venerdì 23 agosto 2013

Le nuove borse griffate al braccio delle star.





Una borsa celeste firmata Armani sfoggiata da Rosie Huntington-Whiteley, elegantissima in jumpsuit blu con sandalo minimal.
Prezzo della meravigliosa borsa: 1320 euro.




Sobria e elegante, in pelle nera la nuova Louis Vuitton Capucines al braccio di Angelina Jolie, sempre classe, in total look nero.
Prezzo di questo accessorio elegante: 3900 euro.



 

Una borsa borchiata firmata Christian Louboutin Panettone adatta al look rilassato di Olivia Wilde in abito lungo in velo candido e chiodo azzurro.
Il prezzo di questa borsa scintillante : 1745 euro.



La mitica Birkin di Hermes bianca completa il look colorato dell'attrice americana Reese Witherspoon che passeggia nel centro di Los Angeles con un'abitino azzurro e sandaletti gialli. Prezzo circa 6000 euro, con lista d'attesa.






In black and white un look chic e hippie per Vanessa Hudgens che sfoggia una borsa nera che adoro, la Givenchy Nightingale Bag. 
Per averla bisogna pagare circa 1500 euro.







La mia borsa ! In nappa intrecciata nera, firmata bottega Veneta, é al braccio di Amanda Seyfried per il suo viaggio a Londra.
Costa 2650 euro





Una borsa notissima e originale per la giovane AnnaSophia Robb. Sfoggia un look allegro e colorato e la nota Fendi Baguette. 
Fra 1000 e 3000 euro. 



mercoledì 21 agosto 2013

Il Pata Negra un lusso carissimo !










Il Pata Negra é ufficialmente il  prosciutto più caro del mondo.

E con ragione, il Pata Negra e’ spettacolare, strepitoso, un’opera d’arte culinaria !


Amo il prosciutto San Daniele e pensavo fosse il migliore ma ho assaggiato il Pata Negra e la cosa che mi ha colpito é il suo gusto, veramente speciale, che persiste in bocca a lungo dopo averlo mangiato. Secondo me vale tutti i soldi che costa.





Dunque in Spagna esiste un maiale eccezionale : si tratta di un maiale nero, spagnolo naturalmente, allevato in Extremadura.








Risultato : il prosciutto costa 1.800 sterline da Selfridges, a Londra.


Per costare tanto, le zampe, che provengono da maiali selezionati dall’esperto Manuel Moldonado, alimentati con una selezione speciale di ghiande, sono state trattate per tre anni.


Il numero di prosciutti prodotti in Spagna ogni anno è impressionante: 40 milioni!





Il Jamon iberico viene impropriamente detto Pata Negra, in

quanto questo termine significa unghia nera e si riferisce a

l colore delle estremità, ma non tutti i suini iberici hanno

l'unghia nera, nè l'unghia nera è un esclusiva della razza

iberica . 

Durante la crescita, il maiale iberico subisce un alimentazione 

differenziata, questo per avere un corretto sviluppo della 

struttura ossea, che dovrà poi sopportare il grande aumento

di peso durante la fase di ingrasso in montagna quando il 

suino mangia esclusivamente foraggio naturale e ghiande .


In media, occorrono 4 anni dalla nascita del suino al termine 

del processo di stagionatura del prosciutto; nello specifico, 

passano circa 16 mesi dalla nascita dell'iberico alla sua 

macellazione, mentre occorrono 32 mesi per la stagionatura 

del prosciutto  durante la quale il Pata Negra perde un buon 

40% del suo peso iniziale.






Nutrendosi delle dolci ghiande (bellota) cadute 

dagli alberi, i maiali neri iberici diventano “Pata Negra”, il 

nomignolo che ha reso famoso nel mondo il “porco di razza  

Alentejana”, tipicamente grasso ma con le zampe sottili.



La Spagna tutela la produzione più di ogni altro cibo. La denominazione di origine copre 4 regioni. 
Al nord, la Salamanca e la città di Guijuelo, la patria di Joselito, senza dubbio il marchio di prosciutto spagnolo più famoso nel mondo.


A l' Est, la provincia di Huelva e in particolare la città di Jabugo, la Valle de Los Pedroches”, e infine, ai confini con l’Andalusia, l’Extremadura


Ciascuna di queste regioni sostiene che il suo prosciutto sia il migliore, naturalmente, ma le norme che regolano la produzione sono le stesse, e per i palati poco allenati il risultato finale è indistinguibibile.


La dieta dei giovani maiali iberici comprende cereali e ghiande. Il peso che devono raggiungere per avere diritto all’ambìto titolo di “jamón ibérico de bellota” è di 160 chili. 
Le regole sono molto precise. 

Per esempio: per essere sicuri che ogni maiale mangi la quantità di cibo richiesto (tra i 6 e i 7 chili di ghiande al giorno), non possono essere allevati più di due maiali per ettaro.


Le ghiande delle querce sono ricche di acido oleico, la stessa sostanza chimica presente nelle olive. Il gusto si fa strada nel grasso degli animali, al punto che gli spagnoli chiamano i maiali iberici: “olive con le zampe”.


La macellazione è fatta in modo da procurare ai maiali meno stress possibile.


Soltanto se tutta la procedura è stata seguita alla regola il prosciutto può pretendere di portare il  marchio jamón ibérico “de bellota”, altrimenti, sarà semplicemente jamón ibérico.


Anche la fase della stagionatura è importante.


Appena pronte, le zampe anteriori (“paletas”), e quelle inferiori (“jamones”), sono conservate in frigo fino al giorno successivo e ricoperte di sale marino dell’Andalusia. 
Vengono poi lavate e appese ad asciugare. 

La parte finale della stagionatura può durare fino a tre anni, dopodiché i prosciutti sono pronti per la vendita.

I risultati di questo viaggio lungo 5 anni, dai pascoli ai piatti, è incomparabile. L’acido oleico delle ghiande mangiate dai maiali rende l’assaggio del grasso un’esperienza magica. Letteralmente, si scioglie in bocca.

L'affettatura é molto importante. 
L’essenziale, per sfruttare a pieno tutto il sapore, è l’affettatura eseguita da maestri cortadores: il prosciutto viene affettato esclusivamente a punta di coltello, in lamine sottilissime, ed accompagnato dal “fino”, o “manzanilla”, tipici vini andalusi di 15 gradi, da bersi freddissimi.

La “Montagna Nord” della provincia di Siviglia è stata da tempo immemorabile sinonimo dei migliori allevamenti di “cerdo iberico”. 

Già i Romani, ubicati nella civitas andalusa di Murba apprezzavano gli squisiti salumi di “iberico”. 

Attualmente, fedele ad una lunga tradizione di rispetto per l’ambiente, il Parco Naturale della Sierra Norte ha presentato la propria candidatura all’UNESCO, per essere annoverato tra i membri della “reserva della Biosfera”. 

Il grande scrittore  e gourmet spagnolo, Manuel Velasquez Montalbàn, creatore del detective Pepe Carvalho, ha parlato in un suo articolo delle relazioni esistenti fra il pata negra sivigliano e la cinta senese



I risultati di questo viaggio lungo 5 anni, dai pascoli ai piatti, è incomparabile. L’acido oleico delle ghiande mangiate dai maiali rende l’assaggio del grasso un’esperienza magica. Letteralmente, si scioglie in bocca.



Un sapore profondo e duraturo esaltato da un buon bicchiere di vino.





Mangiare il Pata Negra é un’esperienza indimenticabile, un lusso da rinnovare. 




 

domenica 18 agosto 2013

Le Champagne Chanoine Reims Tradition






Le Champagne CHANOINE BRUT TRADITION est issu
d’un assemblage soigné des trois cépages traditionnels champenois : Pinot Noir, Pinot Meunier et Chardonnay.

Ce grand champagne a suivi un long vieillissement dans la fraîcheur des caves de la Maison de Champagne Chanoine.
 

Des arômes de pain grillé se développent, puis des notes de noisettes et une touche citronnée viennent affiner l’ensemble. 

La bouche corpulente mais égayée par une subtile fragrance mentholée confirme la belle évolution et le travail du temps. 

Cette maturité révélée par sa couleur ambrée apporte à ce champagne original, un fondu et une rondeur toute particulière rappelant le goût « tradition » d’antan.

Apéritif désigné pour un déjeuner champêtre, il peut également accompagner un dîner romantique.

Servir frais : 7°C


Seule la marque Ruinart est plus ancienne que Chanoine, qui a vu le jour en 1730. Après une quasi-disparition pendant quelques années, le groupe BCC lui a redonné vie. 

Décrits ci-après, les trois champagnes de la Maison qui ont obtenu une étoile.
Chanoine 1er cru : il assemble 65% de pinot noir à 35% de chardonnay. Il est puissant et très équilibré. 

Née de la vendange 2000, la cuvée Tsarine 1er cru (23 à 30€) résulte d'un assemblage proche: 64% de pinot noir et 36% de chardonnay. 
Le jury a apprécié l'élégance et la complexité de sa palette aromatique fruitée, sa fraîcheur et sa persistance. 

Quant à la Grande Réserve (11 à 15 €) elle est dominée par les raisins noirs (70% de pinot noir et 15% de pinot meunier) Elle est miellée et briochée, souple et longue.
 






Chanoine Frères est la deuxième plus ancienne Maison de Champagne.
La famille Chanoine est l'une des plus vieilles familles d'Épernay. Dès 1730, sous le règne du roi Louis XV, Jacques-Louis et Jean-Baptiste Chanoine y établissent une Maison de commerce de vins de Champagne sous la raison sociale Chanoine Frères.

C'est également en 1730 que Messieurs Chanoine Frères obtiennent de la ville d'Épernay l'autorisation d'y creuser la première cave à Champagne.






Les deux frères Chanoine, véritables précurseurs de la Champagne moderne, sillonnent l'Europe et ainsi, grâce à leur énergie et à la qualité reconnue de leurs vins, développent rapidement une bonne et solide clientèle. 




Champagne Chanoine
Allée du Vignoble
51100 REIMS
FRANCE
Tél : +33(0) 3 26 36 61 60
Fax : +33(0) 3 26 36 66 62
E-mail : contact@champagnechanoine.com


  

Confidentiel : La residence de luxe parisienne No Adress France




L'hôtel particulier de Pourtalès, 7 rue Tronchet à Paris!

Cette luxueuse résidence de neuf ap­partements, loués pour quelques nuits ou plusieurs semaines, est aus­si connue sous le nom commercial de No Address France
Et pour cause, invisible de la rue, l'établisse­ment ne repose que sur le bouche-à-oreille et quelques sociétés de conciergerie chargées de "rabattre" sportifs, stars du showbiz, riches étrangers. 
Inutile de chercher le site Internet, il est réservé aux happy few détenteurs du mot de passe. 
Depuis son ouverture au printemps 2010, le Pourtalès est devenu l'un des secrets les mieux gardés de la capitale.


En pénétrant sous le porche d'en­trée, qui abrite un spectaculaire lam­padaire contemporain noir en forme de cheval, le visiteur peut encore apercevoir les armoiries du comte James Alexandre de Pourtalès
Ce riche financier et diplomate suisse avait commandé à Félix Duban, l'ar­chitecte de l'Ecole nationale supé­rieure des beaux-arts, un hôtel parti­culier pour exposer sa prestigieuse collection de tableaux.
Achevé en 1839, le bâtiment, classé aux Monu­ments historiques, est inspiré des palais florentins de la Renaissance.
L'hôtel est ensuite tombé dans l'ou­bli, servant de bureaux pour l'as­sureur MMA. 
En 2004, Alexandre Allard met la main sur ce bijou ainsi que sur l'immeuble moderne voisin. 
 L'ensemble, valorisé 31 millions d'euros au bilan, est détenu par l'homme d'affaires via la société Pourtalès, gérée depuis le Luxembourg par la banque Reyl & Cie, qui a abrité le compte suisse de Jérôme Cahuzac
Allard est un bon client, il a fait fortune en revendant son en­treprise, Consodata, 500 millions d'euros. 
Un pactole dont il se sert pour investir dans des lieux presti­gieux. 
Il a piloté la rénovation du Royal Monceau, tenté en vain d'ac­quérir l'hôtel de la Marine, et mène actuellement un projet à Sao Paulo.

L'architecte Anthony Béchu, chargé des travaux, a restauré les superbes salons Napoléon III du premier éta­ge, l'escalier monumental, relié l'hô­tel à l'immeuble attenant entière­ment restructuré. Pour rentabiliser l'opération, les salons classés et les premiers étages de l'annexe moder­ne étaient loués, jusqu'à il y a peu, à SFR. 



Seuls deux appartements sont situés dans l'hôtel particulier, sous les combles, les sept autres se trou­vent dans l'annexe moderne. Les superficies varient de 95 à 115 mètres carrés pour les plus "petits" et dépassent les 350 mètres carrés pour le Sky Penthouse, situé au ­sixième et au septième étage. 
Ce joyau dispose d'un salon avec verrière, de trois chambres, dont une suite de 60 mètres carrés avec dressing et salle de bains, et d'une terrasse panoramique sur le toit avec jardin privé et Jacuzzi. 

La décoration, contemporaine, juxtapose du mobilier Starck et des œuvres des artistes Jean-Michel Basquiat, ­Takashi Murakami ou Keith Haring.


Pour préserver la vie privée des clients les clients accèdent à la résidence par une porte discrète située dans la cour intérieure de l'hôtel. "Mais ils peuvent entrer par un ascenseur pour voitures qui les emmène directement au parking, glisse un habitué des lieux. 
 Il existe aussi des sorties cachées. Une aubaine pour les stars fuyant les paparazzis.
 Le chanteur Prince avait privatisé les lieux dès l'ouverture. Madonna y a séjourné, le rappeur américain Kanye West aussi, tout comme Leonardo DiCaprio qui y a passé quelques jours début juin. 
Côté Français, Marion Cotillard et Guillaume Canet s'y sont aussi réfugiés.
Les clients lassés des grands hôtels s'y sentent comme à la maison. Si la réception est modeste, les services de conciergerie proposés sont dignes d'un palace.
Le No Address emploie une vingtaine de salariés triés sur le volet (chef cuisinier, barman, femmes de chambre…), qui travaillent parfois pour des clients extérieurs. 
L'équipe est supervisée par Jean-Alexandre Aymé, un trentenaire passé par le groupe Costes.

Le concept est proche de celui de La Réserve Paris, une résidence haut de gamme de dix appartements (140 à 300 mètres carrés), située au Trocadéro. 

Les prix des appartements démarrent à 1.500-2.000 euros la nuit et peuvent monter jusqu'à 15.000 euros pour le Sky Penthouse. "C'est un produit unique à Paris, hormis certaines suites présidentielles de palaces", explique Yves Abitbol, président de MYConcierge.
Le tarif peut tomber à 5.000-10.000 euros pour des séjours de moyenne durée. 
 





HÔTEL DE POURTALES
7, rue Tronchet
75008 Paris – France