La nuova testimonial di Dior, per volere della direttrice artistica della grande Maison situata al 30 Avenue Montaigne a Parigi, Maria Grazia Chiuri, è Beatrice Borromeo.
Il suo nome completo è Beatrice Borromeo Arese Taverna Casiraghi.
Moglie di Pierre Casiraghi e madre di due bambini.
E' la figlia del conte Carlo Ferdinando Borromeo e di Paola Marzotto, figlia di Marta Marzotto.
Fa parte di una delle più illustri e antiche famiglie italiane. Ha tre sorellastre:
Isabella, di dieci anni più grande, avuta dal padre con la modella tedesca Marion Sibylle Gabriele Zota; Lavinia, moglie di John Elkann; e Matilde, moglie di Antonius von Fürstenberg, principe della famiglia reale di Germania.
Suo zio è Matteo Marzotto, ex presidente di Valentino, oggi a capo di Dondup.
Già brand ambassador di Buccellati, lo storico gioielliere italiano che aveva scelto l'eleganza della regista e giornalista, nel febbraio 2020.
Ha fatto la modella
Beatrice è alta 1,75 m, centimetri preziosi per un corpo perfetto per fare la modella.
E così a 15 anni sono molte le agenzie cominciano
a guardarla con interesse.
La mamma allora la affida all'amico Piero Piazzi, dell'agenzia Paolo Tomei: è così che ha inizio la sua carriera, che la porterà su passerelle importanti, come quella di Chanel, Valentino, Trussardi, Alberta Ferretti e Ermanno Scervino.
Tra i suoi contratti anche quello come testimonial per Blumarine.
Beatrice ha frequentato il liceo classico Berchet di Milano, una scuola pubblica, per poi iscriversi in Scienze giuridiche alla Bocconi, dove si laurea con una tesi sulla durata dei processi in Italia e relative proposte di riduzione dei tempi.
Nel 2011, quando già aveva avuto le prime esperienze televisive e giornalistiche, parte per New York alla volta della Columbia University, dove frequenta un master in giornalismo e politica internazionale.
L'esperienza televisiva era quasi evidente
Infatti durante l'ultimo anno di liceo la piccola di casa Borromeo era stata selezionata da Michele Santoro per il suo programma Annozero.
«Avevo diciannove anni, ho accettato perché ero cresciuta guardando Samarcanda e mi sembrava una bella opportunità ma non ero attratta dalla tv in quanto tale. Mi avevano già chiamata in tanti, anche Fazio, ma avevo sempre detto no. La verità è che non ero preparata, ero così giovane in un ruolo di responsabilità, i miei amici del liceo mi prendevano in giro dicendo che avrei dovuto avere il coraggio di dire a Santoro in diretta “Bella Micky, parla tu che è meglio!», ha raccontato tempo fa in un'intervista con Selvaggia Lucarelli.
Ma la vera passione di Beatrice Borromeo è il giornalismo.
Così inizia a collaborare con Il Fatto Quotidiano, con cui ogni tanto ancora oggi collabora.
Nel frattempo firma diversi documentari, come quello prodotto per il Daily Beast dal titolo Lady 'Ndrangheta, sulle donne della legate ai boss della mafia calabrese, andato poi in onda anche in Italia su Sky e Bambini Mai, sui ragazzini di Caivano, un quartiere ghetto di Napoli.
E anche un libro-inchiesta su Vittorio Emanuele e il delitto di Dirk Hamer.
Il matrimonio con Pierre Casiraghi:
Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi, il rampollo della famiglia reale di Montecarlo, terzogenito di Caroline de Monaco, non si sono conosciuti a una delle tante feste di palazzo, né alla Bocconi, che entrambi frequentavano.
I due si sono incontrati a Cannes nel 2008: lei era lì per lavoro come reporter di Annozero, lui non aveva certo bisogno d'invito.
In quell'occasione, racconta al Corriere della Sera, «Pierre mi vede, si avvicina e dice: “I love you and I will marry you”. Io risi. E lui: “You will see” (vedrai)». E così fu.
Sette anni dopo i due convolano a nozze, con un matrimonio tra Montecarlo e l'Italia e quattro abiti da sposa.
Nascono Stefano Ercole Carlo Casiraghi e Francesco Carlo Alberto Casiraghi.
La voglia di lavorare di Beatrice non si ferma mai, né nel giorno del suo matrimonio (al ricevimento ha intervistato il procuratore di Catanzaro Nicola Grattieri), né durante la gravidanza.Proprio mentre era incinta ha intervistato una ragazza di 15 anni violentata da un boss mafioso, poi andato in carcere anche grazie a quell'articolo.
«È stata una delle poche cose avventate che ho fatto. C’era davvero il rischio che mentre ero lì potesse entrare qualcuno a sparare alla ragazza o ai genitori», racconta al Corriere.