martedì 14 settembre 2010
Mamma mia à Paris
Parce que c'est cultissime, et qu'en français c'est encore plus drôle, il faut foncer tester les chansons du groupe ABBA en french version...
Avec Jérôme Pradon (Les Misérables), Sophie Delmas (Dothy et le Magicien d'Oz) et Gaëlle Gauthier (Le Prince et le Pauvre) figurent parmi les heureux élus.
A partir du 19 octobre
Du mardi au samedi, 20h.
Les samedi et dimanche, 15h.
Places de 25 à 82 €
Théâtre Mogador
25, rue de Mogador 75009 Paris Voir le plan
0820 88 87 86
domenica 12 settembre 2010
Un'appuntamento a New York
New York sta per diventare, come ogni anno, protagonista della moda: il nove settembre si é aperto la Mercedes Benz Fashion Week Primavera Estate 2011, con un programma ricco di eventi e di proposte per buyers e appassionati di tutto il mondo.
La settimana della moda della Grande Mela dà l'avvio alle presentazioni delle collezioni per la prossima primavera estate.
Per l'edizione di quest'anno, la fashion week newyorkese abbandona la sua storica location di Bryant Park e si trasferisce nel prestigioso Lincoln Center, uno dei templi dell'arte e del design contemporaneo.
Ad inaugurare le danze é la sfilata di Nicholas K, in programma per le 9 del 9 settembre: il brand, fondato nel 2003 dai Nicholas e Christopher Kunz, sorella e fratello, avranno dunque quest'anno l'onore di inaugurare le passerelle di New York.
Tanti i big attesi nella Grande Mela: da Donna Karan, che sfilerà il 13 settembre con le sue proposte per la prossima primavera/estate, a Calvin Klein, in calendario per la giornata conclusiva della kermesse, il 16 settembre, da Tommy Hilfiger a Ralph Lauren.
Tanti anche gli habitué delle passerelle newyorkesi, che da qualche anno propongono regolarmente le loro creazioni in quest'occasione: Christian Siriano, BCBG Max Azria, Nicole Miller, tra gli altri.
Nell'edizione di quest'anno troverà spazio anche Project Runway, il reality show a caccia di nuovi talenti nel mondo della moda condotto dalla supermodella e stilista tedesca Heidi Klum.
A questi nuovi talenti la Mercedes Benz Fashion Week offrirà un palcoscenico d'eccezione per far sfilare le loro proposte, sotto gli occhi attenti dei più importanti stilisti ed esperti di moda del mondo.
Grande attesa, infine, per il maxi evento Vogue Fashion Night Out, una sorta di Notte Bianca della moda organizzata dall'instancabile Anna Wintour direttrice di Vogue America, che vedrà eventi sparsi in giro per il mondo e culminerà proprio a New York, il 10 settembre, per una maxi-sfilata che coinvolgerà oltre 200 modelle che indosseranno le proposte delle collezioni autunno inverno 2010 2011.
Tra le modelle in passerella, attesi nomi del calibro di Raquel Zimmermann, Daria Werbowy e Karlie Kloss. Insomma, gli ingredienti perché la settimana della moda di New York sia, come sempre, indimenticabile, ci sono tutti: il calendario dell'evento, disponibile online, farà sognare appassionate di moda di tutto il mondo!
Hello Kitty by Victoria Couture
Diplômée d'ESMOD, Victoria Casal commence sa carrière styliste chez Daniel Hechter, puis se lance dans la joaillerie.
Ses collections sont pleines de mode et de féminité et sa signature n'est autre que l'originalité. Elle rencontre le succès, s'installe place Vendôme puis décide de revenir à ses premières amours : le prêt-à-porter.
Victoria Couture est née en 2006 et elle propose une collection femme et fillette placée sous le signe du cachemire ayant pour égérie la célèbre chatte blanche Hello Kitty des années 80.
Dans l'univers du luxe, la créatrice propose un large choix de produits - vêtements pour femmes et filles, maroquinerie, papeterie, joaillerie... et enchante mères et filles !
D'ailleurs, il n'est pas rare d'apercevoir les peoples en Victoria Couture : de Paris Hilton à Cameron Diaz en passant par Mariah Carey.
Hello Kitty by Victoria Couture
Must have de la saison, un très joli sac Victoria Couture blanc en cuir matelassé (à 219,80 € au lieu de 314 € chez Sistershopping).
Tendance, même pour sauter dans les flaques d'eau, grâce à des bottes de pluie Hello Kitty by Victoria Couture noires à 85,95 € et bien au chaud sous une doudoune Victoria Couture grise ou rose à 99,95 € - (le tout chez 3Suisses).
une table David Hodkinson
Le talentueux architecte anglais associe le bois massif - l’acacia - et la laque pour créer cette table de la collection "Fifties like" aux formes arrondies (360 €) qui peut être , selon les envies, une table d'appoint, un bout de canapé ou bien une table de chevet.
Dans cette même ligne, l'éditeur 50's Red Edition propose l'enfilade design décliné en 3 coloris de laque, 960 € et pour 1175 €, le buffet.
Les créations Red Edition
En 2007, l'éditeur Red Edition se lance sur le créneau précis du mobilier des années 1950 (Fifties et Art Déco).
Période riche de l'Après-Guerre où se révèlent entre autres Jean Prouvé, Arne Jacobsen. distribue les meubles de créateurs parmi lesquels Quassar Khanh et sa collection organique en aluminium (en exclusivité), les nids de Nua de la talentueuse paire Marie Macon & Anne-Laure Lesquoy et le mobilier en acacia laqué "colorful" de l'Anglais David Hodkinson.
venerdì 10 settembre 2010
Yamasita crea Ayami per Asics
AYAMI é una nuova collezione d' l'abbigliamento femminile per il running, creato dal designer giapponese Yamashita.
AYAMI, che in giapponese significa bellezza, è una collezione di capi dai tessuti tecnici, dalle linee asciutte e dai dettagli e colori pensati per essere combinati e sovrapposti.
Ciclamino, bianco, magenta, giallo, grigio, vinaccia, nero… tinte unite, dettagli in contrasto e fantasie per un mix e remix fresco e femminile!
Una curiosità? Per AYAMI la bellezza è naturale, è equilibrio, e non a caso a dare un volto alla campagna non sono state scelte modelle, ma vere runners!
giovedì 9 settembre 2010
La festa della piadina
Un weekend di abbuffate in onore del “pane dei romagnoli”.
Nei chioschi, in spiaggia e per strada la piada si gusta classica, gigante, con i fichi o il pesce azzurro. E poi laboratori, merende, concerti e low cost per la notte
In piazza della Libertà, a Bertinoro, sabato sera saranno in tanti, notaio compreso, per assistere alla preparazione della piadina da Guiness dei Primati: 4 metri di diametro, 100 chili di farina e 25 di strutto.
Inizia in grande la kermesse PiadinaDays, due giorni (11-12 settembre) interamente dedicati al “pane dei romagnoli”, da gustare in tutte le salse nei 27 comuni della Provincia di Forlì-Cesena.
Un tour de force del gusto con un programma che ha, come parola d’ordine, l’imperativo “abbuffatevi”.
Chioschi, ristoranti, stabilimenti balneari e agriturismi per 48 ore preparano piadine farcite di pesce azzurro di Cesenatico, ripiene di Squaquerone e fichi caramellati, imbottite di affettati o servite con la nutella.
Un matrimonio di sapori che celebra la più verace e ghiotta tradizione romagnola. Insieme alle piadine classiche (con l’impasto di farina, acqua, un pizzico di bicarbonato, sale, strutto e latte), si assaggiano anche le succulenti varianti, come le “cantarelle" (più leggere), i tortelli alla lastra e le piadine dolci e fritte, una prelibatezza per il palato.
Ma ai PiadinaDays non si mangia soltanto: tante iniziative in programma tra merende, concerti, incontri letterari, tour nelle cantine e nelle aziende agroalimentari e, naturalmente, laboratori culinari per imparare l’arte della piadina guidati da esperte arzdore (o sfogline), pronte a svelare i trucchi del mestiere.
Da mettere in agenda le degustazioni di Piadina al prosciutto, Romagna dappertutto, nei comuni di Castrocaro Terme, Pieve Salutare e Terra del Sole. A Santa Sofia, invece, domenica 12 settembre va in scena Il cibo e l’arte dell’ironia, una lettura itinerante in cinque tappe lungo il Parco fluviale del Bidente: a ogni sosta, assaggi di prodotti a chilometro zero. Piadina di montagna, il gusto ci guadagna è l’evento organizzato dal comune di Tredozio: forni aperti per conoscere da vicino la piadina locale, il “bartolaccio”, che assomiglia a un paffuto tortello.
A Galatea il cibo diventa multietnico con il laboratorio Dalla piadina al pane azzimo: dialogo tra culture. Uno scambio gastronomico tra le anziane di Galatea e le donne straniere a colpi di piadine, focacce, chapati e pane senza sale.
Musica e sport sono di casa a Cesenatico: sabato sera, per i nostalgici si balla il liscio romagnolo, per gli affamati si mangiano piade e pesce; mentre domenica si corre la Pantanissima, gara di ciclismo in onore del pirata Marco Pantani.
Vale la pena, prima di ripartire, fare una puntata a Gambettola dove si acquista il "kit del piadinaro doc", con teglia, scopino di saggina per lavarla e ricettario.
Info: PiadinaDays, 11-12 settembre 2010, www.piadinadays.it.
Sul sito il programma completo degli eventi e i pacchetti per il weekend in Romagna nei 27 comuni della provincia di Forlì-Cesena (www.turismo.fc.it).
La playlist delle canzoni che ci fanno bene
Secondo lo studio triennale di un'universita' scozzese incaricata di valutare le canzoni benefiche per la salute: ideali i Pink Floyd e Gloria Gaynor
In "classifica negativa": evitare "Cigarettes and Alcohol" degli Oasis e "Everybody Hurts" dei Rem.
La canzone giusta al momento giusto : al mattino, i gorgheggi di Gloria Gaynor sulle note di "I Will Survive" potrebbero essere ideali per la salute.
In alternativa, i Pink Floyd.
Lo sostiene uno studio della Caledonian University di Glasgow che ha lanciato un progetto triennale di musicoterapia per selezionare i brani musicali che fanno bene alla salute, da adoperare per i pazienti affetti da disturbi dell’umore e depressione. Accanto a Gaynor, promossi anche Louis Armstrong che canta What a Wonderful World e Comfortably Numb dei Pink Floyd. «L’impatto di un brano musicale su una persona - spiega il coordinatore del progetto Don Knox - va oltre quello che si pensa, tanto che un tempo veloce può risollevare l’umore mentre uno lento buttarlo giù».
Il progetto, che è finanziato dall’Engineering and Physical Sciences Research Council, vaglierà melodie, toni e strutture di migliaia di pezzi, alla ricerca del mix di note più salutare, scartando quelle che "nuociono gravemente alla salute".
Una prima classifica "negativa" già esiste. Se si ha qualche acciacco, suggeriscono i ricercatori, meglio evitare "Cigarettes and Alcohol" degli Oasis o "Everybody Hurts" dei Rem.
Anche i titoli possono destare sospetti e, quindi, meglio tenersi lontani da "Cardiac Arrest" dei Madness.
martedì 7 settembre 2010
Comme Luke Sky Walker
Comme Luke SkyWalker à l'Hotel Sidi Driss, Matmata (Tunisie) ...
C'est dans ces logements troglodytes que le héros de Stars Wars avait élu domicile. Si l'idée de vivre dans des niches creusées dans la terre ne correspond pas à votre idéal du luxe, il est toujours possible de frôler le sol de Tatouïne en visite guidée et de dormir dans un lit douillet, ailleurs.
Le plus : prix imbattable, moins de 20 euros la nuitée
Le moins : confort sommaire avec toilettes partagés de cette résidence berbère
Infos : www.bonjour-tunisie.com
sabato 4 settembre 2010
Edward Hopper à l'Hermitage de Lausanne
A ne pas rater l'exposition des oeuvres d'Edward Hopper (1882-1967), le plus américain des peintres à l'Hermitage de Lausanne.
Le propos est centré sur le processus créatif, du croquis à la toile finale.
En 1968, Josephine Hopper, dite «Jo», meurt de sa belle mort le 6 mars.
Cette dame de 85 ans est depuis neuf mois la veuve d’Edward Hopper, auquel elle a été mariée quarante-trois ans.
Elle resta même son unique modèle féminin.
Cette dame élevée de manière très chrétienne s’était ainsi retrouvée dans des positions peu catholiques.
L’érotisme tient en effet une part importante dans l’œuvre de l’artiste.
Les Romands peuvent aujourd’hui le vérifier à la Fondation de l’Hermitage.
Que faire de l’héritage? Il n’y a pas d’enfants.
Ou plutôt si, il en existe un de substitution.
Il s’agit du Whitney Museum of Art de New York, qui a acheté son premier Hopper en 1930 et a toujours veillé sur le peintre.
Josephine lui laisse donc entre 2500 et 3000 œuvres (les chiffres varient selon les sources).
Il y a là plusieurs invendus importants, les toiles de jeunesse, des gravures et une quantité énorme de dessins.
Formé de manière classique, Hopper toujours préparé ses tableaux avec d’innombrables esquisses, exécutées sur place au crayon Conté.
Ce patrimoine se voit largement exploité dans l’«Edward Hopper», qui ouvre ses portes ce vendredi à Lausanne. «Je ne voulais pas monter une rétrospective de plus», explique la directrice Juliane Cosandier, qui reprend, en version supérieure, une exposition créée par Rome et Milan.
«Je garde un souvenir ébloui de celle qu’avait montée en 1990 Charles Goerg pour le Musée Rath à Genève.»
Que faire? Eh bien raconter la genèse de quelques peintures importantes.
Le commissaire Carter E, Foster, issu comme il se doit du Whitney, confronte le résultat définitif avec les œuvres préparatoires. Le public voit tout se mettre doucement en place.
A un certain moment, le résultat semble clair. Hopper, qui travaille en studio à New York, ou dans sa maison de campagne, n’a plus qu’à le reproduire en grand et en couleurs.
On connaît la popularité de l’œuvre du peintre, succès qui se concentre sur les œuvres à résonance urbaine, où des hommes et des femmes très las sont ensemble sans jamais vraiment communiquer.
Elles ont été reproduites dans quantité de monographies. Des éditeurs les ont empruntées comme couvertures pour des romans ayant (ou non) des liens avec l’Amérique des années 30 à 60 (merci Actes Sud!).
Un de mes voisins de bureau utilise même «Night Hawks» de 1942 comme fond d’écran. «Je l’ai trouvé dans une liste de propositions informatiques et le tableau m’a tout de suite plu.»
Pourtant, et c’est la chose qui frappe devant les toiles originales présentées à l’Hermitage, l’artiste flatte peu le public. Outre le fait que les sujets se révèlent en réalité sinistres, il y a le refus du beau dessin, alors même que les esquisses sont exécutées d’un crayon particulièrement brillant.
La couleur reste sinon terne, du moins sourde. Les personnages, au visage stylisé et durci, refusent tout contact avec le spectateur.
Il n’y a enfin aucun effet spectaculaire du pinceau. Il s’agit bien là d’une peinture plate.
Aussi plate que peut l’être celle de René Magritte, autre artiste ayant assuré son pain quotidien par la publicité.
Pourtant, ces images nous parlent. Surtout celles dotées de personnages. Comment ne pas être touché par la femme assise sur son lit de «Morning Sun»?
Quelle énigme nous cache «Sept heures du matin»? Vers quel horizon regardent les deux femmes de «Soleil au balcon», qui fait l’affiche et la couverture du catalogue? S’il n’y a pas de métaphysique Hopper, comme il s’en trouve une chez Giorgio de Chirico, il existe bien chez lui un mystère.
Très intelligemment, en tenant compte de l’architecture prégnante de l’Hermitage, Carter E Foster a créé des sections thématiques.
L’une concerne la période parisienne de 1906-1910. On oublie trop que l’artiste s’est formé en Europe, regardant les musées et se moquant des avant-gardes.
Une autre regroupe les autoportraits, presque tous de jeunesse. Il y a là quelques dessins splendides. L’érotisme se cache dans un cabinet.
Aux essais très académiques correspond ici un tableau en rupture, «Girlie Show», posé comme il se doit par Mrs Hopper.
Les illustrations, de qualités très variables, se voient réunies dans un corridor. Vous saurez qu’Hopper a aussi exécuté ainsi une épouvantable couverture d’album pour une histoire de Jeanne d’Arc.
Que retirer de cette exposition réussie?
Qu’il faut finalement un regard pour aboutir à un résultat, même si le public populaire préférerait sans doute une guirlande de chefs-d’œuvre patentés.
Carter E. Foster peut être content de lui. Juliane Cosandier peut se montrer fière d’elle. D’ailleurs, elle rempile, «en dépit de l’âge».
«Edward Hopper, Fondation de l’Hermitage, 2, route du Signal, Lausanne, jusqu’au 17 octobre.
Tél. 021 320 50 01,
site www.fondation-hermitage.ch
Ouvert du mardi au dimanche de 10h à 18h, le jeudi jusqu’à 21h. La Cinémathèque suisse organise parallèlement une rétrospective avec dix-sept films inspirés, de manière consciente ou non, par Hopper.
Site www.cinematheque.ch
venerdì 3 settembre 2010
Clotilde Courau al Crazy Horse
Clotilde Courau si esibirà in settembre sulla scena del leggendario Crazy Horse di Parigi .
La vita notturna di Parigi, immortalata da indimenticabili romanzi, film, canzoni, ha da più di mezzo secolo un luogo simbolo, quasi un tempio per tutti quelli che cercano nella capitale dell’amore anche la trasgressione: il Crazy Horse.
Leggendario cabaret tempio del nudo artistico, questo palcoscenico ospita l’unico show in grado di esaltare non solo la bellezza e la sensualità, ma anche il talento e la personalità delle sue splendide ballerine.
Sono in tante le star ad essersi avvicendate davanti al pubblico cosmopolita del Crazy Horse, che ha aggiunto un accento glamour ad artiste come Dita Von Teese, Carmen Electra, Arielle Dombasle.
Dal 19 al 29 settembre le scene saranno tutte per una vera principessa, nota finora per la sua raffinata bellezza: Clotilde Courau, attrice francese moglie dal 2003 del principe Emanuele Filiberto di Savoia.
Clotilde affronterà sul palcoscenico dello show più sexy di Parigi quattro quadri artistici: due brani musicali, di Colette Renard e di Coccinelle, ballerina e attrice transessuale francese scomparsa nel 2006, un balletto ispirato al musical “Chicago” e un adattamento della “Regina Rossa” di Marlene Dietrich.
Gli arrangiamenti musicali saranno a cura di David Coulter.
In un’intervista sul quotidiano La Stampa, Clotilde dichiara di aver scelto questo show per la sua esigenza di trovarsi sempre in un posto nuovo: “La qualità artistica di un progetto, spostare i miei limiti, è una cosa che adoro, ne ho bisogno”, prediligendo “l’ispirazione del movimento dadaista con l’artista libero che si racconta attraverso le sue scelte”.
Uno spettacolo erotico per una principessa di stile? “Le parole erotico e sensuale non mi turbano affatto”, commenta, “e non si può ridurre il Crazy Horse alla parola erotico: c’è della modernità, della poesia in questa maison”.
Per l’occasione Clotilde vestirà (o svestirà, a seconda dei punti di vista), abiti creati in esclusiva per lei da Roberto Cavalli, che ha già vestito la principessa in passato e che quest’anno festeggia i 40 anni di attività della sua maison:
“Creare abiti per Clotilde è sempre fantastico”, dichiara lo stilista fiorentino, “è una donna meravigliosa, piena di vita e sensuale, capace di giocare con la sua femminilità, aggiungendo sempre un pizzico di ironia”.
Un’ammirazione che la Courau ricambia di cuore, ritenendo Cavalli “uno che ha sempre amato la donna che si fa carico della propria modernità, sensualità ed erotismo”.
Dal 19 al 29 settembre 2010 al Crazy Horse di Parigi
Prezzi : a parire da 90€ per persona
http://www.crazyhorseparis.com
Cibi fuori prezzo, i piu' cari del mondo !
Serendipity: é il dessert più costoso al mondo. La coppa americana (vedi foto), servita al Serendipity 3 di New York (225 East 60th Street), é un gelato al cioccolato con cacao proveniente da 14 paesi, aromatizzato con cinque grammi d’oro e scaglie di tartufo.
Il prezzo è di 25.000 dollari (vale a dire, circa 17.000 euro).
Acqua Kona Nigari: è un’acqua minerale che arriva direttamente dai fondali cristallini delle Hawaii, prelevata a più di 600 metri di profondità.
La Kona è ricca di sostanze minerali ed è priva di qualsiasi sostanza inquinante, ma per essere bevuta deve essere diluita con acqua normale. Costi 370 dollari al litro (250 euro), e sta riscuotendo grande successo in Giappone.
Pizza Bellissima: venduta nel ristorante Nino’s di New York (39 West 46th Street), non è la classica Margherita. Per degustarla è indispensabile una prenotazione di 24 ore di anticipo, per un costo di 50 dollari a morso, ossia mille totali (670 euro).
Ricoperta con pezzetti di coda d’astice, panna acida francese e quattro tipi di caviale, la Bellissima deve il suo prezzo proprio alla quantità di uova di storione usata nella sua preparazione.
Tartufo piemontese: é tra i cibi più costosi in assoluto, come l’italianissimo tartufo bianco del Piemonte, venduto fino a 600 dollari l’etto (400 euro)… senza dimenticare la vendita record del 2007 di un esemplare di 1.300 grammi a 330.000 dollari (220.000 euro).
Caffè Kopi Luwak: un caffè di ottima qualità prodotto con chicchi ingeriti e defecati dal Musang, una sorta di gatto-scoiattolo che vive nelle foreste asiatiche.
Strano, ma vero: il miracolo di gusto sembra che avvenga proprio nello stomaco dell’animale, dove gli enzimi rompono le proteine superficiali del chicco donandogli un particolare sapore dolce. Non è un caso allora se questo caffe costa 133 dollari all’etto (89 euro).
Cocktail Martini: per sorseggiare un drink di gran lusso, il Martini Cocktail, puo' ofrire la sorpresa di trovare nel fondo del bicchiere, al posto della semplice oliva un preziosissimo diamante firmato Bulgari da un carato, dal valore di ben 16.000 dollari (10.700 euro).
Il top del cioccolato: per gli appassionati dei dolci e delle esperienze uniche c’è il tartufo Chocopologie, in cui il cioccolato è made in Valhrona, una delle maggiori case produttrici francesi di chocolat di altissima qualità. Il costo è di 577 dollari l’etto (386 euro).
Il miglior caviale: senza dubbio è l’Almas Caviar, prodotto dallo storione Beluga del Mar Caspio.
Questa rara prelibatezza è venduta dalla Casa del Caviale di Londra (161 Piccadilly London W1J 9EA, United Kingdom), in un piccolo contenitore d’oro, a 781 dollari (522 euro) l’oncia (un’oncia corrisponde a 28 grammi).
Carne Kobe: dimenticavi la solita “fettina”, se volete puntare in alto, c’è la carne Kobe, razza pregiata di bovini giapponesi che a causa
dell’isolamento ambientale mantengono caratteristiche genetiche particolari.
La loro carne è tenerissima, saporitissima e con numerose proprietà nutritive, inoltre queste vacche crescono molto lentamente ed hanno un massaggiatore che le cura ogni giorno per rendere la carne più tenera. Questa carne, a seconda del taglio, arriva a costare 33 dollari all’etto (22 euro).
Zafferano: nella sua lunga storia lo zafferano è stato più caro dell’oro e anche oggi è la spezia più costosa del mondo, per la sua raccolta e produzione rigorosamente a mano: può raggiungere infatti i 1.100 dollari all’etto (735 euro).
Panino McDonald’s: il panino più costoso del mondo è in vendita presso i grandi magazzini Selfridges di Londra (Selfridges London – 400 Oxford Street London W1A 1AB ) a 85 sterline (equivalenti a 123 euro circa). Ingredienti: carne di manzo Kobe, foie gras, tartufo nero, formaggio brie de maux, peperoni rossi, senape, pomodori di prima scelta, prugne e pane a lievitazione naturale.
Rodolphe Lachat, Dark Vador, Bragellone, Hugin et Munin...
Huginn & Muninn, ce n’est ni un label, ni une collection, mais bien une nouvelle maison qui fera ses premiers pas avant la fin de l’année, et qu’on a grand plaisir à voir accoucher, car Bragelonne coéditera avec elle de petites perles.
Rodolphe Lachate est le grand timonier de cette nouvelle entité.
Rodolphe Lachat est un jeune et fringant éditeur de trente-trois ans.
Un début dans la fiction et les essais, à La Table Ronde, quelques années chez Chronique (Groupe Dargaud) où il a notamment publié son best-seller, Les Années Dorothée, un court passage aux éditions du CNRS comme directeur éditorial, puis un retour aux choses sérieuses avec ce nouveau label dédié à la culture pop.
Cette nouvelle aventure est née d'un postulat ;alors que partout la culture pop et la révolution geek triomphent, aucun éditeur français de beaux-livres n’osait s’y intéresser et s’y investir avec passion. Rodolphe Lachat est un geek assumé et, avant que certains opportunistes ne cèdent à la « geek exploitation », a eu envie de proposer aux vrais fans des livres qui leur correspondent.
Des livres cultes et définitifs, avec des objets, des produits dérivés (stickers, DVD, figurines), etc.
Des références mais aussi des ouvrages plus iconoclastes ou inattendus.
Huginn & Muninn incarnent parfaitement les deux lignes éditoriales de cette nouvelle maison.
Huginn symbolise l’imagination : c’est lui le moderne, attentif aux nouvelles tendances, fan de graphisme et de nouvelles technologies.
Muninn représente une certaine idée de la nostalgie, passionné de tous les films, séries, dessins animés, jouets qui ont fait les années 1970 et 1980.
Les premiers titres de la collection :
Tout d’abord le magnifique ouvrage produit avec Bragelonne : le livre absolu et définitif sur Dark Vador.La bible. C’est passionnant, il y a des dépliants, des pages détachables, des stickers, etc.
Toujours pour 2010, deux autres ouvrages sont prévus : L’encyclopédie Lego Star Wars avec une minifigurine exclusive de Luke, puis un coffret Yoda qui contiendra un livre collector avec toutes ses phrases cultes et une magnifique statue peinte à la main.
Et puis un gros volume sur les nouveaux illustrateurs japonais, un livre poster avec les cent plus incroyables couvertures de DC comics, et encore d’autres surprises..
tous les livres dont on a toujours rêvé et sur les sujets les plus fous et divers : Alan Moore, Street Fighter, Lost, Pixar, Daft Punk, les artoyz, encore du Lego, etc. Et d’autres belles collaborations avec Bragelonne où il sera beaucoup question de vampires.......
Le Livre sur Dark Vador en librairie en Novembre 2010 au prix de 59,90 €
domenica 29 agosto 2010
La Belen per Magic Miss Sixty
La show girl argentina Belen Rodriguez sarà protagonista della campagna dedicata alla collezione Magic by Miss Sixty, e a quanto pare, è stato proprio il corpo di Belen a ispirare uno spot che si preannuncia caldissimo.
Miss Sixty ha annunciato ufficialmente la collaborazione con Belen Rodriguez, nuovo volto della campagna pubblicitaria in Italia per l’Autunno-Inverno 2010.
La statuaria show girl argentina sarà la protagonista di uno spot televisivo dedicato alla linea denim denominata Magic, caratterizzata da modelli dal taglio slim fit ed effetto push up, per risaltare e correggere le forme femminili.
Indiscrezioni giunte dalla produzione, al lavoro in questi giorni per la realizzazione della campagna, annunciano uno spot “caldo, caldissimo, in cui Belen mostrerà in modo inequivocabile le qualità della linea Magic di Miss Sixty”.
Alta l’aspettativa per il video di back stage.
I fans della show girl e i curiosi di tutta Italia potranno visionare il video in anteprima rispetto al lancio della campagna, visitando i siti Facebook e You Tube del marchio.
sabato 28 agosto 2010
Miss Arden ha 100 anni
Per celebrare 100 anni di bellezza e innovazione, Elizabeth Arden ha creato Red Door Red, un rossetto in edizione limitata tributo al logo del brand, la Porta Rossa.
Disponibile in profumeria da settembre 2010 ad un prezzo consigliato di 25 euro.
L’eleganza e la raffinatezza senza tempo dell’universo Elizabeth Arden rivivono, inoltre, in una candela profumata, Anniversary Scented Candle Floral Essence of Red Door, nuova interpretazione della sensuale fragranza floreale Red Door. Disponibile in profumeria da settembre 2010, prezzo consigliato 37 euro.
E infine, in occasione dei suoi 100 anni di bellezza, Elizabeth Arden veste a festa il classico che ha dato origine al tutto, Eight Hour Cream Skin Protectant, il prodotto che ha segnato la storia della maison e dello skincare. Disponibile in profumeria da settembre 2010, prezzo consigliato 40 euro.
Ecco qui riassunta la storia di una donna pioniera nel mondo della cosmesi, inventrice della bellezza americana.
Nel 1910 Miss Elizabeth Arden creò l’industria americana della bellezza. Innovatrice leggendaria, imprenditrice indefessa, perseguì sempre con ostinazione l’obiettivo di creare il nuovo e il meglio in assoluto, come la crema-culto Eight Hour Cream, la mitica fragranza Blue Grass o l’audace rossetto coordinato alle uniformi delle donne in servizio nell’esercito durante la Seconda Guerra mondiale.
Con la creazione di creme e cosmetici rivoluzionari, con l’invenzione del concetto di “Total Beauty” e di benessere, Elizabeth Arden seppe conquistare le donne più sofisticate del mondo, che misero i suoi prodotti e i suoi Red Door Salon in cima alla lista dei propri desideri.
Miss Arden fu una vera imprenditrice, una donna capace di organizzare, di gestire nonché di assumere con abilità il rischio non tanto di portare avanti un’impresa, quanto di dar vita a un’industria originale, l’industria americana della bellezza.
Ripercorrendo le fasi della sua illustre vita, rendiamo omaggio a una donna fuori del comune che ha saputo creare le condizioni affinché il futuro di Elizabeth Arden fosse costellato di successi.
La nascita di un mito
Nel 1908 una giovane Florence Nightingale Graham – nome all’anagrafe di Miss Arden – arriva a New York dalla cittadina rurale di Woodbridge in Canada.
In città, Florence comincia a lavorare come contabile per una casa farmaceutica, E.R.Squibb Company, passando però parecchio tempo in laboratorio tra pomate, soluzioni e nuovi ritrovati per la pelle.
Quando pensa di aver appreso l’esperienza necessaria per una nuova avventura, lascia l’ambiente aziendale alla volta della magia del salone di bellezza.
Sarà Eleanor Adair ad accoglierla, elegante padrona di casa di un piccolo centro di bellezza molto alla moda.
Florence è l’addetta alla cassa, ma nei ritagli di tempo si diverte ad applicare unguenti e maschere alle clienti del salone che ben presto non vollero che lei, la simpatica ragazza canadese dalla mani d’oro.
Nel 1909 Florence entra in società con Elizabeth Hubband, un’altra Lady del beauty, e insieme aprono un piccolo salone di bellezza sulla prestigiosa Fifth Avenue a New York.
Ma la socia ben presto abbandonerà l’impresa e Florence rimarrà sola a gestire il salone, le clienti e a pagare tutte le spese.
Solo due anni più tardi, nel 1910, dopo aver chiesto al fratello un prestito di 6.000dollari, Florence apre il suo primo salone e lo chiama “Elizabeth Arden“, come lo pseudonimo che sceglie di adottare per se stessa. Questo nome, che avrà un impatto indelebile sulle donne in tutto il mondo, si ispira al titolo di una poesia di Tennyson, Enoch Arden.
Nel creare questa identità fittizia, Florence, nella nuova veste di Elizabeth Arden, si rende conto della forza e dell’importanza di possedere un brand name solido e indimenticabile.
Miss Arden decide di dipingere l’ingresso del suo primo salone, con affaccio sull’elegante Fifth Avenue, di un bel rosso brillante, per distinguere il suo atelier dai tanti negozi che già a quel tempo affollano il famoso viale.
Dietro quella porta si cela un salone estetico di tre locali estremamente lussuoso, dove Miss Arden propone trattamenti di bellezza la cui efficacia e qualità rispondono in pieno a quanto da lei stessa pubblicizzato.
Elizabeth Arden: Il Red Door Salon
Il Red Door Salon offre trattamenti per la bellezza e il benessere delle sue clienti oltre a quello che diventerà il trattamento al viso più famoso al mondo, il Massaggio Porta Rossa.
Inizia a farsi strada già allora il concetto di “bellezza totale” secondo una visione olistica che puntava al raggiungimento del benessere psicofisico, antesignano di ciò che oggi è chiamato Wellness.
Elizabeth Arden arriva in negozio all’alba per pulire, sistemare, accogliere le clienti e preparare lozioni e creme.
E’ la sua fortuna, e in pochissimo tempo ripagherà il suo debito. Grazie alle sue originali iniziative di marketing, Elizabeth Arden acquista rapidamente autorevolezza nel settore cosmetico e tra le consumatrici.
Quando nel 1912 Vogue suggerisce che basterebbe passare una leggera pennellata di vernice sul viso di una donna per migliorarne l’aspetto, il mese successivo Elizabeth Arden lancia una linea di rossetti e fard che sfumano dal rosso al rosa. La strada al make up moderno è spianata, e il rosso Arden diventa sinonimo di fascino ed eleganza.
Il nome di Elizabeth Arden diventa famoso e il salone dovrà rimanere aperto per più di dieci ore al giorno per soddisfare la fila delle clienti in lista d’attesa.
I primi prodotti: un impatto durevole
Elizabeth Arden partiva dalla convinzione che la bellezza non è una patina di trucco bensì il frutto di una cooperazione intelligente tra scienza e natura, tesa a potenziare le migliori risorse naturali di cui ogni donna dispone.
Credeva fortemente e in maniera istintiva nel concetto di Total Beauty e la storia è testimone del fatto che sue idee furono assolutamente ingegnose.
Aveva una capacità innata di creare nuovi prodotti, packaging e servizi in grado di incontrare i bisogni e, cosa più importante, i desideri delle donne. La comprensione delle esigenze delle consumatrici e l’ostinata ricerca di prodotti di notevole attrattiva ed efficacia sono principi ancora oggi alla base della filosofia Elizabeth Arden.
Non soddisfatta delle creme grasse e pesanti dell’epoca, Miss Arden fu la prima a portare la scienza nelle formulazioni skincare.
Prese alle sue dipendenze un chimico e gli chiese di sviluppare un prodotto leggero come la panna montata.
Il risultato fu una crema di bellezza ad alta efficacia con la consistenza della meringa e un profumo gradevole, un’assoluta première che chiamò Venetian Cream Amoretta.
Per ovviare alla durezza delle lozioni del tempo, Miss Arden si preoccupò anche di sviluppare un prodotto emolliente che battezzò Elizabeth Arden Ardena Skin Tonic.
Fu questa una delle sue prime strategie di marketing rivoluzionarie: era la prima volta, infatti, che nel nome di un prodotto veniva incorporato quello di una società e del suo fondatore.
Durante il suo primo viaggio a Parigi, nel 1914, Miss Arden osservò che le donne più chic della capitale francese si recavano a teatro o all’opera con le ciglia e le guance truccate.
Al suo rientro a New York si mise subito a formulare i primi fard e polveri colorate nonché mascara e ombretti per le donne americane. Di lì a poco, il trucco, un tempo appannaggio esclusivo delle attrici di teatro, divenne indice dell’essere alla moda tra le grande dame della società.
In quel periodo le donne americane desideravano emanciparsi dagli atteggiamenti vittoriani dell’epoca che scoraggiavano, tra l’altro, l’uso del makeup e in questo anelito Miss Arden intravide una opportunità.
Partecipò al movimento delle suffragette e sfilò al loro fianco nella Fifth Avenue per reclamare il diritto al voto. Notando che portavano il rossetto rosso come simbolo del movimento, con infallibile istinto imprenditoriale decise di dotare le attiviste di rossetti Elizabeth Arden.
La spinta a creare i prodotti più validi e interessanti non si esauriva, così come non scemava la volontà dell’imprenditrice di ricercare soluzioni sempre nuove e rivoluzionarie per promuovere i suoi articoli.
Nel 1917, la maison propose i primi formati da viaggio.
Nel 1918, Miss Arden fu la prima imprenditrice dell’industria cosmetica a formare un gruppo di dimostratrici e venditrici e a distribuirle sul territorio.
In meno di 10 anni, il marchio Elizabeth Arden arrivò alla testa del settore e si assicurò una solida posizione di mercato tra le beauty company di maggior prestigio. Tra il 1915 e il 1920 i prodotti skincare Elizabeth Arden superarono in numero e in assortimento quelli di qualsiasi altra casa cosmetica a livello mondiale con 108 prodotti di makeup e profumi in 519 formati diversi.
Con l’arrivo degli anni ’20, Elizabeth Arden inaugurò i primi saloni europei a Londra, Parigi e Nizza mentre negli Stati Uniti la diffusione era ormai capillare: Philadelphia, Detroit, San Francisco, Palm Spring, Long Island.
All’inaugurazione di ogni nuovo salone, Miss Arden in persona istituiva un team di venditrici perchè apprendessero e diffondessero al meglio lo spirito Arden.
Nel 1925 le vendite interne fruttavano all’azienda un utile annuo di 2 milioni di dollari, che sarebbe raddoppiato nel giro di pochi anni.
Nel 1929 il Red Door Salon di New York si trasferisce al 691 di Fifth Avenue, dove si trova tutt’ora.
Tra i trattamenti del Salone vengono introdotti anche corsi di ginnastica, postura, yoga, danza, tip tap e scherma. Perché secondo Miss Arden, attiva sostenitrice della causa femminile, essere belle richiedeva esercizio, relax, salute del corpo e della mente.
Nello stesso anno Miss Arden fece l’audace gesto di rispedire al mittente un’offerta di 15 milioni di dollari per l’acquisto della società.
Nel 1930, riconoscendo i risultati ottenuti, proclamò senza modestia che erano solo tre i nomi americani conosciuti in ogni angolo del globo: Singer Sewing Machines, Coca-Cola ed Elizabeth Arden.
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La costituzione di un imperoNonostante le difficoltà economiche della Grande Depressione, l’azienda Elizabeth Arden arrivò presto a occupare oltre 1.000 dipendenti e a realizzare utili per 4 milioni di dollari l’anno, divenendo la prima casa cosmetica ad avere non solo una clientela retail diffusa a livello nazionale ma anche avamposti in Europa.
Tra le innovazioni più imperiture di Elizabeth Arden vi è il concetto di makeover. Negli anni Trenta, Miss Arden introdusse una delle sue idee più rivoluzionarie: un assortimento di colori per mascara, fard, rossetti e polveri.
Pioniera nel coordinare smalti e rossetti, fu anche la prima ad abbinare il trucco alle tonalità della pelle e creò il Total Look – prodotti complementari per occhi, labbra, guance e unghie.
Risale al 1930 la creazione, ormai entrata nella leggenda, di Eight Hour Cream: Miss Arden formulò un’emulsione per curare le zampe dei suoi amati cavalli da corsa dalle piaghe provocate dalle rigide temperature invernali.
Eight Hour Cream si rivelò immediatamente un unguento dagli effetti strabilianti anche sulle mani di coloro che l’applicavano sugli animali.
Attraversando tutte le decadi del 1900 ed arrivando fino ad oggi, questa crema si è trasformata in una vera e propria icona, il must have di ogni donna, la giusta soluzione ad ogni necessità ed esigenza della pelle e annovera tra le tante fan Catherine Zeta-Jones, Victoria Beckham, Cate Blanchett, Thandie Newton ed Emma Thompson.
Nel 1934 Elizabeth Arden tornò a far parlare di sé. In quell’anno introdusse in America il concetto di Spa, insistendo sul nesso tra salute interiore e bellezza esteriore.
La sua lussuosa Maine Chance Spa nei pressi di Mount Vernon, nel Maine, accoglieva una clientela benestante che poteva spendere dai 250 ai 500 dollari a settimana per farsi viziare e coccolare e per ricevere consigli in materia di diete, salute e forma fisica.
Il centro disponeva di una capacità ricettiva limitata a 20 ospiti soltanto. Miss Arden lo presentava come un posto in cui i clienti potevano dedicarsi totalmente a se stessi, egoisticamente e senza sensi di colpa.
Per ciascun ospite veniva studiato un programma alimentare e di attività altamente personalizzato; l’articolata offerta di strutture e impianti del Main Chance comprendeva campi da tennis, piste da bowling, una scuderia e persino un motoscafo da competizione.
Dopo un soggiorno presso il Maine Chance, i clienti di Miss Arden rientravano a casa in forma smagliante – sotto il profilo sia emotivo che fisico.
Nel 1935 Miss Arden rese ancora più vasto il suo fiorente impero con il lancio di una nuova fragranza, Blue Grass, che rimane una delle creazioni olfattive più personali della fondatrice del marchio.
Nasceva dai profumati campi di fiori di Grasse in Francia e fu battezzata in onore delle sconfinate praterie della regione del Blue Grass nel Kentucky. S
econdo la Arden, questo profumo fresco e leggero, punteggiato di gradevoli note floreali, coglieva l’essenza della campagna della Riviera francese e del Blue Grass, l’amata terra dei cavalli nello Stato del Kentucky.
L’origine di quel nome inusuale era riconducibile alla sua leggendaria passione per i purosangue e per l’equitazione da corsa.
I dirigenti dell’azienda sostenevano che le donne non avrebbero acquistato un profumo che faceva esplicitamente riferimento alla regione dei cavalli, ma fatto è che Blue Grass divenne un best-seller.
La maison sapeva affiancare ai suoi prodotti innovativi una straordinaria capacità di marketing, che dava enorme impulso al nome Elizabeth Arden.
Il marchio si fece pubblicità con le prime reclame proiettate nei cinematografi e Miss Arden coltivò la reputazione di beauty authority attraverso notiziari in cui dispensava consigli di bellezza e forniva informazioni sulle ultime novità in commercio.
Per distinguersi ulteriormente nell’ambito del makeup, Miss Arden ricorse a quella che lei stessa definiva la “fantasia negli affari”, creando diverse nuance da accostare alle tonalità dei vestiti e uscendo così dalla logica ristretta del trucco intonato al colore degli occhi o dei capelli.
Un concetto nuovo, grazie al quale veniva a crearsi una nuova necessità, quella di poter attingere a una palette variegata di ombretti, rossetti e blush.
Nel proporre la sua ennesima rivoluzione, Elizabeth Arden riconfermava il suo credo “ogni donna ha il diritto di essere bella” e forte di una miriade di idee e di clienti, armata di una fervida immaginazione, riusciva a traghettare stabilmente il marchio nel periodo del secondo dopoguerra.
Lo scoppio della Seconda Guerra mondiale e il suo forte impatto sui mercati esteri e sull’accesso alle materie prime non avevano colto Miss Arden di sorpresa.
Replicando la politica adottata anteriormente alla Prima Guerra mondiale, Elizabeth Arden aveva fatto provvista di materie prime con ampio anticipo e compensò la perdita di entrate dal mercato estero espandendo il business negli Stati Uniti.
I suoi prodotti, oltre a essere commercializzati nei grandi magazzini di tutto il territorio statunitense, venivano venduti anche nelle maggiori catene di drugstore. Nel pieno del conflitto, gli affari alla Elizabeth Arden erano fiorenti e la società continuava a segnare l’andatura del mercato.
Nel 1938, la rivista Fortune encomiò Miss Arden definendola “eccezionale, assolutamente, incondizionatamente, indiscutibilmente eccezionale nel campo dei trattamenti cosmetici”, riconoscendo in questo modo non solo l’efficacia e l’unicità dei suoi servizi, ma anche la sua particolare capacità di espandersi e di battere la crescente concorrenza nell’arena della cosmesi di prestigio.
All’apice del successo di Miss Arden, la stessa Fortune sintetizzò così la determinazione e la dedizione della fondatrice del marchio: “Probabilmente ha guadagnato più di qualsiasi altra donna d’affari della storia” e “nessun’altra donna di questa generazione ha saputo costruire un’azienda come la sua”.
Furono in tanti, in realtà, a riconoscere i risultati raggiunti da Miss Arden.
Nel 1946 Time la volle in copertina.
Il New York Times le attribuì il pregio di aver diffuso i cosmetici presso un ampio pubblico creando dei prodotti che potevano essere applicati in maniera professionale presso location alla moda.
Elizabeth Arden: gli anni Cinquanta
Negli anni ‘50, Elizabeth Arden era proprietaria di 30 saloni sparsi per l’America e l’Europa e oltre 300 prodotti di bellezza venivano venduti in tutto il mondo con il suo marchio.
Tra le affezionati clienti si potevano annoverare Begun Aga Khan, miss Francia 1930, la principessa Grace Kelly, Claire Booth Luce, ambasciatrice Usa in Italia negli anni ‘50, e la First Lady Mrs. Dwight Eisenhower.
Quando nel 1959 venne lanciata la Chrysler Imperial, ogni nuova auto aveva come optional un elegante beauty-case ricolmo di make up Elizabeth Arden.
Le campagne pubblicitarie si moltiplicavano così come le clienti, nuove formule di bellezza riempivano vasetti e trousse, vennero inaugurati altri saloni Red Door. E Miss Arden era sempre lì.
Dal suo appartamento sulla Fifth Avenue anche ottantenne approvava pubblicità e controllava i nuovi prodotti da proporre sul mercato. Non andò mai in pensione.
Il dopo Miss Arden: “The Show Must Go On”
Miss Arden si spense nel 1966 dopo aver creato un impero e una nuova industria da miliardi di dollari.
I suoi successori, facendo proprio il motto “The show must go on” tanto apprezzato dalla Arden, hanno perseguito fedelmente le aspirazioni rivoluzionarie della fondatrice, portandone avanti l’eredità attraverso prodotti ricchi di inventiva, radicati nel lusso e capaci di costruire una forte identità di marchio, continuando allo stesso tempo a promuovere l’innovazione scientifica nel campo della bellezza.
Anche la cosmetica e lo skincare hanno fatto enormi balzi in avanti, gettando le basi delle odierne conquiste del brand Elizabeth Arden.
Così, negli anni 70 e 80 si sono affacciati sul mercato la collezione skincare Millenium e le linee makeup Flawless Finish.
Poco prima dell’inizio del nuovo millennio, la maison ha lanciato con successo profumi diventati poi famosi, come Red Door e Green Tea nonché la rivoluzionaria linea anti-aging per la pelle Ceramide, dimostrazione dell’inestinguibile genio del marchio e della sua determinazione a creare prodotti raffinati in grado di soddisfare le mutevoli esigenze delle consumatrici.
Nel 2001 French Fragrances, Inc. (FFI), una società leader nella produzione e commercializzazione di profumi di prestigio, ha rilevato Elizabeth Arden e ne ha assunto il nome, affiancando all’autorevolezza e all’attrattiva mondiale del marchio la capacità del nuovo titolare di interloquire con un pubblico più vasto.
Sotto la guida di E. Scott Beattie, Presidente e CEO di Elizabeth Arden Inc., l’emblematico marchio della cosmesi americana ha subito una trasformazione in senso moderno.
La nuova Elizabeth Arden ha intrapreso un aggressivo piano di espansione globale che l’ha portata a compiere enormi passi avanti, attraverso innovazioni nei comparti skincare e makeup e importanti acquisizioni a livello di fragranze.
Tutte mosse che hanno permesso di ampliare la portata della società sui diversi mercati.
Questa evoluzione ha portato alla conquista di nuovi canali di distribuzione, potenziato la quota di mercato dell’azienda e assicurato innumerevoli nuovi punti vendita che sono andati ad aggiungersi a un elenco già impressionante.
L’offerta attuale dell’azienda comprende il brand Elizabeth Arden con i prodotti skincare, makeup e fragranze e i trattamenti antietà PREVAGE®, i marchi di profumo legati alle celebrità (Elizabeth Taylor, Mariah Carey, Britney Spears, Hilary Duff, Danielle Steel e Usher), al mondo della moda (Juicy Couture, Alberta Ferretti, Alfred Sung, Badgley Mischka, Bob Mackie, Gant, Geoffrey Beene, Liz Claiborne, Halston, Lucky Brand, Nanette Lapore, Rocawear) e ai brand lifestyle (Curve, Giorgio Beverly Hills e PS Fine Cologne).
Nell’intento di dare al marchio Elizabeth Arden un volto glamour e attuale, nel 2002 la società ha scelto come sua spokeperson mondiale il premio Oscar Catherine Zeta-Jones, che ha dato un forte contributo al successo del brand.
Proseguendo la tradizione di Miss Arden, il marchio si è confermato alla testa dell’innovazione nel settore skincare, introducendo nel 2005 il primo vero prodotto cosmeceutico, PREVAGE® Anti-aging Treatment, una linea da diversi milioni di dollari diffusa in tutto il mondo.
I prossimi 100 anni
Miss Arden aveva abbracciato l’innovazione con la consapevolezza che le colonne portanti della sua azienda erano la credibilità del nome e la valenza iconica della sua Red Door. Elizabeth Arden ora guarda al futuro traendo ispirazione da una robusta storia costellata di successi.
Quello spirito imprenditoriale innescato da Miss Arden nel 1910 è oggi vivo più che mai.
Elizabeth Arden vanta un portafoglio di prodotti skincare, makeup e fragranze improntati all’innovazione e permeati dall’idea cardine della filosofia di Miss Arden: “ogni donna ha il diritto di essere bella”.
La maison è posizionata tra le prime realtà mondiali dell’industria della bellezza ed è destinata a crescere.
Un lavabo nommé Lavinia
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