venerdì 27 gennaio 2017

Il re tartufo e i vini da abbinare


 

Il tartufo “cibo di dei, re e maiali”.

Il tartufo è un fungo sotterraneo che si forma nei terreni di origine calcarea oppure argillosa in simbiosi con certe piante, differenti secondo la specie di tartufo. 
In Europa ne esistono circa 30 tipologie, in Italia più o meno una decina e si suddividono tra bianchi e neri. 
Il tartufo è un concentrato d’aroma, senza tuttavia avere un sapore specifico.
Il gusto del tartufo è immediato, delicato e penetrante. 
Gli aromi che sprigiona sono inconfondibili, molto intensi. Vanno da sentori di terra umida di sottobosco, fino alla  nocciola, ma la nota che più delle altre colpisce il naso è quella “gassosa”.
L'eccellenza dei tartufi bianchi è la varietà di Alba, famosa città della provincia di Cuneo, in Piemonte. Vanno consumati crudi, affettati freschi su piatti caldi come uova al burro, risotti o tagliolini, ma anche formaggi, specie se serviti sotto forma di fonduta oppure primi piatti conditi con generose quantità di burro
Per gli abbinamenti, nel caso delle uova, un vino bianco aromatico può rappresentare la scelta più indicata, mentre per i primi piatti si possono osare dei grandi rossi, complessi e ben strutturati. 
Il Tartufo Bianco d’Alba con un Barolo è un classico!
Il periodo di raccolta va da ottobre a dicembre, in Italia Settentrionale e in alcuni punti degli Appennini o nei boschi alpini in corrispondenza di pioppi, noccioli, salici, querce e tigli. 


Il tartufo nero ha un profumo meno intenso. 
In Italia si trova soprattutto nelle regioni centrali (principalmente Umbria e Toscana), la tipologia più  ricercata è quella di Norcia o Spoleto, nota in Francia come “truffe du Périgord. 
Rispetto al bianco, oltre ad un prezzo molto più basso, ha la caratteristica di sprigionare tutto il suo profumo in cottura o, se finemente tritato, impastato con dell’extravergine di oliva.





Tartufo e vino hanno  sapori e profumi forti che, se non ben dosati, potrebbero annullarsi e mpedire di apprezzare pienamente il loro gusto. Quindi, per creare un equilibrio abbinamento vino tartufo, ecco alcuni consigli sempre validi:
Il tartufo non richiede vini molto aromatici, che potrebbero sovrastarne il profumo peculiare.
I vini abbinati al tartufo non devono essere particolarmente acidi.

Vini bianchi
Tra i vini bianchi, particolarmente indicati sono quelli che ricordarno le note di idrocarburo del tartufo, come il Riesling, renano o italico. 

Buoni anche gli abbinamenti con il Bianco di Custoza o il Verdicchio – caratterizzato da note leggermente amare sul finale. Da provare, almeno una volta, l’abbinamento con vini provenienti da vitigni vulcanici, come i Bianchi dell’Etna.

Vini rossi 

I vini rossi ideali per l’abbinamento con il tartufo non dovrebbero essere vini di grande struttura, e non molto impegnativi sotto il profilo aromatico. 

Meglio optare per vini  morbidi e maturi, con tannini appena accennati, come il  Nebbiolo o il Pinot Noir.

Bollicine

Le bollicine  non si abbinanano facilmente al tartufo. Se proprio non volete rinunciarvi, scegliere bollicine  caratterizzate da spiccata morbidezza.

abbinamento-vino-tartufo-bianco-e-nero


Si dice che con i tartufi bianchi bisogna abbinare i vini bianchi e con i tartufi neri i vini rossi. 
Non è esatto, perché l'abbinamento "vino tartufo" si fa' in base al tipo di piatto preparato con esso.


I vini da abbinare ai tartufi bianchi  devono tener conto della principale virtù del tartufo: il profumo.
Qui sotto la lista

Con i tartufi bianchi : 
vini bianchi morbidi e profumati

Dolcetto d’Alba
Dolcetto di Dogliani
Barolo
Pinot Nero del Friuli
Teroldego Rotaliano Trentino
Rosso Piceno
Rosso del Conero

 

Con i tartufi neri 

vini rossi complessi e con anni d'invecchiamento

Bordeaux
Pomerol
Saint Emilion
Sagrantino di Montefalco
Montepulciano d’Abruzzo

 e anche vini bianchi eleganti

Muller Thurgau
Friulano
Verdicchio dei Castelli di Jesi
Trebbiano
Cortese di Gavi

Il famoso romanziere Alexandre Dumas invitava gli amici a consumare il tartufo nero di Perigord famoso in Francia come quello di Norcia in Italia, cotto sotto cenere come le patate ed accompagnato da un robusto Bordeaux invecchiato e servito a 20 gradi di temperatura. 
Buona idea, no?

lunedì 23 gennaio 2017

I vini del Piemonte, in breve...







Terra da vino per eccellenza, il Piemonte possiede 45.000 ettari di vigneti di qualità, situati in collina, nelle fasce alpine e prealpine.
L’origine dei vigneti piemontesi risale ai Greci che scaricarono anfore, barbatelle e talee nei porti liguri e penetrarono nel territorio. 
In epoca romana la viticoltura infatti risultava già fiorente. Con la caduta dell’impero Romano, con le invasioni di Goti e Borgognoni, nonostante le numerose devastazioni, la viticoltura piemontese continuò ad espandersi fino al 
Medioevo, dove da varie scritture si apprende della presenza del vitigno “Nebbiolo”.
Negli anni successivi la viticoltura continua ad affermarsi nelle colline piemontesi e la comparsa di numerosi vitigni che saranno la base del patrimonio vitivinicolo di questa regione.
   
Attualmente si possono identificare quattro grandi aree di produzione di vini in Piemonte: 
le Langhe, l’Astigiano, il Monferrato e le denominazioni del Nord, zone nelle quali si producono i migliori vini tipici del Piemonte, la cui fama è diffusa anche all’estero.


La zona più importante è sicuramente quella delle Langhe, comprese nelle province di Cuneo e Asti


Il loro nome deriva dal dialetto locale: le "langhe" sono le creste affilate delle colline. 
Il loro paesaggio è caratterizzato soprattutto da immense distese di vigneti a perdita d’occhio. 
Qui vengono coltivati i celebri vitigni della Barbera, del Dolcetto, Moscato e Nebbiolo

Sono costellate dai castelli e fortilizi delle famiglie che abitarono sin dal Medioevo queste terre. I grandi vini delle Langhe sono in realtà moltissimi, i disciplinari tra DOC e DOCG di Langhe, Roero e Monferrato sono una trentina. 

I rossi più conosciuti, oltre al Barolo, sono il Barbaresco, la Barbera, la Freisa, il Grignolino, il Nebbiolo, il Dolcetto. Tra i bianchi l'Arneis, la Favorita, il Cortese.
Gli spumanti : il Moscato e il Brachetto. 
I passiti : il Barolo chinato.  
Anche il Monferrato, compreso nelle province di Asti ed Alessandria, è un’importante zona di produzione dei più noti vini piemontesi. 
La terra qui è calcarea e sabbiosa e si profila in dolci colline, in parte coltivate, in parte boscose. 
Inoltre il paesaggio vitivinicolo di Langhe-Roero e Monferrato è recentemente diventato Patrimonio mondiale dell’Unesco.
I vini sopra nominati sono solamente alcuni esempi di vini e uve che evocano in ogni appassionato pensieri legati alla qualità e all'eccellenza enologica. 
Il patrimonio del Piemonte è anche ricco di vini e uve bianche piacevoli e aromatiche, non solo il Moscato Bianco utilizzato per il celebre Asti, ma anche Arneis, Favorita, Cortese ed Erbaluce, tanto per citare alcune delle più celebri uve della regione.
Sono 16 i vini che hanno ottenuto il riconoscimento DOCG e 42 i vini DOC.

martedì 17 gennaio 2017

Il pregiato e costoso Sassicaia di Bolgheri


L'eccezionale vino Bolgheri Sassicaia è uno dei vini italiani più pregiati e costosi, prodotto esclusivamente dall'azienda Tenuta San Guido, che possiede tutti i vigneti all'interno dell'area delimitata dalla DOC. 
Il Sassicaia ha un bel colore rosso rubino intenso, un profumo ricco ed elegante e un gusto asciutto, pieno, robusto e armonico, con una buona elegante struttura.
Il Bolgheri Sassicaia è un vino DOC la cui produzione è consentita in una specifica zona del comune di Castagneto Carducci (Livorno, Toscana) prodotto con almeno l'80% di Cabernet Sauvignon. 



Per i marchesi Incisa della Rocchetta non sono mai esistite le mezze misure. 
Hanno sempre puntato al massimo, prima con i cavalli da corsa, poi con il vino. 


Il cavallo Ribot  e il vino Sassicaia  sono i gioielli di famiglia. 
Il primo, purosangue della scuderia Dormello-Olgiata di Federico Tesio e Mario Incisa, nel biennio 1955-56 vinse 16 gran premi (per due volte il celebre Arc de Triomphe di Parigi) ritirandosi imbattuto; il secondo, progenitore della squadra di Bolgheri e uno dei vertici dell’enologia italiana. 
Il Sassicaia nacque quasi per caso, anche se Mario Incisa ha sempre voluto produrre un grande vino rosso migliore dei suoi prediletti Bordeaux
Per questo aveva piantato viti di Cabernet Sauvignon in un appezzamento che aveva le caratteristiche pedologiche delle Graves della Gironda.


Per anni, questo vino rimase dominio strettamente privato. Solo più tardi, il marchese si accorse che invecchiando migliorava considerevolmente e nel 1965 decise di piantare altri due vigneti in posizione più elevata. 
Con l’annata 1968 il Sassicaia uscì sul mercato con un’accoglienza degna di un premier cru. 
Un contributo importante al miglioramento qualitativo arrivò anche dalla consulenza di Giacomo Tachis, enologo degli Antinori, con i quali gli Incisa erano imparentati. 
Alla morte del marchese Mario nel1983, Tenuta San Guido è passata al figlio Nicolò, che accanto all’attività vitivinicola continua ancora oggi quella dell’allevamento dei purosangue.





L'ingresso scenografico della cantina della Tenuta San Guido

L’azienda ha una superficie a vigneto di 85 ettari divisi in più appezzamenti per sfruttare le caratteristiche di esposizione e di composizione dei terreni. 
Ottime anche le condizioni climatiche, influenzate dal mare e dalle colline a protezione dei venti. 
I vigneti, in massima parte coltivati a Cabernet Sauvignon e in misura minore a Cabernet Franc, Merlot e Sangiovese, sono allevati a cordone speronato con basse rese. 
Nella nuova cantina il Sassicaia matura per circa 24 mesi in barrique di rovere francese, cui segue l’affinamento in bottiglia per altri 6 mesi
La produzione è di circa 200 mila bottiglie all’anno.
Nel 2000 il marchese Nicolò lancia sul mercato un secondo vino dedicato al quadrisnonno Guidalberto Della Gherardesca
«La nascita del Guidalberto», dice, «ha alle spalle due motivi: la volontà di cimentarsi con un’uva da noi mai utilizzata, il Merlot, e il desiderio di offrire al consumatore un vino che possa essere apprezzato più giovane rispetto al veterano Sassicaia». 
Oltre al Merlot, il suo uvaggio comprende il Cabernet Sauvignon. 
L’azienda produce una terza etichetta, Le Difese, giovane e morbido, estremamente piacevole e bevibile fin dai primi mesi di affinamento in vetro, ottenuto dal blend Sangiovese-Cabernet Sauvignon.

lunedì 5 settembre 2016

A Buenos Aires c'è una fantastica libreria : El Ateneo; e tante altre meraviglie!



C’era una volta... il Teatro Gran Splendid, inaugurato nel 1919 per volontà dell’imprenditore austriaco Max Glüksman, grande promotore del cinema e del tango. 

Nel 2000, il gruppo Yenny-El Ateneo, la catena di librerie più famosa dell’Argentina, decide di restaurare l’antico teatro e convertirlo in uno dei suoi locali, mantendo tutto lo splendore dei balconi originali, del sipario di velluto rosso e della cupola affrescata. 
Idea brillante: il The Guardian la dichiara la seconda libreria più bella del mondo.



Oggi, agli amanti della lettura, basterà varcare le porte a vetri dell’edificio situato in Santa Fè al 1860, nel quartiere Recoleta

El Ateneo – Gran Splendid possiede più di 120.000 titoli, meticolosamente ordinati per genere, negli scaffali che si trovano lungo tutte le pareti e nella platea.



Il piano terra e i primi due piani sono dedicati ai libri, nel terzo c'è un’ampia scelta di musica classica e film d’autore, mentre il quarto e ultimo piano è riservato alle esposizioni temporanee. 
L’interrato è dedicato alla letteratura infantile e alla musica in generale.




Un buon consiglio :  dedicare almeno un paio d’ore alla visita di questo luogo meraviglioso. 
Non si tratta infatti di una comune libreria, in cui si entra per scegliere un libro e pagare. 
Qui, numerose poltroncine permettono di sedersi comodamente a leggere qualsiasi volume, senza obbligo di acquisto, affacciati, se si vuole,  a uno dei balconi di granito.




Da ammirare, assolutamente, la grande cupola centrale che l’artista italo-argentino Nazareno Orlandi dipinse nel 1919 per celebrare la fine della prima guerra mondiale. 
L’affresco rappresenta un’immagine allegorica della pace.



Atout supplementare :  la zona ristoro, ricavata nel palco centrale.


La libreria El Ateno – Gran Splendid, la più grande del Sudamerica, è la meta perfetta per un giornata grigia. Mentre fuori piove, al suo interno risplendono, sotto le luci soffuse, i corrimano in ottone e le decorazioni dorate delle colonne in stile corinzio: l’ambiente perfetto per godere di una buona lettura!



E dopo questa splendida visita alla libreria più bella del mondo, parliamo della città di Buenos Aires..
Abitata da 3 milioni di persone, anzi 13 se si considera la periferia, Buenos Aires è senza dubbi la città più elegante e più europea del Sud America. 
Il clima europeo e multiculturale è il frutto della presenza dei discendenti degli emigranti europei (soprattutto italiani), approdati qui in cerca di fortuna agli inizi del secolo scorso.
La cultura europea ha dunque influenzato l’arte, l’architettura, la letteratura e in generale lo stile di vita argentino. 
Buenos Aires detta la «Regina del Plata» è una città cosmopolita dove sale da ballo eleganti succedono  a storici Café, ritrovo prediletto dei porteños (gli abitanti di Buenos Aires).
Ogni quartiere di Buenos Aires ha una propria particolarità :chic, verdeggianti, popolari e malfamati.
Agli amanti della natura, Buenos Aires riserva grandi parchi, spazi verdi ben tenuti ma soprattutto il Rio de la Plata che scorre silenzioso separando la metropoli dal vicino Uruguay.


Accanto alla città storica costituita da un insieme di lunghe vie sulle quali si affacciano edifici dagli stili neoclassici che ricordano tanto i palazzi europei di fine ottocento, vi è la Buenos Aires moderna concentrata soprattutto nelle zone chiamate Palermo Puerto Madero.
 

Il quartiere di Palermo è composto da edifici residenziali, è ricco di giardini e parchi e qui si trova anche l’Ippodromo dove vengono disputati i tornei di polo, le gare d’ippica, le manifestazioni sportive legate al mondo dell’equitazione. In una delle piazze principali si trova la statua equestre dedicata a Giuseppe Garibaldi mentre nel Parque Tres de Febrero c’è il Planetario Galileo Galilei.
Puerto Madero è un incantevole porto costituito da costruzioni moderne dove svettano alti grattacieli, ristoranti e locali disposti sul lungomare. E’ il principale porto turistico commerciale dell’Argentina. 

Qui si trova il Ponte de la Mujer progettato dall’architetto Calatrava, l’Isla De Marchi, la Nave Museo Presidente Sarmiento, le Torres El Faro.
Nel prossimo 2018 qui sarà ultimata la torre più alta di tutta Buenos Aires e dell’America Latina; il progetto prevede la costruzione di circa 54 piani per 235 metri di altezza.


IMBARCAZIONI-LUNGO-IL-TIGRE
Imbarcazioni lungo il fiume Tigre

Da fare assolutamente una minicrociera lungo il Tigre, delta fluviale nato dall’unione del Rio del Plata e del Rio Paranà; si trova nell’omonima città che dista 28 Km circa a nord di Buenos Aires e che si può raggiungere comodamente in treno. 
Il luogo è una meta turistica d’eccellenza per la bellezza del paesaggio che si ha modo di ammirare lungo la crociera. Nelle acque del Tigre, straordinariamente di colore marrone a causa del letto ferruginoso, navigano imbarcazioni d’ogni tipo: yatch, catamarani, canoe, moto d’acqua; tra il dedalo di corsi d’acqua e canali sorgono isolotti ricoperti da vegetazione lussureggiante, case, lidi balneari, club nautici, hotel e ristoranti.
 


Altri luoghi di straordinario interesse riguardano il complesso del Quartiere Recoleta, che costituisce un’area storica e culturale molto frequentata; all’interno dell’edificio dedicato a Recoleta vi è una sorta di esposizione permanente di mostre d’arte contemporanea che si susseguono a seconda delle manifestazioni in programma.
 


Sempre nello stesso quartiere si trova il monumentale Cimitero della Recoleta il cui nome deriva dai Padri “Recoletos” dell’ordine francescano che si stabilirono agli inizi del XVIII secolo in questa zona fondando un convento e successivamente il cimitero.


Il mercato dell’antiquariato si snoda lungo le vie principali del centro storico nel quartiere di San Telmo, dove  pullulano bancarelle che vendono pezzi di antiquariato, modernariato o artigianato dell’America Latina. I negozi di antichità, invece, sono dei raffinati ambienti dove è ancora possibile acquistare dipinti e mobili d’epoca di manifattura europea.  

 Quartiere San Telmo

Retiro: è un barrio, ovvero un  grande quartiere della Capital Federal situato a nord-est della città. 
Nelle vicinanze si trovano hotel a 5 stelle tra cui: Four Saisons, Mariott Plaza, Sheraton e Sofitel, ma anche importanti monumenti come la Basilica  del Santissimo Sacramento, la galleria commerciale Patio Bullrich,, la Torre de los Ingleses, una torre campanaria di mattoni rossi in stile palladiano, il Ministero degli Esteri, l’Air Force, la Marina Militare, la Zecca Nazionale e l’Hotel de Immigrantes, oggi divenuto un museo nazionale.
 


Stazione di Retiro

Nello stesso quartiere si trova la grande  stazione dei treni con possibilità di raggiungere zone urbane ed extraurbane; dietro la stazione vi sono i pullman – colectivos- per spostamenti dentro e fuori il Paese; davanti alla Stazione di Retiro vi sono le autolinee dei bus di città. 

Dall’altra parte del terminal Retiro s’affaccia la famosa Plaza San Martin dedicata in onore del militare argentino che ha contribuito all’indipendenza dell’Argentina nel lontano 1850, è considerato eroe nazionale e a lui sono dedicate vie, piazze e ritratti nella Casa Rosada. 
Troviamo poi il Palazzo Paz, il Palazzo di San Martin e il Palazzo Kavanagh, un grattacielo alto 120 metri e considerato il più alto dell’America Latina.  
Aree depresse: sempre nella zona Retiro, nella parte posteriore della stazione dei treni, sorge  una vasta zona degradata sul tipo delle Favelas di Rio de Janeiro, qui denominata “villas” che è testimonianza di quella parte della popolazione di Buenos Aires che vive ai margini della società, in  bilico tra la sopravvivenza e la criminalità. A questo scopo vi sono dei padri missionari che cercano di recuperare i giovani emarginati e reintegrarli nel tessuto sociale costituito dal rispetto delle regole.


Consigli utili :
Quando andare: i mesi migliori per visitare la metropoli sono senz’altro quelli corrispondenti al nostro autunno-inverno in quanto in Argentina- emisfero australe- incontreremo  la primavera  e l’estate. Come spostarsi: in taxi,in bus, in treno oppure in metropolitana. I prezzi sono abbastanza modici. Moneta: pesos argentino ma anche dollaro americano. Dove mangiare :la possibilità è varia e dipende dal costo e dalle esigenze personali ma non lasciamo Buenos Aires senza  aver gustato il saporito “filetto argentino”(bife de chorizo) accompagnato da un buon vino  delle località di Salta,Catamarca e Mendoza, il tutto immerso nella magica atmosfera offerta dalla musica e dalle evoluzioni dei ballerini di tango. E’ un’esperienza indimenticabile che andrà ad arricchire il palato, il cuore e la mente. C’è l’imbarazzo della scelta tra una miriade di locali rinomati per un’occasione unica. Sicurezza nella città: è sorprendente e confortante osservare come in una metropoli così caotica, affollata, vi sia un imponente numero di militari appartenenti alla Policia Metropolitana che vigilano lungo le Avenidas, le stazioni dei treni, gli aeroporti, supportati anche da una folta rete di telecamere.
Per i turisti italiani è sufficiente il passaporto senza l’obbligo del visto d’ingresso.
Il nostro consiglio, prima di partire, è di visitare il sito http://www.viaggiaresicuri.it -argentina e seguire le indicazioni fornite dal Ministero degli Esteri; compilare il modulo-questionario per registrare il proprio viaggio nel sito “Dove siamo nel mondo” per essere rintracciati in caso di emergenza.

lunedì 22 agosto 2016

Buenos Aires città d'immigrazione, in breve


Buenos Aires è la capitale e maggiore città dell'Argentina. 

È una delle più grandi metropoli sudamericane e sede di uno dei maggiori porti del continente.

La capitale argentina sorge sulle sponde del Rio de la Plata (considerato il fiume più largo del mondo) e del Riachuelo che confluisce nel Rio de la Plata nel quartiere della Boca.

La città fu fondata nel 1536 col nome di Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre
La seconda e definitiva fondazione fu nel 1580 col nome di Ciudad de la Santísima Trinidad y Puerto de Nuestra Señora de los Buenos Aires
Occupava un area di 2,3 km² ed ospitava 63 abitanti.

Nel 1611 fu inaugurato il primo ospedale


Buenos Aires cambia completamente nella seconda metà XIX secolo con l'arrivo di una massiccia immigrazione soprattutto spagnola ed italiana, ma anche tedesca, polacca, russa e mediorientale favorita dalle condizioni economiche precarie in Europa e delle politiche del governo argentino volte a favorire l'ingresso di nuova manodopera.


L'immigrazione italiana fu la prima ad arrivare in modo massiccio. 
Nel 1887 gli italiani costituivano il 60,4% dell'immigrazione totale per poi ridursi percentualmente con l'aumentare della immigrazione spagnola.

La crisi economica in Argentina (con la conseguente ricerca di una cittadinaza europea), le leggi italiane sulla cittadinanza e l'altissimo numero di argentini con antenati italiani, potrebbero fare della gran Buenos Aires la città al mondo col maggior numero di cittadini italiani (potenzialmente un numero di italiani pari a 2 volte la popolazione di Roma).

Sul fronte interno la condizione di grande porto di Buenos Aires e il predominio economico corrispondente hanno provocato un periodo di scontri civili. 

La separazione definitiva tra la città di Buenos Aires e la provincia è avvenuta nel 1880, quando è stata dichiarata "capitale federale" della nazione.


La fine del secolo vede anche l'affermarsi della vocazione portuale di Buenos Aires col miglioramento delle infrastrutture portuali e ferroviarie. 
In questo periodo si forma il quartiere della Boca, abitato in massima parte da marinai genovesi immigrati. 
Ancora oggi gli abitanti della Boca si chiamano xeneizes, (genovesi in dialetto genovese) e la scritta xeneizes appare sulle gloriose magliette del Boca Juniors




Il XX Secolo ha visto il consolidarsi dell'immigrazione europea che, con la seconda e la terza generazione, fanno ormai parte della classe dirigente. 
Buenos Aires cresce con le caratteristiche di una grande metropoli ed il porto è un punto di arrivo e partenza per transatlantici carichi di persone e merci.


La seconda immigrazione, verificatasi nella seconda metà del secolo, vede arrivare sulla scena argentina persone provenienti da altri paesi del Sud America e dell'Asia. L'accoglienza sociale di queste nuove minoranze etniche è però diversa e le comunità in questione faticano ad inserirsi nel tessuto sociale argentino.

 

Buenos Aires vede alternarsi nel XX secolo diversi capi di stato eletti da regolari elezioni, oppure da colpi di stato che hanno visto salire al potere governi non democratici o addirittura sanguinari.

Buenos Aires durante il governo militare nei primi anni '80 ha conosciuto il fenomeno dei desaparecidos in cui molti giovani venivano torturati e fatti sparire con l'accusa, spesso infondata, di simpatizzare per la sinistra considerata ispiratrice del terrorismo.


Parallelamente Buenos Aires è stato il teatro di movimenti di piazza importanti in sostegno o contro il governo. 
Buenos Aires, Palazzo del Governo 

Indimenticabili e impressionanti le folle acclamanti il presidente Juan Domingo Peron e l'affascinante moglie Evita, come le manifestazioni del gruppo delle Madri di Plaza de Mayo, gruppo costituito da donne che si riunivano in silenzio nella piazza antistante la Casa Rosada esponendo le foto delle  persone della loro famiglia scomparsi a causa della repressione militare. 
Buenos Aires, Piazza de Mayo

Più recentemente sono apparse le manifestazioni dei piqueteros che protestano con blocchi stradali contro le difficolta' economiche.








giovedì 11 agosto 2016

La Villa Bramasole a Cortona, protagonista del film americano " Under the Tuscan sun"





Guardando un film per passare una buona serata ho scoperto una commedia divertente e romantica, ambientata in Toscana, fra paesaggi e villaggi pieni di luce e colori: "Under the Tuscan sun"





Il film "Sotto il sole della Toscana" "Under the Tuscan sun" (tratto dal best seller omonimo) mi ha fatto vivere una favola piena di sole, d'amore, di cultura italiana. 

Nel film uno dei personaggi principali è una villa chiamata  la "Villa Bramasole," situata in un villaggio da cartolina postale, Cortona.


E oggi scopro che questa villa esiste veramente, e che si chiama veramente "Bramasole".


Dopo essere stata per diversi anni disabitata "Bramasole", la villa, immersa nella campagna toscana poco fuori da Cortona, fu messa in vendita e acquistata nel 1996 dalla scrittrice americana Frances Mayes che ristrutturò la villa per trascorrere le vacanze estive. 


L'autrice incominciò a descrivere la sua vita quotidiana tra i lavori di ristrutturazione, le visite nel villaggio di Cortona per acquistare i prodotti di base alla realizzazione dei piatti tipici della cucina italiana. 







Nacque così il libro" The tuscan sun" , che ha appassionato l’America per la bellezza dei paesaggi, per lo stile che li descrive con passione trasmettendo con brio l'amore per l'Italia e il piacere della vita semplice scandita dai ritmi della campagna con i profumi, i  sapori e con le ricette di cucina proposte dall’autrice. 

 
 




II libro divenuto in America un best seller ha portato migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo a visitare la Villa Bramasole,raggiungibile a piedi dal centro di Cortona  con una camminata di circa mezzora percorrendo un viale di cipressi, ognugno dei quali è stato piantato in memoria di un caduto della seconda guerra mondiale, le targhe col nome stanno cadendo in rovina , (ma nei progetti della scrittrice c'è l'intento di farle restaurare).

Sono ormai passati diversi anni ma per Cortona la Signora Mayes è stata fondamentale per far conoscere al mondo intero il pittoresco villaggio toscano. 



Dal 2003 inoltre Frances Mayes ha collaborato affinchè nascesse il festival del sole o meglio "The tuscan sun "che si svolge ancora oggi a Cortona tra Luglio e Agosto. 


A volte basta un libro, o un film, a cambiare il destino di un luogo ed è esattamente cio' che è accaduto a Cortona.

Cortona: Sotto il sole della Toscana


Da quando, ormai venti anni fa, la scrittrice americana Frances Mayes ha ambientato il suo romanzo Sotto il sole della Toscana a Cortona tutto è cambiato

Il libro, da cui è stato anche tratto un film di successo con Raoul Bova e Diane Lane, segna una svolta  per il villaggio toscano perché da quel momento il flusso di turisti e personaggi conosciuti in città è pressoché ininterrotto, con conseguente beneficio di tutta l’economia: turismo, ristorazione, settore immobiliare.


Il turista arriva in città mosso dalla curiosità, poi cade, senza rendersi conto, nelle spire dell’arte, dell’archeologia, della raffinata gastronomia, della spiritualità francescana del luogo.
La calda accoglienza e l’ospitalità dei cortonesi fanno il resto, il legame si instaura e diventa duraturo nel tempo. 

Lo sanno i tanti inglesi, americani, ma anche italiani, che dopo la prima visita continuano a venire, addirittura acquistano casa. 

Lorenzo Jovanotti, il cantante icona, da anni vive in città, luogo d’origine della sua famiglia. 
È anche il caso di illustri uomini d’affari, di personaggi mitici come Max Weinberg, il batterista della celebre E Street Band, di Bruce Springsteen, nominato cittadino onorario di Cortona, visto il suo forte legame con la città. 
Max Weinberg possiede due case e trascorre molti mesi a Cortona, insieme alla moglie Becky.
Anche George Lucas, il mitico creatore di Star Wars possiede una villa non lontano da li', a Passignano, sulle sponde del Trasimeno. 
Il fatto che a Cortona si trovi anche una sede dell’Università della Georgia e dell’università canadese aiuta certamente il flusso di stranieri in città.