domenica 11 gennaio 2015

La tendenza colore per il 2015: Pantone 18-1438 Marsala!





Il 2014 è stato l'anno del "Radiant Orchid", un lilla denso di sottotoni rosa, carico di buoni auspici.

Il 2015 è all'insegna di un rosso cognac, glam e lussuoso, che ispira fiducia, calore e stabilità.



“ Radiant Orchid, colore dell’anno 2014, ha incoraggiato la creatività e l’innovazione, Marsala 18-1438 - un rosso fra il color terra e vino - arricchisce corpo, mente e anima, e dà un senso di fiducia e stabilità”.
Parole di Leatrice Eiseman, executive director del Pantone Color Institute, che ha svelato così l'annnuale nuance regina delle tendenze moda, beauty, design e non solo. 

"Marsala è anche una nuance sensuale in grado di trasmettere una sensazione di calore avvolgente", continua la Eiseman.



Sfilata Helmut Lang PE
 

E nel makeup? Marsala è una nuance che sta bene a tutte, a partire dalle more con gli occhi chiari (come Irina Shayk) fino alle pelli ambrate (alla Beyoncè): "è un colore incredibilmente versatile per il mondo della bellezza, una tonalità accattivante e sofisticata che esalta quasi tutti i tipi di pelle. 






Si abbina perfettamente alle sfumature del rosa pescato e a quelle dell’oro, oppure, aggiungendo un tocco di bronzo si può creare un look intenso che si adatta ad ogni colore di occhi.

Inoltre, Marsala è una nuance passepartout anche per manicure, rossetti... e capelli” continua Leatrice Eiseman, executive director del Pantone Color Institute.


Nella moda le tendenze colore della primavera-estate 2015 :
dimenticatevi il color block dai toni fluo: la prossima estate si veste di tonalità mai sfacciate, e così anche il giallo e l'arancio si trasformano in terra di siena e ocra. Il colore zafferano, lo stile militare , i grigi e i blu sofisticati, danno il tono della nuova stagione.

Glamour, classe, sensuale  sarebbe la definizione della donna di stile della primavera 2015.

 

martedì 6 gennaio 2015

Data scientific, le nouveau métier




Comment exploiter et tirer profit du Big Data? Grâce à un data scientist ! Un profil que les entreprises s'arrachent. Mais quelles qualités pour ce spécialiste de la donnée ? 

Les entreprises attendent beaucoup du data scientist :  
des compétences techniques, mathématiques, mais aussi sur les métiers et des aptitudes à la communication. 
Pourtant, 55% des data scientists ont moins de trois ans d'ancienneté dans ce métier.

SAS, spécialiste de la business analytics, dresse 10 profils types. Le plus courant est le geek (41%)
Naturellement porté sur la technique, il est doté de grandes capacités logiques et analytiques. 
Viennent ensuite le gourou (11%), le pilote (11%), le statisticien (11%), le fournisseur (7%) et l'évangéliste (6%). 
Enfin, les autres profils types sont : l'explorateur, le chercheur, le professeur et le pilier.

Autre point mis en avant par l'étude : plus d'un quart des data scientists interrogés sont contraints de s'adapter afin de remplir des fonctions qui ne correspondent pas tout à fait à leurs compétences ou leur personnalité. 

Cette pression génère un fort niveau de stress professionnel, pour 55% des data scientists sondés. 
"Les entreprises doivent mieux identifier et définir ce qu'elles attendent de ces profils pour éliminer cette sensation de stress souvent liée à une méconnaissance de l'organisation et à des objectifs mal définis", avance Ariane Liger-Belair, directeur du programme académique de SAS France.

Méthodologie : étude réalisée, auprès de 596 professionnels des "data sciences" en Grande-Bretagne et en Irlande et publiée en décembre 2014.

sabato 3 gennaio 2015

L'arte dei barbari, ammirabile..




L' arte barbara, o barbarica, si riferisce  al complesso di espressioni artistiche fiorite nel periodo delle invasioni barbariche, tra la tarda antichità e l'Alto Medioevo (V-IX secolo), in una zona geografica estesa dal Danubio alla penisola iberica, dall'Africa settentrionale alla Scandinavia e alle isole britanniche.

Numerosi monumenti in Italia, Germania, Francia e Spagna documentano quest'arte derivata dall'espressione artistica dei nomadi asiatici, come dimostrano le scoperte archeologiche avvenute in Siberia, in Russia ed in altre regioni di quel continente.E' l'arte ornamentale dell'oggetto facilmente trasportabile, adatto alle esigenze di chi pratica una vita nomade. 



Nonostante questo, i barbari produssero anche un' architettura e una scultura propria.
La prima fu caratterizzata da costruzioni in legno che non sopravvissero nel tempo, ma delle quali resta una traccia descrittiva nei poemi che valorizzarono i santuari scandinavi di Uppsala, i padiglioni reali germanici, le strutture religiose piramidali norvegesi e ucraine.

La scultura, diffusa principalmente in Scandinavia, produsse stele funebri di pietra raffiguranti le saghe nordiche, navi in legno impreziosite da teste di mostri e da fasce ornamentali che influenzarono l'attività artistica barbarica più emblematica: l'oreficeria.



L'influsso esercitato dall'arte barbarica sulle varie manifestazioni artistiche europee dei secoli successivi è notevole, come la deformazione decorativa degli elementi naturali, molto stilizzati, a volte ridotti a puro elemento geometrico ed applicata a gioielli e altre forme d'arte.


Ampie tracce dell'arte dei popoli germanici si ritrovano nei corredi funebri. Infatti questi tenevano molto all'abbigliamento ed oggi la loro arte è documentata da fibule (fibbie) provenienti da Nocera Umbra e Gualdo Tadino. 
Vi si distinguono decorazioni di animali stilizzati, ripetuti simmetricamente e scomposti. 
Questa concezione artistica è totalmente astratta, non riconducibile a nulla che avesse un passato in Italia.

I monasteri irlandesi furono al centro della cosiddetta arte insulare e si specializzarono nella miniatura, producendo decorazioni caratterizzate dai soliti motivi geometrico-astratti di stilizzazione delle forme naturali.


Orecchini ostrogoti in stile policromo, Metropolitan Museum of Art, New York

Fibbia di Aregunda, arte merovingia, 570 circa, Museo di Antichità, Saint-Germain-en-Laye

























 Fu in particolare in oreficeria che vennero raggiunti i migliori risultati artistici, con notevoli apporti originali. Le principali produzioni riguardano fibule, diademi, else, fibbie di cinturoni.

Un primo stile, detto policromo, risale agli Unni e trovava dei precedenti nelle popolazioni stanziate sul Mar Nero. Si contraddistingue dall'uso di pietre levigate (spesso rosse come granati e almandini), incastonate nell'oro, sia isolate, sia a distanze ravvicinate, ricoprendo quasi l'intera superficie con sottili strisce di metallo prezioso tra un castone e l'altro. Nella seconda metà del V secolo questa tecnica raggiunse un apice all'epoca di Childerico e più o meno contemporaneamente si diffuse anche in Italia e Spagna tramite i goti. 

In Spagna le forme usate furono meno elaborate e meno ricche. Questa tecnica, oltre all'ampia diffusione, ebbe una vita molto lunga, essendo usata ancora dai Franchi e dai Longobardi nel VII secolo.

Un secondo stile è quello animalistico, che venne portato ad alti livelli nel bacino del Mare del Nord e nella Scandinavia, prima di diffondersi in tutta Europa. 
I manufatti tipici in questo stile sono fibbie e guarnizioni varie ed hanno analogia con produzioni simili in province romane quali la Britannia e la Pannonia. 
In queste opere le figure geometriche invadono tutta la superficie.

Lo stile animalistico I è caratterizzato da una disposizione degli elementi scomposta ed asimmetrica; gli elementi zoomorfi sono essenziali ma realistici, spesso presentano elementi umani e i temi geometrici sono regolari.
Lo stile animalistico II si è  sviluppato successivamente su influsso dell'arte bizantina e presenta maggiore regolarità e fluidità nel disegno.
    Lo stile animalistico III è caratteristico dei paesi scandinavi dal 700 in poi. Riprende alcuni elementi del primo stile e tende a risaltare le forme di animali aggrovigliate, secondo i codici decorativi irlandesi.

    venerdì 2 gennaio 2015

    Choupette la minette chérie de Karl Lagerfeld



    Le chat Sacré de Birmanie le plus hype de la planète c'est  Choupette, la seule à partager l’intimité de Karl Lagerfeld. 

    Choupette est neé le 15 août 2011. 

    Elle a passé ses premiers mois auprès de Baptiste Giabiconi, mannequin et chanteur, qui l'avait reçue en cadeau au mois de novembre pour son anniversaire. 

    A la fin de la même année, amené à se déplacer pour les fêtes de Noel, il confia Choupette à Karl Lagerfeld. 
    Un cat-sitting qui devait durer deux semaines et se transforma en adoption : tombé sous le charme du chaton, Karl Lagerfeld demanda à la garder. 
    Depuis, Choupette et lui ne se sont pratiquement plus quittés.


    Elle a posé pour les plus grands magazines de mode.

    L'édition britannique du Grazia a été la première à afficher en couverture de son spécial mode de 2012 le "chat pacha". Puis, le Vogue allemand a fait poser, en couverture de son numéro de juillet 2013, la mannequin canadienne Linda Evangelista avec Choupette dans les bras, photographiées par Karl Lagerfeld lui-même.  

    Harper's Bazaar UK a suivi de près, mettant à l'honneur le félin et son maître. 
    Choupette s'est enfin faite remarquer dans une série mode pour V Magazine, dans laquelle elle s'étirait, féline, lovée contre Laetitia Casta. 

    Elle possède ses propres collections d'accessoires et de vêtements. 

    Dès 2012, il lance une collection-capsule en l'honneur de Choupette, constituée de sacs à main en forme de tête de chat, portefeuilles, housses de smartphone à moustaches ou foulard, le tout en noir et blanc. Une ligne pour les "cat-lovers" (adorateurs des chats), comme le stipule le site de la marque. Il récidive cette année avec des t-shirts et des sweats à son effigie. 

    Elle est l'égérie des cosmétiques Shu Uemura

    Cet automne, la marque japonaise mise sur le chat si français pour vendre une nouvelle gamme de maquillage baptisée Shupette by Karl Lagerfeld. Faux-cils, huile démaquillante, base mousse: la collection reprend les classiques de Shu Uemura en y ajoutant la patte de Choupette. 

    Elle vient de sortir sa propre biographie !

    Flammarion publie mercredi 24 septembre, Choupette, la vie enchantée d'un chat fashion


    Ecrite par les journalistes à qui l'on doit Le monde selon Karl, Patrick Mauriès et Jean-Christophe Napias, elle dresse le portrait d'une ravissante minette à la vie de star. 
    Ses péchés mignons et caprices y sont consignés, tout comme la façon dont elle a inspiré Karl Lagerfeld pour sa collection Chanel Haute Couture printemps-été 2012. 


    Au micro d'Europe 1, Karl Lagerfeld a assuré que l'argent gagné grâce à Choupette était versé sur un compte, et reviendrait à la personne qui s'en occuperait après sa mort.

    lunedì 29 dicembre 2014

    Piccolo dizionario delle bollicine

     
     
    Extra Dry e Dry:
    A dispetto del termine, che sottolineando il carattere secco farebbe pensare a vini che denotano una certa asciuttezza, si tratta di prodotti che rientrano nell’ambito dei vini morbidi, moderatamente abboccati. Con Dry (o Sec) si designano vini con una presenza di zuccheri che va da 17 a 32 grammi litro, mentre negli Extra Dry la percentuale varia da 12 a 20 grammi litro.

    Brut ed Extra Brut:
    Con il termine Brut si indica forse la più diffusa tipologia di metodo classico prodotti, con una presenza di zucchero residuo inferiore ai 12 grammi litro. Sono vini secchi, m  leggermente più morbidi rispetto agli Extra Brut, che prevedono una presenza di zuccheri residui fino a sei grammi litro.
    C’è Brut e Brut: ce ne sono alcuni che hanno un dosaggio quasi da Extra Brut e che li colloca, volendo, nella categoria degli Extra Brut e Brut con un dosaggio superiore ai sei grammi, che può spingersi sino ai dieci e oltre ma molto spesso staziona nella fascia tra 7 e 9.
     
    Brut nature, Pas Dosé, Dosaggio Zero, Brut Zero, Brut naturale. Alla base, con uno zucchero inferiore ai tre grammi litro, troviamo vini che possono riportare in etichetta la dizione Brut nature, Pas Dosé, Dosaggio Zero, Brut Zero, Brut natural. 
    Sono vini che non hanno avuto addizioni di zucchero dopo la presa di spuma e al momento della sboccatura il livello viene ristabilito solo aggiungendo altro vino delle stesse caratteristiche. E non la liqueur d’expedition.

    Nomi tedeschi per grandi champagne francesi






    Krug, Deutz, Roederer, Bollinger, Mumm, Heidsieck, Taittinger.. tanti nomi tedeschi per delle Maison di Champagne che rappresentano il lusso alla francese.
    Strano, no? 



    Leggendo la nuova edizione della Christie’s world Encyclopedia of Champagne & Sparkling Wine, si puo' trovare non una sola, bensì più spiegazioni di questa apparente stranezza. 
    Per capire come sia andate le cose dobbiamo tornare allo zeitgeist, allo spirito del tempo, dominante nell’Ottocento in Champagne.


    La prima spiegazione è di carattere linguistico, legata alla scarsa disponibilità dei francesi dell’epoca ad imparare le lingue. 



    E' ovvio che nel commercio per vendere all’estero è fondamentale farsi capire e saper dialogare.

    E visto che già all’epoca, i tedeschi erano noti non solo per il loro spirito commerciale, il rigore, l’applicazione nel lavoro, e soprattutto la capacità di apprendere le lingue straniere  molte Maison de Champagne hanno impiegato tedeschi intraprendenti e capaci . 
    Per questi nuovi arrivati fare carriera fu facile perché per i grandi  proprietari delle Maison di Champagne l’attività commerciale veniva mal considerata e si preferiva lasciarla ai dipendenti di origine tedesca così affidabili.



    Tanto bravi che spesso questi dipendenti arrivarono ad avere il dominio del mercato delle preziose “bollicine” di Reims ed Epernay e riuscirono a diventare soci e proprietari, grazie anche a giudiziosi matrimoni. 
    E per altri l’expertise ed il savoir faire, a questo punto non solo commerciale, ma produttivo, diventò tale che consentì a quegli ex dipendenti di non essere più tali, ma di poter aprire attività, in Champagne, con il proprio nome.


    Bollinger era nativo del Würtemberg, William Deutz e Pierre Geldermann provenivano da Aachen, Florenz-Ludwig Heidsieck dalla Westfalia, Johann-Josef Krug nativo di Mainz lavorò da Jacquesson et Fils prima di sposare la cognata inglese di Adolphe Jacquesson e in seguito fondare la propria azienda nel 1843.

    Dolci di Natale tipici della Slovenia, Lituania, Norvegia...

     
     
    Potica - Slovenia
    Le potizze sono uno dei più caratteristici dolci sloveni, preparati con pasta lievitata e circa 80 differenti ripieni diversi. La potica o potizza più classica è ripiena di noci (le altre varianti hanno ricotta, semi di papavero, miele. (www.slovenia.info)
     
    Multeken - Norvegia
    Il multekrem è un dessert tradizionale in Norvegia, molto semplice e altrettanto amato. È una morbida crema di panna e more artiche. (www.visitnorway.com/it)
     
     
    Speculoos - Belgio
    Tra i dolci di Natale, in Belgio, c’è il Bûche de Noël (il tronchetto di Natale), il marzapane e gli speculoos (nella foto), i famosi biscotti fatti con zucchero di canna e cannella, realizzati con stampi
    artigianali di legno intagliato. (www.belgioturismo.it/)
     
    Piparkoogid- Estonia
    I piparkoogid, anche conosciuti come gingerbread cookies della tradizione anglosassone, sono i classici biscotti del Natale in Estonia. Realizzati con cannella, chiodi di garofano, noce moscata e zenzero, hanno tante forme e spesso si appendono all’albero (foto courtesy www.visitestonia.com)
     
     
    Kūčiukai e spanguolių- Lithuania
    Il dolce più tipico in Lithuania sono i kūčiukai (frollini della Vigilia di Natale, realizzati con farina, lievito, zucchero, burro, latte, miele e semi di papavero) serviti con il latte di semi di papavero (Aguonpienis). Vi è poi una bevanda tipica, lo Spanguolių Kisielius, a base di cranberry, tradizionalmente preparata dalle nonne lituane per la Cena della Vigilia di Natale.(foto www.lithuania.travel)

     

    Les phrases des vraies parisiennes !


    Dans le Cosmopolitan de cette semaine j'ai trouvé une amusante compil des phrases-type des vraies parisiennes 

     

    Vraie parisienne? Si on prononce ces phrases c'est bon...

    De Solférino à Poissonnière ? Tu prends la 12 direction Mairie d’Aubervilliers, tu changes à Madeleine, la 8 jusqu’à Opéra, la 7 direction La Courneuve et tu y es!
     

    Dans l’escalator, on stationne à droite et on laisse monter les gens pressés par la gauche, c’est pourtant pas compliqué !


     
    Une soirée en banlieue ? En province tant qu’on y est !       
       
    Désolée mais à 13 heures je peux pas, j’ai un déj.
     
    Tu sais quoi ? Je hais les cyclistes, les automobilistes, les  motards. Dans la rue, je les déteste tous. 



    Tu trouves pas qu’il devrait y avoir une journée où les musées ne seraient accessibles qu’aux Parisiens ?


            
    Dans le métro, on laisse descendre, oh mais qu’est-ce      qu’il a, l’autre ? !

    Je t’emmène chez Colette mais tu souris pas. Là-bas, c’est  stylé de faire la gueule !






    Je hais les touristes.   
            

    Le temps qu’il fait ? Comment tu veux que je le sache ?


    Paris Plages, oh non pitié.

    La dernière pub Chanel avec Brad Pitt, on dirait vraiment une performance arty pour le Palais de Tokyo, non ?
       



    Rhaaa, mais pourquoi il marche à 2 à l’heure, lui ?   
       
    C’est moi ou Frédéric Beigbeder est de plus en plus sexy ?

     

    Ah bon ? Tu brunches pas le dimanche, toi ?


    J’ai dégoté l’occase du siècle : 17m2 à 650€ par mois        charges comprises !

    Voilà !!