lunedì 18 luglio 2016

Cos'è il birdwatching?

 
 
Il birdwatching è l’osservazione degli uccelli in ambiente naturale, è l'interesse per i "pennuti" e per il loro modo di vivere.
 
 
Il birdwatching è nato dalle culture anglosassoni, ed è conosciuto in Italia con il termine americano di birding. 
 
Al mondo esistono circa 10.000 specie di uccelli. 

La regione dell’ Europa chiamata Paleartico Occidentale che comprende oltre all’ Europa, il Nord Africa e il Medioriente, ospita circa 800 specie. 
Di queste, 450 frequentano l' Italia: sono le nidificanti, le svernanti o le migratrici e circa 250 fanno parte di quella chiamata la “checklist”, cioè la lista degli uccelli che nidificano e si riproducono nella Penisola italiana.

Gli uccelli hanno sempre affascinato gli uomini sia per la loro capcità di volare come per la gamma incredibile dei colori delle loro penne.
 
Un'attività di ricerca ludica e ricreativa si è sviluppata intorno a questo interesse per il mondo degli uccelli.
 
Le informazioni raccolte consentono a arricchire pubblicazioni scientifiche, bollettini o periodici dedicati all' ornitologia e che diventano una fonte di conoscenza importante per chi ama la natura. 
Dall‘osservazione di questi animali nella natura è possibile trarre moltissime informazioni sullo stato degli ambienti e delle singole specie. 
 
Il birdwatching è inoltre una passione che riguarda grandi e piccini, curiosi e stimolati alla capacità di apprendere quanto il mondo degli alati possa incidere sul sistema naturale.

Il 6% della popolazione inglese ama il birdwatching, una passione che diventa vera e propria industria, motore di turismo.
Infatti non c’è bed & breakfast, albergo piccolo e grande, soprattutto nelle campagne, che non sia dotato di un angolo dedicato a questa pratica, di una bacheca con appuntamenti e indicazioni per osservare anatre, oche, merli acquaioli, pulcinelle di mare...


L'Italia non è da meno in quanto a bellezze da osservare e luoghi privilegiati in cui praticare il birdwatching.
 
Pensiamo soltanto ai luoghi di migrazione come lo Stretto di Messina o al Delta del Po, o a zone umide più piccole ma non certo meno affascinanti come la bellissima Riserva Lipu di Torrile, a due passi da Parma.
 
Il birdwatching è un’attività che non richiede necessariamente grandi spostamenti; si può praticare ovunque: nei luoghi più leggendari del mondo o guardando fuori dalla finestra, dal giardino di casa o passeggiando in un parco. 
Il fattore che determina il successo crescente di questa pratica è la scoperta di innumerevoli tipologie di uccelli e le diverse modalità in cui vivono e si riproducono. 

 


giovedì 14 luglio 2016

Normandie : cest quoi la Teurgoule?

La

 
La teurgoule (quelquefois appelée torgoule ou tergoule) est une spécialité culinaire de Normandie.
C’est un dessert, sorte de riz au lait sucré parfumé à la cannelle cuit à four très doux très longtemps, environ 5 heures, dans un plat spécialement conçu à cet usage, de telle façon que les grains de riz ne sont presque plus discernables.


Une variante préparée dans le sud de la Manche et les environs de Saint-Lô est faite par cuisson à feu modéré dans une casserole, où il faut tourner régulièrement le mélange de lait, de sucre et de riz pour éviter qu'il n'attache au fond de la casserole et pour qu'il se colore et prenne une consistance assez épaisse.
Elle se déguste souvent chaude avec du cidre ou du Calvados.


Ce dessert serait apparu dans la seconde moitié du XVIIIe siècle. 
Après un printemps humide, un été pluvieux avait fait perdre les récoltes. 
Redoutant une disette, François-Jean d’Orceau, baron de Fontette, intendant de la généralité de Caen de 1760 à 1775, fait alors venir du riz d’outre-mer. 
Mais personne ne connaît alors dans la région cette céréale et le baron de Fontette fait placarder des recettes pour la préparer. 
Ce sera entre autres la terrinée, du nom du récipient ou teurgoule, nom exprimant l’humour normand face à ce mets souple et un peu collant à la goule… 

Certains disent aussi que sa longue cuisson était bien pratique pour les femmes des marins de Honfleur (autre port de l’outre-mer) qui faisaient chauffer longtemps ce mets en attendant le retour de leurs maris.
Ainsi, la base de ce plat est le riz mais aussi un autre ingrédient exotique, la cannelle, sans ou­blier le sucre. 
Son caractère bien normand est présent avec les deux litres de lait nécessaires à sa confection.
 
La Teurgoule est vendue au détail ou en terrine de différentes capacités (500 g, 1 ou 2 kg). 
On peut la trouver facilement sur les marchés de Caen le dimanche, sur les quais, ou sinon au marché du vendredi Place Saint-Sauveur.
Là, on trouve aussi la « Teurgoule d'or » faite par une fermière qui l’expose fièrement.
 
On peut aussi trouver de la teurgoule sur d'autres marchés, com­me celui de Bayeux, le samedi matin, comme celle cuite dans le four à pain de la ferme de la Rançonnière à Crépon. 
Plusieurs fermes vendent de la teurgoule « maison » sur ce marché.
Hors des marchés, on peut acheter de la Teurgoule dans des entreprises qui en fabriquent, comme l’entreprise Urban à Janville.
 

Autrefois de rigueur lors des fêtes de villages dans l'Orne et le Calvados, la Teurgoule est restée un dessert familial
Elle est aussi consommée dans la journée, de préférence tiède, accompagnée de Fallue (brioche normande) et de cidre.
 


Il existe depuis environ quinze ans une Confrérie des Gastronomes de la Teurgoule de Normandie, qui organise chaque année, en octobre, le concours de la Teurgoule d'Or.

Recette (pour quatre personnes) 
 - 150 grammes de riz.
- 2 litres de lait de ferme.
- 200 grammes de sucre.
- 1 sachet de sucre vanillé.
- 2 cuillères à café de cannelle.
Préparation
Dans une terrine, verser le lait sur le riz, le sucre et le sucre vanillé. Puis saupoudrer deux cuillères à café de cannelle. Faire cuire ensuite quatre à cinq heures dans un four à pain. (Recette de Geneviève Achard.)
Pour ceux qui ne disposent pas de four à pain, on peut utiliser un four électrique à thermostat très doux (160°, thermostat 5), le préchauffer et cuire pendant trois heures. Attention : la qualité du lait est très importante : il faut utiliser du lait de ferme (lait cru), à défaut du lait entier qui donnera un résultat un peu moins crémeux.



Bien évidemment il n’existe pas une seule recette de Teurgoule ! Le principe reste celui de ne pas mettre trop de riz et de cuire doucement et longtemps la préparation.
 
En savoir plus sur http://www.cuisinealafrancaise.com/fr/dgal/produits/123-teurgoule#mVyX02ALZg4tsFxu.99
 L

domenica 10 luglio 2016

Attrici, modelle, imprenditori, stilisti di successo e senza diploma !



Jean Paul Gaultier
Chi pensa che Jean-Paul Gaultier, celebre stilista francese, abbia frequentato scuole per stilisti o di alta moda si sbaglia di grosso. L’artista sessantaquattrenne ha semplicemente inviato schizzi delle sue opere a Yves Saint Laurent e a Pierre Cardin a solamente18 anni. Chiamato immediatamente a lavorare, non ha terminato gli studi. 

Da Jean Paul Gaultier a Quentin Tarantino passando per François Pinault, uno degli uomini più ricchi del mondo, sono tante le celebrità che hanno avuto fortuna senza possedere un diploma. 
Audacia, bellezza, genio artistico non hanno bisogno di "un pezzo di carta"...


Catherine Deneuve


La più celebre attrice francese vivente ha lasciato la scuola a 16 anni. All’epoca Catherine Deneuve era già impegnata a recitare ed era innamorata del regista e attore Roger Vadim, al tempo suo compagno, di 15 anni più grande. 



Quentin Tarantino
Il regista di Pulp Fiction Quentin Tarantino si iscrisse alla Narbonne High School di Harbor City, California, che però abbandonò presto per iniziare a lavorare come maschera al Pussycat, un cinema porno di Torrance. Appassionato di cinema, una volta entrato nel giro che conta a Hollywood, è imposto come uno dei registi più innovativi dei suoi tempi. 
Nella sua carriera ha vinto due premi Oscar: nel 1995 per la miglior sceneggiatura originale con «Pulp Fiction» e nel 2013 sempre per la sceneggiatura con il film «Django Unchained». 



Johnny Deep
Adolescente problematico  Johnny Depp lascia la scuola a solo 16 anni. 
Ha problemi di alcol, ma l’incontro con Nicolas Cage, nipote di Francis Ford Coppola, gli apre le porte del mondo del cinema. Mostrerà molto presto di essere portato per la recitazione e «sfonderà» nel mondo del cinema.

Laetitia Casta
La top model e attrice francese, nata nel 1978, non si è mai diplomata. Grazie alla sua innata bellezza Laetitia Casta ha iniziato la sua carriera di modella ad appena 15 anni e i tanti impegni non le hanno concesso il tempo di studiare.
Tuttavia, ha ricevuto un prestigioso «pezzo di carta»: nel 2012 è stata premiata a Parigi con l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dall’allora Ministro della Cultura francese Frederic Mitterrand. 

Francois Pinault

Imprenditore multimiliardario francese,  a capo di Kering, holding multinazionale del lusso transalpino, François Pinault interrompe gli studi a 16 anni e con il passare dei decenni diventa uno degli uomini più ricchi del mondo. 

Una donna italiana diventa Art Director della mitica Maison Dior !


Dior è lieta di accogliere Maria Grazia Chiuri come direttrice artistica della couture donna, pret-à-porter e delle linee accessori“, così la casa di moda ha annunciato su Twitter il nuovo ruolo di Maria Grazia Chiuri a capo della direzione creativa. La stilista sostituirà Raf Simons, che a sua volta aveva preso il posto di John Galliano dopo le sue dimissioni.
La sua esperienza e la passione per il lavoro artigianale si coniugheranno con il savoir-faire dei nostri atelier”, ha commentato Sidney Toledano, numero uno della casa della avenue Montaigne.


Maria Grazia Chiuri, 52 anni, è la prima donna sul trono della Maison francese e la seconda italiana dopo Gianfranco Ferrè: sarà direttrice artistica delle collezioni di haute couture, prêt-à-porter e degli accessori femminili e presenterà la sua prima collezione a Parigi il 30 settembre.

Dopo 17 anni con il marchio di piazza Mignanelli e 8 anni nel suo ruolo di co-direttore creativo, Maria Grazia Chiuri ha deciso di “intraprendere una nuova esperienza professionale“. 



Così, in una nota, il gruppo Valentino ha nominato ieri Pierpaolo Piccioli unico direttore creativo della Maison. 
Dopo 25 anni di sodalizio creativo e di soddisfazioni professionali ci siamo dati l’opportunità di proseguire il nostro cammino artistico in modo individuale con l’augurio reciproco di ulteriori grandi successi“, hanno dichiarato congiuntamente i due designer.



"Il talento di Maria Grazia Chiuri è immenso e questo è riconosciuto a livello internazionale", ha dichiarato Bernard Arnault, proprietario del potentissimo gruppo Louis Vuitton Moet Hennessy (LVMH) , “ella apporterà la sua visione moderna della donna e seguirà i codici d'eleganza della maison elaborati da Monsieur Dior". 


Dunque una donna italiana è al comando del mitico mondo di bellezza, di eleganza, di stile della Maison fondata dallo stilista Christian Dior, scomparso a Montecatini nell'ottobre 1957 e inventore del New Look nel 1947.
Prima di lei, nell'atelier dell' avenue Montaigne, grandi nomi l' hanno preceduta : Yves Saint Laurent (1957-1960), Marc Bohan (1960-1989),Gianfranco Ferrè (1989-1997) John Galliano (1997-2011) fino a Raf Simons (2012-15) che ha gettato la spugna per troppo stress.

"Sono onoratissmia, è una grande responsabilità essere da Dior, e poi la "prima donna" - dice Maria Grazia Chiuri, 52 anni, nata in Puglia ma vissuta sempre a Roma - e ringrazio Monsieur Arnault e Monsieur Toledano per la fiducia che mi hanno accordato. La grande ricchezza del patrimonio di Dior sarà per me ispirazione costante la moda di oggi e io spero di esprimere la mia visione”.



venerdì 1 luglio 2016

La saga du Champagne Louis Roederer






Lorsqu’ils fondèrent la maison de Champagne en 1776, les Dubois, père et fils, puis Nicolas Schreider ne se doutaient certainement pas qu’elle deviendrait sous le nom de Louis Roederer, qui était  un neveu, l’une des plus prestigieuses maisons de Champagne..


Que sa célébrissime cuvée Cristal, élaborée pour le tsar Alexandre II, serait le Champagne des rappeurs et des stars de cinéma, que nombre de romanciers, de Truman Capote à Amélie Nothomb, feront figurer le champagne Roederer dans leurs œuvres, que de nombreux cinéastes le mettront en scène et que la famille Rouzaud, propriétaires de la marque, et descendants des fondateurs, à plus de 650 m d’euros, pointerai à la quatrième place du classement 2011 des fortunes du vin réalisé par le magazine Challenges.

Cette extraordinaire saga commence réellement quand en 1833, Louis Roederer reprend la maison fondée par son oncle. 
Louis est un visionnaire. 
Il décide, alors qu’à cette époque le raisin ne coute rien, d’investir dans la vigne en achetant 50 premiers hectares et de les exploiter. 
Son but était de contrôler de A à Z la qualité de son champagne. 
Il sut également  développer les ventes jusqu’en Russie et aux États-Unis ce qui représentaient déjà un total d’environ 1 million de bouteilles.
" Rœderer, Louis. (1809-1870). Bienfaiteur. 
Né à Strasbourg le 6 avril 1809, mort à Souvilly (Eure) le 18 mai 1870. 
Louis Rœderer créa en 1832 la maison de champagne qui porte son nom. 
Il épousa à Sedan en 1838 Louise Félicité Béchet (1817-1854), petite nièce de Jobert-Lucas. 
Il repose à Reims  au Cimetière du Nord
Son fils Louis Rœderer (1845-1880), négociant en vins de Champagne, fut député de Reims, 2e circonscription, de 1877 à 1879, et mourut célibataire. 
Sa soeur Léonie Roederer épousa à Reims en 1859 Jacques Olry, dont les enfants relevèrent le nom de Rœderer. 
Vers la fin du 19e siècle, la belle-sœur de Louis Rœderer, Mme Eugène Rœderer-Boisseau (1824-1897), fonda, dans le quartier de Courlancy, un hospice de vieillards qui porte aujourd’hui le nom de Fondation Rœderer-Boisseau. Elle fit également donation du Cimetière de l’Ouest.




Aujourd'hui la maison Roederer possède en propre 230 ha de vignes utilisés pour ses cuvées dont 37 ha suivent la démarche biodynamique, soit plus de 5 % des surfaces. Douze de ces hectares ont d’ailleurs récemment été rachetés au domaine biodynamique Leclerc-Briant.
La quasi totalité du vignoble est classée en Premiers et Grands Crus. 
Chez Roederer, 70% du raisin utilisé vient de ses propres vignobles. 
C’est donc essentiellement un Champagne de producteur
Il provient des trois zones de production : Montagne de Reims, Côte des Blancs et Vallée de la Marne, rive droite uniquement, ce qui implique un contrôle total de la matière première sur les deux tiers de la production.


Louis Roederer II qui succède en 1870 à son père marque l’histoire de la Maison. 
Il meurt très jeune et laisse l’affaire à sa sœur Léonie et a son époux Jacques Olry
Mais c’est bien à lui, le jeune Louis Roederer, que l’on doit la création de la mythique cuvée Cristal. 


Le tsar Alexandre II, grand amateur du Champagne Roederer demande à la maison de lui réserver la meilleure de ses cuvées sous l’œil expert du sommelier de la cour qui chaque année fait le déplacement jusqu’à Reims pour veiller à sa composition. 
Le tsar exige aussi que sa cuvée personnelle se distingue des autres par des bouteilles en cristal. 
La Maison fait donc appel à un maître verrier flamand pour créer une nouvelle bouteille. 
Pour cette cuvée exceptionnelle, la bouteille traditionnelle verte emmaillotée d’un linge blanc cède ainsi la place à une bouteille de cristal transparente et à fond plat qui sera évidemment revêtue des armoiries impériales.

En 1917, la production de cette cuvée qui connut un succès phénoménal à la cour impériale de Russie s’arrête bien évidemment avec la chute du tsar.  
Elle sera reprise dès 1924 et commercialisée dans le monde entier : même sélection des meilleurs crus du vignoble exclusivement maison (à partir de 55-60 % de pinot noir), même forme de bouteille (légèrement modifiée depuis 2004), seul le cristal a disparu. 
Si autrefois la cuvée était dosé plus fort (100 g/l de sucre contre 10 à 15 g/l aujourd’hui), pour le reste, c’est rigoureusement la même composition.
 
Aux 300.000 exemplaires du fameux Cristal (environ 180€ la bouteille) s’ajoute aujourd’hui toute la gamme Roederer, soit un volume total de 3,8 millions de bouteilles de champagne vendues dans 90 pays en 2011, dont 1,2 en France.



Le fils de Leonie et Jacques Olry, Léon Olry-Roederer (mort en 1932) devra affronter la suite des difficultés entraînées par la perte du marché russe en 1917 et la grave crise du marché américain causée par la politique de prohibition. 
Son épouse, Camille Olry-Roederer, reprendra la Maison qu’elle dirigera pendant 42 ans.



La gamme de Champagne Louis Roederer
Brut Premier : 40% de pinot noir, 40% de chardonnay, 20% de meunier. 
La cuvée Brut Premier est issue des 3 cépages champenois provenant de plus de 40 crus différents. 
C’est un assemblage de 6 années de vendange dont une partie provient de la collection de vins de réserve Louis Roederer élevée en foudre de chêne pendant plusieurs années.
Vintage 2003 : 70% de pinot noir, 30% de chardonnay (30% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Vintage 2004 : 70% de pinot noir, 30% de chardonnay (30% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Rosé Vintage 2004 : 70% de pinot noir, 30% de chardonnay (20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Rosé Vintage 2005 : 66% de pinot noir, 34% de chardonnay (20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Rosé Vintage 2006 : 66% de pinot noir, 34% de chardonnay (20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Rosé Vintage 2007 : 66 % de pinot noir, 34 % de chardonnay (20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Blanc de Blancs 2003 : 100% de chardonnay (15 à 20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Blanc de Blancs 2004 : 100% de chardonnay (15 à 20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Blanc de Blancs 2005 : 100% de chardonnay (15 à 20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Carte Blanche Extra Dry : 40% de pinot noir, 40% de chardonnay, 20% de meunier (5% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Carte Blanche Sec : 40% de pinot noir, 40% de chardonnay, 20% de Meunier (5% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Carte Blanche demi-sec : 40% de pinot noir, 40% de chardonnay, 20% de meunier (5% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes).
Cuvées de prestiges

  • Cristal 2002 : 55% de pinot noir, 45% de chardonnay (20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes) avec bâtonnage hebdomadaire. Pas de fermentation malolactique. La cuvée Cristal est élaborée à partir des grands crus de la Montagne de Reims, la Vallée de la Marne et la Côte des Blancs. Elle bénéficie en moyenne de 5 années de maturation en caves et également d’un repos de 8 mois après dégorgement afin de parfaire sa maturité. Le dosage est adapté à chaque millésime entre 8 et 10 g/l.

  • Cristal Rosé 2002 : 60% de pinot noir, 40% de chardonnay (20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes) avec bâtonnage hebdomadaire. Pas de fermentation malolactique. Pour élaborer ses champagnes rosés, Louis Roederer utilise toujours la méthode de la saignée à l’issue d’une macération à froid pouvant durer 5 à 8 jours en phase liquide. La cuvée Cristal Rosé bénéficie en moyenne de 6 années de maturation en caves et également d’un repos de 8 mois après dégorgement afin de parfaire sa maturité. Le dosage est adapté à chaque millésime entre 8 et 10 g/l.

  • Cristal 2004 : 55% de pinot noir, 45% de chardonnay (20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes) avec bâtonnage hebdomadaire. Pas de fermentation malolactique. La cuvée Cristal est élaborée à partir des grands crus de la Montagne de Reims, la Vallée de la Marne et la Côte des Blancs. Elle bénéficie en moyenne de 5 années de maturation en caves et également d’un repos de 8 mois après dégorgement afin de parfaire sa maturité. Le dosage est adapté à chaque millésime entre 8 et 10 g/l.

  • Cristal Rosé 2004 : 60% de pinot noir, 40% de chardonnay (20% de vins vinifiés sous bois en foudres de chênes) avec bâtonnage hebdomadaire. Pas de fermentation malolactique. Pour élaborer ses champagnes rosés, Louis Roederer utilise toujours la méthode de la saignée à l’issue d’une macération à froid pouvant durer 5 à 8 jours en phase liquide. La cuvée Cristal Rosé bénéficie en moyenne de 6 années de maturation en caves et également d’un repos de 8 mois après dégorgement afin de parfaire sa maturité. Le dosage est adapté à chaque millésime entre 8 et 10 g/l.



Quand Léon Olry-Roederer meurt en 1932, la Maison Roederer est au bord de la faillite. 
La femme de Léon, Camille Olry-Roederer, reprend la maison et consacre les 40 années qui suivent à la remettre en état. 
En 1975, elle passe la main à sa fille, Madame Claude Rouzaud
C’est ainsi que le premier Rouzaud a avoir dirigé la maison est le père de l’actuel PDG, Jean-Claude Rouzaud, aujourd’hui Président du Conseil d’Administration. 
Il a succédé à Camille en 1979. 
On lui doit la mise en œuvre de cette politique de château qui consiste à n’offrir que des vins de très haute gamme, des vins rares et en petites quantités.

C’est également lui qui a développé un véritable empire viticole en investissant en Champagne, à Bordeaux, en Provence, au Portugal et en Californie. 


Il est œnologue de formation (ingénieur Agronome Œnologue de Montpellier) et sans doute l’un des seuls à l’être parmi les grands patrons des maisons champenoises. 
D’ailleurs le magazine britannique Decanter le désigna Homme de l’année en 2001. 
Il fut aussi l’invité régulier de nombreux chefs d’Etat, dont Ronald Reagan et Bill Clinton.

Aux commandes à  38 ans et depuis 2006 du groupe Louis Roederer, une société familiale indépendante, Frédéric Rouzaud, (diplômé en gestion de Paris-Dauphine)  eut la chance d’avoir un père,Jean-Claude Rouzaud, qui sut préparer sa succession. 
Le fils fut d’abord responsable des transactions viticoles de l’agence immobilière Auguste Thouard, bien placé donc pour convaincre son père de reprendre successivement Deutz, le domaine Ott et en 2006, l’aider dans le rachat de Pichon Longueville Comtesse de Lalande (sur le point alors de signer avec les héritiers Hermès). 
Il faut dire que l’équipe qui l’entoure est une véritable task force
 Elle est constituée par l’oenologue Jean-Baptiste Lécaillon (chef de cave) devenu directeur général adjoint, Michel Jeanneau pour le marketing et Frédéric Heidsieck pour l’export. 
Il a su également redynamiser, petit à petit, l’image de Roederer avec un blog, une page Facebook, du mécénat culturel, une fondation, des partenariats avec la Bibliothèque nationale de France et le Palais de Tokyo.



En une trentaine d’années le groupe s’est taillé un véritable empire viticole constitué de propriétés gérées d’une manière indépendante mais partageant toute la même philosophie d’excellence insufflée par la maison mère. 
Selon Frédéric Rouzaud, son PDG, l’objectif est d’être présent dans les plus grands vignobles pour y faire de grands vins :

  • Roederer Estate et Scharffenberger cellars en Californie,
  • Champagne Deutz,
  • Maison Delas dans la vallée du Rhône,
  • Adriano Ramos Pinto et ses vignobles du Douro au Portugal,
  • Domaines Ott en Provence,
  • Château de Pez et château Haut Beauséjour à Bordeaux ( Saint-Estèphe),
  • Pichon Longueville Comtesse de Lalande ( Pauillac) et Bernadotte (Haut Médoc), depuis 2006.

Louis Roederer détient enfin une participation dans la Maison Descaves à Bordeaux à égalité avec le Groupe Duclot.

martedì 28 giugno 2016

La stirpe Simčič e i vini sloveni






Marjan Simčič è il capofila del rilancio del Collio Sloveno o Goriŝka Brda.


Nato fra botti e vigne, produttore di quinta generazione, Marjan Simčič comincia  a conoscere la vigna in tenera età, lavorando al fianco del nonno, già leggenda locale.




Capisce presto che deve sovrapporre le nuove tecnologie alle conoscenze usate dalle generazioni precedenti, dando cosi' una nuova vita ai suoi vini .

Vini sloveni che raccontano la leggenda della sua stirpe nelle bottiglie che ricchiudono l’anima di un terreno difficile, aspro ma ricco d’identità e subito riconoscibile.




Il terreno è in zona adriatica, con il vento marino che spazza i colli e porta un velo di salsedine, ed è a un passo dalle Alpi Giulie, magnifiche alleate nel preservare il microclima da cui dipende buona parte del risultato finale.



In famiglia la volontà è di progredire sempre , ma il blocco del mercato estero da parte della Jugoslavia rallenta la crescita per una buona parte del periodo del regime di Tito obbligando i  Simčič a farsi un nome al di fuori dei confini nazionali.
Nel 1989 la Slovenia riparte e anche l'azienda, con Marjan che utilizza le nuove tecnologie  dando vita ai nuovi  vini
Simčič  che rispettano e migliorano la tradizione.


Col tempo la sua conoscenza della natura va crescendo, al punto che oggi, quando parla dell'Opoka, una terra a cui tiene particolarmente, perfetta sintesi di mineralità e strati permeabili, lascia esprimere la sua grande passione e il suo amore.




A Dobrovo la sua azienda familiare, di cui le origini risalgono addirittura al 1860, con il bis-bisnonno, si estende lungo 18 ettari, che coinvolgono anche la parte goriziana del Collio e il cui cospicuo patrimonio di vecchie vigne dona una sostanza non comune ai vini, frutto di una produzione senza compromessi nelle rese.


Simčič Marjan Family Estate  – Ceglo 3b  – 5212 Dobrovo
Tel: +386 5 39 59 200
email
info@simcic.si


I Vini :



La prima linea è costituita da vini Classici, prodotti dalle vigne più giovani che maturano nelle vasche inossidabili. Sono vini d’annata (Ribolla, Chardonnay, Pinot Grigio e Sauvignonasse) offerti sul mercato dopo un anno di invecchiamento.
L'altra linea, Selekcija (Selezione), è costituita da vini creati dai migliori grappoli delle vigne più antiche. 
I vini invecchiano in botti di legno di diverse misure. Tutti questi vini (Ribolla, Sauvignon Blanc, Chardonnay, Teodor Bianco, Teodor Rosso, Pinot Noir e Leonardo) non sono filtrati. 
Al mercato sono offerte solo le annate migliori, dopo un periodo di invecchiamento compreso tra due e quattro anni.
Opoka, la linea di vini più prestigiosa, firmata dallo stesso Marjan Simčič è la novità della cantina. 
Si potrebbe definire come “il meglio del meglio”. 
Questi vini vengono prodotti solo quando l’annata è ottima, in quantità estremamente piccole. 
Dopo una maturazione da 22 a 36 mesi in barili dei migliori legni, i vini vengono travasati e imbottigliati mediante la sola procedura di decantazione, senza alcuna filtrazione. 
Al mercato vengono offerti solamente dopo sei mesi di riposo in bottiglia. 


Tutti questi fattori portano i vini Ribolla, Sauvignon Blanc, Chardonnay e Merlot ad essere estremamente ricchi e complessi. 
Ci conquistano con un’estrema armonia tra il corpo ricco, l’eleganza fine e la mineralità.