mercoledì 1 aprile 2009

Festa a Bologna per il restauro delle "Due Torri"


Torri di luce, la Garisenda e gli Asinelli!
Riflettori al tramonto per il restauro delle Due Torri..


La Sala del Podestà gremita per lo spettacolo di Lucio Dalla.


Fuori, la pioggia scrosciante, il traffico, il viavai; dentro, oltre il cancello e la scalinata, solo la poesia, per ritrovare Re Enzo prigioniero, Dante e Cavalacanti e intorno la Bologna medievale. Così ieri pomeriggio la città ha reso omaggio ai suoi simboli più celebri, con «La notte della torre», iniziativa della Fondazione del Monte in occasione del restauro della Garisenda e degli Asinelli che, al calar della sera, si sono rivestite di luce, mentre a causa del maltempo sono stati annullati gli spettacoli previsti in piazza e sotto le Due Torri.


A palazzo Re Enzo, poco prima del tramonto, c’è stato «Cantattorri», spettacolo con Lucio Dalla, Piera degli Esposti e Marco Alemanno.

La Sala del Podestà gremita con la gente fuori, nell’eventualità di qualche posto libero: i bolognesi non hanno voluto mancare alla festa delle loro Torri, in cui poesia e musica hanno raccontato la «bolognesità», come ha sottolineato lo stesso Dalla:
«È un capolavoro di Roberto Roversi, rappresentato un’unica volta in piazza Santo Stefano, diversi anni fa, Re Enzo, da ostaggio divenne parte integrante della città», mentre sull’ipotesi di un suo impegno nella politica cittadina : «Non ne avrei né il tempo né le capacità, preferisco occuparmi di cultura come già faccio con eventi come questo o la regia di opere al Comunale».
In sala il presidente della Fondazione del Monte, Marco Cammelli, il maestro Giorgio Zagnoni, direttore artistico dell’Auditorium Manzoni, il sovrintendente del Teatro Comunale Marco Tutino, ringraziato durante lo spettacolo da Dalla per aver «prestato» due musicisti, e l’ex ministro Franco Bassanini.
Poi, le luci si sono abbassate e nella sala, è apparso Re Enzo evocato dai versi dell’opera scritta da Roberto Roversi e musicata dallo stesso Dalla nel 1998: il figlio di Federico II, imprigionato nel palazzo, che prenderà il suo nome, si dispera, grida la sua voglia di vivere e guarda la città oltre le grate che come un polmone «si gonfia, risuona ed esprime audacia».

Marco Alemanno e Piera degli Esposti, ripercorrono le tappe della prigionia di Enzo, accompagnati da una piccola ensemble e da Lucio Dalla al clarinetto, mentre sullo sfondo vengono proiettate immagini di cavalieri e battaglie, poi la morte e arabeschi variopinti quando i versi si addolcivano, ricordando l’amore, gli affetti e la patria lontana di Enzo.

Al termine di questa prima parte gli applausi scroscianti, quasi sovrastavano la voce del cantautore, che ha voluto dedicare la parte successiva a quanti sono arrivati a Bologna e vi sono rimasti a vivere.

E allora i versi sono stati quelli di Federico II, di Cavalcanti, fautore del Dolce Stil Novo e amico di Dante, e di Guinizelli.

Il Sommo Poeta fu per un periodo a Bologna, proprio per far visita al suo amico, e Lucio Dalla, ne ha letto un breve sonetto in onore dello ‘stupor garisendi’, che Dante scrisse dopo aver visto le due torri «tributo alle giuste proporzioni, come la bassezza, come per gli uomini bassi», ha ironizzato Dalla concludendo la serata , con un suo tributo a Bologna: «Piazza Grande»; intanto le torri erano già illuminate.

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