mercoledì 30 luglio 2025

Il fantastico Cammino degli Dei



Il cammino degli Dei collega la mia amata città di Bologna alla magnifica città di Firenze.

Un cammino della bellezza, della ricerca di se stessi, della fatica e della scoperta, che attraversa gli Appennini per 130 chilometri.

Bologna, la splendida città dei portici, Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, è il punto di partenza dell'itinerario.

Firenze, che con il suo eccezionale centro storico fra i più belli del mondo e ugualmente Sito UNESCO , è la meta. 

O viceversa.

Fra queste due meravigliose città c’è l'Appennino Tosco- Emiliano, con il suo fascino di luogo ancora da scoprire: la Riserva Naturalistica del Contrafforte Pliocenico, la “Flaminia militare”, strada costruita nel 187 a.C. per volontà del console romano C. Flaminio, il Castello del Trebbio, voluto da Cosimo I de' Medici, il Santuario di Monte Senario dove i frati offrono ai camminatori il liquore “Gemma di abeto”, segretamente preparato in loco, la città di Fiesole, borgo gioiello delle colline fiorentine di fondazione etrusca...

La Via degli Dei è un itinerario non religioso che nasce dallo spirito di un gruppo di camminatori bolognesi del CAI "Dû pâs e ‘na gran magnè," due passi e una gran mangiata in dialetto bolognese, che volevano raggiungere Firenze proprio per mangiarsi una bella fiorentina con lo spirito goliardico di chi cammina per godersi il viaggio e godersi alla fine una golosa ricompensa.

Il cammino degli Dei è un tracciato storico che gli Etruschi e i Romani crearono per sviluppare i loro traffici.

I mercanti e i viandanti lo  intrapresero durante il Medioevo.

In seguito ci furono anche momenti tragici durante la Seconda Guerra Mondiale perché la Via passava in gran parte  sulla " Linea Gotica".

Oggi il percorso ha fatto rinascere i piccoli borghi e i villaggi dell’Appennino che altrimenti avrebbero subito l’abbandono dei loro abitanti per mancanza di lavoro o di opportunità.

CARTA D'IDENTITA' DEL CAMMINO

Nome: Via degli Dei

Monte Adone, Monzuno - Mons Iovis, monte di Giove, Monte Venere, Monte Luario, Lua era la dea romana dell’espiazione

 Luoghi attraversati: Da Bologna a Firenze 

Lunghezza: circa 130 km

Numero di tappe a piedi: 5 o 6 ma è modulabile a seconda del tempo e delle attitudini dei camminatori

Numero di tappe su 2 ruote: 2 o 3

Credenziali del cammino: Sì (non è un documento religioso ma un bel ricordo da portare a casa)

Cartografia Ufficiale: Sì, in scala 1:25.000 -> INFO

Tutte le info: Ufficio Turistico infoSASSO, Via Porrettana 314, Sasso Marconi (Bo)Contatti: 051 6758409 - info@infosasso.it ​

giovedì 24 luglio 2025

Garlasco non è solo famoso per il delitto di Garlasco! Da conoscere : Santuari, Chiese, Castelli, la Via F,rancigena, discoteche, natura, fauna, boschi e canali



Garlasco è un comune italiano di un po' meno di 10.000 abitanti della provincia di Pavia in Lombardia (Nord Italia) a sud di Milano, vicino alle città di Pavia, Lodi, Vigevano.


Il paese, uno dei maggiori della Lomellina, è noto  anche per il Santuario della Madonna della Bozzola, situato a 2,5 km dal centro e meta di pellegrinaggi religiosi, e nell'ambito della cronaca nera per il delitto di Garlasco avvenuto nel 2007.



Garlasco, purtroppo, oggi è famosa per la cronaca nera. Ma con i suoi 9.445 abitanti, Garlasco è conosciuta anche per essere una delle maggiori città della Lomellina, territorio esteso in parte nella provincia di Pavia. Garlàsch, come è chiamato in dialetto, è stato fin dall’antichità un centro importante grazie al Castello, fondamentale nella difesa della città di Pavia (oggi ne rimane solo il torrione). In epoca più recente, la cittadina è stata soprannominata la “Las Vegas della Lombardia”, per via delle molte attività ricreative che fin dagli anni ’60 l’hanno contraddistinta.


Il territorio è quasi
esclusivamente pianeggiante, solcato da canali artificiali realizzati già dal XIX secolo, nonché da rogge ad acqua perenne che permettono la coltura del riso e coltivazioni intensive di cereali, mais e foraggi.

Tali caratteristiche geografiche sono la principale causa del clima continentale umido che caratterizza la città: nel periodo invernale è sovente presente la nebbia, mentre nel periodo estivo il territorio è soggetto ad afa con sovrastanti foschie.

Negli anni Settanta il Comune di Garlasco acquistò alcuni terreni con lo scopo di preservare un’area particolarmente preziosa per il suo ecosistema umido. Quel primo nucleo dal 1998 è l’Oasi Bosco Vignoloarea tutelata dalla Lipu dove l’ente gestisce le attività di conservazione della natura e di educazione e sensibilizzazione ambientale.  Sentieri nella  natura dove scoprire le particolarità di questo angolo di Oltrpò, e avvistare la fauna e l’avifauna che lo popola.


Garlasco è anche la 
seconda tappa della via Francigena Lombardia, il lungo ed emblematico percorso che anticamente collegava Canterbury a Roma

È un itinerario  da percorrere a piedi o in bicicletta che per circa 107 km passa attraverso le provincie di Pavia e Lodi, e permette di scoprire angoli caratteristici della Pianura Padana. Partendo da Garlasco si puo' anche tornare alla tappa numero 1 verso Mortara,oppure procedere “in avanti” verso Pavia, la tappa numero 3.

Di probabile origine preromana (almeno a giudicare dal nome), Garlasco è citato fin dal X secolo. Nel 981 fu donato dall'imperatore Ottone II al monastero di San Salvatore di Pavia, a quell'epoca tra i massimi possidenti della zona. 

Nel XII secolo, o prima, entrò a far parte dei domini pavesi, sotto i quali fu sede di podesteria, restando a lungo (come gli altri centri maggiori del territorio pavese) libero da signorie feudali. 

Nel 1356, durante la guerra tra Pavia ed i Visconti, Garlasco fu assediata dalle forze dei signori di Milano e, dopo un duro assedio, conquistata. Solo nel 1436 il conte palatino Guarnerio Castiglioni fu investito  da Filippo Maria Visconti.

Il feudo rimase poi ai suoi discendenti, divisi in più linee che ebbero la consignoria su Garlasco. Solo Alessandro Castiglioni nel 1761 riunificò il potere nelle sue mani.

Suo nipote Alfonso Gaetano nel 1774 ebbe il titolo di Conte di Garlasco e fu anche l'ultimo feudatario, poiché il feudalesimo fu abolito nel 1797.


Nella centrale piazza della Repubblica si trova la chiesa parrocchiale di Garlasco, di proprietà del Comune, intitolata alla Beata Vergine Assunta e a san Francesco Saverio

La chiesa attuale è  di stile corinzio. L'altare maggiore, rinnovato nel 1979, è realizzato in pregiati marmi policromi, tra cui macchia vecchia, giallo di Siena e verde di Seravezza; la pala raffigura l'Assunzione di Maria e san Francesco Saverio. Di notevole interesse è lo splendido pulpito marmoreo, donato nel 1818 dal prevosto, monsignor Amedeo Cecconi: è ornato di bassorilievi che rappresentano il Primato di Pietro, la Disputa di Gesù al tempio e la predicazione di Giovanni Battista. A sinistra e a destra si possono ammirare i grandiosi altari laterali, rispettivamente della Madonna del Rosario (ornato con dipinti dei Misteri realizzati da Achille Savoia) e del Suffragio, con un grande bassorilievo in stucco raffigurante la Vergine e le anime purganti. Vi è pure un affresco di Biagio Canevari raffigurante l'apparizione di Maria a Lourdes, ed un grande crocifisso ligneo risalente al 1300. In controfacciata si trova l'organo, costruito nel 1896 dai fratelli Lingiardi, rinomati organari pavesi; di fattura eccellente, esso conta 1737 canne ed è dotato di due tastiere, per il grand'organo e per l'organo eco, o cassa armonica. La trasmissione è interamente meccanica. Sul parapetto della cantoria si possono leggere alcune iscrizioni "storiche", come quella del parroco, monsignor Giuseppe Sanpietro, a proposito dell'eccentrico organista Bormioli: "Hanno dato dell'asino al maestro Bormioli, ora professore al Conservatorio di Milano: a perenne memoria di tanto disparato giudizio - 1907".

La Chiesa di San Rocco del XVI secolo, è dietro alla chiesa di santa Maria Assunta. All'interno ci sono affreschi e decorazioni di artisti locali :Canevari, Panzarasa, Sampietro, Pedrinelli. Il campanile più basso di quello della parrocchiale, 41 metri, possiede un concerto di 3 campane in La3 minore, fuse da Barigozzi nel 1883.

Non lontano dal centro, l'abitato ed il Santuario della Madonna della Bozzola si trovano sul percorso storico della Via Francigena in Lombardia, proveniente da Tromello e successivamente dirigentesi verso Gropello Cairoli.

Il territorio del comune è incluso nel parco naturale lombardo della Valle del Ticino, mentre in frazione Bozzola è presente l'area protetta del Bosco del Vignolo, una ex discarica e poi pista da motocross, oggi trasformata in un bosco con risorgive e una vasta quantità di alberi e fiori.

L'origine del famoso Santuario della Madonna della Bozzola è da ricondurre a un miracolo avvenuto, secondo la tradizione, nel 1465: una bambina tredicenne di Garlasco di nome Maria Benedetta, sordomuta, si trovava al pascolo con gli animali del padre. 

Il luogo era allora circondato da cespugli di biancospino (in dialetto locale buslà, da cui deriva il nome Bozzola). 

All'improvviso si scatenò un temporale e Maria Benedetta cercò riparo sotto una piccola cappella, dove si trovava un affresco della Beata Vergine Maria dipinto da Agostino da Pavia,.Si racconta che a un certo momento la ragazzina vide la Beata Vergine Maria apparire in un globo di luce, affidandole una missione: "Maria Benedetta, vai a dire alla gente di Garlasco, che voglio qui un santuario a protezione di tutta la Lomellina. Saranno tante le grazie che io farò in questo luogo, che i miei figli esperimenteranno i tesori delle mie misericordie. Come segno che ti sono apparsa tu hai già udito il mio messaggio, ora lo porterai alla gente di Garlasco". 

Di ritorno a Garlasco, Maria Benedetta, non più sordomuta, narrò l'accaduto alla popolazione, che vedendola guarita le credette. Più tardi, si ritirò nel monastero tenuto dalle suore di clausura, al confine del territorio di Garlasco.

Si comincio' a costruire dapprima una chiesetta attaccata alla piccola cappella, seguita da un primo ampliamento della struttura risalente al Seicento. Nel 1662 venne costruita la torre campanaria e nel 1720 la cupola ottagonale, che verrà terminata negli anni successivi. Nel 1860 venne prolungata la navata e furono aperti il braccio destro e il sinistro. Nel 1890 fu costruita la facciata su disegno di Marietti; ma pochi anni dopo  fu abbattuta perché insoddisfacente, e venne rifatta nel 1897 su disegno dell'ingegner Nava di Milano

La nuova struttura fu decorata con statue in cotto di Provini di Milano e di Repellini di Cremona, mentre su due basamenti di granito vennero poste due statue in cemento, raffiguranti la Fede e la Speranza, realizzate della ditta Rossi Speluzzi di MilanoNel 1927 il santuario è stato insignito del titolo di basilica minore.  Meta di numerosi pellegrinaggi è legata con molti altri siti mariani, come il vicino Santuario arcivescovile della Beata Vergine dei Miracoli di Corbetta. 


Le Rotonde è una discoteca storica di Garlasco, da anni meta di un pubblico esigente e giovane e di personaggi del mondo dello spettacolo.   Ogni weekend si balla grazie alla musica di DJ di fama internazionale. 


Le Rotonde di Garlasco è anche un eccellente ristorante di 500 posti. 

Le piscine, i giardini, le cascate e i giochi d'acqua contribuiscono a creare delle serate indimenticabili.


giovedì 17 luglio 2025

Tamara Baroni, la bellissima icona degli anni Settanta, la ragazza scandalosa della Parma bene e della jet-set milanese non c'è più.





Tamara Baroni si è spenta il 28 dicembre 2022, a 75 anni, in Brasile, a Natal, dove aveva trascorso la seconda parte della sua vita, che da movimentata era diventata tranquilla, dedicata alla famiglia, alla letteratura e alla collaborazione professionale con il marito.

La sua bellezza, il suo fascino, la sua ambizione e il suo carattere caparbio  l'hanno resa famosa negli anni Settanta in un' "Italia da bere".

La sua bellezza provocante in una città di provincia dell'Emilia- Romagna suscitava ammirazione e gelosie.

Quella città era troppo piccola per una bellissima e giovane Tamara che sognava di concorsi di bellezza, di cinema, di teatro  e d'avventura.

Tamara diventa una ragazza da copertina, sognata da tutti gli uomini, elegante e sexy, viaggia in Lamborghini e frequenta la jet-set dell'epoca.

Icona di quell'epoca superficiale, allegra, disinibita, fatta di feste a Saint Tropez e di flirt con play-boy, attori, imprenditori, è seguita dai paparazzi che le dedicano le copertine dei settimanali.

Vive anche un grande scandalo che la porta a subire processi, indagini, inchieste giornalistiche pesanti.

Per questo parte per il Nord Est del Brasile con l'uomo della sua vita, il padre dei suoi 3 figli e ricomincia tutto da capo.

Una bella vita, in un luogo splendido tra il mare e la foresta tropicale dove tutto il clamore, l'agitazione si fermano per lasciare spazio a una famiglia unita, tranquilla, ricca di arte e d'amore. 

E anche di lavoro.

Perché Tamara è sempre attiva, determinata, piena di progetti ambiziosi.

Impara il portoghese, scrive libri e poesie, frequenta ambienti letterari, fa sport, e soprattutto si occupa della famiglia, dei suoi tre magnifici bambini e del suo amato marito.









lunedì 14 luglio 2025

L'histoire de Litomerice, "la petite Prague", "le jardin de Bohême"



Litomerice est une importante ville historique, 
à 80 km au nord de Prague.
 
Litomerice est une ville royale fondée vers 1230, avec beaucoup de monuments conservés à l'état d’origine. 
On peut l’apercevoir de loin depuis la Tour typique de la Cathédrale Saint-Stéphan qui domine la colline de Dôme

Litomerice est un évêché et un centre commercial important, avec  la culture du houblon et des fruits, comme on en trouve au bord de la bande surnommée "le jardin de Bohême"

La gloire historique de la ville royale de Litomerice est établie par ses témoins implicites - des bâtiments gothiques, renaissance et baroques de la zone urbaine classée, en 1978, réserve protégée.
 
Des 256 bâtiments, 104 sont inscrits sur la liste du patrimoine culturel national et presque tous se trouvent dans le centre historique entouré de fortifications gothiques sauvegardées à l'état d’origine. 



Autour de la place on découvre des maisons à arcades, des caves historiques, de nombreuses églises, le Musée, plusieurs galeries et beaucoup d’autres particularités à ne pas négliger.

Un conseil : il faut  absolument s'arrêter sur les remparts et contempler l’extraordinaire panorama du Massif central avec, à l'horizon, le château de Hazmburg et la montagne légendaire de Rip ou le pays tchèque a été fondé, comme l'affirme la légende, par l'ancêtre Cech. 


Cette vue magnifique explique pourquoi le grand poète romantique tchèque, Karel Hynek Macha, inhumé à Litomerice, aimait tant cette belle  ville royale.



Litomerice s'étend sur le confluent de l'Elbe et de Ohre, dans le Massif central. 


Le peuple installé ici est evoqué par le chroniqueur
Kosmas Liutomerci et il est déjà mentionné dans des documents historiques datant de 993. 

Vers 1057, le prince Spytihnev fait construire la basilique Saint-Stéphan.
De style roman, la basilique a été ensuite remaniée au milieu du XIVe  siècle en style gothique.

Dans les années 1663-1670, une nouvelle cathédrale a été érigée à l'emplacement de l'ancienne église détruite. 


Son achèvement est l'oeuvre du grand architecte italien, Giovanni Domenico Orsi de Orsini. (Vienne 1634-Prague 1679)


La cathédrale est célèbre pour sa précieuse décoration intérieure réalisée par les illustres artistes Lucas Cranach et Karel Skreta.

La place principale de Litomerice est, par sa superficie de 1,8 hectares, l'une des plus grandes dans le Pays.
Elle n’à pas changé depuis sa fondation, en 1230, sous le roi Premysl Otakar 1er
La place est entourée de remarquables maisons et résidences anciennes comme la Maison au Cerf, de style gothique tardif et  la Maison 
Mrazovsky. en style renaissance.

Une autre attraction de Litomerice est un grand labyrinthe souterrain. 
Les caves de 3 étages sont reliées par un réseau de couloirs long de 3 kilomètres qui fait de ce labyrinthe l'un des plus long en Bohême, 366 mètres du sous-sol historique sont accessibles aux visiteurs et ils abritent un lapidarium.

A l'arrivée dans la ville, on est surpris par les puissantes fortifications
Edifiées en style gothique sous le règne de Charles IV, ces fortifications sont pourvues de bastions dont l'un était utilisé comme chapelle de la prison de Litomerice où purgeait sa peine à perpétuité le fameux brigand Vaclav Babinsky condamné à 20 ans pour vols et meurtres et dont la légende populaire a fait un héros qui donnait aux pauvres les biens volés aux riches.

Aujourd'hui, un restaurant réputé - Basta - Bastion, se trouve à l'intérieur de ces locaux.


Ambros Balli, représentant le plus marquant du style renaissance, a laissé dans la ville de nombreux bâtiments tels la maison de "L'aigle noir" et la "Maison au Calice" appelée ainsi d'après sa tour a forme de calice, souvent utilisée en tant que symbole de la ville tout entière.
 
Le milieu du XVIIe siècle marque le début du baroque. 
Beaucoup de bâtiments sont remaniés dans ce style et reconstruits par Giulio Broggio et son fils.

La famille Broggio est originaire de la ville d’Albiolo, dans le nord de l’Italie, située sur le lac de Côme, dans le nord de la region italienne Lombardie.
En 1658, Giulio Broggio est accepté comme apprenti de la guilde des maçons et tailleurs de pierre de Litoměřice sous le nom de Julio Brosch

Litomerice est un évêché qui a été instauré en république tchèque en 1655. La résidence de l'évêque se trouve près de la cathédrale Saint-Stéphan sur la colline de Dôme.
Litomerice est riche en constructions sacrées parmi lesquelles l'église de Tous-les-Saints fondée au XIIIe siècle et remaniée dans le style baroque par Octavio Broggio, fils de Giulio Broggio


L'église jésuite de la Vierge-Marie, l'église dominicaine Saint-Jacques et la superbe petite église Saint-Venceslas sont également l'oeuvre d'Octavio Broggio natif de Litomerice mais d'origine italienne.

Pendant le second conflit mondial, les fortifications de Litomerice ont été transformées en prison de la Gestapo, de même que celles de la ville de Terezin toute proche.
 
Suite aux accords de Munich, Litomerice a été annexée au Reich allemand dans le cadre des Sudètes
Un événement s'attache à cette période de triste mémoire.
 
En 1938, à la veille de l'occupation du pays, on a déplacé de Litomerice la dépouille du poète Karel Hynek Macha enterré ici, pour la déposer au cimetière pragois de Slavin où reposent les Tchèques illustres.
 
Ce transfert s'est alors transformé en une manifestation nationale. 
Karel Hynek Macha, le plus grand poète romantique tchèque, s'est installé à Litomerice en septembre 1836.
 
Or son séjour dans cette ville où il pensait continuer ses études de droit n'a duré que 38 jours: Macha meurt le 5 novembre, après avoir aidé à étouffer un incendie. Il avait alors 26 ans. 
Sa maison non loin du centre-ville abrite un musée portant son nom. 
On peut y admirer les différentes éditions du célèbre poète devenu le symbole de l'amour et de la révolte romantique contre la société.

Litomerice a donné l'hospitalité aussi à l'illustre linguiste tchèque et historien littéraire, Josef Jungmann, mort en 1847. 
Au début du XVIIe siècle a vécu ici Pavel Stransky, auteur d'une oeuvre sur l'histoire de la Bohême, Respublica Bohemiae, parue à Leyden, en 1634.

Dans les alentours de Litomerice, on peut visiter le château baroque de Ploskovice, reconstruit, au milieu du XIXe siècle, en résidence d'été de l'empereur Ferdinand V. On peut y admirer aussi le couvent de prémontrés et sa crypte romane du XIIIe siècle.
 
Dans les environs de Litomericeil y a le couvent cistercien D' Osek, erigé en 1198 à l'origine en style roman puis remanié en style baroque par Octavio Broggio, avec une église richement décorée.
 
La charmante ville de Litoměřice est aussi très chère à mon cœur pour être à l’origine de la Famille Wurdack.

Litomerice, une charmante ville royale de la République Tchèque.


La ville royale de Litoměřice, située à la confluence de l’Elbe et de l’Ohře, est l’une des plus belles villes de République tchèque. 

C’est aussi la ville où  la famille Wurdack a ses racines les plus profondes.b

Le vaste centre historique compte des dizaines de rues et une grand place.


On tombe sous le charme des maisons colorées de style gothique, baroque et Renaissance en plein centre-ville, entourées en grande partie par un rempart gothique bien conservé. 



La beauté de Litoměřice a aussi conquis Karel Hynek Mácha, le plus grand poète romantique tchèque. 

Le vin renommé de Velké Žernoseky ajoute une note agréable et joyeuse aux moments passés  dans ce lieu magique. 

 Litoměřice:  Figarola Villa . Famille Wurdack (1945)

L' amore ossessivo per Laide travolge l'esistenza di Antonio Dorigo, alias Dino Buzzati nel suo romanzo " Un amore".




Quest'anno il romanzo Un amore di Dino Buzzati compie 62 anni. 

Pubblicato da Mondadori nel 1963, l’autore narra in maniera autobiografica una passione, un amore ossessivo e complicato di Antonio Dorigo, architetto milanese sulla soglia dei cinquant’anni per una ragazza giovane, capricciosa e crudele, la bruna Laide, prostituta, modella e forse ballerina alla Scala di Milano.

Nella Milano grigia, noiosa e industriale del boom economico, tra borghesia e proletariato il protagonista vive un’esistenza tranquilla, in cui si crea delle parentesi di piacere nei bordelli e negli incontri con amici e colleghi di lavoro.

Antonio Dorigo, in realtà Dino Buzzati, non riesce ad avere dei rapporti sani con le donne, ha bisogno della prostituzione  
«La prostituzione forse lo attraeva proprio per la sua crudele e vergognosa assurdità. La donna, forse a motivo dell’educazione familiare, gli era parsa sempre una creatura straniera. Con una donna non era mai riuscito ad avere la confidenza che aveva con gli amici. La donna era sempre per lui la creatura di un altro mondo, vagamente superiore e indecifrabile»

«Il perverso compiacimento di vedere una cosa bella, giovane e pulita, assoggettarsi come schiava alle pratiche più sconce» eccitava l’architetto che, come Buzzati, riconosceva le barriere virtuali tra lui e il mondo femminile.

Le donne, per Dino Buzzati e Antonio Dorigo, sono figure tra l’illecito e il proibito, una specie di mito.

Un giorno, in una casa d'appuntamenti milanese, Dorigo incontra una giovanissima prostituta, Laide.

Bruna, spigliata. segreta e misteriosa, Laide stimola subito l’attenzione del protagonista.  Dorigo si infatua della ragazza e non riesce a pensare ad altro. 

Sopporta mortificanti umiliazioni solo per poter stare un momento con lei. La Laide, ballerina alla Scala, è una ragazzina capricciosa, opportunista, e tentatrice. 

Risveglia in Dorigo il desiderio di possesso. L’architetto vive nella costante ansia che la ragazza possa sfuggirgli ad ogni istante.. O peggio: che possa andare con altri. Sebbene lei lo disprezzi e lo utilizzi per i propri comodi, Dorigo sembra non poter fare a meno di lei. 

La crudeltà , le bugie e i tradimenti della giovanissima Laide sconvolgono la sua esistenza tranquilla e monotona.

«Dio mio possibile che non riuscisse a pensare all’altro? La mente era fissa lì, sempre sullo stesso argomento tormentoso».

Come un incanto. 

Buzzati spiega come Dorigo fosse «prigioniero di un amore falso e sbagliato, il cervello non era più il suo, c’era entrata la Laide». 

Dopo numerose messe in scena e apparenti tradimenti, la ragazza gli rivelerà di aspettare un bambino da lui. 

Nel romanzo, Dino Buzzati descrive il complesso sentimento di impotenza e di desiderio estremo, di tormento e di ansia, che affligge l'architetto Antonio  Dorigo preso nella rete dell’amore ossessivo per la giovane e spregiudicata Laide.

E' una «tensione immobile e dolorosa di tutto l’essere, come quando da un momento all’altro può accadere una cosa spaventosa e si resta inarcati allo spasimo, l’angoscia, l’ansia, l’umiliazione, il disperato bisogno, la debolezza, il desiderio, il dolore estremo mescolati tutti insieme a formare un blocco, un patimento totale e compatto».

Il vortice della passione irrazionale travolge l'architetto milanese serio e stimato; sfonda la gabbia borghese. 

Un amore disperato, solo in apparenza frivolo: Laide non è un semplice oggetto sessuale, diventa un amore ossessivo. Un’ossessione morbosa che, soprattutto nella seconda parte del romanzo, si esprimerà attraverso i lunghi monologhi interiori del protagonista. 

Ed è proprio qui, nel flusso dei pensieri di Antonio, che la realtà si trasfigura e si riempe di simboli, lasciando infine spazio all’onirico, in un delirio che sembra trasformare tutte le paure di Antonio.

La polemica contro la morale borghese è infatti un altro tema del romanzo, lo scontro tra la benestante borghesia  di cui Antonio fa parte e il proletariato povero ed emarginato di cui fa parte Laide. 

Il contrasto è messo in evidenza dall’ambiente che fa da sfondo alla vicenda: Milano, città attiva, operosa, borghese, con una vita sociale e culturale ricca ed elegante ma anche triste, fredda, monotona, noiosa, grigia, precaria, alla ricerca di espedienti per sopravvivere .

"Era una delle tante giornate grigie di Milano, però senza la pioggia, con quel cielo incomprensibile che non si capiva se fossero nubi o soltanto nebbia al di là della quale il sole, forse"

La donna buzzatiana rappresenta un mondo proibito, irraggiungibile, indecifrabile che travolge l’esistenza tranquilla di Antonio Dorigo architetto e di Dino Buzzati giornalista. L’amore irrazionale assorbe completamente  Antonio, e sicuramente anche Dino. 

«Tutto il mondo si riferisce a lei, senza di lei non c’è più senso nella vita nel lavoro nei discorsi nel mangiare nel vestirsi, tutto è assurdo e idiota senza lei e così si apre da qui fin qui uno squarcio orribile dentro di lui, e dallo squarcio un convulso fiume di lacrime esce». 


domenica 13 luglio 2025

Un gustoso prodotto italiano, IGP, il radicchio rosso di Treviso


Il radicchio rosso è un ortaggio autunnale e invernale ma è consumato tutto l'anno.

In estate è l'ideale per accompagnare del pesce alla griglia, del formaggio, per comporre delle belle, fresche e colorate insalate miste.

Il radicchio rosso di Treviso IGP (indicazione geografica protetta) è un prodotto tipico del Nord-Est dell’Italia dove la luna e l’acqua di sorgente fresca, in una complicità perfetta, creano l’ambiente giusto perché il miracolo avvenga.

Il risultato è un'insalata speciale, croccante, colorata e gustosa, dal sapore unico.

Il radicchio di Treviso è un vero piacere per il palato, caratterizzato dal colore rosso intenso e dal sapore leggermente amaro.

In Italia la cicoria selvatica si mangia da secoli, ma la sua trasformazione da umile fiore che cresce a bordo strada a " Radicchio Rosso di Treviso IGP " è il risultato  di un'attenta selezione, di un processo produttivo innovativo e di una notevole sapienza tradizionale.

L’orticoltore belga Francesco Van den Borre, a proposito del radicchio di Treviso, scriveva ai primi del Novecento: 

“Ecco un erbaggio che è un fiore. Treviso va fiera di questo magnifico ortaggio, che è opera della sua terra, del suo clima e della sua gente illustre e paziente. Di cicorie ce ne sono dappertutto, ma non hanno nulla a che fare col radicchio trevisano:
Se lo guardi, egli è un sorriso,
Se lo mangi, è un paradiso,
Il radicchio di Treviso!”

L'identificazione del radicchio rosso come apprezzatissimo ortaggio invernale simbolo di Treviso, avviene per opera dell'agronomo lombardo  Giuseppe Benzi, trasferitosi in città, nel 1876, come insegnante all’istituto tecnico Riccati, diventato in seguito responsabile dell’Associazione Agraria Trevigiana con la quale il 20 dicembre 1900, inaugurò la prima mostra dedicata alla cicoria rossa sotto la  Loggia di Piazza dei Signori.

La zona di produzione, specificata dal disciplinare IGP, coinvolge comuni appartenenti alle province di TrevisoPadova e Venezia.

La zona di produzione del tipo Tardivo è più estesa rispetto a quella del Precoce.

Il radicchio rosso di Treviso IGP è un ortaggio invernale che può essere utilizzato per insalate crude ma anche per la preparazione di piatti cotti (primi, secondi, dolci); esistono anche il gin e la birra aromatizzati al radicchio e tisane salutari.

Il radicchio è ricco di antiossidantidi vitamina A, B1 e B2 e ha un contenuto calorico basso (per il 92-94% è composto di acqua ed è ricco di fibre). 


Ecco una gustosa ricetta a base 
di radicchio rosso di Treviso 
e di salsiccia!

Risotto radicchio e salsiccia

INGREDIENTI (per 4-6 persone)

300 g di radicchio rosso di Treviso I.G.P. Tardivo o Precoce

200 g di salsiccia magra trevigiana

1 cipolletta

400 g di riso nano vialone veronese I.G.P.

olio extra vergine di oliva

1 noce di burro

formaggio Grana

sale, pepe

acqua calda qb

PREPARAZIONE

Si prepara un leggero soffritto di cipolla affettata finemente. 

Quando si mostrerà leggermente imbiondita, si uniranno la salsiccia sminuzzata e il radicchio rosso di Treviso ridotto a piccoli tranci. 

Si lascia un po’ coperto in modo che gli ingredienti rilascino la loro acqua naturale, quindi si fa restringere il sugo fin quasi a rosolarlo. Solo allora si aggiunge il riso. 

Lo si rimesta per qualche minuto per farlo tostare e insaporire, aggiungendo di tanto in tanto un po’ di brodo (per mantenere l’umidità necessaria ed impedire un’eccessiva e dannosa temperatura di cottura). 

Verso la fine si aggiunge il resto del brodo in modo da rendere il riso assai morbido aggiungendo, inoltre, una noce di burro e una spolverata di formaggio grana grattugiato di fresco, che lo renderanno definiivamente cremoso.