domenica 12 aprile 2009

Twitter è il Facebook delle star di Hollywood


E' il social network Twitter la nuova dipendenza delle star hollywoodiane.


Tutti lo usano, si lasciano scappare indiscrezioni, fanno dichiarazioni e anche qualche gaffe! Avevamo già raccontato della mania di John Mayer, che pare abbia causato la sua rottura definitiva con Jennifer Aniston, ma Twitter conta tanti altri affezionati celebri.

Cominciamo da Demi Moore e Ashton Kutcher, che vivono e “twittano” felici e contenti; recentemente il giovane Ashton ha pubblicato una foto della mogliettina in lingerie, lei invece si dichiara addicted, aggiorna costantemente il suo profilo e lo usa addirittura a fin di bene.

È proprio di qualche giorno fa, infatti, la notizia del “salvataggio” di un’aspirante suicida, che prima di compiere il folle gesto aveva inviato un messaggio in Rete, colto prontamente da Demi. Quanto a Lindsay Lohan e alla sua ex Samantha Ronson litigano e si lasciano online: la giovane attrice americana ha prima accusato la sua ragazza di tradirla e poi l’ha scaricata pubblicamente. Ashlee Simpson – giovane sorella della bionda Jessica – delizia invece gli amici con le foto del figlio Bronx (5 mesi), che ovviamente non è ancora in grado di esprimere la sua opinione in merito.


E su Twitter scrivono anche star del calibro di Hugh Jackman, che però ha commesso una piccola gaffe, riferendosi all’Opera House – emblema della sua Sydney – chiamandola Opera Center.

giovedì 9 aprile 2009

Le Doga?


New York Times (Etats-Unis)

"Bonding with their downward-facing humans"

Le Doga est une tendance qui fait fureur aux Etats-Unis.

Le mot est une contraction des mots Dog (chien en anglais) et Yoga.

Il se pratique de plus en plus un peu partout dans le pays.

Il intègre parfaitement le concept du yoga : vivre en harmonie avec les êtres et les animaux. Là, l’animal de compagnie participe aux séances de yoga de se son maître, s’allongeant sur son ventre ou se mettant autour de son cou.

Il faut compter 15 à 25 dollars la séance.

mercoledì 8 aprile 2009

Anni 60 : da Roma a Londra


Una mostra sugli anni '60: anni di grandi sconvolgimenti sociali, economici, demografici, di morale e di costume.

Gli anni Sessanta erano appena cominciati e gli inglesi già li etichettavano come anni al "sapore di miele".
Così almeno cantavano i Beatles(A Taste of Honey) non ancora entrati nella leggenda, ancora quattro ragazzotti di Liverpool che l’anno prima, il 1962, avevano inciso un 45 giri di buon successo, Love me do.
Per gli italiani, invece, erano anni al “sapore di sale”, almeno se si deve dare credito a Gino Paoli, alle varie rotonde sul mare e alle melodie dedicate alle spiagge che imperversavano allora.
Di certo c’è che erano anni di grandi sconvolgimenti sociali, economici, demografici, di morale e di costume.
La prima vittima illustre di quei mutamenti fu la famiglia. Ed è proprio il racconto sfaccettato di quest’entità sociologicamente immateriale che va in mostra a Roma e Londra.
Nella capitale inglese è l’artista di origine turca Kutlug Ataman a esporre alla galleria Thomas Dane - sotto il titolo “"fff"che sta per "found family footage", ovvero: filmati di famiglia ritrovati - una selezione di immagini liberamente tratte e rimontate da filmini casalinghi degli anni 50 e 60, girati in 8 millimetri, provenienti dagli archivi di due famiglie inglesi, i Fryers e gli Howards.
A Roma, al Complesso del Vittoriano, è esposta invece una selezione di oltre diecimila fotografie e qualche centinaio di filmini amatoriali, raccolti grazie a un certosino lavoro di vaglio in cui sono stati coinvolti studenti delle scuole superiori di una sessantina di comuni delle province laziali, iniziato tre anni fa e appena concluso.
Sono immagini che raccontano un altro Novecento, un paese fatto di lavoro, migrazioni, gioia e sacrifici. Un paese ancora in bianco e nero capace di scandalizzarsi per un campione del ciclismo come Fausto Coppi che lasciava moglie e figlia per un’altra donna, anche lei sposata con figli, ma impegnato a scoprire una nuova libertà sociale grazie a vespe e lambrette.
Un paese che linguisticamente si stava unificando con la trasmissione televisiva a canale unico del padre dell’insegnamento a distanza, il mitico maestro Manzi di Non è mai troppo tardi; che si entusiasmava per Lascia o Raddoppia? e le gaffe memorabili del signor Mike.
Sono immagini che, fondamentalmente, sollevano ragionevoli dubbi sull'esistenza in Italia di un nucleo familiare in stile "Mulino Bianco".
Forse è esistita più in stile Famiglia Benvenuti, serie televisiva italiana degli anni 60, madre di tutte le moderne fiction - che pur narrando le vicende e i buoni sentimenti di una famiglia italiana della media borghesia, covava simbolicamente al proprio interno, come avveniva nella società reale, i germi degli anni di piombo che sarebbero sbocciati di lì a poco.
Già perché nel cast degli interpreti, oltre a mostri sacri come Enrico Maria Salerno, Valeria Valeri, Claudio Gora, recitava un giovane Valerio Fioravanti, futuro terrorista.
Ma questa è tutta un’altra storia.

Sulle tracce di Raffaello a Urbino


Dal 4 aprile una mostra straordinaria celebra il Maestro rinascimentale.

E il suo amore per il Montefeltro.

Da scoprire fra arte, sapori, spa nel verde


Quando il padre Giovanni Santi, pittore dei duchi e letterato, muore nel 1494, il giovanissimo Raffaello – aveva solo undici anni – eredita una bottega fiorentissima in uno dei centri della cultura rinascimentale, Urbino.

Proprio il rapporto tra il pittore e la sua città natale è il tema della grande esposizione che si apre il 4 aprile nel salone del trono e nell’appartamento della duchessa a Palazzo Ducale, sede della Galleria Nazionale delle Marche.


La raffinata rassegna è l'occasione per riscoprire l’antica capitale del Montefeltro, che restituisce ancora oggi gli spazi in cui si è formato Raffaello.

A cominciare proprio dal Palazzo Ducale, cuore e simbolo della città, fino agli edifici signorili, le chiese, gli oratori che custodiscono straordinari capolavori d’arte.


E l'itinerario può proseguire anche oltre le mura, nel territorio dell'antico Ducato, tra morbide colline, dolci vallate, boschi e piccoli borghi rurali sapientemente ristrutturati e trasformati in templi dell’ospitalità dove è piacevole rilassarsi.

Come l’Urbino Resort Santi Giacomo e Filippo, che in occasione della mostra propone il pacchetto Speciale Raffaello: due notti in doppia b&b, percorso benessere olistico a 200 € a persona. Ospitato in un'azienda agricola di 360 ettari a coltivazione biologica, il resort occupa le vecchie case coloniche, ristrutturate e arredate con pezzi della tradizione ed elementi di design.

Ci sono anche una piccola abbazia di stampo trecentesco e un centro benessere nel vecchio fienile con magnifica vista sulle colline (via San Giacomo in Foglia 7, loc. Pantiere-Urbino, tel. 0722.58.03.05, www.urbinoresort.com, doppia b&b da 144 €).


All’interno della tenuta, ma aperto a tutti, c’è il ristorante San Giacomo di Urbino, tra laghetti e querce secolari dove si gustano le raffinate specialità di Massimo Emiliozzi: tortelli di cardi alla parmigiana, ciabattoni alle canocchie, anice e guanciale croccante (tel. 0722.58.06.46, menu da 40 E).

In città, invece, il ristorante Vecchia Urbino è un indirizzo storico per le ricette locali e gli ingredienti bio.

Da non perdere i tagliolini con guanciale e Pecorino di Fossa, la braciola all’Urbinate (via dei Vasari 3/5, tel. 0722.44.47, menu da 30 €).


La riscoperta degli anni giovanili di Raffaello conduce a Cagli, borgo gioiello dell’Appennino. Nella Chiesa di San Domenico si ammira l’affresco della Cappella Tiranni, recentemente restaurato e considerato il capolavoro di Giovanni Santi, nonché il punto di contatto con la pittura del figlio Raffaello.

Dall’1 al 3 maggio gli splendidi palazzi rinascimentali del centro storico diventeranno il palcoscenico di Distinti Salumi.

Rassegna Nazionale del Salume (tel. 0721.78.07.50), che offrirà degustazioni, laboratori del gusto e il meglio della norcineria italiana e marchigiana, come il lonzetto di fico, il ciauscolo, il prosciutto di Carpegna.

Tutte prelibatezze del territorio, da acquistare nella bottega con enoteca Alimentare (via Leopardi 18, tel. 0721.78.19.50). Nelle vicinanze, ottima carne alla brace alla Taverna della Rocca, nelle ex stalle del castello di Frontone, con vista spettacolare sulla vallata (via Leopardi 20, tel. 0721.78.62.18, menu da 25 e).

Per la notte ci si rifugia ai 2 Campanili Relais, a Montemaggiore al Metauro. Anche qui, in occasione della mostra, si può approfittare del pacchetto Raffaello: 2 notti in mezza pensione e ingresso a Palazzo Ducale, da 200 € a persona.

martedì 7 aprile 2009

Tragedia dell'Aquila:Pastori tedeschi e compagnia: salvano le vite!








Molte le persone recuperate grazie al fiuto di questi cani pronti a tutto!
In campo in Abruzzo anche una cinquantina di unità cinofile arrivate da tutta Italia.

Si infilano senza timore negli anfratti e nelle fessure più strette, passando fra una trave e un cumulo di macerie. E con il loro fiuto sono in grado di indicare con precisione il punto in cui vi sono persone sepolte che devono essere tratte in salvo.
Le drammatiche immagini del terremoto in Abruzzo hanno portato in evidenza anche loro, gli «angeli» a quattro zampe, i cani da catastrofe che in queste situazioni si rivelano più utili di qualunque strumento di rilevazione elettronica.

SQUADRE MOBILITATE -

Sono molti, i cittadini di L'Aquila e dei piccoli comuni devastati dal sisma, che probabilmente devono la loro vita a Yuri, Laka, Athos e alle decine di altri cani che in queste ore hanno affiancato i soccorritori nell'opera di salvataggio.
Fin dalle ore immediatamente successive ai crolli, sono state una sessantina le unità cinofile impegnate sul campo, dislocate tra il capoluogo e gli altri centri dove sono stati registrati crolli di edifici.
La protezione civile e le altre organizzazioni scese immediatamente in campo - dalla Forestale alla Croce Rossa, passando per carabinieri, polizia, guardia di finanza e corpi militari - hanno mobilitato le proprie squadre di ricerca, ben sapendo che la rapidità in questi casi è fondamentale nel decretare le possibilità di successo.
E' proprio in questi frangenti che l'uomo ha bisogno di affidarsi al suo più fedele amico, capace di arrivare dove lui mai non potrebbe, e di percepire segnali, suoni e odori che diversamente non sarebbero colti.

CONNUBIO UOMO-CANE -

Le unità cinofile impiegate in Abruzzo provengono dalla Lombardia, dal Lazio, dalla Toscana dal Veneto e da diverse altre regioni e sono organizzate perlopiù dall'Ucis (Unità cinofile italiane da soccorso), l'organizzazione che raccoglie i diversi gruppi istituzionali e di volontari sparsi sul territorio nazionale.
Ogni unità è composta da un cane e dal suo conduttore, che formano un connubio inscindibile, basato soprattutto sulla fiducia reciproca e su una certa capacità di confidenza e di intesa.
E' da questa specialissima relazione a due che scaturisce quella sincronia che si rivela spesso determinante nelle situazioni più difficili, quelle in cui si lotta contro il tempo.
NON SERVE IL PEDIGREE -
Le razze che vengono utilizzate sono le più diverse:
pastori tedeschi, labrador e golden retriever, collie, pastori del Belgio.
Per particolari situazioni, come le ricerche in caso di valanghe o in acqua, vengono impiegati anche cani di grossa stazza, come i San Bernardo o i terranova.
Ma nelle situazioni in cui il cane affianca l'uomo nelle ricerche, non è indispensabile avere un pedigree: sono diversi i casi di cani impiegati dalle forze dell'ordine che si sono rivelati validi «agenti» pur essendo dei meticci e, in alcuni casi, degli ex trovatelli adottati in un canile o recuperati nel corso di operazioni contro il traffico di cuccioli.
UN GIOCO CHE SALVA VITE -

Ed è proprio quando gli animali sono cuccioli che inizia l'addestramento.
Come se fosse un gioco: i cani vengono abituati a trovare oggetti, a muoversi su terreni impervi, a utilizzare l'olfatto. Ogni volta che un esercizio viene compiuto nel migliore dei modi, l'animale viene gratificato.
E così è indotto a ripeterlo e a farlo sempre meglio. Il gioco diventa via via più difficile e più specializzato.
Fino a che l'addestramento - che può durare tra un anno e mezzo e i due anni - sarà completato e il cane, ormai diventato adulto, sarà da quel momento un valido alleato nell'aiuto alle popolazioni in difficoltà.

Gwyneth pubblica una guida di Londra


La bella attrice di Hollywood si dà all’editoria.

Gwyneth Paltrow – ora al cinema con Two Lovers – dopo aver dichiarato di essere impegnata nella realizzazione di un libro di ricette dedicato al padre, è pronta per un nuovo lavoro su carta stampata.

Questa volta si tratta di una guida di Londra by night e non solo, completa di indirizzi e nomi dei locali, ristoranti e posti da vivere piacevolmente. Sono ormai cinque anni che Gwyneth vive nella capitale inglese con il marito Chris Martin e i loro figli Apple (4 anni) e Moses (2 anni), e non ha mai rinunciato alla movida locale, muovendosi su e giù per la città come una London girl doc! Attenzione però prima di acquistare il libro: è vietato ai possessori di un sostanzioso conto in banca.

La selezione di locali, hotel e affini, infatti, non è proprio low cost.

Grande Nek!!


Ha scelto il teatro Smeraldo di Milano per la quinta data del suo tour Filippo Neviani, per amici & fan NEK.

Il fascinoso emiliano dagli occhi di ghiaccio ha offerto al variegato pubblico milanese e non, una serata caleidoscopica – e non solo per la scenografia – spaziando da pezzi classici di delicato pop melodico a suoni elettronici più in linea con la nuova maturità artistica acquisita.

Il concerto si è aperto in modo soft con pezzi acustici intensi, giusto il primo assaggio per le giovanissime e innamoratissime teenager, arrivate a branchi vistosamente truccate, in mise provocanti con l’intento di attirare l’attenzione del loro idolo, esaltate e chiassosissime fin sotto il palco, sfidando l’ira funesta della security.
“Filippo il Bello” ha la capacità di trasformare lo Smeraldo in una pista da ballo sotto le stelle, sfondando le pareti di broccato con la potenza ritmica e travolgente di Se non avessi te, e di straziare mente e cuore con pezzi forti di vita vissuta come Per non morire mai e Nella stanza 26.

Il tutto con l’accompagnamento di una band di tutto rispetto e una scenografia da big fatta di luci psichedeliche, videoclip e immagini tridimensionali di cieli, mari, universi e metropoli, ambienti fisici ma forse anche mentali nei quali prendono vita i pezzi del frontman.

Linee guida e filo di Arianna dei labirintici virtuosismi vocali di NEK sono sempre i temi sociali e d’amore che ritroviamo nei suoi pezzi.

Forse è proprio questo il segreto del duraturo successo del nostro beniamino, ovvero saper raccontare in musica ciò che tutti noi non sappiamo esprimere a parole, o forse non abbiamo il coraggio di dichiarare perché facciamo parte della schiera di chi “non rischia mai, chi per non avere guai pensa ai fatti suoi”.
Conquista tutti il pezzo La voglia che non vorrei, malinconica litania rock, e la storica Lascia che io sia, e su quest’onda di emozione quasi non ci si accorge di essere già ai bis che fortunatamente diventano tris con L'inquietudine, poi con un classico intramontabile come Laura non c’è e, infine il saluto con Almeno stavolta che fa alzare tutti – ma davvero tutti – dalle comode poltroncine imbottite per dare libero sfogo a scrosci di mani e battiti di piedi a ritmo di rock.

Grande Nek, hai deliziato occhi (davvero “fisicato” questo splendido 37enne!) e udito di un’insaziabile pubblico. Per chi non fosse ancora soddisfatto domani c'è un'altra imperdibile serata al teatro Augusteo di Napoli. Buon divertimento e buon viaggio al centro dell’anima!

Guiness compie 250 anni!



Happy birthday Guinness!
La più famosa Irish stout compie 250 anni
La data per gli irlandesi è di quelle storiche: la Guinness compie 250 anni.
E allora via non solo ai festeggiamenti, ma anche ai dovuti tributi in onore di quello che non è più un semplice prodotto tipico, ma è diventato un simbolo dell’Irlanda intera, almeno quanto quel trifoglio che gli osti irlandesi disegnano su ogni pinta prima di servirla.


Creata da Athur Guinness nel 1759, la birra Guinness è divenuta ben presto famosa in tutto il mondo, tanto da meritare adesso una mostra che ne ripercorre la storia e che è stata allestita al settimo piano della antica fabbrica si St.James Gate, la Guinness SotreHouse, meta turistica di almeno un milione di persone all’anno.

History of stout” - questo il titolo della mostra - presenta cartelloni pubblicitari, filmati, documenti e antiche macchine per la produzione, la conservazione e il trasporto della Guinness.
L’ultimo piano della fabbrica - gioiello dell’architettura industriale - offre inoltre un meraviglioso panorama di Dublino, da osservare gustando quella che gli irlandesi stessi descrivono come la migliore pinta di Guinness del pianeta.

Il trench




Torna la primavera e tornano i trench, eleganti o ironici a seconda dei modelli e degli abbinamenti.




Immortalato in tanti film, il trench è legato, in una delle sue tante declinazioni, alla figura dell’investigatore, ma non è al tenente Colombo che dovete ispirarvi per questa primavera! Sono diverse ed interessanti le proposte che stanno comparendo nelle vetrine, e vanno dai colori tenui ai più accesi, spaziando anche fra diverse lunghezze, più o meno bottoni ed una lunga serie di altre varianti… ad ognuno il suo!
Il trench per antonomasia, in ogni caso, resta quello di Burberry, il primo brand a scommettere su questo capo ed a farlo uscire dal guardaroba maschile per diventare un evergreen (pur con mille rivisitazioni) anche nell’armadio femminile.
Burberry :
Burberry è una casa di moda di lusso britannica che realizza vestiti, accessori e cosmetici. Caratteristico è il motivo che è spesso presente sui suoi prodotti e che è divenuto il suo simbolo più riconosciuto e imitato.
L’azienda possiede negozi propri e in franchising in tutto il mondo, ma vende anche attraverso concessioni in negozi terzi.
Sia Elisabetta II che il Principe Carlo hanno concesso all’azienda la Royal Warrant.
Storia

Burberry clothing fu fondata nel 1856 dal ventunenne Thomas Burberry, che aprì un negozio a Basingstoke, Hampshire.
Consolidato il successo già dal 1870 e ottenuti alcuni brevetti, nel 1891 Thomas Burberry aprì un emporio in the Haymarket, Londra, che ospita ancora la sede dell’azienda. La compagnia fu successivamente incaricata di creare una nuova uniforme di servizio per gli ufficiali britannici e divenne fornitrice della spedizione antartica di Roald Amundsen nel 1911 e di Ernest Shackleton nel 1914. Divenuta popolare nel secondo dopoguerra, Burberry fu acquistata nel 1955 da Great Universal Stores (poi GUS plc), che possedeva i negozi londinesi di Argos (Negozi) e Homebase, scivolando in un lento declino. Solo nel 2000 l’azienda fu ristrutturata e promossa, rivitalizzando il suo successo e le sue vendite anche in nuovi settori di mercato.
I due tipi

Ci sono due tipi di Burberry, ovvero due collezioni diverse.
La prima è Burberry, conosciuta per il classico stile tartan.
La seconda collezione è “Burberry Prorsum”, creata dallo stilista Christopher Bailey, che ha un tocco meno classico, più glamourous: è la collezione che sfila sulla passerelle interpretata dalle più celebri supermodelle come Coco Rocha, Eva Riccobono, Lily Donaldson, Mariacarla Boscono solo per fare qualche nome e che cambia ogni anno, non continuativa come invece l’altra (anche se a volte il motivo tartan si ritrova anche nella collezione Prorsum).
Ad esempio il must del Trench Burberry è stato proposto anche nella collezione Prorsum ma rivisitato: da semplice è diventato borchiato.
Il logo

Il logo del cavaliere equestre compare nel 1901, con questo fa apparizione anche la parola latina Prorsum che accompagnerà il nome Burberry.
Il classico check Burberry, ovvero il motivo a linee orizzontali e verticali incrociate appare per la prima volta nei cappotti nel 1920, diverrà in seguito il motivo di riconoscimento dei capi Burberry.
Possiamo trovare due tipi di etichette: Burberry o Burberrys of London.
La prima denominazione appartiene ai capi prodotti a partire dal 1999, in quanto in quella data l’azienda ha deciso di cambiare la propria denominazione da Burberrys of London a Burberry.

Les secrets des serveurs de Google





On vient d'en apprendre un peu plus sur les serveurs de Google, un des secrets les mieux gardés de la société.
Google, comme on le savait déjà, stocke ses serveurs dans des containers, identiques à ceux utilisés pour le transport maritime (ou pour le logement des étudiants aux Pays-Bas).
Un seul container permet de stocker 1 160 serveurs et consomme près de 250 kW.
Une batterie par serveur.
Chaque serveur est composé d'une carte mère Gigabyte (GA-9IVDP), qui reçoit deux Xeon de type Nocona (architecture Netburst, comme les Pentium 4), de la DDR2-400 et deux disques durs SATA, des Hitachi Desktar 7K1000 (en RAID1).
Plus intéressant, en plus de l'alimentation de la machine, Google installe une batterie de 12 V (proche de celles utilisées dans les voitures) pour alimenter les serveurs en cas de problèmes. Selon la firme, sa solution est peut-être moins professionnelle que les onduleurs classiques, mais aussi plus efficace.
Notons tout de même qu'il ne s'agit ici que d'un des modèles que Google utilise, la société travaille aussi avec AMD pour une partie de ses serveurs.
Rappelons que Google est officieusement le plus gros fabricant de serveurs dans le monde, et que même si certains de ses choix semblent assez artisanaux, ils ont a priori été faits pour une question de coût.
Et rappelons que la société a aussi présenté il y a quelques semaines la configuration de ses premiers serveurs.

mercoledì 1 aprile 2009

Festa a Bologna per il restauro delle "Due Torri"


Torri di luce, la Garisenda e gli Asinelli!
Riflettori al tramonto per il restauro delle Due Torri..


La Sala del Podestà gremita per lo spettacolo di Lucio Dalla.


Fuori, la pioggia scrosciante, il traffico, il viavai; dentro, oltre il cancello e la scalinata, solo la poesia, per ritrovare Re Enzo prigioniero, Dante e Cavalacanti e intorno la Bologna medievale. Così ieri pomeriggio la città ha reso omaggio ai suoi simboli più celebri, con «La notte della torre», iniziativa della Fondazione del Monte in occasione del restauro della Garisenda e degli Asinelli che, al calar della sera, si sono rivestite di luce, mentre a causa del maltempo sono stati annullati gli spettacoli previsti in piazza e sotto le Due Torri.


A palazzo Re Enzo, poco prima del tramonto, c’è stato «Cantattorri», spettacolo con Lucio Dalla, Piera degli Esposti e Marco Alemanno.

La Sala del Podestà gremita con la gente fuori, nell’eventualità di qualche posto libero: i bolognesi non hanno voluto mancare alla festa delle loro Torri, in cui poesia e musica hanno raccontato la «bolognesità», come ha sottolineato lo stesso Dalla:
«È un capolavoro di Roberto Roversi, rappresentato un’unica volta in piazza Santo Stefano, diversi anni fa, Re Enzo, da ostaggio divenne parte integrante della città», mentre sull’ipotesi di un suo impegno nella politica cittadina : «Non ne avrei né il tempo né le capacità, preferisco occuparmi di cultura come già faccio con eventi come questo o la regia di opere al Comunale».
In sala il presidente della Fondazione del Monte, Marco Cammelli, il maestro Giorgio Zagnoni, direttore artistico dell’Auditorium Manzoni, il sovrintendente del Teatro Comunale Marco Tutino, ringraziato durante lo spettacolo da Dalla per aver «prestato» due musicisti, e l’ex ministro Franco Bassanini.
Poi, le luci si sono abbassate e nella sala, è apparso Re Enzo evocato dai versi dell’opera scritta da Roberto Roversi e musicata dallo stesso Dalla nel 1998: il figlio di Federico II, imprigionato nel palazzo, che prenderà il suo nome, si dispera, grida la sua voglia di vivere e guarda la città oltre le grate che come un polmone «si gonfia, risuona ed esprime audacia».

Marco Alemanno e Piera degli Esposti, ripercorrono le tappe della prigionia di Enzo, accompagnati da una piccola ensemble e da Lucio Dalla al clarinetto, mentre sullo sfondo vengono proiettate immagini di cavalieri e battaglie, poi la morte e arabeschi variopinti quando i versi si addolcivano, ricordando l’amore, gli affetti e la patria lontana di Enzo.

Al termine di questa prima parte gli applausi scroscianti, quasi sovrastavano la voce del cantautore, che ha voluto dedicare la parte successiva a quanti sono arrivati a Bologna e vi sono rimasti a vivere.

E allora i versi sono stati quelli di Federico II, di Cavalcanti, fautore del Dolce Stil Novo e amico di Dante, e di Guinizelli.

Il Sommo Poeta fu per un periodo a Bologna, proprio per far visita al suo amico, e Lucio Dalla, ne ha letto un breve sonetto in onore dello ‘stupor garisendi’, che Dante scrisse dopo aver visto le due torri «tributo alle giuste proporzioni, come la bassezza, come per gli uomini bassi», ha ironizzato Dalla concludendo la serata , con un suo tributo a Bologna: «Piazza Grande»; intanto le torri erano già illuminate.

martedì 31 marzo 2009

Puzzle alarm clock


Suona la sveglia!

Questa volta non basta un semplice dito per spegnerla, ci vuole una complicata combinazione di formine!

Riprendendo il classico gioco per bambini il designer Robert Kushner propone un wake up ironico, di immediato effetto.

Puzzle Alarm clock è realizzata in plastica, si acquista su http://www.latestbuy.com.au/


Si inizia la giornata in chiave ludica
Quanto costa?

€ 20,77

Poltrona Bouquet


Sembra un’esplosione di coriandoli e petali la poltroncina Bouquet di Tokujiin Yoshioka prodotta da Moroso.

È composta da una base in metallo cromato e una seduta fatta da moduli di tessuto quadrati in Alcantara, piegati manualmente e cuciti ad uno a uno.

Un’opera creata da un sarto magico che ricrea un paesaggio fatto di fiori, coriandoli, nuvole, stelle filanti e zucchero a velo!

Si può acquistare nello showroom di Moroso in via Pontaccio a Milano,

02 72016336


Delicatissimo e sognante, un pezzo d’artista.
Quanto costa?

€ 3982 !!!

La libreria Carlton



Un pezzo celebre uscito dalla mano del designer Ettore Sottsass.

Seguendo i paradigmi del post moderno firma l’insolita libreria Carlton nel 1981.

Realizzata in legno e laminato plastico la libreria dai richiami antropomorfi perde il suo significato pratico e diventa un elemento scenografico.

Si acquista nello showroom Memphis (Galleria Post Design, via della Moscova 27, Milano, 02-6554731).


Divertente e ideale per aggiungere colore, spirito e perché non stona in uno scenario monotematico.

The mask chair


Ispirazione "carnevale veneziano" per il designer Rick Lee autore e produttore del divanetto Mask.

Realizzato in alluminio si può acquistare nell’Atelier Design lush del designer a NYhttp://www.designlush.com/.

L’alone enigmatico e intrigante ne fanno un pezzo davvero desiderabile.

Ps. è un’edizione limitata di 21 pezzi.

Quanto costa?

€ 19370 !