Il bacio Perugina è un
cioccolatino alle nocciole, incartato in una carta argentata che riunchiude,
oltre al buon cioccolatino, un bigliettino con delle citazioni, delle frasi
d’amore, delle parole romantiche.
Il Bacio nasce nel 1922 ed è diventato
uno dei prodotti emblematici dell’ azienda Perugina, assieme alle caramelle
Rossana.
Donna creativa e intraprendente, Luisa Sargentini nasce a Perugia nel 1877
da una famiglia povera.
Si sposa molto giovane con Annibale
Spagnoli e con lui rileva un negozio di drogheria nel centro di Perugia.
Dal 1909 quel laboratorio farà
parte di Perugina® e le intuizioni di una donna
straordinaria, in breve tempo, segneranno la storia.
Luisa Spagnoli, cercando un
modo per recuperare gli scarti di lavorazione degli altri prodotti dell’azienda,
creò il cioccolatino con all’interno cioccolato gianduia, granella di nocciole
e una nocciola intera, il tutto ricoperto di cioccolato fondente, il famoso Bacio.
Il Bacio all’inizio doveva
chiamarsi “Cazzotto” perché aveva una forma che ricordava vagamente le nocche
di una mano chiusa in un pugno.
Un cazzotto è un pugno, niente a che vedere con un bacio, vero ? E’ l’intuizione di Giovanni Buitoni, giovane amministratore della Perugina (amante di Luisa Spagnoli) che cambia il nome del dolcetto in un più romantico “Bacio”.
Giovanni Buitoni modifica la forma del cioccolatino e lo chiama Bacio : quel cioccolatino a forma di un piccolo seno diventa un peccato di gola irresistibile.
“Come avrebbe potuto un cliente entrare in negozio e chiedere ad una graziosa commessa “Per favore, mi dia un cazzotto?” Dire « Perfavore, signorina, mi dia un bacio » è talmente più romantico !
E soprattutto ha l’idea geniale, ispirata forse dalla relazione segreta fra Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni, di mettere dei bigliettini nascosti nei cioccolatini.
Ecco perché il Bacio porta con sè,
oltre alla dolcezza, al packaging raffinato, ai bigliettini nascosti con
messaggi romantici,un alone speciale che parla di amore eterno, di passione
segreta, di abbracci proibiti.

Nel 1922 la cofondatrice della
Perugina, Luisa Spagnoli, aveva
quarantacinque anni, era sposata, madre di tre figli e amava, riamata, Giovanni
Buitoni, di quattordici più giovane, un uomo brillante e avanguardista.
La storia segreta, impossibile per la legge e per l’anagrafe emerge trent’anni dopo la morte di lei dall’autobiografia dell’imprenditore.
A parte le vicissitudini e i successi dell’Azienda Perugina, resta la storia dei due amanti, entrati in relazione nel 1909 e mai più separati fino al 1935, quando lei a 58 anni morì per un cancro alla gola.
Giovanni sopravvisse a lungo alla sua «amica» accumulando prestigio e celebrità e di lei scrisse solo cose belle.
Apprezzata, amata, «una mente brillante che sapeva abbracciare tutti i complessi problemi dell’azienda».
La signorina Sargentini nata povera e vissuta poverissima nei primi anni, ma destinata a diventare il simbolo della self made woman del Novecento.
Luisa restò a presidiare i profitti della
fabbrica (fondata assieme al marito Annibale Spagnoli) quando nel
1917 lui fu chiamato alle armi dopo averla risanata.
Sedici mesi dopo tornò dal fronte
e vide che sua moglie aveva in parallelo alla Perugina un’impresa di filati: il
brand Luisa Spagnoli dà un futuro alla lana prodotta dai conigli d’angora con
pezzi d’abbigliamento di alta classe e qualità.
Una donna eccezionale,
intelligente, con una libertà di manovra inaccessibile alle donne del suo tempo.
Fu anche molto generosa, dedicandosi
alla beneficenza silenziosa e alla formazione delle operaie mettendo in piedi
quello che è stato il primo nido aziendale d’Italia, dove le dipendenti
potevano allattare.
Per lei che veniva dalla povertà e dalla privazione, tutto doveva girare intorno alla felicità : ognuno aveva diritto alla dolcezza dei baci e al calore della lana.
E sicuramente anche al
grande e vero amore.
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