"Le donne troppo virtuose hanno in sè qualcosa che non è mai casto" diceva Denis Diderot.
Oggi la lussuria torna sulla cresta dell'onda come la passione in grado di salvare la società dall'appiattimento socio-culturale a cui va incontro.
Alcuni scienziati russi stanno esplorando la lussuria per cercare di capire quale sia la natura del “vizio” : c'è chi ha una visione alternativa e spiega il peccato capitale come passione e motore della conoscenza.
Giulio Giorello, professore di Filosofia della Scienza all'Università statale di Milano ha appena scritto un libro sul tema per Il Mulino ("La lussuria: la passione della conoscenza") e giovedì 4 marzo ne ha parlato all'interno del progetto culturale in sette serate ideato dalla filosofa Nicla Vassallo "I Vizi capitali delle donne" promosso da O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna: http://www.ondaosservatorio.it/) in partnership col Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia (http://www.museoscienza.org/).
Freud sosteneva che l’istinto sessuale è una forza irresistibile, impossibile da controllare.
Freud sosteneva che l’istinto sessuale è una forza irresistibile, impossibile da controllare.
La Chiesa crede che si possa e debba resistere alla tentazione della carne, la scienza ritiene invece che l’istinto di riproduzione sia naturale e necessario per l’esistenza di qualsiasi tipo, compresi gli esseri umani, ma chi ha realmente ragione?
Questa è la domanda da cui partire per arrivare a spiegare come la spinta della tentazione e della naturale tendenza a lasciarsi trasportare da voglie e desiderio siano l'elemento chiave per la scoperta di nuovi mondi e nuovi linguaggi.
In molte confessioni religiose la lussuria è considerata un peccato, in quanto menomazione della volontà individuale e discernimento del bene e del male più che, come si ritiene comunemente, un "male in sé", inteso come atto in sé riprovevole.
In molte confessioni religiose la lussuria è considerata un peccato, in quanto menomazione della volontà individuale e discernimento del bene e del male più che, come si ritiene comunemente, un "male in sé", inteso come atto in sé riprovevole.
Per altre religioni, invece, la lussuria non rappresenta un male.
La definizione di lussuria, anche alla luce delle mutazioni culturali intervenute nel corso dei secoli, è stata ovviamente oggetto di variazioni interpretative.
Alla visione rigoristica tradizionale si sono nel tempo contrapposte teorie più o meno attenuate, ad esempio in Pietro Abelardo (che ne discettava con buona esperienza e per il quale sussisterebbe una inclinazione alla lussuria "per complessione fisica", cfr. peccato originale), o in visioni genuinamente gioiose del Cantico dei Cantici.
Nella religione pagana classica poteva essere al contrario considerata un mezzo di contatto con il divino, come per esempio in ambito dionisiaco: fu per queste ragioni che i Baccanali furono proibiti nell'antica Roma nel 186 a.C.
Esisteva inoltre la prostituzione sacra, praticata dalle sacerdotesse di alcuni templi orientali. Al tempo stesso però esisteva il culto di Estia per i greci e Vesta per i romani, che tutelavano il focolare familiare e preservavano la castità.
Nell'induismo esiste una via morale iniziatica che si basa sulla lussuria, il Kama Sutra.