment, vous n’avez pas encore inscrit Tobbi, votre fox-terrier ?

Facebook, c’est tellement 2008 et la nouvelle tendance pour « réseauter » entre amis et faire des rencontres, c’est de se cacher derrière son animal de compagnie.

Mode d’emploi.
« J’ai fait ça pour rire au début », avoue Christophe Garnier, employé d’une animalerie en Belgique et créateur de Zanibook, le site de réseau social pour animaux.

« Je ne pensais pas que tant de gens voudraient échanger au sujet de leurs petites bêtes. » Seulement depuis sa mise en ligne, en février dernier, Zanibook.com a déjà conquis plus de 35 000 internautes.

« Tout se déroule exactement comme sur Facebook », ajoute l’entrepreneur. Après avoir minutieusement complété le profil de votre créature, vous pourrez l’inscrire dans un groupe – « Chiens d’Ille-et-Vilaine et de Bretagne », « Je suis métisse et j’assume », « Ta patte sur mon cœur » –, papoter avec d’autres maîtres et répondre à des sondages tels que « Les croquettes Friskies sont-elles les meilleures du monde ? » ou « Croyez-vous qu’un hamster russe peut vous tuer ? »

On se demande également si un bichon maltais peut fournir un formidable alibi pour draguer en ligne !

Car même si la plupart des membres semblent réellement rechercher une « cat-sitter » pour les vacances de Pâques ou la mère des chiots de leur labrador, qui finira autour d’un verre après le bol d’air d’une grande balade au parc ?

Les toutous peut-être…

Reese Witherspoon


Descendante fiérote de l’un des premiers signataires de la Déclaration d’indépendance, mademoiselle a d’abord rêvé de briguer la présidence des États-Unis.

Un devoir de mémoire vite oublié quand ses voisins fleuristes de Nashville lui proposent de tourner dans une pub pour leur boutique.

Elle a 7 ans et, c’est décidé, sera actrice.

Parole tenue. À 14 ans, elle obtient son premier rôle dans Un été en Louisiane (Robert Mulligan, 1991). À 19, elle est propulsée au firmament de Hollywood par Freeway (Matthew Bright, 1996).

Sa peau de porcelaine, son sourire mutin et son menton en galoche lui garantissent d’abord les rôles de jeunes candides adolescentes.


Dans Fear (James Foley, 1996), elle découvre l’émotion des rave parties avec Mark Wahlberg ; dans Sexe Intentions (Roger Kumble, 1999), le pari machiavélique d’une fratrie malsaine aux côtés de Ryan Phillippe. Avec qui, à l’époque, elle vient de convoler.

L’alliance au doigt et deux enfants à charge – Ava Elizabeth et Deacon Reese –, la gentille fille modèle devient alors femme à poigne décapante dans L’Arriviste (Alexander Payne, 1999), La Revanche d’une blonde (Robert Luketic, 2001) et Fashion Victime (Andy Tennant, 2002).

À l’écran comme à la ville, la Witherspoon organise en effet sa vie comme une équation.

Enfin, ça, c’était avant qu’elle reçoive l’Oscar de la Meilleure Actrice en 2006 pour son interprétation de June Carter dans le biopic Walk The Line, de James Mangold, qu’elle se sépare de Ryan Phillippe et s’amourache du torride Jake Gyllenhaal.

Depuis, sa vie est un brin moins mathématique.

Son style : positivement discret. Le blond californien impeccable, le sourire plus blanc que blanc, ce petit bout de femme (1,57 m) justifie pourtant d’un style bien défini.

Ses robes sont généralement près du corps, coupées aux genoux.

Ni trop longues, ni trop courtes.

Pas d’astuces maquillage, juste un brin de blush – sa peau naturellement satinée s’occupe du reste.

On l’a peut-être déjà aperçue en Dior ou Valentino lors d’une cérémonie, mais ce devait être exceptionnel.

L’ambassadrice de la marque de make-up Avon est une aficionada de Nina Ricci.

Seuls vices connus à ce jour ? Les chaussures – elle en aurait plus de 150 paires –, et – oh mince ! – la vieille broderie…
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