Gironzolando sul web, sbirciando nei blog mi sono fermata a leggere un post scritto da una ragazza spiritosa, e lo ricopio (con tante scuse per l'autrice, ma il web é fatto anche per questo..)
buona lettura e viva la musica!
"Consapevole che non ci si improvvisa melomane in un pomeriggio ho deciso di accettare il graditissimo invito alle Prove Generali della prima della Scala massimizzando la mia ignoranza: non sono neanche andata a rileggermi la storia, che non è di quelle che ti rimangono proprio impresse. Arrivo quindi alla Scala e scopro che Tristano e Isotta dura cinque ore e mezza: accuso il colpo (forte di un appuntamento per cena tre ore prima del finale) e continuo a sorridere mentre mi accomodo sul terzo trespolo di uno dei palchi.
La Scala è tanto bella dentro quanto dimenticabile fuori: nel foyer fa un freddo becco (ma come faranno alla prima vera le signore scollate?) e i trespoli sono stati progettati da un sadico o da una società farmaceutica specializzata in rimedi per il torcicollo.
Ma fa niente: si spengono le luci e la musica accade, e se c'è una cosa che a me rapisce completamente è la musica dal vivo, soprattutto se sei alla Scala, se riesco a vedere il direttore d'orchestra e se è meravigliosa.
Piango talmente tanto che neanche mi accorgo che si è alzato il sipario: sarà per questo che ci metto dieci minuti buoni a realizzare che si canta in tedesco, aiutata dal fatto che le uniche parole che riconosco sono "Tristano", e basta, perché Isotta in originale è Isolde.
Mi annoio molto e fatico ad ammetterlo: la messa in scena (regia di Patrice Chéreau) è tradizionale, al mio orecchio pigro e ignorante l'unica voce che sembra emozionante è quella di Waltraud Venier.
Il torcicollo aumenta, il caldo pure, per distrarmi guardo il direttore d'orchestra che però è nella sua buca; mi spiegano la trama e storco il naso per la pozione d'amore, ridacchio quando lui le bacia la veste, piango di nuovo molto quando si baciano e lei gli viene strappata via.
Sipario.
Dopo essere stata maltrattata da
un'inserviente che regolava l'ingresso ai bagni con il piglio di una SS ho un sussulto d'orgoglio e decido di paccare gli amici e restare fino alla fine, aiutata da un'incredibile scoperta: ci sono i sottotitoli!
C'e' un visore luminoso con il libretto anche in italiano.
Si rialza il sipario, Isolde e la sua ancella discutono, arriva Tristano e per una mezz'ora buona vanno avanti più o meno così:
Isotta
Oh nemica dell'amico,
malvagia lontananza!
Esitante lentezza
di pigri tempi!
Tristano
Oh distanza e vicinanza,
duramente separate!
Cara vicinanza!
Deserta lontananza!
E così via per un bel po', non so quanto perché ho deciso che ero stata molto saggia a non volere il libretto, che ormai l'incanto era spezzato e che era decisamente maleducato non presentarmi all'appuntamento.
Ho preso sciarpa, cappotto e borsa e sono andata via con la massima dignità possibile, fendendo il foyer con aria convinta e recitando a mezza voce "Lo sai che non posso ascoltare troppo Wagner, sento già l'impulso ad occupare la Polonia!"