domenica 20 marzo 2011
La Ca' Bianca di Seregno
Un aspetto della tragedia della Shoah a Milano ed in Brianza.
Di fronte all'ospedale, oltre una strada di traffico costante, la Ca' Bianca è un complesso edificio, un serbatoio di memorie.
Cascina a due cortili chiusi, casa popolare e casa di ringhiera, una torre settecentesca sul fianco dentro la quale studiava il cielo l'astronomo Carlini.
Restaurata, trasformata, la Ca' Bianca conserva la sua struttura originaria, con il voltone e l'andito d'entrata e il voltone che unisce alla prima la seconda corte.
La lapide alla sinistra dell'entrata sulla strada ricorda la deportazione della famiglia Gani.
È l'agosto del 1944.
Regina Gani ha trovata rifugio con la famiglia a Seregno.
Milano è ormai sottoposta quotidianamente ai bombardamenti. I Gani fuggono dalle bombe e dalla polizia repubblichina. in un primo tempo sono ospitati dalla famiglia Mazza, in alcuni locali sopra uno stabilimento, poi, per misura prudenziale vengono trasferiti alla Ca' Bianca.
Alla Ca' Bianca abitano la madre Speranza, la sorella minore Ester e il fratellino Alberto.
Li ospita la famiglia Casati, braccianti e piccolissimi contadini brianzoli.
Poveri, antifascisti, forse socialisti.
Una famiglia contadina numerosa, padre, madre, cinque figlie e due figli.
La casa dei Casati occupa uno spazio del secondo cortile della Ca' Bianca talmente piccolo che il padre di Regina, Giuseppe, dorme da un'altra parte.
Questo dormire da un'altra parte gli darà occasione di una fuga breve, di una sola notte.
I Gani, madre e tre figli, vengono arrestati versa sera e condotti nelle carceri di Seregno. Ciò che rimane di quelle carceri è ancora visibile.
Con loro saranno arrestate anche tre figlie dei Casati.
Da Seregno a San Vittore, il carcere di Milano, nel reparto speciale per detenuti ebrei, poi Auschwitz.
Alberto di 10 anni, Ester di 16, Regina di quasi 18, il padre Giuseppe e la madre Speranza, tutti moriranno nei lager.
Pietro Arienti, storico della vicenda dice, parlando della prima residenza seregnese dei Gani: "Qualche seregnese coetaneo di Alberto Gani e tuttora abitante vicino all'ex-stabilimento, ricorda benissimo il bambino per averci giocato più volte assieme." C'è una testimone dell'arresto dei Gani, Fernanda Casati, 20 anni nel 1944, figlia del bracciante Luigi che li ospitava nella sua povera casa-cascina.
La parabola dei Gani si chiude qui, nel cortile interno - quello dei braccianti - della Ca' Bianca.
Si chiude nella casa di poverissimi contadini, gli ultimi e forse gli unici che li vollero ospitare nei mesi della repubblica di Salò, nell'epilogo tragico e sanguinoso del fascismo italiano.
Una storia di perseguitati e di umile gente che li aiuta con determinazione.
Poi, come sempre, la figura del delatore.
"È sicuro che ci sia stato un delatore - scrive Arienti - la soffiata è arrivata ai fascisti da un abitante di Seregno." Da dove, da chi è arrivata la spiata? Tempi di violenza, tempi di empietà.
Piero Del Giudice
Seregno, 1 maggio 2003
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